martedì 12 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • martedì | 12 ottobre 2021

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Lectio martedì 12 ottobre 2021

 
Martedì della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Lettera ai Romani 1, 16 - 25
Luca 11, 37 - 41
 
 
1) Preghiera 
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 1, 16 - 25
Fratelli, io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: «Il giusto per fede vivrà».
Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. 
Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
 
3) Commento su Lettera ai Romani 1, 16 - 25
San Paolo in questo inizio della lettera ai Romani ci mostra la disposizione di colui che è mandato, che ha una missione: "Io non mi vergogno del Vangelo". È la sua prima parola, per annunciare ciò che andrà esponendo in tutta la lettera. "Non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco". Paolo è fiero del Vangelo: è la prima condizione perché egli possa compiere la sua missione. Se se ne vergognasse non potrebbe proclamarlo, forse lo custodirebbe nel cuore, ma non andrebbe verso gli altri per chiamarli a credere. Ragioni per vergognarsi ci sarebbero, e in un'altra lettera Paolo stesso dice che il linguaggio della croce è follia per i Greci e scandalo per i Giudei; è dunque un messaggio non gradito all'uomo, che lo disprezza e se ne burla. E follia dire che Cristo è stato vincitore lasciandosi crocifiggere, ed è uno scandalo, per il Giudeo che attendeva miracoli, l'assenza del miracolo al momento della morte di Gesù. Ma Paolo sa che il Vangelo è potenza di Dio, che Cristo ha vinto e che la sua vittoria è trasmessa dalla parola.
 
È abbastanza stupefacente leggere che il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Come può una parola essere una potenza? In altri passi Paolo contrappone parola e potenza, ed è ciò che anche noi facciamo quando diciamo: "Sono solo parole, lasciano il tempo che trovano". Ma il Vangelo è una parola speciale, che ha in sé tutta la potenza di Dio. Lo crediamo davvero? Troppe volte noi lo riceviamo come una parola che ci viene detta affinché mettiamo al suo servizio le nostre forze. Ti viene detto: "Farai questo! " e non è che queste parole te ne diano la forza, anzi ti domandano di usare le tue forze per agire come ti è stato detto.
Paolo dice che il Vangelo non è una parola così, che esige e basta. La parola del Vangelo è potente, deve essere accolta come una forza e non come un comando, perché il Vangelo trasmette la fede e tutta la nostra vita è costruita sulla fede; la forza la attingiamo dalla fede e non dalla fiducia in noi stessi. Per la fede ci apriamo alla potenza di Dio e fondiamo la nostra vita sulla grazia, sul dono gratuito che egli ci fa. Poi vengono le nostre opere, animate dalla grazia che ci è stata data, e non viceversa; prima le nostre opere e poi la grazia divina.
Paolo, nel passo che leggiamo oggi, annuncia la salvezza della fede: "E in esso (nel Vangelo) che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: "Il giusto vivrà mediante la fede"".
Il seguito della lettura si accorda con questo annuncio per antitesi. San Paolo ha detto: "La giustizia di Dio (giustizia che salva) si rivela nel Vangelo per chiunque crede", e continua: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà". Qui l'Apostolo annuncia la tesi che svilupperà subito dopo per dimostrare la necessità del Vangelo, potenza di Dio.
L'umanità è in una situazione di angoscia, di miseria e di schiavitù: si è incatenata al peccato ed è meritevole dell'ira di Dio, quindi non ha via di uscita.
Proprio per questo Dio ha stabilito un altro mezzo di salvezza: non le opere dell'uomo, tutte corrotte dal peccato, ma la fede in Cristo. Ecco allora la missione di Paolo: predicare la fede e perciò la salvezza per dono gratuito di Dio, per grazia.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 11, 37 - 41
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Luca 11, 37 - 41
Anche nel Vangelo di oggi, che a prima vista sembra non aver punti di corrispondenza con il grande affresco della lettera ai Romani, Gesù dà lo stesso annuncio: è necessario cambiare mentalità, convertirsi. Egli invita i farisei a passare da una religione di purità esteriore a una religione interiore di misericordia, di umiltà, di comunione. il fariseo che ha invitato Gesù a casa sua si mette subito a giudicarlo, perché non si è lavato le mani prima del pasto. Per i farisei queste abluzioni erano importanti, perché considerate non come un gesto di igiene, ma come una garanzia di purità davanti a Dio. L'ospite di Gesù si stupisce, ma il Signore respinge questo concetto di religione e di purità e dichiara che non queste cose sono necessarie, ma la purezza interiore: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità". Pulire l'esterno è facile, ma purificare il cuore non è possibile all’uomo. Bisogna accogliere la grazia di Dio, cioè rinunciare alla pretesa di salvarsi con le opere e mettersi con umiltà davanti a lui, e contemporaneamente nella misericordia e nella benevolenza verso gli altri, perché Dio non dà la sua grazia se non a chi è disposto a far grazia agli altri.
Gesù continua con una frase che non ci aspetteremmo in questo contesto: "Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo". Quando il cuore dell'uomo (l'"interno") è rinnovato dalla conversione, diventa buono, generoso, passa da una religione di separazione a una religione di partecipazione, di dono, di comunione. 
 
Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. (Lc 11, 39) - Come vivere questa Parola?
Gesù è stato invitato a pranzo da un fariseo e si asside a mensa senza le rituali purificazioni, con grande scandalo del suo ospite.
È tipico dei farisei attenersi scrupolosamente alle norme, al fine di garantire la propria superiorità sugli altri e agli occhi di Dio.
Ed è proprio contro questo atteggiamento che Gesù pone il suo gesto provocatorio.
Alla reazione del fariseo risponde mettendo il dito sulla piaga: "Voi siete preoccupati di salvaguardare le apparenze, senza badare a ciò che muove il vostro agire. Ecco nel vostro cuore alberga "rapina e iniquità". Rapina nei riguardi di Dio a cui solo spetta quella gloria di cui indebitamente vi appropriate, iniquità nei riguardi degli uomini che giudicate spietatamente".
Un rimprovero pesante rivolto ai farisei di ieri e a quelli... di oggi.
Si, perché la radice del fariseismo non si è ancora inaridita e forse qualche propaggine possiamo trovarla anche in noi.
Ascoltiamo allora il consiglio di Gesù: "Dai in elemosina quello che sta dentro e tutto sarà puro".
Comincia col rimuovere l'amara radice di un'ostentata giustizia.
Riconosci che solo Dio è santo e a lui solo spetta la lode e la gloria.
Avvolgi di misericordia chi sbaglia e fermati riverente e timoroso alla soglia della coscienza del tuo prossimo, di cui Dio solo è giudice.
E sarai giustificato da colui che scruta i cuori.
Oggi nella nostra pausa contemplativa esamineremo il nostro comportamento: siamo più attenti a curare le esteriorità che possono determinare un giudizio positivo o meno nei nostri riguardi, che non ciò che alberga nel nostro cuore?
Purifichiamo noi stessi, Signore, le profondità del nostro cuore, perché tutto in noi sia riflesso della tua luce.
Ecco la voce di un Padre della Chiesa Santa Teresa d’Avila: Non stanchiamoci mai di lodare un Re e Signore di tanta maestà, il quale ci ha preparato un regno che mai finirà, in cambio di qualche piccola sofferenza avvolta in mille gioie e che domani avrà termine. Sia egli benedetto sempre! Amen, amen! 
 
Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. (Lc 11,41) - Come vivere questa Parola?
Domenica scorsa abbiamo riflettuto sull'uomo saggio che si apre alla verità, alla rivelazione di Dio/Amore in Cristo e si converte. Nel brano odierno Gesù trascura uno dei tanti precetti minuziosi dei farisei per sottolineare che Dio non gradisce un'osservanza puramente esterna - Egli vuole la sincerità del cuore: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita" Mt 11,28-29. Nelle esperienze mistiche di Santa Margherita Maria Alacoque, Gesù fa vedere il suo cuore circondato di spine e traboccante dell'amore misericordioso del Padre per noi. Ci invita all'incontro con lui nell'intimo del cuore dove nascono i desideri, le intenzioni, l'onestà di vita e la vera comunione e pace con i fratelli: "Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro ed ecco per voi tutto sarà puro". 
Signore, apri il nostro cuore alla luce della Tua verità nascosta in noi, perché possiamo conoscere la profondità del tuo amore misericordioso e metterci con impegno al servizio Tuo e dei fratelli.
Ecco la voce di un Arcivescovo Santo, teologo bizantino e Dottore della Chiesa S. Giovanni Crisostomo: "Trova la porta segreta della tua anima e scoprirai che è la porta del Regno dei cieli".
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6) Per un confronto personale
- Spesso preghiamo: O Signore, conforta tutti quelli che non si sentono amati e riconosciuti, perché gustino il tuo amore incondizionato di Padre e sia colmato il vuoto del loro cuore.  Che facciamo per rendere realizzata questa preghiera?
- Come agiamo perché le nostre relazioni con gli altri non si fermino alla superficie ma arrivino al cuore dei fratelli?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 18
I cieli narrano la gloria di Dio.
 
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia. 
 
Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.