giovedì 23 settembre 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • giovedì | 23 settembre 2021


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Lectio giovedì 23 settembre 2021


Giovedì della Venticinquesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Pio da Pietrelcina
 
 
Profeta Aggeo 1, 1 - 8
Luca 9, 7 - 9
 
 
1) Orazione iniziale
Dio onnipotente ed eterno, per grazia singolare hai concesso al sacerdote san Pio (da Pietrelcina) di partecipare alla croce del tuo Figlio, e per mezzo del suo ministero hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia; per sua intercessione, concedi a noi, uniti costantemente alla passione di Cristo, di giungere felicemente alla gloria della risurrezione.
 
San Pio nacque a Pietrelcina presso Benevento (Italia) nel 1887. Entrò nell’ordine dei Frati minori cappuccini e, promosso al presbiterato, esercitò con grandissima dedizione il ministero sacerdotale soprattutto nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia. Servì nella preghiera e nell’umiltà il popolo di Dio attraverso la direzione spirituale, la riconciliazione dei penitenti e una particolare cura per i malati e i poveri. Pienamente configurato a Cristo Crocifisso, portò a compimento il suo cammino terreno il 23 settembre 1968.
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2) Lettura: Profeta Aggeo 1, 1 - 8
L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote. «Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”». 
Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore».
 
3) Commento sul  Profeta Aggeo 1, 1 - 8
All'inizio della settimana abbiamo ascoltato il racconto del ritorno dall'esilio nel libro di Esdra, al tempo di Ciro. Con il profeta Aggeo siamo al tempo di Dario, successore di Ciro, molti anni dopo. Ritornati in patria, gli Israeliti avevano subito innalzato un altare, ma non ricostruito il tempio. Passarono gli anni, ed essi si costruirono le proprie comode case, ma non trovarono mai né il tempo né i mezzi per ricostruire la casa di Dio. E il Signore, per bocca del profeta Aggeo, se ne lamenta: "Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre la mia casa è ancora in rovina?".
Questo è occasione di un esame di coscienza, perché spesso abbiamo noi pure la tentazione di interessarci prima della nostra "casa" e di lasciare in abbandono la casa del Signore. Quando si tratta dei nostri interessi siamo impazienti, le cose non ci sembrano mai fatte in tempo; gli interessi di Dio invece possono sempre aspettare. Per la televisione, ad esempio, il tempo c'è sempre, ma ce n'è altrettanto per cercare di approfondire un po' le nostre conoscenze in fatto di religione? Diciamo che abbiamo anche bisogno di distrarci un po', di riposarci, ed è vero. Ma se guardiamo dentro noi stessi con sincerità, davanti al Signore, dobbiamo ammettere che sovente non è il bisogno di riposo a guidarci nelle scelte, ma l'amor proprio, l'egoismo, l'indolenza.
 
Dopo il rimprovero, il Signore fa una constatazione: "Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame... Riflettete bene sul vostro comportamento!". La vita non dà vere soddisfazioni. Gli Israeliti che antepongono i loro interessi a quelli di Dio non gustano né successo né gioia, perché manca loro la cosa più importante, che sarebbe cercare veramente il servizio e la gloria del Signore. Perfino nelle privazioni allora c'è gioia piena, perché c'è quello che più conta. Chi invece cerca solo il proprio interesse giunge a una specie di disgusto, di insoddisfazione profonda di tutto, perché vien meno alla vera vocazione dell'uomo, che è la generosità, la fedeltà al Signore.
Chiediamo a lui di darci la premura di servirlo, di non cercare i nostri ma i suoi interessi prima di tutto, di aumentare la nostra vigilanza perché facciamo davvero le cose importanti, per avere la consolazione di sentirci dire: "Ecco, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria".
 
Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco... (Ag 1,5-6) - Come vivere questa Parola?
L'imperativo che oggi ci raggiunge ben due volte è chiaro: ripariamoci per un po' di tempo in solitudine e riflettiamo, sui nostri comportamenti. Un esame di coscienza più approfondito che però ci porti anche a qualche proposito concreto da vivere oggi... e domani. 
In fondo è questo l'intento del profeta Aggeo che bussa sulle nostre coscienze come lo ha faceva nel 5° secolo ricordando agli esiliati ormai ritornati in Israele quali dovrebbero essere le priorità della vita. Esitavano infatti nel mettersi al lavoro per la ricostruzione del tempio. Perché anche allora il popolo si scontrava con la crisi economica, con la precarietà di lavoro e i prezzi alle stelle. Anche allora molti si richiudevano negli affari propri, senza rendersi conto né del fratello nel bisogno né del Signore dell'alleanza. Per questo, anche allora, sfuggiva tutto tra le mani: qualsiasi sforzo sembrava non portasse l'esito sperato.
Ricostruire il tempio del Signore rappresentava soprattutto riorganizzare i valori della vita. Per questo il profeta ci scuote a riflettere, a riprendere in mano il nostro lavoro quotidiano tenendo conto della giusta scaletta dei valori. Cosa / Chi è al primo posto?
Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare (Salmo 16,8).
Ecco la voce del papa Francesco [udienza generale, mercoledì, 26 giugno 2013]: Ciò che era prefigurato nell'antico Tempio, è realizzato, dalla potenza dello Spirito Santo, nella Chiesa: la Chiesa è la "casa di Dio", il luogo della sua presenza, dove possiamo trovare e incontrare il Signore; la Chiesa è il Tempio in cui abita lo Spirito Santo che la anima, la guida e la sorregge.
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4) Lettura: dal Vangelo di Luca 9, 7 - 9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
 
5) Riflessione sul Vangelo di Luca 9, 7 - 9  
Chi è dunque costui del quale sento dire tali cose?
Il Vangelo di Luca riferisce che Erode sentì parlare di quello che faceva Gesù e si preoccupava di capire chi fosse "e cercava di vederlo". Ciò serve per l'evangelista a tenere desta l'attenzione dei lettori del Vangelo che ormai si domandano "chi è costui del quale si sentono dire tali cose?" Nel piano di Dio la nostra salvezza consiste precisamente nel vedere Cristo e nel riconoscerlo come il termine della nostra speranza. Questo desiderio di vedere il Cristo, Dio l'ha nascosto nel cuore di ogni uomo. Cercando la verità, la pace, la giustizia nella vita, cercando l'amore vicendevole, la liberazione dai mali che incombono su di noi, noi cerchiamo la nostra salvezza, anche quando non sappiamo ancora che la nostra salvezza è già stata incarnata da Dio nel suo Unigenito e si chiama Gesù Signore, per tutti Salvatore. Il tetrarca Erode che cerca di vedere Gesù è l'uomo di ogni tempo che mosso da una perenne inquietudine vuole vedere la sua propria salvezza, ma deve andare oltre, perché Erode pur ascoltando non accoglieva quanto gli veniva detto. È evidente che noi non possiamo lasciare che questa spinta verso Cristo sia lasciata a se stessa. Voler vedere Cristo non è dunque possibile all'adulto trascurato o che si trincera dietro i suoi mille affari. Comunque il luogo dove tutti sono chiamati a cercarlo e a riconoscerlo, è proprio quello della croce. È così per il centurione, per il buon ladrone. Agostino dice: "Io, Signore, ti cerco, perché tu mi cerchi". E la conferma l'abbiamo dalla stessa voce di Gesù. "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".
 
Il vangelo di oggi presenta la reazione di Erode alla predicazione di Gesù. Erode non sa come porsi davanti a Gesù. Aveva ucciso Giovanni Battista ed ora vuole vedere Gesù da vicino. L’orizzonte sembra minacciato.
 
Luca 9,7-8: Chi è Gesù? Il testo inizia con l’esposizione delle opinioni della gente e di Erode su Gesù. Alcuni associavano Gesù a Giovanni Battista e a Elia. Altri lo identificavano con un Profeta, cioè con una persona che parla a nome di Dio, che ha il coraggio di denunciare le ingiustizie dei poderosi e che sa animare la speranza dei piccoli. È il profeta annunciato nell’Antico Testamento come un nuovo Mosè (Dt 18,15). Sono le stesse opinioni che Gesù stesso raccoglie dai discepoli quando domanda:"Chi sono io secondo la gente?” (Lc 9,18). Le persone cercavano di capire Gesù partendo da cose che loro conoscevano, pensavano e speravano. Cercavano di inquadrarlo nei criteri familiari dell’Antico Testamento con le sue profezie e speranza, e nella Tradizione degli Antichi con le loro leggi. Ma erano criteri insufficienti. Gesù non vi entrava, lui era più grande!
 
Luca 9,9: Erode vuole vedere Gesù. Ma Erode diceva “Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?” E cercava di vederlo. Erode, uomo superstizioso e senza scrupoli, riconosce di essere lui l’assassino di Giovanni Battista. Ora vuole vedere Gesù. In questo modo Luca suggerisce che le minacce incominciano a spuntare sull’orizzonte della predicazione di Gesù. Erode non ha avuto paura di uccidere Giovanni. Non avrà paura di uccidere Gesù. D’altro canto, Gesù, non ha paura di Erode. Quando gli dissero che Erode cercava di prenderlo per ucciderlo, gli mandò a dire: “Andate a dire a quella volpe: ecco io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; ed il terzo giorno avrò finito” (Lc 13,32). Erode non ha potere su Gesù. Quando nell’ora della passione, Pilato manda Gesù ad essere giudicato da Erode, Gesù non risponde nulla (Lc 23,9). Erode non merita risposta.
 
Da padre a figlio. A volte si confondono i tre Erodi che vissero in quell’epoca, poi i tre appaiono nel Nuovo Testamento con lo stesso nome:
a) Erode, chiamato il Grande, governò su tutta la Palestina dal 37 a. Cristo. Lui appare alla nascita di Gesù (Mt 2,1). Uccise i neonati di Betlemme (Mt 2,16).
b) Erode, chiamato Antipas, governò sulla Galilea dal 4 al 39 dopo Cristo. Appare nella morte di Gesù (Lc 23,7). Uccise Giovanni Battista (Mc 6,14-29).
c) Erode, chiamato Agrippa, governò su tutta la Palestina dal 41 al 44 dopo Cristo. Appare negli Atti degli Apostoli (At 12,1.20) e uccise l’apostolo Giacomo (At 12,2).
 
Quando Gesù aveva più o meno quattro anni, il re Erode morì. Era lui che aveva fatto uccidere i neonati di Betlemme (Mt 2,16). Il suo territorio fu diviso tra i figli, Archelao, ricevette il governo sulla Giudea. Era meno intelligente di suo padre, ma più violento. Quando assunse il potere, furono massacrate circa 3000 persone sulla pizza del Tempio! Il vangelo di Matteo dice che Maria e Giuseppe, quando seppero che questo Archelao aveva assunto il governo della Giudea, ebbero paura di ritornare per quel cammino e si ritirarono a Nazaret, in Galilea (Mt 2,­22), governata da un altro figlio di Erode, chiamato Erode Antipa (Lc 3,1). Questo Antipa durò oltre 40 anni. Durante i trenta e tre anni di Gesù non ci furono cambiamenti nel governo della Galilea.
 
Erode il Grande, il padre di Erode Antipa, aveva costruito la città di Cesarea Marittima, inaugurata nell’anno 15 prima di Cristo. Era il nuovo porto di sbocco dei prodotti della regione. Doveva competere con il grande porto di Tiro nel Nord e, così, aiutare a svolgere il commercio nella Samaria e nella Galilea. Per questo, fin dai tempi di Erode il Grande, la produzione agricola in Galilea iniziava ad orientarsi non più a partire dai bisogni delle famiglie, come succedeva prima, ma partendo dalle esigenze del mercato. Questo processo di mutazione nell’economia continuò durante tutto il governo di Erode Antipa, oltre quarant’anni, e trovò in lui un organizzatore efficiente. Tutti questi governatori erano ‘servi del potere’. Infatti chi comandava in Palestina, dal 63 prima di Cristo, era Roma, l’Impero.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• È bene chiedersi sempre: Chi è Gesù per me?
• Erode vuole vedere Gesù. Era una curiosità superstiziosa e morbosa. Altri vogliono vedere Gesù perché cercano un senso per la loro vita. Ed io che motivazione ho che mi spinge a vedere ed incontrare Gesù?
 
 
7) Preghiera: Salmo 149
Il Signore ama il suo popolo.
 
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.
 
Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
 
Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli.