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- giovedì | 16 settembre 2021
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Lectio giovedì 16 settembre 2021
Giovedì della Ventiquattresima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santi Cornelio e Cipriano
1 Lettera a Timoteo 3, 14 - 16
Luca 7, 31 - 35
1) Orazione iniziale
O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano, pastori generosi e martiri intrepidi, con il loro aiuto rendici forti e perseveranti nella fede, per collaborare assiduamente all'unità della Chiesa.
Cornelio (210 c. - 253), pontefice e pastore di animo grande e misericordioso, molto operò per il recupero e la riconciliazione dei cristiani che avevano ceduto alle persecuzioni, mentre difese l’unità della Chiesa contro gli scismatici novaziani, confortato dalla solidarietà di san Cipriano. Morì a Civitavecchia (Roma), esiliato dall’imperatore Gallo, e fu sepolto nel cimitero di Callisto.
Cipriano (Cartagine, Tunisia, 210 c. - Sesti, presso Cartagine, 14 settembre 258), convertitosi dal paganesimo nel 245, divenne vescovo di Cartagine nel 249. Fra i massimi esponenti, insieme a Tertulliano, della prima latinità cristiana, nel suo magistero diede un notevole contributo alla dottrina sull’unità della Chiesa raccolta intorno all’Eucaristia sotto la guida del vescovo. Morì martire nella persecuzione di Valeriano.
I loro nomi sono nell’elenco del Canone Romano.
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2) Lettura: 1 Lettera a Timoteo 3, 14 - 16
Figlio mio, ti scrivo tutto questo nella speranza di venire presto da te; ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria.
3) Commento su1 Lettera a Timoteo 3, 14 - 16
Siamo alle ultime battute della seconda lettera a Timoteo. Paolo gli affida le sue ultime volontà e lo mette in guardia dai falsi profeti e da coloro che si mettono a predicare solo per la bramosia di guadagnare denaro. Timoteo viene esortato a rimanere vigilante e a far tesoro di ciò che ha imparato fin dalla sua infanzia. Deve essere un uomo di Dio "completo e preparato", come Paolo gli ha insegnato.
14 Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso
Paolo esorta Timoteo a non comportarsi in modo superficiale e venale. Lo esorta a rimanere fermo in ciò che ha imparato. Il verbo utilizzato per imparare è manthanein, che ben si accorda con il rimanere fermo e il "sapere-ricordare". C'è una solida formazione che Timoteo ha ricevuto, dalla sua famiglia e da Paolo stesso. Non sbaglierà mai se non si distoglie da questa sua formazione.
15 e conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.
Accanto alla formazione ricevuta in famiglia, Timoteo ha potuto studiare approfonditamente anche le sacre Scritture. I testi sacri sono autorevoli e sicuri, comunicano la via della salvezza che si percorre grazie alla fede in Gesù Cristo. È la fonte della sapienza che sostituisce la Legge mosaica, dona una salvezza che non si basa più su una prassi etica ideale, ma deriva dalla fede che si ripone in Cristo.
16 Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia,
Questa è una delle frasi della Bibbia che è stata più studiata, smontata pezzo per pezzo e rimontata. Ci parla dell'efficacia della Scrittura. Non si tratta di lettera morta, ma è uno strumento valido per giungere alla giustizia. I quattro verbi utilizzati indicano diverse fasi di questa crescita/formazione alla giustizia dell'uomo davanti a Dio. Il primo è il più importante, gli altri ne sono un approfondimento: insegnare è volto a convincere alla verità che si insegna, poi nel rapporto di insegnamento c'è la correzione (il far notare gli sbagli) e l'educazione (il tirare fuori quello che c'è di buono).
Continua il testamento spirituale di Paolo, che assume anche toni accorati nella sua esortazione. Paolo lo scongiura utilizzando una frase presa a prestito dalla liturgia. Si tratta di una delle affermazioni più importanti della fede cristiana. Gesù verrà a giudicare i vivi e i morti. Timoteo nel momento del giudizio dovrà rendere conto se ha compiuto o meno quanto Paolo gli ha scongiurato di fare.
Cosa deve fare Timoteo? Deve inserirsi nella dinamica della Scrittura che abbiamo visto al versetto 16: deve annunciare la Parola in ogni situazione, non rinunciare mai alla sua missione di predicatore e di maestro. Deve richiamare coloro che stanno andando per vie sbagliate, arrivare anche a rimproverarli.
Deve rinvigorire quelli che sono un po' fiacchi, deve darsi da fare perché la Parola, la Scrittura possa produrre i suoi frutti in quelli che lo ascoltano, perché divengano uomini e donne completi, pronti per ogni opera buona.
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4) Lettura: dal Vangelo di Luca 7, 31 - 35
In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
5) Riflessione sul Vangelo di Luca 7, 31 - 35
Distratti alle sollecitazioni divine.
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” Gli eventi tristi e lieti della vita, la stessa voce di Dio ci colgono talvolta distratti, distaccati e superficiali. Gesù ci ha invitato invece a saper leggere i segni dei tempi; egli vuole che la storia sia letta alla luce di Dio e non solo con la nuda razionalità umana. Dobbiamo rendere giustizia alla sapienza. È arcana, divina la pedagogia del Signore. Non possiamo però esimerci dal leggere con gli occhi dello Spirito quanto accade fuori e dentro di noi. Rischiamo così, come spesso accade, di ridurre a cronaca la storia e a scarni eventi l’azione di Dio e i suoi interventi. Cadono nel nulla, nel vuoto e nel deserto degli spiriti le voci dei profeti, la voce del figlio di Dio, la sua stessa venuta tra noi assume le caratteristiche di un fugace passaggio di un illustre condannato e le sue massime di vita ridotte a slogan da scordare. Oggi anche noi cristiani siamo vittime dei media che hanno assunto il compito di fornirci la notizia lampo e di spettacolarizzare gli eventi. Tutto viene riferito in fretta, la notizia anche la più drammatica scorre veloce per fare spazio a quella successiva; il giornale invecchia in poche ore e tutto corre a ritmi vertiginosi. Come sarebbe utile fermare i pensieri al punto giusto, essere capaci di sane valutazioni, saper trarre le migliori conclusioni dalle voci e dagli eventi del mondo e soprattutto dalla voce di Dio!
Luca 7,31: A chi dunque vi paragonerò? Gesù è colpito dalla reazione della gente e dice: “A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?” Quando una cosa è evidente e le persone, o per ignoranza o per cattiva volontà, non percepiscono né vogliono percepire, è bene trovare un paragone evidente che riveli loro l’incoerenza e la cattiva volontà. E Gesù è maestro nel trovare paragoni che parlano da soli.
Luca 7,32: Come bambini senza giudizio. Il paragone che Gesù trova è questo. Voi siete simili “a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” In tutto il mondo, i bambini viziati hanno la stessa reazione. Reclamano quando gli altri non fanno ed agiscono come dicono loro. Il motivo della lamentela di Gesù e il modo arbitrario con cui la gente nel passato ha reagito dinanzi a Giovanni Battista e come ora reagisce dinanzi a Gesù.
Luca 7,33-34: La loro opinione su Giovanni e Gesù. “È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.” Gesù fu discepolo di Giovanni Battista, credeva in lui e si fece battezzare da lui. In occasione di questo battesimo nel Giordano, ebbe la rivelazione del Padre rispetto alla sua missione di Messia Servo (Mc 1,10). Allo stesso tempo, Gesù risalta la differenza tra lui e Giovanni. Giovanni era più severo, più ascetico, non mangia, né beve. Rimaneva nel deserto e minacciava la gente con il castigo del Giudizio Finale (Lc 3,7-9). Per questo, dicevano che aveva un demonio, che era posseduto. Gesù era più accogliente, mangiava e beveva come tutti. Andava nei villaggi ed entrava nelle case della gente, accoglieva gli esattori e le prostitute. Per questo dicevano che era mangione e beone. Pur generalizzando le sue parole nei riguardi degli “uomini di questa generazione” (Lc 7,31), probabilmente, Gesù ha in mente l’opinione delle autorità religiose che non credono in Gesù (Mc 11,29-33).
Luca 7,35: La conclusione ovvia a cui giunge Gesù. E Gesù termina con questa conclusione: “Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli.” La mancanza di serietà e di coerenza spunta chiaramente nell’opinione che hanno di Gesù e di Giovanni. La cattiva volontà è così evidente che non ha bisogno di prove. Ciò ricorda la risposta di Giobbe ai suoi amici che credevano di essere saggi: “Magari taceste del tutto! Sarebbe per voi un atto di sapienza!” (Giobbe 13,5).
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Chi mi ha introdotto nella fede in Gesù Cristo?
- Conosco abbastanza bene le Scritture?
- Mi sento preparato a compiere ogni opera buona?
- Quando esprimo la mia opinione sugli altri sono come i farisei e gli scribi? Loro esprimevano solo i loro preconcetti e non dicevano nulla di buono sulle persone che erano giudicate da loro.
7) Preghiera: Salmo 110
Grandi sono le opere del Signore.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore: le ricerchino coloro che le amano.
Il suo agire è splendido e maestoso, la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie: misericordioso e pietoso è il Signore.
Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l’eredità delle genti.