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- lunedì | 13 settembre 2021
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Lectio lunedì 13 settembre 2021
Lunedì della Ventiquattresima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Giovanni Crisostomo
1 Lettera a Timoteo 2, 1 - 8
Luca 7, 1 - 10
1) Orazione iniziale
O Dio, sostegno e forza di chi spera in te, che ci hai dato in san Giovanni Crisostomo un vescovo mirabile per l’eloquenza e per l’invitta costanza nelle persecuzioni, fa’ che il popolo cristiano, illuminato dalla sua dottrina, sappia imitare la sua fortezza evangelica.
Il Crisostomo (Antiochia c. 349 - Comana sul Mar Nero 14 settembre 407) fu annunziatore fedele della parola di Dio, come presbitero ad Antiochia (386-397) e come vescovo a Costantinopoli (397-404). Qui si dedicò all’evangelizzazione e alla catechesi, all’opera liturgica, caritativa e missionaria. L’anafora eucaristica da lui rielaborata in forma definitiva sull’antico schema antiocheno è ancor oggi la più diffusa in tutto l’Oriente. La sua predicazione nel campo morale e sociale gli procurò dure opposizioni e infine l’esilio (404-407), dove morì. Nella sua opera di maestro e dottore ha rilievo il commento alle Scritture, specialmente alle lettere paoline, e il suo contributo alla dottrina eucaristica.
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2) Lettura: 1 Lettera a Timoteo 2, 1 - 8
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
3) Commento su 1 Lettera a Timoteo 2, 1 - 8
Nella prima lettura l'apertura universale dell'amore di Cristo si manifesta attraverso le esortazioni di san Paolo, che raccomanda che "si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini". La comunità cristiana non può richiudersi su se stessa, è chiamata ad essere portatrice di grazie per tutti, ci è richiesta una totale apertura di cuore.
"C'è un solo Dio e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù", quindi la sua mediazione ha valore universale e deve essere proposta a tutti.
San Paolo precisa che i cristiani devono pregare in modo speciale per i governanti: "Per i re scrive e per tutti quelli che stanno al potere". I governanti hanno una responsabilità pesante, importante, li dobbiamo compassionare sinceramente, anche perché sono soggetti a tentazioni più forti degli altri uomini; un pensatore ha detto: "il potere corrompe", e il potere assoluto corrompe assolutamente; c'è un rischio tremendo per chi sta al potere, il rischio di abusarne a proprio profitto, per il proprio interesse. Il risultato naturalmente è l'ingiustizia che si diffonde liberamente. Per questo motivo è tanto necessario pregare per i governanti. Noi cristiani dobbiamo avere il senso della preghiera universale, aprire davvero il nostro cuore ai bisogni del mondo intero, non essere sempre preoccupati dei nostri interessi, dei nostri bisogni, delle nostre necessità, o di quelle dei nostri cari. Certamente dobbiamo avere un effetto particolare e una particolare cura per chi ci sta vicino, però, se vogliamo essere uniti al cuore di Gesù, dobbiamo nutrire nella preghiera una carità che si estenda a tutti, pregare e anche ringraziare dice san Paolo a nome di tutti gli uomini. Aprendo largamente il nostro cuore, riceviamo anche largamente le grazie del Signore e il suo amore universale.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 7, 1 - 10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 7, 1 - 10
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
Una serie di relazioni, che possono avere del sorprendente, si intrecciano, nell'episodio che ci propone la liturgia odierna. Si narra di un miracolo di Gesù; uno dei tanti, potremmo dire. Eppure in esso troviamo qualcosa di diverso e di speciale. Non possiamo dimenticare che Gesù, comunque opera sempre nel rispetto di chi gli sta davanti; ogni suo gesto, ogni parola assume significati che risuonano sempre in modo personale. Oggi, il centro è nella figura del centurione, pagano e romano che però è ben voluto dal popolo; è lui che ha fatto costruire la sinagoga. Il rispetto della religione altrui e la sua bontà di cuore sono apprezzati da tutti. Non sorprende, allora, che egli stesso si preoccupi seriamente della salute di un suo servo. Ancora un tratto che mostra come questo centurione sappia vivere nel rispetto altrui e nell'amore il suo posto di responsabilità. Gesù è ben consapevole di questo quando lo incontra. Le buone qualità di quell'uomo si esprimono, però totalmente proprio nell'incontro con il Signore. Incontro di fede, come ammetterà lo stesso Gesù; fede vera e vissuta. Fede vera perché il centurione si affida completamente a Gesù; è una fede si affida pienamente in quello che Gesù avrebbe potuto fare. Fede vissuta veramente come dimostra l'atteggiamento del centurione stesso. Si pone davanti a Gesù in modo umile, riconoscendo la sua potenza ed il proprio essere limitato. Potremo chiederci, quanto in realtà fosse consapevole questa fede. Il centurione proviene da un'altra religiosità, completamente diversa. Il dubbio se il centurione sia pienamente consapevole della messianicità divina di Gesù Cristo è legittimo. Il suo interesse per la costruzione della sinagoga è stato solo un atto di cortesia o il centurione, anche in questo, ha dimostrato un interesse per la ricerca della religione vera? Non conosciamo la risposta a questa domanda; Gesù l'avrà letta nel cuore; non era interessato a questo. Egli ha visto una sincerità piena, una umiltà e disposizione ad accogliere la sua salvezza e su questa fede ha operato il miracolo. Poniamoci anche noi in questo atteggiamento di umiltà che si dimostra nell'amore e nel rispetto altrui.
Il cap. 7 del vangelo di Luca ci aiuta ad accogliere la chiamata rivolta ai pagani di aderire alla fede nel Signore Gesù. La figura del centurione fa da apripista per tutti coloro che vorranno aderire alla fede di Israele e poi incontrare e conoscere il volto del Padre in Gesù. Nella meditazione di questo Vangelo, anche a noi viene fatta la proposta di aprirci alla fede o di rendere più salda la nostra fiducia piena nella Parola del Signore. Proviamo, allora, a seguire, con il cuore, i passi di questo centurione romano, perché in lui siamo presenti anche noi.
Forse un primo aspetto che emerge, dalla lettura del brano, è la situazione di sofferenza in cui si trova il centurione. Proviamo ad ascoltare con più attenzione tutte le parole che vogliono mettere in luce questa realtà. Cafarnao, città di confine, fuori mano, ai margini, città dove la benedizione di Dio sembra fatichi ad arrivare. La malattia grave; la morte imminente di una persona cara.
Ma vediamo subito che il Signore entra in questa situazione, viene a condividerla, ad abitarla con la sua presenza amorosa. Sottolineiamo tutti i verbi che confermano questa verità: “a pregarlo di venire”; “si incamminò con loro”; “non era molto distante”. È bellissimo vedere questo movimento di Gesù, che va verso colui che lo chiama, che lo cerca e gli chiede salvezza. Così Lui fa con ognuno di noi.
Ma per noi è molto utile entrare in contatto anche con la figura del centurione. “Avendo udito parlare di Gesù”. Ha ricevuto l’annuncio, ha ascoltato la buona novella e l’ha trattenuta nel suo cuore, non se l’è fatta scappare, non ha chiuso gli orecchi e la vita. Si è ricordato di Gesù e ora lo cerca.
“Mandò”. Per due volte egli compie questa azione; prima per inviare a Gesù degli anziani del popolo, figure autorevoli, poi per inviare dei suoi amici. Luca usa due verbi differenti e questo ci aiuta ancor più a capire che in quest’uomo è avvenuto qualcosa, c’è stato un passaggio: lui si è mano a mano aperto sempre più all’incontro con Gesù. Mandare gli amici è un po’ come mandare se stessi. “A pregarlo di venire e salvare”. Due verbi bellissimi, che esprimono tutta l’intensità della sua richiesta a Gesù. Vuole che Lui venga, che si avvicini, che entri nella sua povera vita, che venga a visitare il suo dolore. È una dichiarazione d’amore, di fede grande, perché è come se gli dicesse: “Io senza di te non posso più vivere. Vieni!”. E non chiede una salvezza qualsiasi, una guarigione superficiale, come ci fa capire il verbo particolare che Luca sceglie. Infatti qui si parla di una salvezza trasversale, capace di attraversare tutta la vita, tutta la persona e capace di portare la persona oltre, al di là di ogni ostacolo, di ogni fatica o prova, al di là anche della morte.
“Non sono degno”. Per due volte Luca mette sulla bocca del centurione queste parole, che aiutano a capire il grande passaggio che lui ha compiuto dentro di sé. Il centurione si sente indegno, incapace, insufficiente, come esprimono i due diversi termini greci qui usati. Forse la prima conquista nel cammino di fede con Gesù è proprio questa: la scoperta del nostro grande bisogno di Lui, della sua presenza e la consapevolezza sempre più certa che da soli non ce la facciamo, perché siamo poveri, siamo peccatori. Ma proprio per questo, noi siamo infinitamente amati!
“Di’ una parola”. Qui c’è il grande salto, il grande passaggio alla fede. Il centurione ora crede in maniera chiara, serena, fiduciosa. Mentre Gesù camminava verso di lui, anch’egli stava compiendo il suo cammino interiore, stava cambiando, stava diventando un uomo nuovo. Prima ha accolto la persona di Gesù e poi anche la sua parola. Per lui è il Signore e come tale, la sua parola è efficace, vera, potente, capace di operare ciò che dice. Tutti i dubbi sono crollati; non rimane che la fede, che la fiducia certa nella salvezza, in Gesù.
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6) Per un confronto personale
- Sento mia la preghiera del centurione rivolta a Gesù di venire e di salvare? Sono pronto, anch’io, ad esprimere al Signore il mio disagio, il mio bisogno di Lui? Ho forse vergogna di presentargli la malattia, la morte che abita nella mia casa, nella mia vita? Cosa aspetto per compiere questo primo passo di fiducia?
- E se apro il mio cuore alla preghiera, all’invocazione, se invito il Signore a venire, qual è l’atteggiamento profondo del mio cuore? C’è anche in me, come nel centurione, la consapevolezza di essere indegno, di non bastare a me stesso, di non potere avanzare pretese? So pormi davanti al Signore con quell’umiltà che viene dall’amore, dalla fiducia serena in Lui?
- Mi basta la sua Parola? L’ho mai ascoltata fino in fondo, con attenzione, con rispetto, anche se, forse, non riuscivo a comprenderla pienamente? E in questo momento qual è la parola che vorrei ascoltare dalla bocca del Signore per me? Che cosa vorrei sentirmi dire da Lui?
- Una fede così grande ha avuto il centurione pagano… e io, che sono cristiano, che fede ho? Forse davvero anch’io dovrei pregare così: “Signore, io credo, ma tu aiutami nella mia incredulità!” (Mc 9, 24).
7) Preghiera finale: Salmo 27
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.
Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre.