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- domenica | 25 luglio 2021
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Lectio domenica 25 luglio 2021
Domenica della Diciassettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Giacomo
Efesini 4, 1 - 6
Giovanni 6, 1 - 15
1) Orazione iniziale
Dio onnipotente ed eterno, tu hai voluto che san Giacomo, primo fra gli Apostoli, sacrificasse la vita per il Vangelo; per la sua gloriosa testimonianza conferma nella fede la tua Chiesa e sostienila sempre con la tua protezione.
Giacomo, il figlio di Zebedeo, fu il primo degli apostoli a bere dal calice del Signore. Il suo primo martire. Una venerabile tradizione della Chiesa di San Giacomo di Compostela e delle altre diocesi della Spagna lo riconosce come il suo primo evangelizzatore. Attraverso l’esperienza di un apostolato intrepido - rendere testimonianza del Vangelo fisicamente fino al “Finis terrae” allora conosciuto - egli seppe che cosa significa servire nel senso di Cristo. Per la Chiesa, e per i suoi membri più giovani, rimangono e rimarranno sempre il suo esempio affascinante e la sua intercessione.
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2) Lettura: Efesini 4, 1 - 6
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
3) Commento su Efesini 4, 1 - 6
"Un corpo solo e uno spirito solo". Questo è l'obiettivo sul quale l'Apostolo delle genti elaborerà la sua teologia del Corpo Mistico. Del resto può essere diversamente dato che "una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione"? San Paolo è scandalizzato alla sola idea della divisione e con chiarezza e fermezza ribadisce: "Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio è Padre di tutti". Questo Padre "opera in tutti ed è in tutti". Da qui deriva la nostra eguaglianza e fraternità e su questo comune Genitore dovrebbe fondarsi la nostra carità.
Paolo invita i cristiani a formare una unità, perché una sola è la vocazione, il Signore, la fede, il battesimo. Paolo, dopo aver chiarito, nella prima parte della lettera, il carattere dottrinale della Chiesa, Corpo di Cristo, in questi brevi versetti, inizia a chiarire quali siano le conseguenze pratiche. Inizia con l'esortare i fedeli e a spiegare come ci si deve comportare per vivere conformemente alla vocazione ricevuta. Nel fare ciò raccomanda l'osservanza di quattro virtù principali: l'umiltà, la mansuetudine, la pazienza, la carità. Il fine acuì è ordinata questa pratica è quella di conservare "l'unità dello spirito". Ma questa unità non può sussistere se non per mezzo del vincolo della pace. Nei versetti 4-6 l'apostolo chiarisce i motivi per cui, i fedeli in Cristo, devono conservare tra loro l'unità. La ragione di ciò sta nel fatto che essi formano un solo corpo: la Chiesa, Corpo mistico di Cristo. Uno è il corpo, uno lo spirito, quello ricevuto nel battesimo, come ancora uno è il fine. Questo fine è l'eterna beatitudine.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 6, 1 - 15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 6, 1 - 15
A partire da questa domenica e per cinque domeniche si legge non il vangelo di Marco, ma quello di Giovanni al capitolo 6, dove si parla della moltiplicazione dei pani e Gesù parla del Pane di Vita, che è Egli stesso; tra l’altro nel vangelo di Marco la moltiplicazione dei pani segue proprio il racconto del vangelo di domenica scorsa.
Il brano di oggi racconta di Gesù che, nell’imminenza della Pasqua ebraica, sale sul monte seguito dai discepoli e una grande folla viene a Lui. Egli prende l’iniziativa di dar da mangiare alla gente, ma prima mette alla prova i suoi discepoli chiedendo a Filippo come si può dar da mangiare a quella moltitudine: Egli provoca l’apostolo a farsi carico della folla e al tempo stesso ne vuole stimolare la fede. Andrea, da parte sua, fa presente che c’è un ragazzo che ha qualcosa da mangiare ma non suggerisce soluzioni. Gesù appare come il protagonista assoluto della scena ed è Egli stesso a dare i pani e i pesci alla gente. Il Signore dà così una risposta risolutiva alla situazione, risposta a cui i due apostoli non erano arrivati: è la risposta di Dio, che a partire dalle poche risorse umane offerte manifesta la Sua bontà e potenza a favore del suo popolo. Il gesto di Gesù alludendo al cammino dell’Esodo voleva significare la piena liberazione del popolo e la costituzione del nuovo popolo di Dio, ma questo gesto viene frainteso, nel senso della possibilità di cibo e nella prospettiva promettente di una liberazione politica (volevano farlo re). Gesù allora si ritira in solitudine sulla montagna e prende le distanze dal fraintendimento.
Possiamo chiederci a questo punto: noi avremmo offerto i pochi pani e pesci, o li avremmo tenuti per noi, sapendo che non sarebbero bastati? È questo uno degli snodi principali: Vogliamo offrire a Dio ciò che siamo e ciò che abbiamo nella fiducia che può farne qualcosa di straordinario per tutti? Per arrivare a questa offerta è necessario cambiare sguardo e non vedere nell’altro un concorrente ma un fratello, un figlio come noi dell’unico Padre. In quest’ottica le cose che possediamo non sono solo nostre, ma date a noi per il beneficio di tutti. Qualcuno ha detto che si possiede veramente solo ciò che si dona: non è facile fare questo passo, ma ne vale la pena!
Pane da comprare o da spezzare!
Sfamare, dissetare, saziare nell’anima e nel corpo è il compito a cui il buon Dio ha provveduto personalmente sin dal principio: Egli con sapienza infinita, creato l’uomo a sua immagine, ha provveduto con i frutti della natura a dargli l’habitat e tutto il necessario per vivere. Nell’atto creativo ha legato a se la creatura con un vincolo di amore, fonte di un totale naturale benessere. Dopo il peccato tutto è diventato complicato e difficile per l’uomo. Dio, pur non cessando di altare la vita sul mondo con il suo Spirito, dice all’uomo: “Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte” e aggiunge: “La terra ti germinerà triboli e spine”. Di conseguenza molti interventi straordinari nella storia della salvezza sono occorsi per venire incontro alla sete e alla fame dell’uomo o di un intero popolo. Basti ricordare le vicende del popolo eletto mentre vaga nel deserto. Anche ai nostri giorni quello della fame e della sete sono tra i più urgenti e gravi problemi per milioni di esseri umani. L’intero continente africano è assetato e affamato ed è un fenomeno in crescita! Gesù ci lancia ancora una duplice sfida: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»: “comprare”: è la via iniziale di una umana debole solidarietà. “E Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». Il buon Dio sempre ci coinvolge nei nostri problemi, sempre chiede la nostra collaborazione, ma poi sa lui come sconvolgere e superare le logiche umane per far emergere la fede e imboccare la via feconda dell’amore. Nell’era della tecnica e della scienza è difficile comprendere la forza e le recondite infinite energie che scaturiscono da un sacramento di comunione dove il pane e il vino diventano la carne e il sangue del Figlio di Dio. Noi cristiani però dovremmo ormai sapere con la certezza della fede che proprio da quel banchetto umano divino sgorgano le virtù che uniscono l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo con vincoli di carità, di generoso altruismo, di vera completa disponibilità. In gran parte questi sono valori da recuperare, li abbiamo persi miseramente in nome dell’egoismo.
La legge della generosità: il pane condiviso non finisce.
C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci... Ma che cos'è questo per tanta gente? Quel ragazzo ha capito tutto, nessuno gli chiede nulla e lui mette tutto a disposizione: la prima soluzione davanti alla fame dei cinquemila, quella sera sul lago e sempre, è condividere. E allora: io comincio da me, metto la mia parte, per quanto poco sia. E Gesù, non appena gli riferiscono la poesia e il coraggio di questo ragazzo, esulta: Fateli sedere! Adesso sì che è possibile cominciare ad affrontare la fame. Come avvengano certi miracoli non lo sapremo mai. Ci sono e basta. Ci sono, quando a vincere è la legge della generosità. Poco pane condiviso tra tutti è misteriosamente sufficiente; quando invece io tengo stretto il mio pane per me, comincia la fame.
«Nel mondo c'è pane sufficiente per la fame di tutti, ma insufficiente per l'avidità di pochi» (Gandhi).
Il Vangelo neppure parla di moltiplicazione ma di distribuzione, di un pane che non finisce. E mentre lo distribuivano, il pane non veniva a mancare; e mentre passava di mano in mano restava in ogni mano.
Gesù non è venuto a portare la soluzione dei problemi dell'umanità, ma a indicare la direzione. Il cristiano è chiamato a fornire al mondo lievito più che pane (Miguel de Unamuno): a fornire ideali, motivazioni per agire, il sogno che un altro mondo è possibile. Alla tavola dell'umanità il vangelo non assicura maggiori beni economici, ma un lievito di generosità e di condivisione, profezia di giustizia. Non intende realizzare una moltiplicazione di beni materiali, ma dare un senso, una direzione a quei beni, perché diventino sacramenti vitali.
Gesù prese i pani e dopo aver reso grazie li diede a quelli che erano seduti.
Tre verbi benedetti: prendere, rendere grazie, donare. Noi non siamo i padroni delle cose. Se ci consideriamo tali, profaniamo le cose: l'aria, l'acqua, la terra, il pane, tutto quello che incontriamo, non è nostro, è vita che viene in dono da altrove, da prima di noi e va oltre noi. Chiede cura e attenzione, come per il pane del miracolo («raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto...e riempirono dodici canestri»), le cose hanno una sacralità, c'è una santità perfino nella materia, perfino nelle briciole della materia: niente deve andare perduto.
Il pane non è solo spirituale, rappresenta tutto ciò che ci mantiene in vita, qui e ora. E di cui il Signore si preoccupa: «La religione non esiste solo per preparare le anime per il cielo: Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra (Evangelii gaudium 182)». Donaci Signore il pane, l'amore e la vita, perché per il pane, per la vita e per l'amore tu ci hai creati.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Io, come persona, so utilizzare il poco del mio perché con la fiducia in Dio si moltiplichi in azioni concrete di servizio verso il prossimo?
- Io, come Comunità / famiglia, so recuperare i tempi della giornata per condividerli in dialogo e condivisione?
- Io, come comunità, so impegnarmi a vivere attivamente l'incontro domenicale con il Cristo eucaristico come momento di crescita spirituale, morale e umano?
7) Preghiera: Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
8) Orazione Finale
Signore, aiutaci a continuare con la nostra vita cristiana il miracolo che tu hai operato in favore di tutti gli uomini, affamati della tua Parola.