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- lunedì | 11 ottobre 2021
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Lectio lunedì 11 ottobre 2021
Lunedì della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Giovanni XXIII
Lettera ai Romani 1, 1 - 7
Luca 11, 29 - 32
1) Orazione iniziale
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.
L'elezione, il 28 ottobre 1958, del settantasettenne Cardinale Roncalli a Successore di Pio XII induceva molti a pensare ad un Pontificato di transizione. Ma fin dall'inizio Giovanni XXIII rivelò uno stile che rifletteva la sua personalità umana e sacerdotale maturata attraverso una significativa serie di esperienze. Oltre a ripristinare il regolare funzionamento degli organismi curiali, si preoccupò di conferire un'impronta pastorale al suo ministero, sottolineandone la natura episcopale in quanto Vescovo di Roma. Convinto che il diretto interessamento della diocesi costituiva una parte essenziale del Ministero Pontificio, moltiplicò i contatti con i fedeli tramite le visite alle parrocchie, agli ospedali e alle carceri. Attraverso la convocazione del Sinodo diocesano volle assicurare il regolare funzionamento delle istituzioni diocesane mediante il rafforzamento del Vicariato e la normalizzazione della vita parrocchiale.
Il più grande contributo giovanneo è rappresentato senza dubbio dal Concilio Vaticano II, il cui annuncio fu dato nella basilica di s. Paolo il 25 aprile 1959. Si trattava di una decisione personale, presa dal Papa dopo consultazioni private con alcuni intimi e col Segretario di Stato, Cardinale Tardini. Le finalità assegnate all'Assise Conciliare, elaborate in maniera compiuta nel discorso di apertura dell'11 ottobre 1962, erano originali: non si trattava di definire nuove verità, ma di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna. Nella prospettiva di un aggiornamento riguardante tutta la vita della Chiesa, Giovanni XXIII invitava a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna e la contrapposizione in una rinnovata consapevolezza della missione ecclesiale che abbracciava tutti gli uomini. In quest'apertura universale non potevano essere escluse le varie confessioni cristiane, invitate anch'esse a partecipare al Concilio per dare inizio ad un cammino di avvicinamento.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 1, 1 - 7
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
3) Commento su Lettera ai Romani 1, 1 - 7
Iniziamo oggi la lettera di san Paolo ai Romani. Sappiamo, dalla lettera stessa, che Paolo scrive da Corinto, nell'inverno del 57/58, mentre sta per partire per Gerusalemme, dove porterà le offerte raccolte per i poveri. Nello stesso tempo egli sta pensando a viaggi ulteriori e ha intenzione di andare a Roma e di giungere poi fino in Spagna. A Roma, prima che vi venissero Paolo e Pietro, c'era già una comunità cristiana, della quale non sappiamo come si sia formata e Paolo desiderava molto mettersi in contatto con questi cristiani che non conosceva. La solennità dell'inizio della lettera rivela quale importanza l'Apostolo attribuiva a questa Chiesa. Paolo non si preoccupa di curare il suo stile, e questo inizio è un po' irregolare e di difficile lettura, perché egli vuol dire tante cose importanti e non le dice con ordine, ma vediamo immediatamente come egli sia fiero di essere apostolo: "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio". Anche noi Dio ha scelto; noi pure, come cristiani, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo di Dio, certo in modo molto più modesto di lui, Apostolo delle genti. E dobbiamo sentire un santo orgoglio per questa chiamata che Dio ci ha rivolto.
Paolo sviluppa il suo pensiero. Centro di questa vocazione non è lui stesso, ma Cristo, che egli mostra nel duplice aspetto: Cristo uomo e Cristo Dio: "(Cristo) figlio di Dio, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne". E noi vediamo già tutto il mistero di Cristo e della sua croce; tuttavia: "Costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dei morti, Gesù Cristo, nostro Signore".
Gesù Cristo, il centro di tutto il pensiero di Paolo. E la lettera rivela chiaramente come la fede sia fondamento di tutta la vita di Paolo, di tutto il suo apostolato.
Egli gli chiama tutti all'obbedienza della fede, fondandosi su Cristo, unicamente su Cristo e non su se stessi, sulla propria forza, sui propri meriti, ma sull'amore di Cristo, sull'amore di Dio che ci viene da Cristo.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 11, 29 - 32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 11, 29 - 32
Giona disse solo letteralmente sette parole: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. Sono bastate sette parole perché tutti si convertissero. Giona non ha compiuto nessun segno. Non ha dato nessuna prova del suo essere profeta del Dio Vivente. Gesù invece ha compiuto segni, miracoli, prodigi di ogni genere, ben superiori a quelli operati da Mosè, da Elia, Eliseo, tutti gli altri inviati da Dio in mezzo al suo popolo. Qual è stata la risposta della sua generazione? Non solo totale sordità, ma anche opposizione accanita che giunse fino alla condanna a morte per crocifissione.
La sordità dinanzi a Cristo Gesù, il Dio fattosi carne per la salvezza dell'uomo, rivela che il cuore ormai è perduto dietro l'idolatria. È questo il vero mistero dell'iniquità. Chiusura totale della mente e del cuore a Dio e ai suoi inviati. Del dono rifiutato siamo responsabili. Saremo giudicati nel giorno del giudizio anche per ogni grazia rifiutata.
Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. (Lc 11, 29) - Come vivere questa Parola?
La ricerca di segni sembra a volte caratterizzare la ricerca di Dio. Ma quando il segno non arriva? Dio non c'è? Ricerca non è sinonimo di comprensione. Probabilmente a Dio non interessa essere “compreso”, che letteralmente significa capito, circoscritto, definito, chiuso in un contenitore. Il segno chiude sempre un significato in un significante. L'essere infinito di Dio, il suo essere oltre il tempo e lo spazio non glielo permette. Eppure egli stesso ha scelto di definirsi in un corpo, in un tempo e l'incarnazione di Cristo è l'unico segno autentico di Dio. Ogni altro segno ritenuto come da Dio è idolatria, invenzione, immaginazione.
Gesù si scaglia contro quelle persone che cercano segni, animati da una specie di sfida nei confronti di Dio: “Se ci sei batti un colpo”! Le definisce malvagie, animate dal male, persecutorie. E promette loro solo il segno di Giona: egli, predicando ai Niniviti (non giudei), ottenne la loro conversione. Così le parole di Gesù, nuovo Giona, verranno accolte e muoveranno a conversione i pagani, i gentili e non subito, né tutti i giudei, che continueranno a cercare segni del Messia, pur avendolo davanti agli occhi!
Signore, permetti che ciascuno di noi accolga il dono dell'incarnazione e lo assuma come spiritualità della propria vita, senza bisogno di altri segni che dicano Dio.
Ecco la voce di Papa Francesco: C'è una grave malattia che minaccia oggi i cristiani: la «sindrome di Giona», quella che fa sentire perfetti e puliti come appena usciti da una tintoria, al contrario di quelli che giudichiamo peccatori e dunque condannati ad arrangiarsi da soli, senza il nostro aiuto. Gesù invece ricorda che per salvarci è necessario seguire «il segno di Giona», cioè la misericordia del Signore.
"Come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione". (Lc 11,30) - Come vivere questa Parola?
La richiesta di "segni" che motiva l'intervento di Gesù, in questo paragrafo, non è qualcosa di nuovo nella Bibbia. E neppure qualcosa di sbagliato. Grandi personaggi del passato avevano chiesto a Dio che convalidasse con un segno quanto percepivano come una esigenza, nel timore di confondere le proprie attese o illusioni con la volontà di Dio.
Credere è consegnarsi a Dio con un gesto gratuito e fiducioso, perché si è accolto "il segno" che Egli ci ha dato nella persona di Gesù, Egli è il segno che "Dio ha amato il mondo da dare a noi suo Figlio".
Di fronte all'inabissarsi di Gesù nella morte perché noi risorgessimo con Lui a vita nuova, come dubitare ancora di un amore che ci precede e ci accompagna, anche nei momenti difficili? Come non affidarsi, sia pure nel buio di situazioni che al momento sembrano irrisolvibili?
Proveremo a porre un atto di fede autentica, consegnando a Dio le nostre preoccupazioni, i nostri sogni, le nostre attese, tutti noi stessi.
Signore Gesù, solo in Te riposa l'anima mia; Tu sei la mia salvezza.
Ecco la voce di un grande pensatore scienziato e mistico Blaise Pascal: "Non solamente non conosciamo Dio se non per mezzo di Gesù Cristo, ma non conosciamo neppure noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo."
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6) Per un confronto personale
- Gesù lo dice con chiarezza: per ogni miracolo ottenuto, che è un aiuto potente alla conversione e alla fede nel Vangelo: come accettiamo questa realtà?
- Il popolo del Signore è una generazione che vuole solo i benefici dal suo Dio. Preso il bene, ci si dimentica che Lui è Dio, il Signore, cui è dovuta ogni fedeltà al Patto dell'alleanza. Come cerchiamo di essere fedeli a Dio
7) Preghiera finale: Salmo 97
Il Signore si è ricordato del suo amore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni