venerdì 15 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • venerdì | 15 ottobre 2021

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Lectio venerdì 15 ottobre 2021

 
Venerdì della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santa Teresa d’Avila
 
Lettera ai Romani 4, 1 – 8
Luca 12, 1 - 7
 
 
1) Preghiera 
O Padre, che per mezzo del tuo Spirito hai suscitato nella Chiesa santa Teresa di Gesù per indicare una via nuova nella ricerca della perfezione, concedi a noi, tuoi fedeli, di nutrirci spiritualmente della sua dottrina e di essere infiammati da un vivo desiderio di santità.
 
Santa Teresa è stata riconosciuta dottore della Chiesa perché nei suoi scritti ha saputo esprimere i segreti della vita spirituale e spiegarli agli altri, parlando veramente dall'abbondanza del cuore. E un piacere leggere i suoi scritti, per la spontaneità dello stile che li fa assomigliare non a dei trattati di teologia, ma ad una viva conversazione con una donna colma di Dio e che appunto racconta come ha incontrato Dio su tutte le sue strade, come ha lavorato con Dio per fondare ovunque carmeli che fossero centri di intensa vita spirituale.
Dice un passo del Vangelo che l'uomo buono estrae cose buone dal suo cuore. Noi non possiamo pretendere che il nostro cuore sia buono: è lo Spirito che venendo vi porta la vita di Dio e lo trasforma, in modo che possiamo estrarre dal suo tesoro cose buone per coloro che avviciniamo. E ciò che ha fatto Teresa d'Avila. Ha spalancato il suo cuore a tutta la forza della vita divina che veniva a lei da Cristo e dallo Spirito e che la lanciava verso Dio e da questo cuore colmo di Dio ha estratto tesori di vita spirituale per tutti quelli che le erano affidati e per le generazioni successive. 
Domandiamo al Signore la stessa fiducia di santa Teresa e di aprire il nostro cuore all'azione dello Spirito Santo che ci viene da Gesù e ci conduce al Padre. 
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2) Lettura: Lettera ai Romani 4, 1 – 8
Fratelli, che diremo di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 
Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 
A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 
Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere: «Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!».
 
3) Riflessione su Lettera ai Romani 4, 1 – 8
 Nella tradizione ebraica Abramo era giustamente considerato campione dell'obbedienza nella fede, l'uomo giusto per eccellenza, poiché non aveva esitato ad offrire a Dio il sacrificio dell'unico figlio. Paolo non ha dubbi: Abramo fu giustificato prima di offrire Isacco in sacrificio, perché fu giustificato dalla sua fede nella promessa di Dio, sperò infatti "contro ogni speranza". Solo la fede giustifica, rende cioè santi davanti a Dio, sorgente di ogni santità e giustizia.
Scrive san Paolo: "Che cosa dice la Scrittura? "Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia"".
Paolo continua la sua argomentazione. La gratuità della giustizia che Dio dona a chi ha fede in lui è ancora più evidente quando si tratta di un peccatore. Eppure la Bibbia dice: "Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate".
 
 Si tratta quindi, per essere salvati, di aderire con un atto di fede a Dio, al suo dono gratuito, alla divina giustizia che purifica e ci rende peccatori perdonati. È un atteggiamento fondamentale nella vita spirituale: dobbiamo essere concretamente convinti che non le nostre opere valgono, ma la sua santità, accolta in noi con la fede. Il rapporto con Dio sta proprio in questa continua accoglienza del suo dono di "giustizia", che egli ci elargisce per la nostra fede.  Di conseguenza verranno anche le opere, ma saranno allora "opere della fede", opere che per la sua grazia noi possiamo compiere, perché egli le ha preparate per noi.
Rendiamo grazie all'amore del Signore, che ci domanda soltanto di lasciarci salvare, di lasciare che egli abbia cura di noi e chiediamogli che aumenti la nostra fede.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 12, 1 - 7
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: 
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 12, 1 - Mai un discepolo di Gesù deve lasciarsi conquistare dalle apparenze dell'uomo, della storia, di quanto avviene. Lui deve sempre vedere ogni cosa con gli occhi dello Spirito Santo. Gesù vuole inoltre che nessun suo discepolo si trasformi in un ipocrita. Non si può mostrare un abito splendido e un cuore pieno di rapina, inganno, iniquità. L'ipocrisia nella sua Chiesa mai reggerà. Sempre Lui interverrà e svelerà i segreti del cuore. Uno può anche pensare di riuscire a nascondere le sue nefandezze e infedeltà alla Parola, alla verità, alla grazia. Il suo è però solo un pensiero stolto. Tutto verrà alla luce. Non solo nell'eternità, al momento del giudizio personale e universale, ma anche nella storia, nel tempo, oggi. Chiunque nella Chiesa tradisce Gesù Signore sappia che non ha dove potersi nascondere. Il suo peccato sarà messo in vista su un piatto d'argento. Tutti lo conosceranno. Ogni segreto del cuore sarà svelato.
Gesù non vuole che il suo discepolo nasconda la sua identità per paura degli uomini. Neanche il suo essere cristiano potrà essere tenuto nascosto. Se lui è dinanzi a Dio, lo sarà anche dinanzi al mondo. Anche se lui non volesse, si saprebbe ugualmente. Ciò che si è, sempre si manifesterà, si vedrà, apparirà in piena luce. Sapendo questo, il cristiano sempre si manifesterà come discepolo di Gesù e se deve andare incontro alla morte, andrà con gioia. La vita non è più sua, ma del Padre del cielo.
 
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto» (Lc 12, 2) - Come vivere questa Parola?
Gesù definisce l'ipocrisia come il lievito dei farisei. Il lievito è quel pizzico di sostanza che si aggiunge alla pasta perché essa aumenti di volume, cuocendosi. L'ipocrisia, anche in piccole dosi enfatizza le situazioni in cui viene usata e crea ambienti impossibili alla vita e allo sviluppo di sane relazioni. Distrugge la fiducia, annebbia le virtù lasciando che vengano scambiate per il loro contrario, dona al linguaggio quell'ambiguità sufficiente per distruggere una vera comunicazione, mina le relazioni e non permette di conoscersi e riconoscersi per quello che si è. Impossibile costruire comunità con gli ipocriti. Inoltre, l'ipocrisia può essere il tratto distintivo di una persona per molto tempo, ma non per molto le cose nascoste ipocritamente rimarranno tali. Perché l'ipocrisia non dice il falso, nasconde la verità e non dicendola tenta di negarla. Ma Gesù, che è anche verità, lo Spirito, che è anche verità, presenti in ogni dove, rivelano prima o poi quello che si voleva nascondere.
Signore, soffriamo molto a vivere in un modo ipocrita. Aiutaci a non esserlo. Aiutaci a dare valore, senso e significato alle cose che diciamo e a come le diciamo.
Ecco la voce di un pastore Maurizio Gronchi: Tra le molte colorazioni dell'ipocrisia, la più spiccata s'identifica con l'insincerità e la reticenza, con quell'atteggiamento di studiata cautela nel parlare, che alcuni apprezzano scambiandola per prudenza, saggezza, diplomazia. Se non avesse un positivo quanto ambiguo riscontro sociale, l'ipocrisia verrebbe apertamente bollata come vizio, e invece la si accredita come virtù per la sua abilità, per la sua simulazione appunto. Chi sa sospendere un discorso prima di una parola o di un'espressione particolarmente forte, chi evita il tranello teso da un interrogativo diretto che provoca una presa di posizione netta, costoro normalmente ricevono approvazione, insieme a una sospettosa valutazione di furbizia. Proprio a causa dell'ambiguità, da cui proviene e a cui tende suscitando complicità, l'ipocrisia è facile da definire e difficile da riconoscere.
 
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. (Lc 12,4) - Come vivere questa Parola?
Nel Capitolo 11 del Vangelo di Luca, i ‘guai' rivolti da Gesù ai farisei e ai dottori della Legge, sono occasioni per invitare i discepoli a guardarsi dall'ipocrisia, a non fare come i farisei; le loro parole non corrispondono a ciò che essi hanno nel cuore e nella mente. Invece, i credenti devono professare apertamente e senza paura la loro fede, costi quel che costi. Quando Gesù tornerà alla fine dei tempi le astuzie e le menzogne saranno smascherate e saranno causa di condanna e non di salvezza. Luca scrive per la sua comunità, tentata a nascondersi o anche a rinnegare Gesù per paura delle persecuzioni. Oggi molti sono i cristiani che si trovano in situazioni simili, di aperta persecuzione o, forse più insidioso, un clima di antipatia o di indifferenza che può portare a compromessi indegni. Luca ci incoraggia ad essere autentici e chiari nelle parole e nella vita. Bisogna testimoniare la nostra fede in Dio che ci ama e che salva gratuitamente.
Signore, nella nostra debolezza, facci coraggio e aiutaci a vivere da cristiani gioiosi, autentici e senza compromessi. Gesù ci affidiamo a te insieme a tutti i fratelli e sorelle che soffrono violenza per la loro fede in te.
Ecco la voce di uno studioso della Bibbia Giorgio Zevini sdb: Gesù dice: Ti ho amato di amore eterno e ti ho creato perché tu godessi di me per l'eternità...Ti chiedo solo di fidarti di me e di corrispondere al mio amore, testimoniandolo con semplicità e coraggio. Da solo invece non puoi far nulla: vinceranno in te la paura, la logica del compromesso, gli istinti dell'egoismo e le debolezze della tua natura e mi perderai per sempre. Che cosa vuoi? Scegli!
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6) Per un confronto personale
- La salvezza non è frutto del nostro sforzo, ma è dono gratuito dell'incondizionato amore di Dio. Resi forti da questo amore, come rivolgiamogli la nostra preghiera a Dio?
- Come ci impegniamo perché i rapporti tra i cristiani siano sempre sostenuti dalla carità, qualificati dalla franchezza, e improntati a piena fiducia l'uno per l’altro?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 31
Tu sei il mio rifugio, Signore.
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno.
 
Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
 
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!