lunedì 1 novembre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • lunedì | 1 novembre 2021

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Lectio lunedì 1 novembre 2021


 Lunedì della Trentunesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Tutti i Santi
 
 1 Lettera di Giovanni 3, 1 – 3
 Matteo 5, 1 - 12
 
 
1) Orazione iniziale 
Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia.
 
Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. 
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre. ______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 3, 1 - 3
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.
 
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni 3, 1 - 3
Ma chi sono i Santi? Domanda più che legittima, soprattutto quando in diverse cerimonie religiose si invocano tutta una serie di Santi, più o meno emeriti sconosciuti, e che ci lasciano con il punto interrogativo: ma chi è?
A questa domanda spesso, nel tempo, si è voluto dare una risposta indicando persone che della loro vita cristiana ne hanno fatto una esperienza di sublimità spirituale quasi, anzi senza quasi, ancestrale ed irraggiungibile; niente di più sbagliato, perché santi, con o senza la S maiuscola, sono tutti coloro che semplicemente compiono il volere di Dio, e pertanto vivono costantemente nella "grazia" di Dio: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, ed esserlo realmente in pienezza." (1Gv 3,1).
 
Nella seconda lettura san Giovanni ci ricorda che siamo figli di Dio, già da ora e in pienezza, perché Gesù il Figlio ce lo ha rivelato e ci ha aperto la sua casa. E allo stesso tempo siamo ancora in cammino, non sappiamo ancora come il dono di essere figlio di Dio si compirà quando Gesù ritornerà nella pienezza del suo amore.
La vita del cristiano non è, per tutti, una realtà evidente, ma è oggetto della fede in Cristo. Chi rifiuta di credere in lui rifiuta anche di credere alla santità sia nei santi che in tutti i veri credenti.
 
 
Giovanni, l'apostolo che Gesù amava, ci fa partecipi di una grande gioia, a lui rivelata, comunicandoci che, la santità è un dono di Dio, che ci chiama ad essere suoi figli e a partecipare, già da ora, alla sua vita e alla sua santità. Oggi pertanto è una festa di famiglia, la famiglia di Dio: " vedete quale grande amor ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente". Per questo oggi, e non solo oggi, i santi in cielo pregano per tutti noi qui in terra, conoscono le nostre opere e la nostra vita, le nostre afflizioni e intercedono per noi, presso il Grande Mediatore, insieme alla sua SS. Madre, affinché Dio ci usi la sua misericordia. A noi non resta che ricambiare, con gioia e riconoscenza questi nostri fratelli.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 5, 1 - 12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 5, 1 - 12
I santi sono gli uomini e le donne delle Beatitudini.
I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo, il racconto di come passava nel mondo l'uomo Gesù, e per questo sono il volto alto e puro di ogni uomo, le nuove ipotesi di umanità. Sono il desiderio prepotente di un tutt'altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Al cuore del Vangelo c'è per nove volte la parola beati, c'è un Dio che si prende cura della gioia dell'uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente. E restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.
Le Beatitudini riassumono la bella notizia, l'annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l'uomo possa pensare.
La prima dice: beati voi poveri. E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.
No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto. Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell'altra vita! Beati, perché c'è più Dio in voi, più libertà, più futuro.
Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano lo spreco e la miseria, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose, non conoscono doppiezza. Gli uomini delle Beatitudini, ignoti al mondo, quelli che non andranno sui giornali, sono invece i segreti legislatori della storia.
La seconda è la Beatitudine più paradossale: beati quelli che sono nel pianto. In piedi, in cammino, rialzatevi voi che mangiate un pane di lacrime, dice il salmo. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.
La parola chiave delle Beatitudini è felicità. Sant'Agostino, che redige un'opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo parlato della felicità, e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità. Felicità è uno dei nomi di Dio.
 
«Gesù, vedendo le Tolte, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola ti ammaestrava dicendo: Beati!" (Mt5,1-3) - Come vivere questa parola?
C'è uno sfondo di moltitudine e un gruppetto più ridotto. Gesù parla a tutti, anche se l'ammaestramento è più rivolto ai discepoli. E quello che dice, il proclama delle beatitudini, è il cuore del suo vangelo, all'inizio di quel discorso della montagna che è la "magna carta" di tutto ciò che Egli è venuto a insegnarci. Il termine "beati" ritorna ben nove volte in una voluta ripetizione ritmica che differisce da tutto. Facciamo attenzione! Qui Gesù non comanda, non prescrive, non esorta; proclama invece "beati" (cioè felici) quelli che aprono il cuore a una qualità di gioia diversa da quella "svenduta" nel gran mercato che è questo mondo. Gesù qui svela (toglie il velo) da un mistero che è la risposta alla sete più profonda dell'uomo: della mia, della tua sete. Ma bisogna cogliere quel che Egli annuncia a livelli profondi, là dove appunto la gioia si colloca. È nel pieno aderire a Dio e nel lasciarci liberare da quel che c'impedisce di essere totalmente con Lui, che viviamo il suo amore. E questo amore non sminuisce, tanto meno disprezza le realtà di quaggiù e le gioie autenticamente umane, ma le trasfigura. Questo i nostri fratelli santi hanno capito. Per questo sono gente gioiosa nel tempo, felice per l'eternità!
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, faremo il punto sulla nostra situazione. Il cammino delle beatitudini è anche per noi. Non dobbiamo assolutamente pensarlo fuori dal nostro orizzonte. Perciò ammetteremo con realismo che, da soli, nemmeno arriviamo a capire e a benedire la bellezza, la beatitudine d'essere poveri, perseguitati per amore della giustizia, lieti nel pianto, o altro: tutto questo però ci sarà dato. Per grazia, non per nostra conquista! Se saremo con Gesù, veramente discepoli Suoi, cercando di compiere, insieme a Lui, ciò che piace al Padre.
Signore, Tu mi vuoi beato, mi vuoi nella gioia, quella "gioia" che nessuno potrà rapirmi. Dammi un cuore che cerca Te. So che tutto il resto mi sarà dato.
Ecco la voce di un monaco del nostro tempo Enzo Bianchi: Santi senza nome, Santi che nel mondo sono sembrati presenze inutili, santi che nel mondo sono stati creduti dei peccatori, santi di cui gli uomini e noi non ci siamo accorti pur essendo in mezzo a noi...Vogliamo ricordare questi uomini Santi perché hanno avuto la forza di sentirsi impotenti e incapaci a farsi santi, e con costante perseveranza hanno gridato a Dio giorno e notte che Lui li facesse Santi! Hanno vissuto nell'Amore e nella misericordia e hanno ottenuto misericordia.
 
Si possono dire - e di fatto già si sono dette - un'infinità di cose riguardo a questa festa di Tutti i Santi: che è la festa in cui ricordiamo tutti quei santi che non sono iscritti nel calendario ufficiale; che è la festa in cui diamo onore a quei cristiani che, pur agendo nell'anonimato e nel silenzio, hanno contribuito a costruire il regno di Dio; che è il giorno in cui veneriamo non solo le persone buone fedeli al messaggio cristiano, ma anche coloro che appartenendo a ‘ogni nazione, tribù, popolo, lingua’ sono state segno della presenza di Dio in mezzo all'umanità; che è il momento in cui - creando un tutt'uno con la ricorrenza di domani - ricordiamo con affetto quelle persone che abbiamo amato in questa vita, che ci hanno preceduto nell'incontro con Dio Padre, e che per noi sono state esempio di santità, cioè di bontà, di amore disinteressato, di generosità, di attenzione agli altri; che è la solennità dell'Anno Liturgico nella quale invochiamo l'intercessione di tutti i santi perché ci aiutino nel nostro cammino quotidiano verso la santità. E via dicendo.
Tutte cose giuste e sacrosante. crediamo tuttavia che, sulla scorta di quanto ascoltato nel famosissimo brano di Vangelo delle Beatitudini, quanto abbiamo sopra elencato (e potremmo aggiungere molto altro), possa essere condensato in un unico concetto: la ricerca della nostra felicità, della felicità come segno della santità di Dio che opera in noi. Perché uno solo è Santo, Dio: e i nostri, e quelli di ogni cristiano, sono solo balbetti. E comunque, devono mettere in evidenza una sola cosa: la nostra felicità. Si è santi se si è felici; nella vita di un santo, o di una persona che aspira a diventarlo, non c'è assolutamente spazio per la tristezza.
E la felicità non vuol dire darsi alla pazza gioia, ridere e scherzare sempre, oppure comportarsi da gaudente attraverso una vita spensierata e dedita al divertimento: neppure la metà delle persone che passano la loro esistenza a divertirsi e a fare baldoria, possa dirsi felice. Quanta tristezza, quanto vuoto, quanta noia esistenziale anche oggi, nei crapuloni, nei gaudenti, nei ‘fuori di testa’ del fine-settimana... No, non si può confondere la felicità con la pazza gioia! Perché, nell'ottica del Vangelo, la ricerca della felicità coincide con la ricerca della santità. E la santità la ritroviamo in quella parolina ripetuta per ben nove volte nel Vangelo di oggi: ‘Beati’.
Essere incamminati verso la santità significa essere felici; ed essere felici significa essere ‘beati’. Che è l'esatto contrario di quello che pensa il mondo e che anche noi pensiamo, ovvero ‘avere fortuna’, una fortuna che suscita quasi invidia (della serie: ‘Beato te!’, ‘beata lei!’). No: essere beati significa esserlo nonostante tutto, o grazie a qualcosa.
Possiamo essere beati grazie alla nostra ricerca dell'essenzialità, che ci fa essere poveri nello spirito; possiamo essere beati grazie alla nostra mitezza, che ci fa spegnere ogni tentativo di inutile polemica; possiamo essere beati grazie ai nostri comportamenti misericordiosi, che ci renderanno amati da tutti; possiamo essere beati grazie alla nostra purezza di cuore, alla nostra semplicità quasi ingenua, che ci fa impazzire di gioia stando insieme ai bambini e sapendo giocare con loro e come loro anche da adulti; possiamo essere beati grazie alla nostra opera di pacificazione e di ricerca della pace sempre, sopra di tutto e nonostante tutto.
Nonostante tutto, infatti, si può comunque essere beati, santi, se si ha la serenità nel cuore: nonostante ci si trovi nella sofferenza per la malattia o nel pianto per la morte di una persona cara; nonostante ci si senta perseguitati dalle ingiustizie, a livello personale o sociale; nonostante desideriamo giustizia per noi e per i nostri cari e non la otteniamo; nonostante ci sentiremo minacciati, oppressi, condizionati, controllati, perseguiti, vessati, oggetto di ossessioni, privati della nostra libertà.
Perché la ricerca della beatitudine, la felicità, passa attraverso la lotta contro ogni forma di oppressione, di ingiustizia, di negazione della libertà.
Non possiamo essere incamminati verso la santità, se non siamo felici; non possiamo sentirci veri cristiani se non abbiamo la felicità nel cuore; e se non l'abbiamo, Dio oggi vuole da noi che facciamo di tutto, ma veramente di tutto, per essere felici.
Perché lui ci vuole così: non ci vuole martiri e sofferenti, ci vuole santi. Cioè felici.
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6) Per un confronto personale
- Ascoltiamo sempre la Parola di verità e su di essa modelliamo la nostra vita? 
- Sappiamo mantenere un cuore disponibile alla tua grazia al di là dei nostri fallimenti?
- Riusciamo a riconoscerci e ad amarci come figli di Dio? 
- Io, come persona, applico più una santità d'immagine richiamata nel Calendario, o mi impegno a vivere cristianamente me stesso?
- Io, come Comunità o famiglia, faccio esperienza di santità nella quotidianità agendo nella normalità della vita, come Cristo ci chiede nella semplicità e umiltà?
- Io, come Comunità o famiglia, mi limito a ripercorrere una santità di tradizione, di rito, di quasi superstizione, di idealità, o mi impegno a una concreta di santità prossimale attraverso veri gesti di amore mediante le organizzazioni di volontariato presenti nella realtà comunitaria?
- Cosa significa per me essere "figlio di Dio"? Mi comporto da "figlio di Dio" o non ci penso mai?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 23
Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
 
Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito.
 
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli.
 
Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.