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- venerdì | 23 luglio 2021
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Lectio venerdì 23 luglio 2021
Venerdì della Sedicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santa Brigida di Svezia
Galati 2, 19 - 20
Giovanni 15, 1 - 8
1) Preghiera
O Dio, che hai guidato Santa Brigida nelle varie condizioni della sua vita e, nella contemplazione della passione del tuo Figlio, le hai rivelato la sapienza della croce, concedi a noi di cercare te in ogni cosa, seguendo fedelmente la tua chiamata.
Santa Brigida nacque in Svezia nel 1303. Sposata in giovane età, ebbe otto figli che educò con cura esemplare. Associata al Terz’Ordine di san Francesco, dopo la morte del marito, si diede a una vita più ascetica, pur rimanendo nel mondo. Fondò allora un ordine religioso e, messasi in cammino verso Roma, fu per tutti esempio di grande virtù. Intraprese pellegrinaggi a scopo di penitenza e scrisse molte opere in cui narrò le esperienze mistiche da lei stessa vissute.
Dopo un pellegrinaggio a Compostela fatto con suo marito, i figli ormai sufficientemente grandi, presero entrambi la decisione, possibile allora, di ritirarsi in monastero.
In quel periodo Brigida fu destinataria di molte rivelazioni da parte di Gesù: accesa di passione iniziò a girare l'Europa ammonendo e consigliando. Ne aveva per tutti: re e principi e papi. Giunse fino a Roma e in Terrasanta e la sua passione per Cristo ancora ci illumina. Morì a Roma nel 1373.
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2) Lettura: Galati 2, 19 - 20
Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
3) Riflessione su Galati 2, 19 - 20
Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. (Gal 2,20) - Come vivere questa Parola?
Paolo, convertito dalla sua accanita volontà di perseguitare i cristiani, disarcionato da cavallo dalla forza del Cristo crocifisso e risorto, è ormai afferrato da lui e solo dedito alla sua causa.
Da persecutore è diventato, con Cristo e per Cristo, un alter christus, collaboratore della gioia di molti fratelli. Ha potuto affermare: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me". Qui Paolo spiega come questo sia potuto avvenire in lui ma di fatto insegna anche a noi il modo con cui possiamo effettivamente (e non solo di nome) essere cristiani, veri seguaci di Gesù.
Eccone dunque la modalità. Si tratta di "vivere nella carne", cioè secondo quello che comporta la nostra natura umana: con le sue opportunità, gli impegni del proprio stato e del proprio lavoro. Tutto questo dunque - ed è importante notarlo - non è né appiattito dalla fede né minimizzato. Però tutto acquista spessore, senso e trasfigurazione se è vissuto nella fede. È la fede in Gesù: in tutto il suo mistero rivelatore di un amore infinito che non è generico, ma personalizzato. Gesù ha dato se stesso per me - dice Paolo - ma lo dico anch'io riguardo alla mia persona! E lo puoi dire anche tu di te, del suo amore nei confronti del tuo essere persona unica e irrepetibile. Credere è la gioia di fare questa scoperta ogni giorno più a fondo.
Oggi, a questo penso nella mia pausa contemplativa. Penso e chiedo di ardere di amore. Perché, se davvero questa verità vertice della mia fede diventa fede vissuta nel mio quotidiano, tutto il mio pensare, sentire e operare sono vivificati, si accendono e trasfigurano.
Signore Gesù, tu mi hai amato e hai dato te stesso per me. Non permettere che la mia vita sia ‘cenere' davanti a te. Prendimi così come sono. E nel tuo amore accendimi, rendimi in qualche modo prolungamento di te.
Ecco la voce di un pastore + Tonino Bello: Coloro che si accompagneranno al nostro cammino volgeranno lo sguardo a Cristo solo se il profumo del vangelo si sprigionerà dalla nostra vita.
È una dichiarazione appassionata e forte che esprime molto efficacemente di che tempra era la persona di Paolo, dove veramente la vita e la fede coincidono. Non si tratta di una fede "appiccicata" alla vita come può succedere per certuni, magari anche per noi.
Una vita "pienamente" vissuta non a caso Paolo dice "nella carne" dal punto di vista umano è proprio ciò che "pienamente" aderisce alla fede in Gesù. Non a caso Paolo esplicita il motivo di una tale fede che coinvolge tutta la vita.
È la fede del Figlio di Dio: quel Cristo Gesù che non è venuto in terra per nessun altro motivo che per salvare l'uomo. E lo ha fatto non solo rinunciando a conforti e comodi ma perfino alla vita. Bellissima, nella sua densità espressiva la frase di Paolo che afferma di Gesù: "Mi ha amato e ha dato se stesso per me."
C'è tutta - in sintesi - la storia di Cristo. Dice: "Mi ha amato": il motivo profondo essenziale del Suo immolarsi per noi: "Ha dato se stesso per me.": La concretezza, la visibilità di un "amore folle" come molti mistici hanno detto.
Signore, quando sono stanca di parole (mie e degli altri), quando o delusione o stanchezza cospargono di cenere il focherello della mia vita donata a Te, Tu ravviva il fuoco dell'amore immergendolo nel Tuo: Così prezioso perché umano divino, così vero nel suo esprimere l'amore.
Ecco la voce di Papa Francesco: Adorare è spogliarci dei nostri idoli, anche quelli più nascosti, e scegliere il Signore come centro, come via maestra della nostra vita.
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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 15, 1 - 8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 15, 1 - 8
Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto.
Gesù ha parlato della comunione di vita con i suoi, realizzata con la sua presenza in chi lo ama e ne osserva i comandamenti, e attraverso la presenza dello Spirito, ora accentua nuovamente questi legami con un'altra similitudine: la vite a i tralci. "Come il traccio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me". Si tratta di una rivelazione del rapporto che Gesù intende avere con noi che, se presa sul serio, avrebbe veramente il potere di sconvolgere tutta la nostra vita. Tutto questo si è verificato concretamente nella vita dei santi, le cui opere hanno dato lustro e beneficio all'umanità nel tempo della loro vita e oltre. Naturalmente queste parole di Gesù non riguardano solo i grandi santi, ma anche ogni battezzato, ciascuno di noi che vive unito a Cristo. In realtà ogni cristiano è chiamato ad essere il tralcio che il Padre, da buon vignaiolo, aiuta a crescere, e quanto più il tralcio è buono, tanto più viene potato e da più frutto. Misteriosa economia di Dio! La condizione di questa vitalità il Signore Gesù ce l'ha manifestata, dicendoci: "rimanete in me". E perché non pensassimo che si potesse rimanere in Cristo in qualsiasi maniera, ha specificato: "Rimanete nel mio amore". La comunione del discepolo con Cristo nella fede e nei sacramenti, fa sì che egli porti molto frutto. La vita di una comunità ecclesiale, deve essere valutata non dal suo attivismo, che potrebbe alla fine manifestarsi anche privo di frutti, ma dalla sua fecondità, attinta alla profonda intimità con Gesù, fatta di ascolto della sua Parola, di fervida preghiera e di docilità negli eventi della propria vita.
Il Vangelo di oggi presenta una parte della riflessione di Gesù attorno alla parabola della vite. Per capire bene tutta la portata di questa parabola, è importante studiare bene le parole usate da Gesù. Ed è anche importante osservare da vicino una vite o una qualsiasi pianta per vedere come cresce e come avviene il legame tra tronco e rami, e come il frutto nasce dal tronco e dai rami.
Giovanni 15,1-2: Gesù presenta il paragone della vite. Nell’Antico Testamento, l’immagine della vite indicava il popolo di Israele (Is 5,1-2). La gente era come una vite che Dio piantò con molta tenerezza sulle colline della Palestina (Sal 80,9-12). Ma la vite non corrisponde a ciò che Dio si aspettava. Invece di uva buona produce un frutto acerbo che non è buono a nulla (Is 5,3-4). Gesù è la nuova vite, la vera vite. In una unica frase ci consegna il paragone. Dice: "Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto!". La potatura è dolorosa, ma è necessaria. Purifica la vite, così cresce e dà più frutti.
Giovanni 15,3-6: Gesù spiega ed applica la parabola. I discepoli sono già puri. Sono stati già potati dalla parola che udirono da Gesù. Fino ad oggi, Dio opera la potatura in noi mediante la sua Parola che ci giunge dalla Bibbia e da tanti altri mezzi. Gesù allunga la parabola e dice: "Io sono la vite, e voi siete i tralci!" Non si tratta di due cose distinte: da un lato la vite, dall’altro i tralci. No! La vite non esiste senza i tralci. Noi siamo parte di Gesù. Gesù è il tutto. Affinché un ramo possa produrre frutto, deve essere unito alla vite. Solo così riesce a ricevere la linfa. "Senza di me non potete far nulla!" Il ramo che non dà frutto viene tagliato. Si secca ed è pronto per essere bruciato. Non serve a nulla, nemmeno per la legna!
Giovanni 15,7-8: Rimanete nell’amore. Il nostro modello è quello che Gesù stesso visse nella sua relazione con il Padre. Dice: "Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore!" Insiste nel dire che dobbiamo rimanere in lui e che le sue parole devono rimanere in noi. Ed arriva a dire: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato!" Poiché ciò che più vuole il Padre è che diventiamo discepoli e discepole di Gesù e, così, produciamo molto frutto.
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6) Per un confronto personale
• Quali sono state le potature o i momenti difficili nella mia vita che mi hanno aiutato a crescere? Quali le potature o momenti difficili che abbiamo avuto nella nostra comunità e che ci hanno aiutato a crescere?
• Ciò che mantiene la pianta unita e viva, capace di dare frutti, è la linfa che la percorre. Qual è la linfa che percorre la nostra comunità e che la mantiene viva, capace di produrre frutti?
7) Preghiera finale: Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi: nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati, ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.