giovedì 5 agosto 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • giovedì | 5 agosto 2021

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Lectio giovedì 5 agosto 2021

 
Giovedì della Diciottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Libro dei Numeri 20, 1 - 13
Matteo 16, 13 - 23
 
 
1) Orazione iniziale
O Signore, ti preghiamo per coloro che sono tentati di fronte allo scandalo della croce e della morte di Cristo, perché accolgano in pienezza il messaggio evangelico, fiduciosi nella vittoria finale sul male.
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2) Lettura: Libro dei Numeri 20, 1 - 13
In quei giorni, tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: «Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto l’assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatto uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c’è acqua da bere».
Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame». Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do». Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.
 
3) Commento sul Libro dei Numeri 20, 1 - 13
 Il racconto si inquadra nella fatica del popolo d'Israele di orientarsi nel cammino della liberazione e nel coraggio di affidarsi veramente a Dio, con speranza.
Il popolo è in pena per l'acqua che manca e la sofferenza si amplifica per la memoria di quel frammentario benessere dato dalla varietà di cibo che l'acqua permetteva in Egitto: nei versetti precedenti si parla di mancanza di semi, di fichi, di uva e melograni. Il racconto ha delle analogie con uno stesso racconto riportato nel libro dell'Esodo (17,1-7); ma questa ripetizione vuole, probabilmente, dare significato al divieto e quindi alla impossibilità, per Aronne e Mosè, di entrare nella terra promessa.
Siamo nel luogo di "Meriba" che significa "contesa" e il popolo discute, anzi formula una specie di giudizio e tribunale: si può dire che denuncia Dio stesso e Mosè. È inquieto del proprio futuro e teme la desolazione e la morte.
 
 Il Signore sa comprendere le esigenze del popolo e la sua paura. Perciò Dio non si scandalizza dello sgomento, ma invita sempre ad avere fiducia e a superare l'angoscia. E tuttavia la paura nasce dalla propria insicurezza, dalla difficoltà di non saper trovare soluzioni, dalla dipendenza. Perciò Dio semplicemente ordina di "parlare alla roccia". Dice a Mosè: "Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame".
? Mosè raduna il suo popolo in assemblea ma non esegue subito le parole del Signore. Anzi Mosè e Aronne sono travolti, essi stessi, da questa insicurezza e si ribellano alle pretese e alle accuse. Ritengono giusto che ci si debba difendere e quindi rispondono loro che non sono in grado di soddisfarli per ciò che chiedono, come se il cammino che hanno intrapreso verso la libertà fosse responsabilità loro. "Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?»" (v10).
 
 Il testo prosegue nell'opera di mediazione di Mosè che accetta di far scaturire l'acqua dalla roccia. La sua titubanza, tuttavia, viene manifestata dal fatto che Mosè non si limita a parlare alla roccia, come aveva proposto, ma usa il bastone che è una specie di garanzia, segno di comando ma anche un talismano che è servito davanti a Faraone a mostrare la potenza di Dio. In più, Mosè ha battuto due volte la roccia col bastone. L'autore biblico rileva questa insicurezza, in Mosè, per mostrare la diffidenza e la esitazione nei confronti di Dio.
 
 Mosè ed Aronne sono coinvolti nella stessa prospettiva del popolo, uscito dall'Egitto e quindi si sentono dire dal Signore: «Voi non introdurrete quest'assemblea nella terra che io le do». Anche Mosè ed Aronne si sono sviati dal loro ruolo di garanti della protezione di Dio: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti» (v 12).
Dio si fida di noi, ma diventa difficile essere coerenti fino in fondo. Anche i grandi mediatori, dice la Scrittura, come Mosè e Davide, non sanno superare il male, la fragilità e le infedeltà. E tuttavia il Signore ci coinvolge e ci incoraggia a continuare il suo progetto poiché chi ci va di mezzo non siamo solo noi, ma anche questo mondo e tutti gli uomini e donne che egli ha affidato alle nostre mani, sostenuti dallo Spirito.
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4) Lettura: dal Vangelo di Matteo 16, 13 - 23
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
 
5) Riflessione sul Vangelo di Matteo 16, 13 - 23
 Voi chi dite che io sia?
Sono in tanti ad accorgersi che Gesù di Nàzaret non è un maestro qualunque, uno dei tanti che si succedono e svaniscono tra il popolo d'Israele. "Egli parla con autorità e non come i loro scribi", dice la gente. Molti sono testimoni di segni e miracoli davvero straordinari. I primi testimoni sono proprio gli stessi discepoli ed apostoli. A loro è rivolta la domanda: «Voi chi dite che io sia?». Prende la parola Simòn Pietro e scandisce la sua confessione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù afferma solennemente il primato di Pietro: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Fin qui tutto suscita la nostra ammirazione. Quello che segue è sconcertante: Gesù fa il primo annuncio della sua passione. Quelle parole suscitano scompiglio e incomprensione tra i suoi. Pietro si sente investito di un impellente dovere di intervenire a difesa del suo Maestro che gli ha appena da poco affidato un grande primato ed un impegno. Lo fa in modo maldestro: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Vuol dire che possiamo anche essere posti in autorità e privilegiati dal Signore, ma se non entriamo con umiltà e fiducia nell'ambito della volontà divina rischiamo di pronunciare bestemmie e pensare, come Pietro, secondo gli uomini.
 
  In quel tempo, le comunità coltivavano un legame affettivo molto forte con i capi che avevano dato origine alla comunità. Per esempio, le comunità di Antiochia in Siria, coltivavano il loro rapporto con la persona di Pietro. Quelle di Grecia, con la persona di Paolo. Alcune comunità dell’Asia, con la persona del Discepolo Amato e altre con la persona di Giovanni dell’Apocalisse. Un’identificazione con questi capi della loro origine aiutava le comunità a coltivare meglio la loro identità e spiritualità. Ma anche poteva essere motivo di disputa, come nel caso della comunità di Corinto (1 Cor 1,11-12).
 
 Matteo 16,13-16: Le opinioni della gente e dei discepoli riguardo a Gesù. Gesù chiede l’opinione della gente riguardo alla sua persona, il Figlio dell’Uomo. Le risposte sono variegate: Giovanni Battista, Elia, Geremia, alcuni profeti. Quando Gesù chiede l’opinione dei discepoli, Pietro diventa portavoce e dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo!” La risposta non è nuova. Prima i discepoli avevano detto la stessa cosa (Mt 14,33). Nel Vangelo di Giovanni, la stessa professione di fede viene fatta da Marta (Gv 11,27). Significa che in Gesù si realizzano le profezie del Vecchio Testamento.
 
 Matteo 16,17: La risposta di Gesù a Pietro: "Beato te, Simone!" Gesù proclama Pietro “Beato!”, perché ricevette una rivelazione del Padre. Anche qui la risposta di Gesù non è nuova. Prima, Gesù aveva lodato il Padre perché gli aveva rivelato il Figlio ai piccoli e non ai sapienti (Mt 11,25-27) ed aveva fatto la stessa proclamazione di felicità ai discepoli che stavano vedendo ed udendo cose nuove che, prima di loro, nessuno sapeva né aveva udito dire (Mt 13,16).
 
 Matteo 16,18-20: Le attribuzioni di Pietro: Essere pietra e ricevere le chiavi del Regno.
(a) Essere Pietra: Pietro deve essere pietra, cioè la base stabile per la chiesa in modo che possa resistere contro le porte dell’inferno. Con queste parole di Gesù a Pietro, Matteo incoraggia le comunità perseguitate della Siria e della Palestina che vedono in Pietro il leader che appartiene alle loro origini. Malgrado la persecuzione e la debolezza, la comunità ha una base ferma, garantita dalla parola di Gesù. La funzione di essere pietra con base nella fede evoca la parola di Dio al popolo in esilio: “ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia (pietra) da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai”. (Is 51,1-2). Indica che in Pietro esiste un nuovo inizio del popolo di Dio.
(b) Le chiavi del Regno: Pietro riceve le chiavi del Regno. Lo stesso potere di legare e sciogliere è dato anche alle comunità (Mt 18,18) ed agli altri discepoli (Gv 20,23). Uno dei punti in cui il vangelo di Matteo più insiste è la riconciliazione e il perdono. È uno dei compiti più importanti dei coordinatori e coordinatrici delle comunità. Imitando Pietro, devono legare e sciogliere, cioè, fare in modo che ci sia riconciliazione, accettazione reciproca, costruzione della fraternità, fino a settanta volte (Mt 18,22).
 
? Matteo 16,21-22: Gesù completa ciò che mancava alla risposta di Pietro, e costui reagisce. Gesù comincia a dire: “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno”. Dicendo che doveva andare e venire ucciso, o che era necessario soffrire, lui indicava che la sofferenza era prevista nelle profezie. Il cammino del Messia non è solo di trionfo e di gloria, anche di sofferenza e di croce! Se Pietro accetta Gesù come Messia e Figlio di Dio, deve accettarlo anche come Messia Servo che sarà ucciso. Ma Pietro non accetta la correzione di Gesù e cerca di dissuaderlo. Porta Gesù in disparte e lo rimprovera: "Dio te ne scampi, Signore! Questo non avverrà mai!"
 
 Matteo 16,23: La risposta di Gesù a Pietro: pietra di inciampo. La risposta di Gesù è sorprendente. Pietro voleva orientare Gesù prendendo l’iniziativa. Gesù reagisce: "Lungi da me Satana. Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” Pietro deve seguire Gesù, e non il contrario. È Gesù che dà la direzione. Satana è colui devia la persona dal cammino tracciato da Gesù. Di nuovo, appare l’espressione pietra, ma ora in senso opposto. Pietro, ora è la pietra di appoggio, ora è la pietra di inciampo! Così erano le comunità all’epoca di Matteo, marcate dall’ambiguità. Così, siamo tutti noi e così è, secondo quanto detto da Giovanni Paolo II, il papato stesso, marcato dalla stessa ambiguità di Pietro: pietra di appoggio nella fede e pietra di inciampo nella fede.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Quali sono le opinioni che nella nostra comunità esistono su Gesù? Queste differenze nel modo di vivere e di esprimere la fede arricchiscono la comunità o rendono difficile il cammino?
• Che tipo di pietra è la nostra comunità? Qual è la missione che ne risulta per noi?
 
 
7) Preghiera: Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
 
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. 
 
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
 
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».