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- domenica | 5 settembre 2021
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Lectio domenica 5 settembre 2021
Domenica della Ventitreesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Lettera di Giacomo 2, 1 - 5
Marco 7, 31 - 37
1) Orazione iniziale
O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie.
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2) Lettura: Lettera di Giacomo 2, 1 - 5
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
3) Commento su Lettera di Giacomo 2, 1 - 5
Troviamo in questa domenica uno dei temi favoriti di Giacomo: la predilezione verso i poveri. Inserendosi nella logica evangelica anche Giacomo ricorda che i poveri sono nella condizione migliore per accogliere la salvezza di Dio. Essi sono posti in basso, ma saranno innalzati. I ricchi se vogliono accedere alla salvezza dunque devono trovare il modo di abbassarsi al loro livello. La comunità cristiana non può disprezzare i poveri, ma deve tenerli in grande considerazione
L'Apostolo Giacomo invita i fratelli a non fare favoritismi e lo spiega dicendo che se durante una loro assemblea dovessero entrare sia un ricco con l'anello al dito che un povero miseramente vestito si dovrebbe considerarli di eguale dignità e dare loro lo stesso posto. Giacomo raccomanda questo ai fratelli, perché nella mentalità dei pagani l'uomo era considerato per quello che possedeva, mentre il cristiano deve considerare le persone per quello che realmente sono nel profondo del loro cuore.
Giacomo invita i fratelli a non fare favoritismi, ma subito dopo li invita a privilegiare i poveri, i deboli e li invita a mettere al primo posto gli ultimi, i miserabili; solo così il credente potrà dimostrare di avere fiducia e di seguire la Parola di quel Gesù che, nella sua vita terrena, li ha sempre privilegiati.
Giacomo parla anche a noi: quanti favoritismi facciamo nelle nostre giornate, quante volte ci facciamo attrarre dalle apparenze di un bel vestito, di una buona conversazione, di cose confortevoli, dal desiderio di possedere quello che hanno gli altri, di ambire a salire uno scalino nella scala sociale e ci dimentichiamo di guardare negli occhi il fratello per intravvedere i sentimenti del suo cuore!
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 7, 31 - 37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 7, 31 - 37
Nel vangelo di oggi si racconta l’attraversamento di Gesù della regione pagana vicina alla Galilea. Egli impone le mani su un sordomuto che gli è stato portato e lo guarisce. L’uomo, un pagano, si apre alla possibilità di ascoltare Gesù e di proclamare la Parola. Egli è segno dell’uomo di tutti i tempi che si apre a Cristo. Ci chiediamo: siamo aperti a Cristo con tutto noi stessi? All’inizio del suo pontificato il Santo Papa Giovanni Paolo II invitò tutto il mondo ad aprire, anzi a spalancare le porte a Cristo, perché Egli non svaluta niente di ciò che è umanamente buono, anzi lo porta a compimento, e dona a chi lo accoglie liberazione e redenzione. Chi è aperto a Cristo non può che essere aperto ai fratelli; allora domandiamoci: trattiamo con la stessa dignità e rispetto tutti, anche i più deboli, quelli che non sanno difendersi, gli anziani, i malati, i portatori di handicap?
La guarigione operata da Gesù stupì i presenti e fu accompagnata da espressioni che richiamano la creazione e la liberazione dalla schiavitù: “Ha fatto bene ogni cosa” rimanda al giudizio di “bontà” che Dio diede sulle cose da Lui create. L’affermazione: “Fa udire i sordi e fa parlare i muti” mostra la realizzazione delle promesse messianiche. Marco ha dato un tono solenne a questo racconto che ripresenta la salvezza di Gesù. La folla che andava da Lui ci fa da specchio, perché anche noi sovente cerchiamo dal Signore la soluzione ai nostri problemi e questo va bene, ma non cogliamo forse fino in fondo la liberazione che propone. La parola di Dio ci dà oggi l’occasione di riscoprire la gioia di essere battezzati: il battesimo, più che una guarigione totale, è una nuova nascita: siamo figli di Dio nel Figlio, siamo innestati in Cristo e, attraverso di Lui, nella SS. Trinità; è un dono straordinario, incredibile: siamo resi partecipi della natura divina!
Questa comunione ci domanda di vivere secondo la vocazione ricevuta, abbandonando sempre più l’egoismo per vivere l’amore per Dio e i fratelli senza discriminazioni di sorta.
Effatà!
Apriti è l'invocazione che Gesù proclama forte. Egli guarisce miracolosamente il sordo muto e gli apre la bocca e le orecchie. La vita di questo uomo è completamente cambiata, finalmente può comunicare compiutamente con gli altri. Con il suo intervento, Gesù aiuta le persone che lo invocano ed hanno bisogno; le aiuta perché recuperino in le loro facoltà e per diminuire le sofferenze. È l'azione che serve a vincere il male fisico per aiutare il progresso spirituale. Il sordomuto ha complete le sue facoltà di comunicare; alla sua responsabilità usarle bene; Gesù gli ha fornito la completezza dei mezzi; a lui poi il compito di continuare l'opera perché la vittoria sul male fisico significhi un reale progresso spirituale. Quella che il Vangelo odierno propone, è un’immagine simbolica molto forte ed è ripresa da alcuni momenti importanti della nostra vita cristiana. Nel rito battesimale il sacerdote la stessa invocazione sul battezzando. La vittoria non è sul male fisico ma su quello morale, che pure impedisce la nostra vita piena. Nel battesimo di Cristo, per opera dello Spirito Santo ed in nome della Santa Trinità, siamo generati ad una nuova vita e siamo così alla nuova vita divina. Con il battesimo abbiamo gli strumenti di grazia; la confermazione ci darà la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Tali strumenti sono a disposizione; il loro uso poi sarà alla nostra responsabilità e dipenderà dalla nostra disponibilità ad accogliere continuamente il messaggio di Gesù. La grazia di Dio deve operare costantemente in noi; sarà importante alimentarla continuamente con la preghiera ed alla partecipazione alla Celebrazione Eucaristica. Prima di ascoltare il Vangelo, poi ci segniamo con la croce la mente, la bocca ed il cuore perché dobbiamo aprire tutto il nostro essere all'azione dello Spirito Santo per accogliere degnamente la Parola di Dio e rinnovare la nostra vita in un impegno costante di conversione.
La guarigione del sordomuto e la nostra liberazione.
Il percorso tracciato da Marco è molto significativo: con una lunga deviazione Gesù sceglie un itinerario che congiunge città e territori estranei alla tradizione religiosa di Israele; percorre le frontiere della Galilea, alla ricerca di quella parte comune ad ogni uomo che viene prima di ogni frontiera, di ogni divisione politica, culturale, religiosa, razziale.
Gli portarono un sordomuto. Un uomo imprigionato nel silenzio, vita a metà, ma "portato" da una piccola comunità di persone che gli vogliono bene da colui che è Parola e liberazione, che parla come nessuno mai, che è l'uomo più libero passato sulla terra.
E lo pregarono di imporgli la mano. Ma Gesù fa molto di più di ciò che gli è chiesto, non gli basta imporre le mani in un gesto ieratico, vuole mostrare la umanità e l'eccedenza, la sovrabbondanza della risposta di Dio.
Allora Gesù lo prese in disparte, lontano dalla folla. In disparte, perché ora conta solo quell'uomo colpito dalla vita. Immagino Gesù e il sordomuto occhi negli occhi, che iniziano a comunicare così.
E seguono dei gesti molto corporei e insieme molto delicati: Gesù pose le dita sugli orecchi del sordo. Secondo momento della comunicazione, il tocco delle dita, le mani parlano senza parole.
Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti do qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell'uomo insieme al respiro e alla parola, simboli dello Spirito.
Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Il contatto fisico non dispiaceva a Gesù, anzi. E i corpi diventano luogo santo di incontro con il Signore. Gesù guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: Effatà, cioè: Apriti! In aramaico, nel dialetto di casa, nella lingua del cuore, quasi soffiando l'alito della creazione: Apriti, come si apre una porta all'ospite, una finestra al sole.
Apriti dalle tue chiusure, libera la bellezza e le potenzialità che sono in te.
Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite.
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. Prima gli orecchi. Ed è un simbolo eloquente. Sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli altri innalzano barriere quando parlano, e non incontrano nessuno.
Gesù non guarisce i malati perché diventino credenti o si mettano al suo seguito, ma per creare uomini liberi, guariti, pieni. «Gloria di Dio è l'uomo vivente» (sant'Ireneo), l'uomo tornato a pienezza di vita.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Giacomo nella sua lettera ci invita ad andare oltre l'apparenza. Nelle nostre relazioni con gli altri come siamo capaci di cogliere la realtà del cuore delle persone?
- Qual è il mio atteggiamento verso i poveri?
- È sufficiente essere povero per essere ricco nella fede?
- Sono abbastanza povero da accogliere la salvezza di Dio o mi ritengo abbastanza autosufficiente?
- Quanto tempo dedichiamo all'ascolto autentico di quello che l'altro/a ha da dirci, senza preoccuparci di far prevalere le nostre ragioni o i nostri interessi?
- Quanto tempo dedichiamo nella giornata a parlare davvero con la nostra famiglia /Comunità, di desideri, di fatiche, di paure?
- Il battesimo ci apre all'ascolto della Parola che dovrebbe stimolarci anche ad aprirci agli altri, ai loro sogni, ai loro problemi. Come riusciamo a testimoniare nell'attenzione agli altri che il messaggio di Cristo non è un'emozione o una devozione, ma un impegno a testimoniarlo nella vita quotidiana?
7) Preghiera: Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
9) Orazione Finale
O Padre, che ogni giorno operi meraviglie, liberaci da tutte le infermità spirituali che ci impediscono di ascoltarti e di pregarti.