giovedì 7 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • giovedì | 7 ottobre 2021

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Lectio giovedì 7 ottobre 2021

 Giovedì della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
B.V. Maria del Rosario
 
Malachia 3, 13 - 20
Luca 11, 5 - 13
 
 
1) Orazione iniziale
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce, con l’intercessione della beata Vergine Maria, guidaci alla gloria della risurrezione.
 
 
La memoria del Rosario conduce il pensiero alle prime parole dell'Ave Maria: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te", che ripetiamo tante volte quando preghiamo il Rosario. E un modo di metterci alla presenza di Maria e nello stesso tempo alla presenza del Signore, perché "il Signore è con lei", di rimanere in maniera semplice con la Madonna, rivivendo con lei tutti i misteri della vita di Gesù, tutti i misteri della nostra salvezza. 
Il racconto dell'annunciazione a prima vista ci presenta un solo mistero, ma se guardiamo bene vi si trovano tutti i misteri del Rosario: l'annunciazione, ma anche la visitazione, perché vi si nomina Elisabetta, e il Natale di Gesù: "Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù". Anche i misteri gloriosi sono annunciati: "Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre... e il suo regno non avrà fine". E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche quelli, non descritti, ma nel loro principio. Pensiamo alla risposta di Maria all'annuncio dell'Angelo: non è un grido di trionfo, ma una parola di umiltà: "Eccomi, sono la serva del Signore", che la mette in profonda consonanza con il Servo del Signore annunciato da Isaia, il Servo che sarà glorificato, ma prima umiliato, condannato, ucciso, "trafitto per i nostri delitti". 
Maria sa, per ispirazione dello Spirito Santo, che i misteri gloriosi non possono avvenire senza passaggio attraverso l'obbedienza fiduciosa e dolorosa al disegno divino. 
I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi, come via per giungere alla gloria. 
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a capire profondamente l'unità del mistero di Cristo, perché esso si possa attuare nei suoi diversi aspetti in tutti gli eventi della nostra vita. 
Mi piace riportare, a proposito della preghiera del Rosario, un piccolo testo che trovai anni fa in una rivista benedettina: "Dì il tuo Rosario dice Dio e non fermarti ad ascoltare gli sciocchi che dicono che è una devozione sorpassata e destinata a morire. Io so che cos'è la pietà, nessuno può dire che non me ne intendo, e ti dico che il Rosario mi piace, quando è recitato bene. I Padre Nostro, le Avemarie, i misteri di mio Figlio che meditate, sono Io che ve li ho dati. Questa preghiera te lo dico io è come un raggio di Vangelo, nessuno me la cambierà. Il Rosario mi piace dice Dio semplice e umile, come furono mio Figlio e sua Madre...". 
Rinnoviamo, se è necessario, la nostra stima per il Rosario. Certo, bisogna pregarlo con rispetto, ed è meglio dirne due decine senza fretta che cinque di corsa. Ma detto con tranquillità è un modo di essere in compagnia di Maria alla presenza di Gesù. 
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2) Lettura: Malachia 3, 13 - 20
Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo: «Che cosa abbiamo detto contro di te?». Avete affermato: «È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti». 
Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve. Voi allora di nuovo vedrete la differenza fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo serve.
Ecco infatti: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.
 
3) Commento su Malachia 3, 13 - 20 
Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò. (Ml 3, 16) - Come vivere questa Parola?
Oggi incontriamo il profeta Malachia. Un minore, così piccolo che rischia di essere dimenticato. Ma le sue poche parole sono di una forza dirompente. Dal tempo dell'esilio egli annuncia un Dio che ascolta, che non si dimentica del suo popolo. Prevede la prossimità di Dio al suo popolo, espressa in modo così forte che diventerà una persona tra loro: Gesù. La predicazione di Malachia obbliga i timorati di Dio a non rimanere indifferenti e a dichiarare cosa sta loro a cuore, cosa va e cosa non va. Dio li ascolta e rinnova con loro un'alleanza sigillata dalla scrittura di un nuovo libro che aiuti a coltivare la fede e la speranza.
Signore, è sulla tua parola che noi ci muoviamo, viviamo ed esistiamo!
Ecco la voce di un profeta di oggi C. M. Martini: La Parola di Dio è ciò che vince in noi la battaglia della fede. 
 
Il passo della prima lettura è la parte conclusiva dell'ultimo scritto profetico, è la pagina che chiude l'Antico Testamento.
Si tratta di un testo del profeta Malachia, che svolse il suo ministero in un tempo di grande incertezza sociale e religiosa, Malachia raccoglie i sofferti interrogativi del suo popolo: Dio non vede l'oscuro agire degli empi? Non reagisce positivamente al ben operare dei pii? 
La risposta è che ci sarà un nuovo giorno della creazione: "il giorno che io preparo, dice il Signore".
Malachia propone due quadri, uno negativo e uno positivo.
La prima caratteristica è di segno negativo.
Sarà un giorno di giudizio, come è richiamato dall'immagine del fuoco.
Il fuoco infatti purifica, consuma.
Di tale azione saranno preda gli empi, i presuntuosi, come "paglia nel fuoco" e senza speranza "non lascia loro né radice né germoglio".
Segue l'immagine positiva che presenta il giorno del Signore come evento di salvezza, nonostante l'apparente assurdità di una vita tribolata.
Viene paragonato a "un sole di giustizia che sorge con raggi benefici", espressione ripresa nel cantico di Zaccaria, riferito a Cristo come salvatore degli uomini.
Gli avvenimenti di ogni giorno, in particolare quelli che fanno sorgere apprensioni e paure, ci fanno chiedere: "Perché Dio non fa nulla? Perché non interviene per riportare il mondo sui binari della giustizia? Verso dove sta andando questa storia a cui apparteniamo?"
La profezia di Malachia risulta più che mai attuale.
Viviamo in tempi in cui quello che più conta sembra essere l'emergere, l'avere successo.
La parola del profeta invita Israele a ritrovare la speranza perché Dio è il Signore della storia e il suo intervento è sicuro, ma non è magico e non è secondo i nostri schemi.
Occorre che noi facciamo il primo passo ci muoviamo verso la fiducia in Dio nel nostro quotidiano, scegliamo di avere fede, fiducia in lui!
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4) Lettura: Vangelo di  Luca 11, 5 – 13
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
 
5) Riflessione sul Vangelo di Luca 11, 5 - 13
Ecco un Vangelo confortante e illuminante. Gli Ebrei andavano dicendo: "E inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti". La risposta, più che nell'Antico Testamento, la troviamo nel Nuovo. I musulmani danno a Dio novantanove bellissimi nomi, ma tra questi non c'è l'appellativo "padre". Essi insistono sulla trascendenza di Dio e la loro è soltanto preghiera di sottomissione; noi invece crediamo alla rivelazione della sua paternità e la nostra preghiera è sì di sottomissione alla sua volontà, ma anche di fiducia filiale.
Gesù nel Vangelo di oggi porta l'esempio di un padre che dà al figlio da mangiare, e gli dà cose buone. Dobbiamo andare al nostro Padre celeste con la semplicità e l'insistenza dei bambini e otterremo tutto da lui. L'ultima frase sorprende, perché Gesù in modo inaspettato conclude parlando dello Spirito Santo, dono di Dio, condizione di ogni richiesta: "... quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".
Così la nostra preghiera viene orientata verso i beni ultimi. Con lo Spirito Santo abbiamo tutto: la gioia vissuta nell'azione di grazie, la pace, un atteggiamento particolare di serenità anche nella sofferenza... Sono tutti frutti dello Spirito Santo, che danno una felicità intima, profonda.
Ci rivolgiamo allora a Gesù perché ci ottenga dal Padre il dono dello Spirito Santo e lo ringraziamo per averci aperto un orizzonte sempre luminoso, per averci dato la possibilità di andare a Dio come a un Padre che ci ama e vuol donarci tutto.
 
La perseveranza nella preghiera.
Se la preghiera è essenzialmente comunione di amore con Dio, non possiamo mai e poi mai desistere dal praticarla, resteremmo privi di ciò che è essenziale per il nostro esistere e vivere. Alcuni si interrogano come mai dobbiamo reiterare le nostre richieste al Signore, se lui tutto vede e tutto conosce. La risposta è ìnsita nella nostra natura umana, corrotta dal peccato: dobbiamo colmare con la preghiera la distanza che noi, colpevolmente, abbiamo stabilito dal nostro Padre celeste, lasciando la casa paterna per vagare nell'illusione della libertà, sperperando tutti i nostri beni più preziosi. Nel dialogo possiamo stabilire la comunione, nell'umiltà della preghiera, possiamo manifestare a Lui le nostre debolezze e implorare la su forza. Non possiamo dimenticare poi la nostra fragilità e il bisogno estremo di conoscere la volontà di Dio, il suo piano di salvezza per tutti noi. Noi, istintivamente aneliamo al bene, ma non siamo più capaci né di conoscerlo, né di amarlo, né di praticarlo. Bisogna allora chiedere, cercare, bussare affinché il nostro cuore si riapra a Dio e il suo al nostro. Così rinasce l'amore, così riscopriamo il vero bene, così, pregando senza stancarci mai, impariamo l'arte sublime della preghiera. L'approdo a cui la preghiera ci conduce è la certezza di essere amati e di essere capaci di amare come Dio vuole. Scopriamo di essere suoi figli, di essere fratelli, di dover seguire le sue vie, di essere finalmente capaci di comprendere i valori della vita presente e quelli della vita futura. Rientriamo in sintonia con il nostro Padre celeste, con i nostri simili, con noi stessi. Impariamo a vivere dei beni semplici ed umili della vita, senza lasciarci soffocare dagli affanni e dalle eccessive preoccupazioni. Impariamo ad elevarci varcando senza fatica la soglia del tempo. Diventiamo cittadini del cielo ed eredi dei beni di Dio. È la più grande conquista che possiamo realizzare con la nostra fugace esistenza.
 
"Io vi dico; Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Lc 11,9) . Come vivere questa Parola?
Chiedere cercare bussare: tre verbi che esprimono l'insistenza della preghiera; sono corredati dal racconto che Gesù fa dell'uomo che, mosso da forte urgenza, di notte bussa la porta di un suo vicino. Costui, quasi paralizzato dal gran sonno, apre all'amico importuno, la cui insistenza segna vittoria.
Ecco, una caratteristica della preghiera proposta da Gesù è proprio l'insistenza nel superamento di endemici pessimismi. 
Anzitutto bisogna ammettere che siamo alle soglie del Mistero. Conviene proprio ricordare che, anche se buio, questo Mistero è attraversato da una grande luce: Dio è amore misericordioso. Se non concede qualcosa che a noi preme moltissimo, è solo perché la sua visione è infinitamente superiore alla nostra. Nella Sua visione, quel che è il vero bene delle persone spesso non coincide con ciò che a noi appare.
Sì, siamo "miopi" perché vediamo solo il presente; Dio invece vede tutto: la storia l'umanità e l'uomo singolo. Lui sa come guidare: trae luce perfino da ciò che è tenebroso.
Signore continueremo a pregare anche se a volte la risposta sembrerà vuota; crediamo fermamente che, a volte, è solo rimandata. 
Soprattutto crediamo a una realtà di fondo: il Bene (e Dio è il Sommo Bene!) sostanzialmente è tutto; il male è solo una parte. 
Rendicene sempre più convinti, e fa' che, pur nella nostra fragilità noi desideriamo sempre volere quel che Tu vuoi: per noi e per il bene di tutti.
Ecco la voce di Enzo Bianchi: "Nella Fede io canto: La mia notte non ha oscurità e tutto nella Luce diventa chiaro"
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Poiché noi abbiamo bisogno che tutto ci venga da Dio, tutto a Dio sempre dobbiamo chiedere secondo la legge della preghiera che oggi Gesù ci ha insegnato: insistere sempre. Sappiamo on dare alcuna tregua al Signore con la nostra preghiera?
- Quando Lui vive in noi, è Lui che muove il cuore nelle nostre richieste. La nostra preghiera va in questa linea?
 
 
7) Preghiera: Salmo 1
Beato l’uomo che confida nel Signore.
 
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
 
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
 
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.