venerdì 22 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • venerdì | 22 ottobre 2021

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Lectio venerdì 22 ottobre 2021

 

 Venerdì della Ventinovesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Giovanni Paolo II
 
Lettera ai Romani 7, 18 - 25
Luca 12, 54 - 59
 
 
1) Preghiera 
O Trinità Santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa san Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della Tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore.
 
Karol Józef Wojty?a, eletto Papa il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, il 18 maggio 1920. Era il secondo dei due figli di Karol Wojty?a e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941. A nove anni ricevette la Prima Comunione e a diciotto anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia. Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.
A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia.
Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. l 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Paolo VI che lo creò Cardinale il 26 giugno 1967. Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-65) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Viene eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il 22 ottobre segue l'inizio solenne del Suo ministero di Pastore Universale della Chiesa. I viaggi apostolici nel mondo - espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese - sono stati 104. Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esorta-zioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II: alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo; numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.
Muore a Roma, nel suo alloggio nella Città del Vaticano, alle ore 21.37 di sabato 2 aprile 2005. Così Karol Wojtyla traghetta l'umanità nel terzo millennio. Papa Benedetto XVI lo ha beatificato il 1° maggio 2011 ed Infine Papa Francesco, alla presenza del predecessore, ha canonizzato San Giovanni Paolo II il 27 aprile 2014. Il suo corpo riposa in un altare laterale della Basilica di San Pietro in Vaticano.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 7, 18 - 25
Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 
Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra.
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!
 
3) Riflessione su Lettera ai Romani 7, 18 - 25
La presenza del male nel cuore dell'uomo è una cosa terribile, che san Paolo ci descrive e che il Signore ci mostra chiamandoci ipocriti. L'uomo da solo è incapace di fare il bene, anche se lo ama e lo desidera: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo". Da solo, l'uomo tende al male. Molto spesso le buone intenzioni conducono soltanto ad azioni malvage. L'uomo ha il desiderio dell'amore, che è la cosa migliore del mondo, ma in nome dell'amore noi vediamo ogni giorno famiglie distrutte, bambini abbandonati... Il desiderio di giustizia è cosa splendida nel cuore dell'uomo, ma in nome della giustizia quante volte si commettono violenze che conducono ad ingiustizie peggiori di quella a cui si voleva riparare! Anche il desiderio di perfezione è una cosa bella nel cuore dell'uomo, ma se egli pretende di realizzarlo da solo, commette il peccato del fariseo: "Io sono buono, io non sono come...". Tutto questo desiderio di bene che riempie il cuore dell'uomo è reso vano dall'orgoglio, dall'ambizione, dall'egoismo; ogni buona azione finisce per nutrire la compiacenza di sé.
L'uomo non può da solo compiere il bene che desidera. Abbiamo bisogno di un salvatore, di qualcuno che ci salvi non una volta, ma che sia sempre con noi, che sia sempre presente in noi, per salvarci in ogni nostra azione. Nessuna azione possiamo compiere da soli, perché sarebbe inevitabilmente viziata dal male. Se invece la facciamo con il nostro salvatore, aiutati da lui, con la sua ispirazione, diventa veramente una buona azione, che non ci rende orgogliosi ma ci stabilisce nell'umiltà, perché sappiamo di non poterla attribuire a noi stessi, ma solamente alla sua grazia.
Domandiamo a Gesù che ci faccia il grande dono di essere contenti della nostra incapacità a compiere il bene, perché questa consapevolezza ci spinge ad unirci sempre più a lui, nostro salvatore e nostra forza.
 
Fratelli io so che in me, cioè nella mia carne non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. (Rm 7,18-19) - Come vivere questa Parola?
Questo testo potrebbe essere intitolato Le Confessioni di Paolo. Come farà in seguito S. Agostino e tanti altri nel corso dei secoli, l'Apostolo denuncia una situazione di disagio profondo e di una costrizione verso il male che lo umilia nella sua umanità. È la situazione di tutti noi, che rileviamo ogni giorno questo dramma di vita e la presa di coscienza di essere in lotta con la nostra volontà più profonda. Facciamo il male che non vogliamo e non realizziamo il bene di cui vediamo la luce e la bontà. Tuttavia, Paolo, di fronte a questa situazione, non giunge alla sconfitta e al pessimismo. Non si lascia vincere dall'ineluttabilità del male. C'è sempre lo Spirito che ci accompagna, che prega, con gemiti, per noi, che ci aiuta a ricominciare di nuovo, ogni giorno che incomincia verso il Bene.
Ecco la voce del cardinale Newman: La mia natura sente la voce della coscienza come una persona. Quando le obbedisco mi sento soddisfatto, quando le disobbedisco provo un'afflizione. Un'eco implica una voce; una voce qualcuno che parla: È Colui che parla che io amo e venero.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 12, 54 - 59
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».
 
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 12, 54 - 59
Gesù vuole i suoi discepoli sapienti, saggi, sempre prudenti, orientati alla ricerca del vero bene, incapaci di pensare cose stolte, insipienti, futili, vane, inutili. Li vuole sempre immersi nello Spirito Santo, illuminati dalla sua potente luce divina, condotti dalla sua forza irresistibile, perché mai la stoltezza conquisti il loro cuore, immergendolo nei pensieri e nelle falsità della terra e in quelle soluzioni che mai potranno essere di vita, secondo la purezza del Vangelo. L'insipienza mai dovrà appartenere ad un cristiano. Ma sempre il Signore invita l'uomo a lasciarsi governare dalla sapienza.
Il Signore ha dato all'uomo tutta la sua sapienza. La sapienza di Dio è Cristo Signore. È la sua vita e la sua Parola. È il suo santo Spirito, testimone, interprete, luce e verità della sua vita e della sua Parola. Cristo è nostro. Lo Spirito è nostro. Basta accoglierlo, farlo nostro. Basta trasformarlo in nostra vita e nostra parola. La stoltezza affanna l'uomo. La saggezza lo vivifica e lo rinnova. La stoltezza lo uccide. La sapienza lo risuscita. Nella stoltezza l'uomo consuma invano tutte le sue energie.
La saggezza è luce così potente da consentire ad ogni uomo di portare la sua vita sempre nella verità e nella bontà di essa. La sapienza è però un dono sempre da chiedere. Chi è umile e la chiede, vive. Chi è superbo e arrogante, non la chiede, muore. La nostra vita viene dalla sapienza eterna del Signore, solo nella sua sapienza, in Cristo e nello Spirito Santo la possiamo vivere in giustizia e verità.
 
Sapete giudicare l'aspetto della terra e de cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
Saper riconoscere i segni dei tempi è per i cristiani una prova di fede. Come da certi segni si sa prevedere che tempo farà, così occorre attenzione e poi sincera disponibilità a riconoscere i segni di Dio e a convertirsi, prima di arrivare davanti al Giudice. Gesù rimprovera la cecità di chi vive banalmente installato nelle sue miopi previsioni, senza accorgersi che nel tempo degli uomini sta avvenendo qualcosa di molto importante. Non ti accorgi, dice Gesù, che è cambiato il tempo: che è l'ora di smetterla con la solita vita, è l'ora della decisione, l'ora della conversione, del cambiamento del modo di vedere le cose?
 
«Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?» (Lc 12,56) - Come vivere questa Parola?
Gesù rimprovera i suoi contemporanei, perché - pur riconoscendo i segni materiali della terra, per cui possono fare previsioni in vista del tempo meteorologico - non sanno però valutare il tempo messianico: il Regno di Dio e il vangelo (in senso letterale = "la buona notizia") che è presente in mezzo a loro.
Dobbiamo essere attivi di fronte a questi segni, quindi riconoscere la volontà di Dio, attuare il suo messaggio attraverso il Cristo, che ha donato agli uomini un Regno di misericordia, di riconciliazione e di pace. 
La volontà di non capire l'annuncio evangelico e di non attuare il regno di Dio ci pone di fronte alle nostre responsabilità, ci fa vivere da ipocriti, ci rende estranei di fronte alle vicende umane. L'intelligenza ci è stata donata per comprendere i segni che ci vengono da Dio, dal prossimo, dalle circostanze della vita.
O Signore, aiutaci, perché l'opportunismo e l'indifferenza non colpiscano il nostro cuore e ci impediscano di accogliere il tuo regno
Ecco la voce di Papa Francesco (Omelia del 29/11/2013) - «Gesù ci chiede di pensare liberamente, pensare per capire cosa succede. Però la verità fondamentale è che da soli non possiamo! Abbiamo bisogno dell'aiuto del Signore. Solo così si possono capire i segni dei tempi. Lo Spirito Santo ci dà questo regalo, un dono: l'intelligenza per capire e non perché altri mi dicano cosa succede».
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6) Per un confronto personale
- Nella pienezza dei tempi, il Padre ha inviato suo Figlio nel mondo a predicare la buona notizia della salvezza. Riconoscenti del suo amore senza limiti, sappiamo rivolgere a lui le nostre suppliche?
- Riusciamo a trasformare la lettura o l'ascolto delle notizie e avvenimenti quotidiani, in preghiera di supplica e di intercessione, per la diffusione del regno di Dio?
- Riusciamo a riconoscere quando non riusciamo più a dialogare con gli altri, chiedendo al Signore il dono del dialogo?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 118
Insegnami, Signore, i tuoi decreti.
 
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Tu sei buono e fai il bene:
insegnami i tuoi decreti. 
 
Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia.
 
Mai dimenticherò i tuoi precetti,
perché con essi tu mi fai vivere.
Io sono tuo: salvami,
perché ho ricercato i tuoi precetti.