mercoledì 20 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • mercoledì | 20 ottobre 2021

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Lectio mercoledì 20 ottobre 2021

 Mercoledì della Ventinovesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
 Lettera ai Romani 6, 12 - 18 
 Luca 12, 39 - 48  
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 6, 12 - 18  
Fratelli, il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. Il peccato infatti non dominerà su di voi, perché non siete sotto la Legge, ma sotto la grazia.
Che dunque? Ci metteremo a peccare perché non siamo sotto la Legge, ma sotto la grazia? È assurdo! Non sapete che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale obbedite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia? 
Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. Così, liberati dal peccato, siete stati resi schiavi della giustizia.
 
3) Commento su Lettera ai Romani  6, 12 - 18
Offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. (Rm 6, 13) - Come vivere questa Parola?
Il passaggio da miseria a salvezza Paolo lo dice anche come passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo. Se la legge prima permetteva un'espressione limitata dalla solidarietà nel male, ora, il regime della grazia permette di sperimentare nuovi linguaggi e nuove armonie. Il culto non è più un fatto esteriore, fatto di formule, riti, impegno di denaro per offerte visibili, concretizzabili in oggetti o animali. L'uomo nuovo scopre il suo corpo come luogo di offerta, di culto. Qui viene anticipato quanto sarà approfondito nel capitolo 12, nella parte esortativa della lettera. Sono le nostre membra, le nostre parole, i nostri gesti, che riconoscono la gloria e l'amore di Dio e li esprimono, li restituiscono al riconoscimento di altri.
 
Con il corpo e con tutto quello che il corpo ci permette di fare, noi rendiamo gloria a Dio. Il lavoro, le relazioni, la cura, l'affetto, l'essere giovani, l'essere vecchi, lo stare bene e lo stare male... tutto diventa altare su cui celebrare la salvezza. 
Signore, in questa giornata niente ci sembri banale, ma tutto ci aiuti a riconoscere te, il tuo amore che in noi si fa forza, salvezza, vita eterna.
Ecco la voce di un salmista Salmo 123: 
Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 12, 39 - 48  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. 
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 12, 39 - 48  
Noi siamo sempre avidi di gioia e di privilegi, ma il Signore ci mette in guardia affinché non sbagliamo strada. Certo, Gesù ci promette la gioia, e ci dà molta gioia anche in questa vita, dimostrandoci il suo amore; ma il suo è un amore vero e perciò esigente. Nel Vangelo la domanda di Pietro rivela la tentazione, possiamo dire normale, di ogni cuore umano che si sente privilegiato dal Signore e che, proprio per questo, ritiene che a lui sia lecito lasciarsi andare un po'. Infatti, dopo aver ascoltato questa parabola sulla necessità di essere pronti, sempre vigilanti, Pietro domanda al Signore: "Questa parabola la dici per noi o per tutti?". Noi siamo privilegiati, possiamo stare tranquilli è questo, in fondo il senso della sua domanda siamo i tuoi discepoli, ci hai detto che abbiamo autorità sugli altri, il nostro posto è migliore di quello di chiunque! E questo è vero, ma nel senso che il posto di Pietro e degli Apostoli è un posto che esige di più, perché la loro è un'autorità di servizio e non un privilegio da cui far derivare vantaggi personali, a soddisfazione del proprio egoismo.
L'evangelista descrive la festa dell'egoismo. Il padrone tarda a venire e il capo dei servi comincia "a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi": è il festino sognato dall'egoista. La festa della carità è tutto il contrario e riempie il cuore di una pura gioia, perché ognuno non pensa a gioire ma a dare gioia agli altri, a darsi da fare in ogni modo per rendere più facile la gioia di tutti. Così chi è posto in autorità adempie la volontà del Signore.
"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Sono parole che fanno capire il desiderio di Dio: egli ci dà molto per ricevere molto. Questo non vuol certamente dire che Dio cerca il proprio interesse, ma che vuole che portiamo frutto e che il nostro frutto rimanga.
Ringraziamo il Signore e siamogli riconoscenti per i suoi doni e chiediamogli che approfondisca in noi il senso del servizio, nella reciproca carità.
 
Dopo un po' di discorsi di Gesù in parabole, a Pietro viene il dubbio se quei messaggi siano per lui o per altri... Forse Pietro inizia a non capire più Gesù e il timore di perdere la sintonia con lui, lo rende vulnerabile. Lui ha lasciato tutto per Gesù, non può essere pensato come una persona avida; anche lui, come Gesù, non ha più una pietra dove posare il capo e dunque non può essere pensato come una persona attaccata non solo alle cose ma anche alle altre sicurezze che si accumulano in vita. Gli sembra di ottemperare a tutte le condizioni poste da Gesù. Ma nelle parole del maestro gli sembra ci sia altro da comprendere e accogliere. E infatti stavolta non sono i farisei, né la folla ma Pietro stesso a dare a Gesù il la per procedere nel discorso. E i destinatari della parabola, chi deve avere orecchi per intendere, sono proprio Pietro e i suoi compagni.
La parabola che segue parla ancora di un certo modo di attendere, di vigilare; parla anche di beni di cui non sentirsi padroni... ma il protagonista del racconto in questo caso ha un volto e un ruolo preciso: è un amministratore. Non è un padrone che accumula e decide, ma nemmeno un semplice servo. È un uomo di fiducia, che condivide con il padrone la responsabilità di custodire la casa, ossia i beni e le persone che la costituiscono. La sintonia tra padrone e amministratore è un bene ineliminabile, dinamico, soggetto a continui approfondimenti. Implica una tensione positiva da parte dell'amministratore, un crescere continuo nella conoscenza del padrone e nella condivisione con Lui. Il messaggio è chiaro e decisamente duro. Gesù sta chiedendo a Pietro e agli altri apostoli di essere come quell' amministratore. Chiede loro un livello sempre più alto di condivisione, di responsabilità, di sostituzione. La richiesta è motivata e congrua: molto è dato, dunque molto sarà chiesto.
Signore, che ognuno di noi sappia riconoscere ciò che tu hai dato e che nessuno si tiri indietro circa quanto potrà fare nel tuo nome, con la tua grazia, con i doni da te ricevuti.
Ecco la voce di un profeta don Lorenzo Dilani: "Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto." 
 
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto» (Lc 12,48) - Come vivere questa Parola?
La Parola di Dio quest'oggi ci richiama ad un atteggiamento di attesa e di operosità, sull'esempio di Cristo, che ha realizzato la volontà del Padre, facendosi servo di tutti, A noi è richiesto di imitarlo nella sua generosità.
Del resto quante cose ci vengono date da Dio ogni giorno: la vita, la bellezza dell'aurora e del tramonto, ma soprattutto il suo amore che noi dobbiamo diffondere attorno a noi.
Dunque non siamo egoisti, trattenendo per noi i doni di Dio, ma facciamoli fruttificare, sapendo che se molto abbiamo ricevuto, molto dobbiamo dare: è un'ottima manifestazione del nostro essere cristiani e compagni di viaggio delle altre persone umane. La condivisione e la responsabilità verso tutti gli uomini e le donne - in particolare verso i più prossimi - deve caratterizzare la vita dei cristiani
Signore, rendici riconoscenti per quello che ci hai donato e fa' che ti serviamo in tutte le persone che tu ci hai messo accanto e che incontriamo nel nostro cammino.
Ecco la voce di Papa Benedetto XVI (Messaggio per la Quaresima del 2012): "La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell'altro, desiderando che anch'egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità". 
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6) Per un confronto personale
- A Pietro è stata affidata la responsabilità del gregge di Dio. Preghiamo perché il Papa divenga sempre più segno di unità tra le chiese cristiane.
- Il cristiano sa che i suoi carismi sono per il servizio dei fratelli. Preghiamo perché il nostro agire per l'uomo sia disinteressato e ricco di amore.
- Ciascuno di noi è amministratore di doni ricevuti dal Signore. Preghiamo perché nessuno di questi rimanga infruttuoso e sterile.
- Preghiamo perché il Signore ci liberi dalla tentazione del pote
 
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 123
Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
 
Se il Signore non fosse stato per noi
– lo dica Israele –,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera. 
 
Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.
 
Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.