VANGELO 12 DICEMBRE 2021
TERZA DOMENICA DI AVVENTO
La Parola di Dio in questa domenica, mentre ci invita alla gioia con le prime due letture, attraverso il Vangelo ci propone un punto di vista secondo me molto interessante e stimolante: ci suggerisce che la gioia è anche impegnativa.
Ha bisogno del nostro contributo per realizzarsi, come tutti i doni più preziosi che provengono da Dio.
Ricordate le parole chiave delle due domeniche precedenti?
VEGLIATE, PREPARATE.
Domenica scorsa parola chiave era:
PREPARATE e ci veniva posta una domanda “Come preparare la strada?”
Dobbiamo essere semplici, veri, gioiosi.
L’evangelista Luca in questa domenica ci racconta quello che accade sulle rive del Giordano.
Le persone che sono in cerca della gioia, si rivolgono a Giovanni Battista con una domanda precisa: “Che cosa dobbiamo fare?”
Io aggiungerei: “Che cosa dobbiamo fare perché la nostra vita sia gioiosa?”
Il mondo di oggi ci risponderebbe: “Sistemati, lavora, guadagna, divertiti, pensa a star bene tu ...”.
Ma tutte queste cose sono capaci di riempire il cuore?
Danno davvero la gioia?
Giovanni Battista risponde a ciascuno con un’indicazione concreta, su misura, che mette in gioco la vita: penso possano essere utili anche a noi.
Il primo interlocutore è la…
FOLLA: la folla si è radunata intorno a Giovanni, pensano che lui sia il Messia, si aspettano da Lui cose grandiose ma alcuni restano delusi dal suo modo di vestire e di fare. Alcuni chiedono per curiosità, altri per sincero desiderio di crescita. Giovanni nella sua semplicità risponde dicendo che non devono essere egoisti.
EGOISMO: Giovanni Battista condanna questo atteggiamento con molta determinazione, infatti rivolgendosi alla folla suggerisce: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.
Non si può vivere la gioia da soli, in maniera egoista.
Una gioia che non è condivisa, appassisce e muore, come una pianta che è rimasta senza luce per troppo tempo.
Per questo Giovanni Battista suggerisce - alla folla e a ciascuno di noi - gesti molto semplici, ma efficaci:
“Se sei nella gioia, ricordati di condividere ciò che possiedi, perché altre vite si possano illuminare di speranza e felicità.
Il cibo che per te è abbondante, perché hai fatto troppa spesa, perché hai espresso un capriccio e ora non ti piace più, non sprecarlo, non buttarlo via, ma condividilo.
I vestiti che non indossi più, perché sei cresciuto, mettili in circolo, a disposizione di chi non ha la possibilità di acquistare un cappotto pesante, delle scarpe ben chiuse, un maglione caldo.”
Che ne dite, possiamo essere capaci anche noi di seguire questa indicazione, non vi pare?
Ma proseguiamo, oltre alla folla troviamo intorno a Giovanni Battista i:
PUBBLICANI: Essi erano gli esattori delle tasse. I pubblicani, infatti, avevano fama di approfittare della loro posizione, per intascare una parte di quello che dovevano riscuotere: chiedevano tasse più alte del dovuto, in modo che i soldi in più potevano tenerseli. Per questo tutti odiavano i pubblicani, li consideravano ladri e imbroglioni.
A tutti coloro che, pur essendo pubblicani, desideravano vivere secondo il cuore di Dio per gustare fino in fondo la gioia, Giovanni Battista fa una precisa raccomandazione, condannando il loro atteggiamento sbagliato: basta con l’inganno.
INGANNO: Egli raccomanda una cosa semplice: “Fate bene il vostro lavoro, senza ingannare, senza imbrogliare.”
Secondo me è un suggerimento che ritorna utile anche a noi: facciamo bene, ogni giorno, il nostro dovere e gusteremo la gioia serena della soddisfazione.
Siamo a scuola? Perfetto: allora ascoltiamo con attenzione, eseguiamo presto e con precisione ciò che la maestra ci chiede; non sciupiamo i libri e i quaderni; non roviniamo il materiale che ci serve a scuola.
Sempre in classe, far bene il proprio lavoro significa anche non cercare di copiare, approfittando del lavoro degli altri.
Basta poco, vedete? Non servono grandi gesti, ma la serenità che ne scaturisce in noi e attorno a noi, ci porta a gustare la gioia!
Diamo retta a Giovanni Battista e impegniamoci a fare bene il nostro lavoro, a svolgere con cura i nostri compiti: gusteremo la gioia soddisfatta di chi vede i bei risultati del suo sforzo.
C’è ancora un terzo suggerimento per vivere fino in fondo la gioia, e ci viene dalla risposta che il Battista dà ai
SOLDATI: Vivevano nell'umiltà, con la consapevolezza di essere ancora lontani da Dio. Possiamo pensare che non fossero ebrei, ma pagani, erano arruolati sia nell'esercito romano sia alle dipendenze del Re Erode. Dunque non veneravano il vero Dio, forse neppure lo conoscevano, eppure anche loro chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?” Sempre molto diretto, il nostro Giovanni Battista, risponde condannando il loro …
POTERE: (prepotenza) Egli ricorda ai soldati: “Non approfittate della vostra posizione, della vostra forza, del potere che avete, per far del male, per maltrattare. Siate limpidi, onesti, sinceri in tutto ciò che fate”.
Noi non siamo soldati, ma il consiglio resta valido anche per noi: quando siamo insieme a compagni più piccoli, non approfittiamo della nostra forza per fare i prepotenti, per decidere tutto noi, per fare “i comandanti”, per appropriarci dei giochi che altri stanno usando… Allora ci sentiremo più contenti e vedremo la gioia fiorire nel nostro cuore e anche sui volti di chi si trova insieme a noi.
Diamo ascolto ai suggerimenti di Giovanni Battista!
Penso che questa settimana sarà molto impegnativa per ognuno di noi, ma vedrete che sarà anche piena di gioia!
Quindi la parola di questa settimana è “GIOITE” ed ha un significato ben preciso:
NO all’egoismo SI alla condivisione
NO all’inganno SI alla sincerità
NO alla prepotenza SI alla gentilezza.