martedì 24 agosto 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • martedì | 24 agosto 2021

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Lectio martedì 24 agosto 2021

 
Martedì della Ventunesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Bartolomeo
 
Apocalisse 21, 9 - 14
Giovanni 1, 45 - 51
 
 
1) Preghiera 
Confermaci nella fede, o Padre, perché aderiamo a Cristo, tuo Figlio, con l’entusiasmo sincero di san Bartolomeo apostolo, e per sua intercessione fa’ che la tua Chiesa si riveli al mondo come sacramento di salvezza.
 
Filippo e Natanaele (Bartolomeo) sono due nuovi discepoli di Gesù. Il primo riceve direttamente la chiamata; il secondo la riceve tramite un suo amico. I due si ritrovano in Gesù. Questo incontro ha rappresentato per loro un’esperienza di fede, un cambiamento nel loro comportamento, una nuova dimensione nel modo di vedere le cose, che li apre ad altre possibilità. 
Esso ha rappresentato per loro una rottura con il passato, il penetrare in un nuovo mondo, in un nuovo tragitto di vita, poiché cercare Gesù vuol dire cercare la verità - cercare la luce, cercare Dio -. “Vieni e vedi” ... Entrare nell’intimità di Gesù significa scoprire il suo modo di vivere, vivendo con lui... cioè con gli uomini nostri fratelli. È soltanto nell’esperienza comunitaria, nell’interesse per il modo di vivere degli altri, nel fatto di rimanere e di solidarizzare con gli altri, che noi acquistiamo a poco a poco l’esperienza della nostra fede. “Vedrete il cielo aperto” ... Dio si presenta e prende contatto con gli uomini, attraverso Cristo; egli vuole sentirsi vicino agli uomini, ed è tra di loro che ha fissato la sua tenda, nella comunità. Il cielo, in questa prospettiva del Vangelo, viene a noi tramite Cristo. Attraverso la nostra partecipazione, nella misura in cui lo possiamo, alla vita di Dio. Quante cose potremmo vedere e provare se noi seguissimo Gesù.
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2) Lettura: Apocalisse 21, 9 - 14
Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
 
3) Commento su Apocalisse 21, 9 - 14
 La lettura è tratta dal 21 capitolo dell'Apocalisse di San Giovanni. In essa la Chiesa (la Gerusalemme Celeste) appare scendere dal cielo "risplendente della gloria di Dio...simile a quello di una gemma preziosa" perché permeata della santità divina.
Il tempio, nell'Antico Testamento, rappresentava la sede di Dio in mezzo al suo popolo. Ora, il corpo risuscitato dell'Agnello, è il nuovo santuario e il punto a cui converge l'umanità, unita e riconciliata, per comunicare con Dio.
Dio illumina direttamente, con la sua presenza, e la sua lampada che è Cristo, luce da luce, la città La Chiesa non può pretendere di esibire la propria gloria a scapito della Sorgente della luce, contrabbandando come divino "Splendore" le luci derivanti dal successo e dal prestigio umano.
Dio è veramente luce per tutti, quando i suoi rappresentanti lasciano lo spazio necessario perché Lui possa intervenire. Ciò è possibile se la Chiesa è fedele, paziente, non integralista, si lascia guidare dallo Spirito, umile, capace di cogliere i segni dei tempi.
 
 Alcuni simboli della città celeste.
I simboli di questo nuovo ordine di cose sono espressi soprattutto nella cosiddetta seconda descrizione della Gerusalemme celeste, che inizia al v. 9.
Sembra quasi di essere di fronte a un doppione, perché viene ripresentata la città che scende dal cielo; l'autore finale non se ne preoccupa, anzi, ritiene di dover ripetere le stesse cose proprio per farci penetrare nella coscienza che siamo in una realtà nuova instaurata dal mistero pasquale di Cristo.
 
 Al v. 10 la santa città "che scende dal cielo, da Dio" è contemplata dal veggente mentre si trova su un monte grande e alto. Nei versetti successivi, sul simbolo base della città si sviluppano almeno cinque linee simboliche, continuamente riprese.
La prima è quella della luce, della gloria di Dio che irradia sulla città e la rende totalmente trasparente, colma della sua presenza, così da non aver più bisogno di un centro luminoso come il tempio: l'intera città è luce.
Il secondo elemento simbolico è il grande, alto muro, con le sue fondamenta, che dà le dimensioni della città.
Il terzo è quello delle dodici porte, con le loro scritte e i loro ornamenti.
Poi l'elemento del fiume, che attinge al racconto della Genesi.
Infine, gli alberi con i frutti e le foglie: l'albero della vita.
Mi limito a ripercorrere le prime due linee simboliche, nel desiderio di mostrare l'unità dell'insieme, l'unico messaggio che viene ripetutamente presentato.
 
 La città, al v. 10, è dunque risplendente della gloria di Dio e il v. 11 commenta tale splendore, simile a quello di gemma preziosissima, quale pietra di diaspro cristallino.
Il tema della luce è ripreso al v. 18: la città è di oro puro, simile a terso cristallo; per questo (v. 23) non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna, dal momento che la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'agnello.
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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 1, 45 - 51
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Giovanni 1, 45 - 51
 Ecco davvero un israelita in cui non c'è falsità!
Un elogio di Gesù nella festa di san Bartolomeo. Ne troviamo altri nei Vangeli e sono tutti significativi. In questo caso, nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni sono descritte le chiamate dei primi cinque discepoli. In una successione espressiva sono riportate diverse situazioni umane e troviamo anche una rivelazione progressiva proprio della figura di Gesù. Tra queste spicca quella di Natanaèle, l'apostolo poi identificato con Bartolomeo e proprio a lui il Signore affida la sua auto-rivelazione più completa. Gesù nell'elogiare questo discepolo valorizza la ricerca sincera di chi tenta di trovare il Signore con tutto il cuore e con tutta la mente. Natanaèle è un fine conoscitore delle Sacre Scritture vuole capire la figura di Gesù proprio alla luce dell'insegnamento dei profeti. Sono tutte indicazioni valide anche per noi; l'esortazione ad approfondire la conoscenza di Gesù con la lettura della Bibbia: come diceva San Giròlamo, esperto traduttore della Bibbia ebraica, che dice che l'ignoranza delle Sacre Scritture è ignoranza di Cristo stesso. Gesù vuole premiare, in qualche modo il modo giusto per ricercarlo nel modo giusto: con la lettura della Bibbia.
Gesù proclamando le beatitudini aveva annoverato tra i beati i puri di cuore, motivando: perché vedranno Dio. Natanaèle, l'apostolo che oggi festeggiamo, viene definito dal Signore un vero israelita in cui non c'è falsità. Dove non c'è falsità c'è purezza di cuore, la virtù che consentirà all'apostolo di incontrare il Signore e lo indìce a fare la sua bella confessione di fede: "Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d'Israele". Ecco come Bartolomeo ha trovato il suo Dio e il suo re nella persona del Cristo. Gesù in premio della sua fede gli predìce la risurrezione: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo». Ci viene così offerto uno splendido esempio di come incontrare il Signore e poi seguirlo in piena fedeltà. Occorre alimentare la fede, accettare la mediazione di chi può condurci verso Cristo (è Filippo ad indicare il Messia a Natanaele), lasciarsi guardare e riconoscere da lui. Vedere in fine in Lui la risposta ultima a tutti i nostri interrogativi. Natanaele, che era un intellettuale onesto, un vero israelita, comprende la novità di Cristo e ne professa esplicitamente la superiorità, riconoscendolo figlio di Dio. Oggi ci sprona non solo di ricercarlo ma anche di proclamare la nostra fede: tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d'Israele.
 
 Gesù ritornò a Galilea. Incontrò Filippo e lo chiamò dicendogli: “Seguimi!” Lo scopo della chiamata è sempre lo stesso: "seguire Gesù". I primi cristiani cercarono di conservare i nomi dei primi discepoli, e di alcuni conservarono perfino il cognome ed il nome del luogo di origini. Filippo, Andrea e Pietro erano di Betsaida (Gv 1,44). Natanaele era di Cana. Oggi molti dimenticano i nomi delle persone che erano all’origine della loro comunità. Ricordare i nomi è un modo di conservare l’identità.
 
 Filippo incontra Natanaele e parla con lui di Gesù: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret." Gesù è colui a cui si riferisce tutta la storia dell’Antico Testamento.
 
 Natanaele chiede: "Da Nazaret può mai uscire qualcosa di buono?" Probabilmente, nella sua domanda spunta anche la rivalità che esisteva tra i piccoli villaggi della stessa regione: Cane e Nazaret. Inoltre, secondo l’insegnamento ufficiale degli scribi, il Messia sarebbe venuto da Betlemme, in Giudea. Non poteva venire da Nazaret in Galilea (Gv 7,41-42). Andrea da la stessa risposta che Gesù aveva dato agli altri due discepoli: "Venite e vedete voi stessi!" Non è imponendo, bensì vedendo che le persone si convincono. Di nuovo lo stesso cammino: incontrare, sperimentare, condividere, testimoniare, condurre verso Gesù!
 
 Gesù vede Natanaele e dice: "Ecco un Israelita autentico, in cui non c’è inganno”. Ed afferma che già lo conosceva quando era sotto il fico. Come poteva essere Natanaele un “israelita autentico” se non accettava Gesù in qualità di Messia? Natanaele "era sotto il fico". Il fico era il simbolo di Israele (cf. Mi 4,4; Zc 3,10; 1Re 5,5). Israelita autentico è colui che sa disfarsi delle sue proprie idee quando percepisce che non concordano con il progetto di Dio. L’israelita che non è disposto ad operare questa conversione non è né autentico, né onesto. Natanaele è autentico. Lui aspettava il messia secondo l’insegnamento ufficiale dell’epoca. (Gv 7,41-42.52). Per questo, all’inizio, non accettava un messia venuto da Nazaret. Ma l’incontro con Gesù lo aiutò a capire che il progetto di Dio non sempre è come la gente immagina o desidera che sia. Lui riconosce il suo inganno, cambia idea, accetta Gesù come messia e confessa: "Maestro, tu sei il Figlio di Dio: tu sei il re di Israele!" La confessione di Natanaele è appena l’inizio: Chi sarà fedele, vedrà il cielo aperto e gli angeli salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo. Sperimenterà che Gesù è il nuovo legame tra Dio e noi, esseri umani. È il sogno di Giacobbe divenuto realtà (Gen 28,10-22).
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6) Per un confronto personale
• Qual è il titolo di Gesù che più ti piace? Perché?
• Hai avuto un intermediario tra te e Gesù?
 
7) Preghiera finale: Salmo 144
I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. 
 
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. 
 
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.