mercoledì 6 ottobre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • mercoledì | 6 ottobre 2021

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Lectio mercoledì 6 ottobre 2021

Mercoledì della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)

 
Libro del Profeta Giona 4, 1 - 11 
Luca 11, 1 - 4  
 
 
1) Preghiera 
O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
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2) Lettura: Libro del Profeta Giona 4, 1 - 11  
Giona provò grande dispiacere e fu sdegnato. Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».
Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all’ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
Ma il giorno dopo, allo spuntare dell’alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d’oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere».
Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!». Ma il Signore gli rispose: «Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Nìnive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».
 
3) Commento su Libro del Profeta Giona 4, 1 - 11  
Tu hai pietà per una pianta di ricino, e io non dovrei avere pietà di Nìnive, la grande città? (Gn 4,10)  Come vivere questa Parola?
La stizza di Giona continua. Esce dalla città convertita e si mette a distanza per vedere come procede. Nel suo dialogo con Dio, si giustifica della sua prima fuga e sembra che dica a Dio che sapeva che avrebbe perdonato la città. E allora? Perché mandarlo a predicare?
Dio dona a Giona un po' di ombra, per calmarlo. A fargliela è una pianta di ricino apparsa all'improvviso. Il regalo è gradito e Giona risposa sotto l'ombra delicata del ricino, che in breve, però, secca e lascia che Giona venga stordito dal sole afoso. La reazione di Giona è nuovamente lamentosa e depressa: vuole morire e non ha né cuore né mente per cogliere il significato allegorico di quello che gli sta capitando.
 
Ci affezioniamo a cose piccole e futili e faremmo di tutto per preservarle, custodirle, salvarle. Perché nei confronti delle persone tante volte anche noi non riusciamo a coltivare sentimenti intensi come per animali e oggetti a noi cari? Il Signore qui obbliga Giona e noi a riconoscere la sua magnanimità, la sua benevolenza non come tratti di debolezza, ma come la forza di Dio che solo può cambiare il mondo.
Signore, aiutaci ad avere misericordia e un cuore come il tuo, per dare continuamente vita, generare speranza nell'esistenza nostra e degli altri.
Ecco la voce di uno teologo R. Laurentin: Si è capaci di misericordia nella misura in cui si sa di essere oggetto di misericordia.?
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 11, 1 - 4  
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 11, 1 - 4  
"Signore, insegnaci a pregare! " è la richiesta dei discepoli rivolta a Gesù, e la leggiamo nel Vangelo di oggi. Oggi dunque cercheremo di capire un po' meglio quanto grande è il nostro bisogno di imparare a pregare; soprattutto con l'aiuto della prima lettura.
L'attitudine di Giona è esattamente il contrario della prima domanda del Padre Nostro: "Padre, sia santificato il tuo nome". Giona si oppose a questa richiesta, non vuole che il nome di Dio sia manifestato. Egli lo conosce, il nome di Dio, e gli rincresce che Dio si manifesti come egli è. Infatti dice a Dio: "Io sapevo che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato!". Ecco qual è il "nome" di Dio, che vuol manifestarsi, e che Giona conosce da tutta la rivelazione biblica. Eppure non vuole che esso si manifesti nella sua vita: è una cosa che va contro i suoi gusti, contro la sua volontà di vivere. Egli è stato mandato a Ninive per profetizzare: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta! " e adesso pretende che questa profezia si realizzi, perché ne va della sua reputazione di profeta. Ma la misericordia di Dio non può mettere in atto comunque questa predizione. Dio ha inviato il suo profeta per chiamare a conversione e la sua minaccia era condizionata: "Se non vi convertite, perirete", ed ora Dio è contento che la gente di Ninive si sia convertita e di poter manifestare "il suo nome": il suo amore, la sua tenerezza, la sua misericordia. Giona invece è in collera, non vuole che il nome di Dio si manifesti. E Dio allora gli dà una lezione, perché capisca quanto profondamente egli abbia ragione di aver compassione di coloro che ha creato, come sia logico per lui perdonare, chiamare alla vita e non alla morte.
Forse non ce ne accorgiamo, ma tante volte succede anche a noi di desiderare che il nome di Dio non si manifesti come è: un Dio pieno di mitezza e di pazienza, un Dio che non interviene con violenza ma aspetta che gli uomini si convertano, un Dio che lascia sussistere il male per trarne il bene. Quante volte ci lamentiamo di Dio perché le cose non vanno come a noi sembrerebbe giusto! Noi vogliamo riuscire in quel che facciamo; noi vogliamo aver rapporti facili e tranquilli con tutti; noi vogliamo che il nostro punto di vista prevalga; noi vogliamo che i criminali siano eliminati... E Dio ci lascia sbagliare, ci lascia nelle difficoltà di rapporti, lascia che gli altri non tengano conto delle nostre opinioni, fa splendere il suo sole sui buoni e sui malvagi. Le nostre reazioni spontanee sono in contraddizione con la prima domanda del Padre Nostro: "Sia santificato il tuo nome", perché invece diciamo: "Si realizzino le mie idee, si compiano i miei desideri, trionfi il mio modo di vedere...". E le nostre idee, i nostri desideri, le nostre prospettive sono diverse da quelle di Dio. Abbiamo dunque bisogno che il Signore ci insegni a pregare, che metta in noi un desiderio profondo della sua manifestazione.
 
Luca ha posto l'insegnamento di Gesù, non su una collina, durante il discorso inaugurale di Gesù, come fa Matteo (Mt 5,1-7,29), ma sulla strada per Gerusalemme (Lc 9,51-19, 46), dopo aver lui stesso pregato (Lc 10,21-22) e dopo aver lodato Maria di Betania per aver scelto "l'unica cosa necessaria" (Lc 10,42). Cioè, Gesù realizza ciò che insegna e insegna ciò che fa: se l'unica cosa necessaria è quella di ascoltare Dio, questa è la prima cosa da fare. E insegnando ai suoi discepoli a pregare ha trasformato la preghiera in un elemento integrante della sequela
Se dunque preghiamo l'Abbà, il tenerissimo Padre nostro e dei fratelli, se chiediamo a lui che sia glorificato come si conviene e che il suo regno di giustizia, d'amore e di pace venga anche attraverso la nostra piccola vita, certo avremo la forza per diventare sempre di più, nella porzione di chiesa in cui viviamo, quel che oggi siamo chiamati a essere.
Concedici Signore di pregare come tu ci hai insegnato e di vivere l'ardente petizione: «Venga il tuo regno», che è verità e libertà di Dio e dell'uomo. Donaci di pregarla con tale perseveranza che diventi non solo il respiro desiderio del cuore, ma anche il coraggio e l'impegno liberante di tutto il nostro modo di agire e di rapportarci con quanti, come noi, saranno chiesa in cammino verso gli splendori del Regno.
Ecco la voce di un biblista, teologo, pastore italiano Carlo Maria Martini: L'educazione alla preghiera consiste sia nel cercare di favorire quelle condizioni che mettono la persona in stato di autenticità, sia nel cercare dentro di noi la voce dello Spirito che prega, per dargli spazio, per dargli voce. 
 
Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome. (Mt 11,2) - Come vivere questa Parola?
I discepoli hanno chiesto a Gesù che insegnasse loro a pregare e il Signore ha regalato, a loro e a noi, quel gioiello di preghiera che è il Padre nostro. Già l'appellativo PADRE apre cerchi di luce nei cuori perché la paternità di Dio è anche maternità, nel senso che in Lui tutto è amore che genera, vivifica, recupera, protegge e salva.
Ma poniamo un momento attenzione alle prima petizioni: "Sia santificato il Tuo nome" Ecco, già questa è una perla. Perché ci permette anzitutto di entrare in una consapevolezza profonda di quanto di bello vero e buono ci circonda, e come sia dono che chiede di diventare ciò che è chiamato ad essere: una lode del Dio Altissimo - nostro Abbà di sconfinata tenerezza.
Diciamo "sia santificato il tuo nome" e diventiamo consapevoli che, in questo momento, vediamo dalla nostra finestra splendenti nubi bianche, in mutevoli forme: bellissime. Grazie - Osanna a Te Signore! Posiamo lo sguardo su un albero di querciolo dai rami contorti e pur armonizzati tra loro. Lode a Te, Signore. Diventiamo consapevoli, vediamo non solo guardiamo, le bacche d'intenso rosso sui cespugli di rovo e quelle più piccole, di acceso vermiglio sul biancospino. E vediamo una mamma che percorre il sentiero verso la nostra porta di entrata. Vediamo, accogliamo e lodiamo. 
Sia santificato il Tuo nome. Che significa appunto: lode a Te al Tuo esserci: una Presenza tutt'altro che amorfa ma d'immenso vivificante amore che mi aiuta a vivere con pienezza il dono dell'esistenza. 
Ecco, Signore, strappaci alla meccanicità di una ripetizione abitudinaria. Destaci alla consapevolezza della lode. E sarà vita e gioia guardare il mondo con in cuore la preghiera: Sia santificato il Tuo nome.
Ecco la voce di un grande santo S. Agostino: Chi mai loda veramente, se non chi ama sinceramente? 
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6) Per un confronto personale
- Oggi i discepoli chiedono a Gesù che insegni loro a pregare. Loro vedono che Gesù prega. Non però come gli scribi, i farisei, i sommi sacerdoti, ogni altro uomo. Gesù anche nella preghiera si distingue da tutti. Qual è il segreto della preghiera di Gesù?
-  Siamo convinti che il tempo trascorso in preghiera è il più necessario, perché è in esso che la vita si ricompone?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 85
Signore, tu sei misericordioso e pietoso.
 
Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.    
 
Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.   
 
Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome. 
Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.