sabato 16 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • sabato | 16 ottobre 2021

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Lectio sabato 16 ottobre 2021

 
Sabato della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santa Margherita Maria Alacoque
 

Lettera ai Romani 4, 13. 16-18            
Luca 12, 8 - 12  
 
 
1) Preghiera 
Dio Onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito.
 
La memoria di Santa Margherita Maria Alacoque, francese, è legata alla diffusione della devozione del Sacro Cuore, una devozione promossa soltanto tre secoli fa, quando soffiò sulla Francia il vento gelido del Giansenismo, foriero della tormenta dell'Illuminismo.
All'origine della devozione al Cuore di Gesù si trovano due grandi Santi: Giovanni Eudes e Margherita Maria Alacoque. Santa Margherita Maria Alacoque fu colei che rivelò in tutta la loro mirabile profondità i doni d'amore del cuore di Gesù, traendone grazie strepitose per la propria santità, e la promessa che i soprannaturali carismi sarebbero stati estesi a tutti i devoti del Sacro Cuore.
Nata in Borgogna nel 1647, Margherita ebbe una giovinezza difficile, soprattutto perché non le fu facile sottrarsi all'affetto dei genitori, e alle loro ambizioni mondane per la figlia, ed entrare, a ventiquattro anni, nell'Ordine della Visitazione, fondato da San Francesco di Sales. Margherita, diventata suor Maria, restò vent'anni tra le Visitandine, e fin dall'inizio si offrì "vittima al Cuore di Gesù". Fu incompresa dalle consorelle e malgiudicata dai Superiori.
Anche i direttori spirituali dapprima diffidarono di lei, giudicandola una fanatica visionaria. Ci voleva un Santo, per avvertire il rombo della santità. E fu il Beato Claudio La Colombière, che divenne preziosa e autorevole guida della mistica suora della Visitazione, ordinandole di narrare, nella Autobiografia, le sue esperienze ascetiche, rendendo pubbliche le rivelazioni da lei avute.
Vinta la diffidenza, abbattuta l'ostilità, scossa la indifferenza, si diffuse nel mondo la devozione a quel Cuore che a Santa Margherita Alacoque era apparso "su di un trono di fiamme, raggiante come sole, con la piaga adorabile, circondato di spine e sormontato da una croce". È l'immagine che appare ancora in tante case, e che ancora protegge, in tutto il mondo, le famiglie cristiane.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 4, 13. 16-18
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. 
Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
 
3) Riflessione su Lettera ai Romani  4, 13. 16-18
"Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto." (Rm. 4,18) - Come vivere questa Parola?
La fede, quella autentica, è la grande scommessa della vita. Abramo, che San Paolo ha chiamato "nostro Padre nella fede", si è letteralmente giocato in essa.
Dio lo invita ad uscire dalla sua terra abbandonando tutto: la sua gente, i suoi possedimenti, le sue abitudini. Gli promette una magnifica terra e un figlio. Glielo promette, ma Abramo sa che Sara è impossibilitata ad averne. La promessa di Dio si ripete identica, anche se la storia di Abramo è tessuta di svariate e intricatissime vicende nell'incontro-scontro di popoli avversi e di eventi difficili.
Finalmente il figlio arriva. Ogni speranza si concentra in questo erede di un misterioso progetto, in questo capostipite di un popolo che "sarà numeroso come le stelle del cielo e come la sabbia del mare". Promessa di Dio! Eppure viene il giorno in cui, come fulmine arriva ad Abramo da parte di Dio l'invito a offrire in sacrificio proprio Lui, il figlio della promessa! 
È qui che risplende, vera fino in fondo, la fede di Abramo. Egli "credette a Colui che dà la vita ai morti e chiama ad essere le cose che non sono". Ed è proprio qui che Abramo "ebbe fede contro ogni speranza" e vide realizzarsi, da parte di Dio, quello che umanamente era impossibile.
 
L'esistenza umana fa un enorme salto di qualità, se la fede è veramente un legare la volontà dell'uomo limitata e spesso impotente all'onnipotente volontà di Dio. "Se aveste fede come un granello di senape, direste a questa montagna gettati in mare ed essa vi obbedirebbe". Ci sono realmente beni impossibili all'uomo, ma non a Dio. Perché - dice il Libro Sacro - "niente è impossibile a Dio". Si tratta di "osare" la fede: osarla a 360° di apertura del cuore e della vita.
Alla luce dello Spirito Santo, vedremo se la nostra è vera fede o solo una parvenza di essa. 
Signore, non permettere che noi chiediamo le enormi cose che contano (e che migliorano in radice la vita nostra e dei nostri fratelli) in maniera abitudinaria, vuota di fede. Sì, quando chiediamo: sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno e si compia in terra la tua volontà come in cielo, sappiamo bene di chiederti cose impossibili all'uomo, ma la fede ci dice che sono possibili a Te. Dacci dunque di credere a quello che chiediamo e di chiederlo con coraggio sempre.
Ecco la voce di Papa Benedetto XVI: "Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità."
Ed ecco la voce di Papa Beato Giovanni Paolo II: "La via del bene ha un nome: si chiama Amore; in esso si può trovare la chiave di ogni speranza perché l'amore vero ha la radice in Dio stesso". 
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 12, 8 - 12  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 12, 8 - 12  
Chi ci riconoscerà... anche noi lo riconosceremo.
C'è sempre nella vita del discepolo di Cristo un aspetto scomodo che lo impegna fino in fondo dinanzi agli altri uomini e anche davanti alla propria coscienza. Di questo aspetto faticoso sentiamo alcuni accenni nel vangelo odierno. "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio". Questa è la posizione di ogni discepolo davanti agli altri fratelli. L'evangelista sicuramente ha sott'occhio l'esperienza della chiesa primitiva, chiamata a confessare la fede in un clima di persecuzione. Essa trova la sua forza fissando lo sguardo al cielo, dove è la gloria del Figlio dell'uomo. Il cristiano è il fedele testimone di Cristo davanti agli uomini. Ogni giorno in qualche maniera si ripresenterà a lui l'occasione di riconoscerlo o rinnegarlo. Questo mistero di scelta profonda ha delle ripercussioni che possono essere rischiose per la nostra esistenza. "Chiunque parlerà contro il figlio dell'uomo sarà perdonato; ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non sarà perdonato". Gesù è sempre un segno di contraddizione, contro il quale parlano anche i nostri pensieri e le nostre opere, ma è anche un segno di misericordia. Diventa invece bestemmia la resistenza contro ciò che Dio ci fa sentire. È il rifiuto lucido e consapevole della verità del Vangelo. È il peccato di chi non si riconosce peccatore e bisognoso di perdono. Di tutt'altro genere è "quando vi porteranno davanti alle sinagoghe non temete". La loro confessione di fede in quel momento sarà suggerita dallo Spirito Santo. Non dovranno fare altro che lasciarsi trasportare dalla sua ispirazione. Dai suoi Gesù chiede soltanto docilità. Sarà lo Spirito che li farà testimoniare. Il regno di Dio è davvero il premio di una fatica coraggiosa.
 
Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato, ma a chi bestemmia lo Spirito Santo, non sarà perdonato. (Lc 12,10) - Come vivere questa Parola?
Lungo questa settimana le letture sottolineano in diversi modi, l'importanza del dono della sapienza, la saggezza che apre al dialogo con Dio e inizia una vita interiore che dà spessore e calore a tutto l'agire umano. Oggi, Gesù sembra di puntare sulla priorità dello Spirito Santo, la Sapienza divina all'origine di tutto il creato. In poche parole Gesù apre una finestra su qualcosa del mistero di Dio/Trino che abita in noi. L' inabitazione di Dio in noi è un dono, una realtà così stupenda, al di là di ogni speranza umana; ma una realtà vissuta da tante persone ieri e oggi che osano incontrare Dio-Amore nella profondità del cuore. Chi rifiuta coscientemente l'adesione alla Verità di Dio però, rischia di non essere perdonato perché pecca contro Dio e contro se stesso, negando il Creatore e il suo il piano per il mondo. Accettare lo Spirito Santo è accogliere il Regno di Dio che Gesù è venuto a rivelare.
Vieni Spirito Santo, illumini i nostri occhi perché sappiamo guardare aldilà della nostra esistenza e vedere fin d'ora nella nostra storia segni del tuo amore nella quotidianità.
Ecco la voce di una monaca carmelitana scalza e scrittrice religiosa francese Elisabetta della Trinità: "Bisogna prendere coscienza che Dio si trova nel più intimo di noi ed affrontare tutto con lui. Allora, non si è mai banali, neppure facendo le azioni più ordinarie perché non si vive di queste cose, ma si va al di là di esse".
 
«Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». (Lc 12, 10-13) - Come vivere questa Parola?
Luca scriveva queste parole di Gesù mentre già incominciavano a infierire nel mondo circostante le drammatiche persecuzioni dei cristiani. I seguaci di Cristo venivano messi a dura prova «davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità» e la loro fedeltà al Vangelo poteva portare anche alla suprema testimonianza del sangue. L'Evangelista qui ricorda che Gesù, invitando i suoi discepoli a essere fedeli fino alla fine, aveva promesso loro un aiuto speciale da parte dello Spirito Santo: «non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Tutto questo vale anche per noi cristiani del terzo millennio, perché mai come nel nostro tempo i seguaci di Cristo sono oggetto di vessazioni di ogni tipo a causa della loro fede. Ma non dobbiamo temere! L'importante è essere docili allo Spirito Santo: è Lui infatti che ci insegna in quel momento ciò che bisogna dire e soprattutto ci dà la forza interiore ed esteriore per giungere anche a quella testimonianza, che noi ammiriamo stupiti nei martiri antichi e in quelli del nostro tempo.
Ti preghiamo, Signore, di concederci una continua e crescente docilità allo Spirito Santo.
Se noi ascoltassimo docilmente la voce dello Spirito che parla dentro, nella nostra vita, non avremo più paura di nulla, come ci insegnano le due preghiere riportate più sotto: la prima del grande Martire antico, Ignazio di Antiochia, e l'altra di un ‘venerabile' dei nostri giorni, il sacerdote salesiano docente di teologia e formatore di presbiteri, Don Giuseppe Quadrio.
Ecco la voce del Martire Ignazio di Antiochia (Ignazio di Antiochia, Romani 7,2): Un'acqua viva e che parla in me (lo Spirito) mi dice dentro di me: Vieni al Padre!
Ecco la voce del Venerabile Don Giuseppe Quadrio (29 Maggio 1944: La mia Pentecoste): O divino Sposo dell'anima mia, grazie di questo giorno, che sarà memorabile nella mia vita: «La mia Pentecoste», il mio sposalizio con te, o dolce mio Spirito... Oggi qualcosa si rinnova nella mia vita: Tu ne prendi il timone e ne sei l'unica guida [...]. Nelle mie relazioni intime aborrirò il nome del secolo e della mia piccola persona, e mi chiamerò col tuo dolcissimo nome, col nome che tu mi dai in questo nuovo battesimo: Docibilis a Spiritu Sancto - Docile allo Spirito Santo. 
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6) Per un confronto personale
. Cerchiamo di pregare perché tutti coloro che pensano alla fede come alienazione, comprendano che Dio non mortifica la vita ma la esalta, poiché l'uomo vivente è la sua gloria?
- Siamo convinti che la gioiosa partecipazione all'eucaristia, la disponibilità al servizio, la condivisione dei beni, l'amore fraterno siano la migliore professione di fede della nostra comunità/famiglia? Vogliamo rifletterci…
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 104
Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.
 
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi. 
 
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
 
Così si è ricordato della sua parola santa,
data ad Abramo suo servo.
Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.