sabato 21 agosto 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

Dettagli evento

  • sabato | 21 agosto 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio sabato 21 agosto 2021

 
Sabato della Ventesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Pio X
 

Libro di Rut 2, 1-3. 8-11; 4, 13-17
Matteo 23, 1 - 12 
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che per difendere la fede cattolica e unificare ogni cosa nel Cristo hai animato del tuo Spirito di sapienza e di fortezza il Papa san Pio X, fa’ che, alla luce dei suoi insegnamenti e del suo esempio, giungiamo al premio della vita eterna.
 
Giuseppe Sarto (Treviso 1835 – Roma 20 agosto 1914), vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X. È il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana. Difese l’integrità della dottrina della fede, promosse la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò positivamente della questione romana e dell’Azione Cattolica, curò la formazione dei sacerdoti, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro.
Pio XII lo beatifico? nel 1951 e lo canonizzo? nel 1954. Il suo corpo e? venerato nella basilica Vaticana.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Libro di Rut 2, 1-3. 8-11; 4, 13-17
Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec. Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non allontanarti di qui e sta’ insieme alle mie serve. Tieni d’occhio il campo dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non molestarti. Quando avrai sete, va’ a bere dagli orci ciò che i servi hanno attinto». 
Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: «Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti interessi di me?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non conoscevi». Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.
 
3) Riflessione su Libro di Rut 2, 1-3. 8-11; 4, 13-17  
Vv. 2-3
a) L’idea di andare a spigolare proviene da Rut, non da Noemi.
b) Qui viene applicata la legge cosiddetta “dell’orlo del campo”: ci si deve astenere dal mietere ciò che cresce - in questo caso l’orzo – ai confini del campo, per consentire ai poveri e ai forestieri di raccoglierlo (Lv 19,9.10; 23,22); inoltre Dt 24,19-22 vieta di raccogliere i manipoli dimenticati, a beneficio dei forestieri, degli orfani e delle vedove. Non è una norma esclusivamente ebraica; ma mentre presso gli altri popoli ha una valenza solo utilitaristica (preservare la fertilità del campo), per Israele possiede un carattere morale, solidaristico.
c) Lo spigolare è un diritto dei poveri, ma il suo effettivo esercizio dipende dalla generosità del proprietario del campo.
d) In realtà “il caso” (v. 3) è sotto il controllo di Dio, espressione della sua provvidenza (Mt 10,29).
 
 Vv. 1.4-7
a) Entra in scena Booz, che rappresenta la forza di Dio (Booz = con la forza), salvatore del suo popolo.
b) “Di chi è questa giovane?”, cioè a chi appartiene: a quale marito, a quale padre, a quale padrone? Noi avremmo chiesto: “Chi è questa giovane?”. A quei tempi l’emancipazione e l’autonomia della donna erano di là da venire.
c) La risposta (v. 6) dice chi è quella donna (non di chi è), quindi implicitamente afferma che ella è una persona umana libera.
d) Il v. 7 probabilmente vuol dire che Rut è una lavoratrice sana e tenace.
 
 Vv. 8-23
a) Rut incontra Booz, e l’incontro è positivo, promettente. Booz si mostra subito ben disposto verso Rut e le accorda molto più di quanto essa chiede. Il lettore capisce l’antifona: Booz potrebbe diventare il marito sperato.
b) La ragione dell’accoglienza benevola di Rut da parte di Booz è la generosità di Rut nei riguardi di Noemi.
c) Tale generosità riscatta automaticamente il fatto – valutato come negativo – che ella sia straniera.
d) Il fatto poi che Rut abbia lasciato tutto per seguire Noemi, evoca la chiamata di Abramo (Gen 12,1). In tal modo Rut, che non è figlia di Abramo secondo il sangue, lo diventa grazie al comportamento: “Rut, certo, rimane una moabita e non è mai chiamata betlemmita o israelita; in pratica, tuttavia, è trattata come un autentico membro del popolo di Israele, con pieni diritti” (Ska, 381). Il primo ostacolo sulla strada del matrimonio è rimosso: Rut acquista il diritto di cittadinanza d’Israele.
e) Resta però un secondo ostacolo, la povertà, che verrà superato nel capitolo successivo.
f) Il rendiconto fatto a Noemi comprende due elementi importanti. Eccoli di seguito. 
 
 Booz non è solo un parente del marito di Noemi (v. 1), ma pure un riscattatore, un redentore, vale a dire un appartenente alla cerchia di quei parenti stretti che secondo il diritto biblico hanno un certo numero di doveri in caso di vedovanza, che è proprio la condizione sia di Noemi che di Rut (v. 20). 
 
 Noemi benedice Booz nel nome di JHWH, che prima aveva considerato suo nemico: ella si accorge che il volto di Dio sta cambiando in senso positivo nei confronti suoi e della nuora; Dio si rivela (non: diventa) non più malevolo, bensì benevolo.
In questa seconda tappa sono apparsi chiari segni di speranza:
- il diritto dei poveri è stato esercitato;
 - l’abbondanza della spigolatura è stata “il frutto quasi di una condivisione dei beni e non di semplice elemosina” (Mesters, 65);
- il “caso” si è rivelato “provvidenza” divina;
- Rut è stata accolta come membro effettivo del popolo di Dio;
- è sbocciata una promettente amicizia tra Booz e Rut.
 
? Al termine di questa tappa restano da affrontare ancora due problemi. 
a) Trascorso il tempo della mietitura, Rut e Noemi come si procureranno il necessario per vivere? b) Booz, il riscattatore, eserciterà effettivamente il suo diritto di riscattare Rut e Noemi?
______________________________________________________________________________
 
 
 
4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 23, 1 - 12 
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 23, 1 - 12
 Dicono e non fanno.
Non esiste maestro peggiore di colui che insegna un comportamento con le parole e lo contraddice palesemente con le azioni. Gli esempi attraggono, le parole sono come sabbia che il vento disperde. L'incoerenza è sempre un grave peccato, ma quando questa è perpetrata da coloro che siedono sulle cattedre e si ergono a maestri di santità, diventa motivo di peggiore condanna, perché genera lo scandalo specialmente nei più deboli. 
Oggi Gesù con parole dure stigmatizza il comportamento degli scribi e dei farisei, i suoi dichiarati e indomabili nemici. Gesù ci insegna come difenderci dai falsi maestri e dai falsi profeti: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno». Anzi pretendono ed esigono dagli altri ciò che loro si guardano bene dall'osservare: «Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito». A tale assurda severità aggiungono una ipocrita ostentazione di santità: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare «rabbì» dalla gente». È il regno della falsità e dell'ipocrisia. Il Signore rivolgendosi poi ai suoi raccomanda loro di non fregiarsi di titoli altisonanti e soprattutto di non arrogarsi prerogative che spettano solo alla infinita sapienza divina e che possono sgorgare soltanto dall'amore senza limiti dello stesso Signore. A conclusione del suo discorso Gesù ribadisce un concetto che gli è particolarmente caro e che vuole sempre sia praticato dai suoi discepoli: «Il più grande tra voi sia vostro servo».
 
 Il vangelo di oggi ci riporta una critica di Gesù contro gli scribi ed i farisei del suo tempo. All’inizio dell’attività missionaria di Gesù, i dottori di Gerusalemme erano andati fino in Galilea per osservarlo (Mc 3,22; 7,1). Disturbati dalla predicazione di Gesù, avevano appoggiato la calunnia secondo cui era un indemoniato (Mc 3,22). Per tre anni crebbe la popolarità di Gesù. E al contempo crebbe il conflitto tra lui e le autorità religiose. La radice di questo conflitto stava nel modo in cui si ponevano dinanzi a Dio. I farisei cercavano la loro sicurezza non tanto nell’amore di Dio verso di loro, bensì nell’osservanza rigorosa della Legge. Dinanzi a questa mentalità, Gesù insiste nella pratica dell’amore che relativizza l’osservanza della legge e gli dà il vero significato.
 
 Matteo 23,1-3: La radice della critica:Loro dicono, ma non fanno”. Gesù riconosce l’autorità degli scribi e dei farisei. Loro occupano la cattedra di Mosè ed insegnano la legge di Dio, ma loro stessi non osservano ciò che insegnano. Ecco quindi l’avvertimento per la gente: “Fate ed osservate quanto vi dicono. Ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno!” È una critica terribile! Immediatamente, come in uno specchio, Gesù mostra alcuni aspetti dell’incoerenza delle autorità religiose.
 
 Matteo 23,4-7: Guardare nello specchio per fare una revisione di vita. Gesù richiama l’attenzione dei discepoli sul comportamento incoerente di alcuni dottori della legge. Nel meditare su queste incoerenze, conviene pensare non ai farisei e negli scribi di quel tempo ormai passato, bensì a noi stessi e alle nostre incoerenze: legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non li muovono; fanno le loro opere per essere ammirati; amano posti d’onore ed anche sentirsi chiamare dottori. Agli scribi piaceva entrare nelle case delle vedove e recitare lunghe preghiere per ricevere denaro in cambio! (Mc 12,40)
 
 Matteo 23,8-10: Voi tutti siete fratelli. Gesù ordina di avere l’atteggiamento contrario. Invece di usare la religione e la comunità quali mezzi di auto-promozione per sembrare più importanti davanti agli altri, lui chiede di non usare il titolo di Maestro, Padre e Guida, perché uno solo è la Guida, Cristo; solo Dio nel cielo è Padre, e Gesù è Maestro. Tutti voi siete fratelli. È questa la base della fraternità che nasce dalla certezza che Dio è nostro Padre.
 
 Matteo 23,11-12: Il riassunto finale: il maggiore è il minore. Questa frase è ciò che caratterizza sia l’insegnamento che il comportamento di Gesù: “Il più grande tra di voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà, sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato” (cf. Mc 10,43; Lc 14,11; 18,14).
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• In cosa critica Gesù i dottori della legge ed in cosa li elogia? Cosa critica in me e cosa elogerebbe in me?
• Hai già guardato nello specchio?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 127
Benedetto l’uomo che teme il Signore.
 
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.            
 
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.           
 
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!