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- domenica | 10 ottobre 2021
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Lectio domenica 10 ottobre 2021
Domenica della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Daniele Comboni
Lettera agli Ebrei 4, 12 - 13
Marco 10, 17 - 30
1) Orazione iniziale
O Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno.
Dopo anni di oblio, nell'Ottocento le terre africane sono percorse da esploratori, mercanti e agenti commerciali delle potenze europee. Con loro viaggiano spesso dei missionari desiderosi di portare l'annuncio di Cristo alle popolazioni indigene.
San Daniele Comboni, che fin da giovane scelse di diventare missionario in Africa, fu a sua volta un viaggiatore instancabile nel continente nero. Ordinato sacerdote nel 1854, tre anni dopo Daniele sbarca in Africa.
Il primo viaggio missionario finisce presto con un fallimento: l'inesperienza, il clima avverso, l'ostilità dei mercanti di schiavi lo costringono a tornare a Roma. Mentre alcuni suoi compagni si lasciano vincere dallo scoramento, egli progetta un piano globale di evangelizzazione dell'Africa. Mette poi in atto un'incisiva opera di sensibilizzazione a Roma e in Europa e fonda diversi istituti maschili e femminili oggi chiamati comboníani.
Di nuovo in Africa nel 1868, Daniele può finalmente dare avvio al suo piano. Con i sacerdoti e le suore che l'hanno seguito lotta contro la tratta degli schiavi, si dedica all'educazione della gente di colore e si impegna perché la fede cristiana metta radici profonde nella cultura africana.
Spirito aperto e intraprendente, scrive numerose opere di animazione missionaria e fonda la rivista Nigrizia, attiva fino ad oggi. Negli anni 1877-78 Daniele visse insieme con i suoi missionari e missionarie a tragedia di una siccità e carestia senza precedenti. Era l'anticipazione della morte sopraggiunta nel 1881.
Nel 2003, nel giorno della canonizzazione, Giovanni Paolo II lo definì un «insigne evangelizzatore e protettore del continente nero». Se cristianesimo in Africa ha oggi un futuro di speranza, lo si deve in parte alla sua opera.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 4, 12 - 13
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
3) Commento su Lettera agli Ebrei 4, 12 - 13
"La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio" (Eb 4,12). Penso che chiunque abbia un contatto frequente con le Sacre Scritture convenga con l'autore della Lettera agli Ebrei che la Parola di Dio agisce proprio così nelle nostre vite, se glielo permettiamo. Ci sono tante immagini che la possono raffigurare nella sua azione, ma quella della spada a doppio taglio che penetra nei segreti del cuore umano, venendo a discernere tra i suoi sentimenti e i suoi pensieri, è una di quelle più indovinate. Sempre che il cuore umano si apra alla sua luce; diversamente, questa spada un po' strana nemmeno si sguaina, non offende, non si impone, lascia sempre al cuore dell'uomo la libertà di restare chiuso nel guscio del suo mondo interiore: allora non si sperimenta l'efficacia della Parola, si preferisce non lasciar affondare la sua lama pur di non soffrire, pur di non mettersi in discussione, pur di non cambiare, si preferisce andare per le proprie strade sicure, quelle che anche religiosamente ci lasciano nelle nostre comodità...
La parola di Dio è viva, e con questa nessuno può nascondersi al suo profondo giudizio. Questo è un bellissimo elogio che viene fatto a Dio, alla Sua parola, che è viva ed efficace, più tagliente di un coltello a doppia lama, penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito. La Sua parola non è solo letta ed ascoltata, ma è fatta brillare dallo Spirito Santo nell'interiore dell'uomo. La parola di Dio è efficace perché mette l'uomo allo scoperto, gli denuncia le ipocrisie e se l'uomo la rifiuta, rifiuta non solo Dio, ma la verità su se stesso.
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 10, 17 - 30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 10, 17 - 30
Il tema delle letture di questa domenica è la realtà della Sapienza: l’orante della prima lettura dice di averla ricevuta in dono dopo averla domandata e cercata sopra ogni cosa; nella seconda lettura essa è la Parola di Dio che discerne i pensieri nell’intimo dei cuori. Nel brano del vangelo si parla di una persona che chiese a Gesù cosa dovesse fare per avere la vita eterna: era una domanda saggia per avere la vita beata e, indirettamente, per conoscere la Sapienza.
In prima battuta Gesù, come Maestro, invitò quell’uomo ad osservare i Comandamenti, che erano e sono la legge-base di Dio, per essere in comunione con Lui. Quel tale affermò di averli sempre osservati e questo gli attirò il compiacimento di Gesù: il Signore allora gli propose di vendere tutti i beni e poi di seguirlo. A questa richiesta quella persona si rattristò e se ne andò, perché aveva molti beni e non se ne voleva distaccare. Gesù gli aveva chiesto in poche parole di anteporre a tutto se stesso, Sapienza di Dio: Egli voleva essere amato sopra ogni cosa e in modo molto concreto.
Gesù, quando quell’uomo se ne andò, disse ai discepoli come era ed è difficile per un ricco entrare nel Regno di Dio e ciò li rese sbigottiti. (Tra l’altro per “ricco” si deve intendere non solo chi ha molti soldi, ma anche chi è molto attaccato a quello che ha, sia in beni materiali che spirituali). E si capisce bene che i discepoli rimasero senza parole: penso sia anche la nostra reazione! Ed ecco però la speranza: “impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché nulla è impossibile a Dio”. Le esigenze della Sapienza (il Logos) sono e restano radicali, ma non siamo lasciati soli nel cercare di corrispondervi: lo Spirito di Dio è al nostro fianco per spronarci e sostenerci perché possiamo raggiungere un amore così radicale come il Signore domanda e possiamo così godere della vita eterna. Cominciamo oggi nelle piccole scelte quotidiane ad anteporre la Sapienza ad ogni altro bene e con l’aiuto della Grazia, giorno dopo giorno, Dio, Gesù Cristo, lo Spirito Santo diventeranno l’Unico della nostra vita.
Quest’uomo sembrava avere tutto. Egli era ricco e, in più, obbediva ai comandamenti divini. Si è rivolto a Gesù perché voleva anche la vita eterna, che desiderava fosse come una assicurazione a lunga scadenza, come quella che si ottiene da una grande ricchezza. Gesù aveva già annunciato che per salvare la propria vita bisognava essere disposti a perderla, cioè che per seguirlo occorreva rinnegare se stessi e portare la propria croce (Mc 8,34-35).
L’uomo era sincero e si guadagnò uno sguardo pieno d’amore da parte di Gesù: “Una sola cosa ti manca, decisiva per te. Rinuncia a possedere, investi nel tesoro del cielo, e il tuo cuore sarà libero e potrà seguirmi”. Ma né lo sguardo né le parole di Gesù ebbero effetto. Quest’uomo, rattristato, certo, ha tuttavia preferito ritornare alla sicurezza che gli procurava la propria ricchezza. Non ha potuto o voluto capire che gli veniva offerto un bene incomparabilmente più prezioso e duraturo: l’amore di Cristo che comunica la pienezza di Dio (Ef 3,18-19). Paolo lo aveva capito bene quando scrisse: “Tutto ormai io reputo spazzatura, al fine di guadagnare Cristo... si tratta di conoscerlo e di provare la potenza della sua risurrezione...” (Fil 3,8-10).
La libertà che il giovane ricco non ha capito.
Un tale corre incontro al Signore. Corre, con un gesto bello, pieno di slancio e desiderio. Ha grandi domande e grandi attese. Vuole sapere se è vita o no la sua. E alla fine se ne andrà spento e deluso. Triste, perché ha un sogno ma non il coraggio di trasformarlo in realtà. Che cosa ha cambiato tutto? Le parole di Gesù: Vendi quello che hai, dallo ai poveri, e poi vieni. I veri beni, il vero tesoro non sono le cose ma le persone. Per arrivarci, il percorso passa per i comandamenti, che sono i guardiani, gli angeli custodi della vita: non uccidere, non tradire, non rubare. Ma tutto questo l'ho sempre fatto. Eppure non mi basta. Che cosa mi manca ancora? Il ricco vive la beatitudine degli insoddisfatti, cui manca sempre qualcosa, e per questo possono diventare cercatori di tesori. Allora Gesù guardandolo, lo amò. Lo ama per quell'eppure, per quella inquietudine che apre futuro e che ci fa creature di domanda e di ricerca.
Una cosa ti manca, va', vendi, dona.... Quell'uomo non ha un nome, è un tale, di cui sappiamo solo che è molto ricco. Il denaro si è mangiato il suo nome, per tutti è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi hanno incontrato Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. E hanno un nome perché il denaro non era la loro identità. Che cosa hanno fatto di diverso questi, che Gesù amava, cui si appoggiava con i dodici? Hanno smesso di cercare sicurezza nel denaro e l'hanno impiegato per accrescere la vita attorno a sé. È questo che Gesù intende: tutto ciò che hai dallo ai poveri! Più ancora che la povertà, la condivisione. Più della sobrietà, la solidarietà. Il problema è che Dio ci ha dato le cose per servircene e gli uomini per amarli. E noi abbiamo amato le cose e ci siamo serviti degli uomini...
Quello che Gesù propone non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e pieno di relazioni. Libero, e con cento legami. Come nella risposta a Pietro: Signore, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio una vita moltiplicata. Che si riempie di volti: avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli...
Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Il Vangelo chiede la rinuncia, ma solo di ciò che è zavorra che impedisce il volo. Messaggio attualissimo: la scoperta che il vivere semplice e sobrio spalanca possibilità inimmaginabili. Allora capiamo che Dio è gioia, libertà e pienezza, che «il Regno verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme» (Vannucci). Che ogni discepolo può dire: «con gli occhi nel sole/ a ogni alba io so/ che rinunciare per te/ è uguale a fiorire» (Marcolini).
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Spesso preghiamo per chiedere qualcosa a Dio: siamo capaci di chiedere soprattutto la sapienza del cuore?
- Riusciamo a liberarci dall'eccessiva preoccupazione per il domani ricordando che la vita è solamente un rosario di oggi da vivere con intensità d'amore?
- Quale posto ha nella nostra vita l'osservanza dei precetti nell'incontro con Gesù?
7) Preghiera: Salmo 89
Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
8) Orazione Finale
O Padre, spesso siamo tentati dalle cose materiali e facciamo fatica ad affermare i valori veri: l'onestà, la generosità, l'amore verso i piccoli e verso Dio, più preziosi di ogni altra cosa. Donaci la forza di essere cristiani sinceri e uomini coerenti.