E' consigliata la Celebrazione comunitaria del Sacramento dell'Unzione degli Infermi

Il "Direttorio dei Sacramenti" dell'anno 2012 a firma dell'Arcivescovo Luigi Moretti a pagina 55 recita:
"Si consiglia qualche celebrazione comunitaria del sacramento dell'Unzione degli infermi: ad esempio, negli ospedali, nelle case di accoglienza per lungodegenti, in occasione di Missioni popolari, l'11 febbraio (Giornata del malato). Tuttavia non si ammettano indiscriminatamente le persone (anche non anziane) a questo Sacramento."


Si può ricevere il Sacramento dell'Unzione degli Infermi: 


- o in caso di malattia grave

Il "Catechismo della Chiesa Cattolica" ai nn. 1514-1515 recita:
"
In caso di malattia grave...
1514  L'Unzione degli infermi « non è il sacramento soltanto di coloro che sono in fin di vita. Perciò il tempo opportuno per riceverla si ha certamente già quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte ».
1515  Se un malato che ha ricevuto l'Unzione riacquista la salute, può, in caso di un'altra grave malattia, ricevere nuovamente questo sacramento. Nel corso della stessa malattia il sacramento può essere ripetuto se si verifica un peggioramento. È opportuno ricevere l'Unzione degli infermi prima di un intervento chirurgico rischioso. Lo stesso vale per le persone anziane la cui debolezza si accentua."

- o dopo i 65 anni

Papa Francesco durante l'Udienza Generale del 26 febbraio 2014 ha precisato quanto segue:
"Ma è la sicurezza della vicinanza di Gesù al malato e anche all’anziano, perché ogni anziano, ogni persona di più di 65 anni, può ricevere questo Sacramento, mediante il quale è Gesù stesso che ci avvicina."



Si riceve il Sacramento dell'Unzione degli Infermi in stato di grazia (come per la Santa Comunione)

Vi è uno stretto legame tra l'Unzione degli Infermi e la Penitenza.
Dal momento che è necessaria la Confessione nel caso di peccati mortali e il sacramento dell’Unzione non ha lo scopo di rimettere direttamente tali peccati, è necessario educare i fedeli a predisporsi alla recezione del sacramento mediante il sacramento della Penitenza, in modo da poter ricevere l’Unzione in modo il più possibile fruttuoso.
La necessità dello stato di grazia è ribadito dal Can. 1007: «Non si conferisca l’Unzione degli infermi a coloro che perseverano ostinatamente in un peccato grave manifesto».
Il Catechismo di san Pio X distingue i sacramenti dei vivi dai sacramenti dei morti: «Questi due sacramenti, cioè il Battesimo e la Penitenza, si chiamano perciò sacramenti dei morti, perché sono istituiti principalmente per ridare alle anime morte per il peccato la vita della grazia»[13].
Invece: «Questi cinque sacramenti, cioè la Cresima, l’Eucaristia, l’estrema Unzione, l’Ordine Sacro ed il Matrimonio si chiamano sacramenti dei vivi, perché quelli che li ricevono, devono essere senza peccato mortale, cioè già vivi alla grazia santificante» [14].
L’unzione degli infermi, dunque, è «sacramento dei vivi», ossia richiede lo stato di grazia santificante, e, in tal senso, se è necessario e se l’infermo è in possesso delle sue facoltà mentali e fisiche, è tenuto a premettere al sacramento dell’Unzione il sacramento della Penitenza.
 
[13] SAN PIO X, Catechismo Maggiore, Parte IV, Cap. I, n. 541.
[14] SAN PIO X, Catechismo Maggiore, Parte IV, Cap. I, n. 543.