domenica 26 settembre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • domenica | 26 settembre 2021


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Lectio domenica 26 settembre 2021


Domenica della Ventiseiesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Lettera di Giacomo 5, 1 - 6
Marco 9, 38-43. 45. 47-48
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna.
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2) Lettura: Lettera di Giacomo 5, 1 - 6
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.
 
3) Commento su Lettera di Giacomo 5, 1 - 6
Terminiamo questa domenica la nostra lettura di Giacomo. Il brano di oggi è una dura ammonizione ai ricchi. L'autore li mette in guardia dal confidare troppo nelle proprie ricchezze. Ritornano alcuni temi cari ai profeti e anche ai Sinottici. La ricchezza non può sostituire la fede in Dio, ma soprattutto è spesso frutto di ingiustizia e di sfruttamento del povero. È quindi necessario stare attenti all'avidità di denaro e al suo utilizzo a scopi egoistici.
 
1 Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! 
Nel suo discorso Giacomo ora parla ai ricchi della sua comunità. Li invita a piangere perché la loro felicità durerà ancora poco. C'è un tremendo destino che li aspetta.
 
2 Le vostre ricchezze sono marce, 3i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 
Le ricchezze terrene non possono durare a lungo. C'è una decomposizione, una ruggine che non riguarda tanto i beni in sé, ma il significato che essi assumono nel tempo, se non vengono usati per uno scopo nobile. La ruggine non può ricoprire l'oro, ma l'accumulo dei beni a scopo egoistico si può ergere come accusatore verso il suo proprietario nel giorno del giudizio. Avete accumulato tesori è un'affermazione ironica. La quantità dei tesori sarà un motivo ancora più grande di condanna.
 
4 Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. 
La ricchezza molto spesso è legata all'ingiustizia. I braccianti che hanno lavorato per i ricchi non sono stati pagati. Il loro grido è stato ascoltato da Dio e la Sua punizione non tarderà.
 
5 Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Il salario sottratto ai lavoratori diventa mezzo di piaceri e di gozzoviglie. Essi si stanno preparando al giorno della punizione e della strage.
 
6 Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza. 
Non solo vi è stata l'ingiustizia del mancato salario pagato ai lavoratori. C'è anche l'ingiusta condanna e la morte del giusto che non poteva opporre resistenza. Troppo spesso legata alla ricchezza c'è la prevaricazione, mascherata di giustizia.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 9, 38-43. 45. 47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 9, 38-43. 45. 47-48
Nell’episodio del Vangelo, Gesù dice all’apostolo Giovanni di non ostacolare chi opera nel Suo nome perché anche se non è ufficialmente dei discepoli non può fare un miracolo nel Suo nome e poi parlare male di Lui. Gesù così allarga la cerchia degli amici: chi non è contro di Lui è per Lui: per noi oggi è un invito ad allargare gli orizzonti e a vedere chi opera il bene come un amico a qualsiasi gruppo appartenga, insieme a chi è su posizioni simili alle nostre. Gesù non è appannaggio di nessuno e nessuno può accaparrarselo solo per sé come se fosse una “proprietà privata”: questo vale anche per la Chiesa, la Sua Comunità.
Il detto di Gesù sul bicchiere d’acqua dato ai suoi discepoli e la ricompensa che ne consegue è un’ulteriore conferma dell’apertura di Gesù a coloro che non sono suoi discepoli ma usano delle attenzioni verso di essi: ogni gesto di carità non solo è bene accetto ma anzi sarà ricompensato; è bellissima l’apertura di cuore di Gesù, che allarga anche i nostri cuori e ci aiuta a riconoscere ed accettare il bene, da qualunque parte arrivi.
L’evangelista Marco, collegandosi ad altri detti di Gesù, riporta anche alcune sentenze contro chi dà scandalo, cioè crea inciampo nella fede, facendo cadere chi è debole. Le espressioni del Signore sono molto forti, a significare la gravità dell’ostacolare un fratello incerto nella fede.
Le affermazioni successive sono conseguenti e molto forti: è meglio perdere l’integrità del corpo ma essere in comunione con Gesù piuttosto che conservare tutto e andare in perdizione. Per noi queste affermazioni del Signore sono motivo di riflessione: Quanto siamo attenti a non ostacolare un fratello nella fede, a non creare una frattura nel suo rapporto con Gesù?
E poi, circa il nostro rapporto con il Maestro: Siamo disposti a rinunciare a quegli aspetti di noi che ci ostacolano nella sequela di Gesù e nel cammino verso la vita eterna? Dobbiamo interrogarci con
sincerità e con onestà, perché non è difficile che in certi aspetti della nostra persona siamo più attaccati a noi stessi che a Dio: se così fosse chiediamo con umiltà la Grazia di Dio per la conversione, ne va della nostra salvezza!
 
Dio è libero nel suo agire, ma è anche Padre di tutti.
"Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era uno dei nostri". Questo è quanto si premura Giovanni di riferire a Gesù, preoccupato di una invasione indebita di campo. Dio è tutt'altro. Egli è libero di concedere i suoi doni a chi vuole; agisce al di là dei nostri pensieri e delle stesse strutture sacre. Siamo avvertiti di non concepire la potenza e la presenza di Gesù Cristo come un nostro riservato 'possesso', di non intendere la comunità cristiana, come un gruppo, quello dei 'nostri', chiuso ed esclusivo; di non invidiare o misconoscere il bene che possiamo incontrare fuori dei confini visibili, tracciati dai nostri calcoli. La comunione con Cristo può istituirsi di là dalle condizioni e dalle attese che partono da noi. Questo non può sorprendere se non chi presume di essere amico di Gesù, dimenticando che il suo 'nome' Gesù (Dio salva), la sua signoria redentiva, la sua presenza salvifica, sono il fondamento della salvezza per tutti gli uomini. "Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto". La vera appartenenza alla comunità dei 'suoi' è quel fare nel 'suo nome', perfino col solo "dare da bere un bicchiere d'acqua". Che merita non è la grandiosità dell'azione, ma l'animo con cui essa viene compiuta. Oltre che seminatori di amore, si può essere, tragicamente, seminatori di morte mediante lo scandalo. Chi tenta di bloccare il cammino spirituale dei "piccoli che credono in me, è meglio, che venga gettato in mare con una macina d'asino". Tale severità spiega la gravità della situazione che il lettore-ascoltatore deve percepire in tutta la sua urgenza e ciò "sarebbe meglio" per lui, rispetto allo scandalo che ha dato. Questa idea viene articolata nei versetti successivi con tre affermazioni estreme. Sono addotti tre elementi che racchiudono tutta la vita: la mano, simbolo dell'attività, il piede, simbolo del comportamento, l'occhio, simbolo della relazione con gli altri. Come a dire: la comunione con Dio è un bene supremo da custodire anche a costo di subire qualche menomazione del corpo.
 
Si può essere di Cristo senza appartenere al gruppo dei Dodici.
Maestro, c'era uno che scacciava demoni e volevamo impedirglielo, perché non era dei nostri. Un uomo, che liberava altri dal male e li restituiva alla vita, viene bloccato dai seguaci di Gesù.
Giovanni si fa portavoce di una mentalità gretta, fatta di barriere e di muri, per la quale non conta la vita piena dell'uomo, il vero progetto di Gesù, ma la difesa identitaria del gruppo, il loro progetto deviato.
Mettono quindi l'istituzione prima della persona, la loro idea prima dell'uomo: il malato può aspettare, la felicità può attendere.
Ma la "bella notizia" di Gesù non è un nuovo sistema di pensiero, è la risposta alla fame di più grande vita. Il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione.
Infatti Gesù sorprende i suoi: chiunque aiuta il mondo a liberarsi e fiorire è dei nostri. Semini amore, curi le piaghe del mondo, custodisci il creato? Allora sei dei nostri. Sei amico della vita? Allora sei di Cristo.
Quanti seguono il Vangelo autentico, senza neppure saperlo, perché seguono l'amore.
Si può essere di Cristo, senza appartenere al gruppo dei dodici.
Si può essere uomini e donne di Cristo, senza essere uomini e donne della chiesa, perché il regno di Dio è più vasto della chiesa, non coincide con nessun gruppo.
Allora impariamo a godere e a ringraziare del bene, da chiunque sia fatto.
Quelli non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora e i partiti di oggi, le chiese e le nazioni davanti ai migranti. Invece Gesù era l'uomo senza barriere, uomo senza confini, il cui progetto è uno solo: voi siete tutti fratelli.
Gli esseri umani sono tutti dei nostri e noi siamo di tutti, siamo gli "amici del genere umano" (Origene).
Tante volte ci sentiamo frustrati, impotenti, il male è troppo forte. Gesù dice: tu porta il tuo bicchiere d'acqua, fidati, il peggio non prevarrà.
Se tutti i miliardi di persone portassero il loro bicchiere d'acqua, quale oceano d'amore si stenderebbe a coprire il mondo. Basta un sorso d'acqua per essere di Cristo.
Ma l'annuncio di Gesù si fa più coraggioso: Ti darò cento fratelli, se mi segui (Mt 19,29) e intendeva dire: cento cuori su cui riposare, ma anche cento labbra da dissetare.
Il Vangelo termina con parole dure: se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali. Gesù ripete un aggettivo: il tuo occhio, la tua mano, il tuo piede. Non dare sempre la colpa del male agli altri, alla società, all'infanzia, alle circostanze. Il male si è annidato dentro di te: è nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore. Cerca il tuo mistero d'ombra e convertilo.
La soluzione non è una mano tagliata, ma una mano convertita. A offrire il suo bicchiere d'acqua.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
1) Nelle nostre famiglie/Comunità quale spazio concediamo alle voci profetiche che ci interpellano? Alle scelte profetiche sul piano della vita quotidiana? Quale testimonianza diamo al Regno di Dio che è tra noi? Viviamo da ricchi o da poveri? Quale valore e spazio diamo alla sobrietà? Alla scelta di uno stile di vita essenziale? Siamo abituati a servirci in negozi “di lusso” dove i poveri non oserebbero neppure entrare? 
2) Come definiremmo il «Regno di Dio»? 
3) La nostra comunità cristiana come si orienta nei confronti della povertà, a tutti i livelli in cui essa si manifesta? La nostra è, sì, la Chiesa di tutti, ma soprattutto la «Chiesa dei poveri», degli affaticati, dei «camminatori di domande»? Che cosa facciamo concretamente per accogliere il «diverso»? Il diverso nel colore della pelle... nella cultura... nelle abitudini... nel frequentare la Chiesa... nella fatica del credere...?
 
 
7) Preghiera: Salmo 18
I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
 
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
 
Il timore del Signore è puro, 
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.          
 
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
 
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
 
 
8) Orazione Finale
Signore Gesù, aiutaci a distaccare il nostro cuore dai beni che passano. Tu che sei sempre accanto a noi, rendi il nostro cuore umile e accogliente come il tuo.