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- martedì | 13 luglio 2021
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Lectio martedì 13 luglio 2021
Martedì della Quindicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Esodo 2, 1 - 15
Matteo 11, 20 - 24
1) Preghiera
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme.
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2) Lettura: Esodo 2, 1 - 15
In quei giorni, un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!». Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia. Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?». Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa».
Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian.
3) Commento su Esodo 2, 1 - 15
La prima lettura di oggi ci dà un insegnamento per i tempi di angustie e di avversità, la seconda per quando le cose vanno bene.
Nel testo dell'Esodo a ogni passo si incontrano difficoltà. Gli Ebrei, ridotti in schiavitù, con la uccisione dei figli maschi si stanno avviando all'estinzione: tutto sembra perduto. il bambino, che la madre non può più tenere nascosto, viene affidato alle acque del Nilo, e sembra destinato a sicura morte. Invece vive, è raccolto dalla figlia del faraone ed è educato come un piccolo egiziano. Cresciuto, si fa difensore dei suoi fratelli oppressi, e si direbbe che per essi spunti un'alba di speranza, ma deve fuggire: sembra proprio che il Signore abbia abbandonato il suo popolo. Invece la nascita di Mosè è veramente l'inizio della liberazione. In quel momento però nessuno sa niente di questo bambino salvatore, che pure sarà il condottiero preparato da Dio per ridare al suo popolo la libertà. In tutte le circostanze avverse il Signore ci domanda di avere ferma fiducia in lui, presente e operante in mezzo a noi e che certamente prepara la soluzione delle difficoltà, soluzione sempre positiva, perché disposta dal suo amore. La croce di Gesù fu l'inizio di una vita nuova.
Questo capitolo inizia con il racconto della nascita di Mosè. Quando egli nacque, i suoi genitori avevano già due figli, un maschio, Aarone, e poi Miriam, la sorella. Ovviamente solo di recente il faraone aveva ordinato che i bimbi maschi fossero uccisi, poco tempo prima della nascita di Mosè. Dal brano sembra chiaro che tanti bimbi erano stati uccisi, secondo l’ordine del faraone.
Possiamo immaginare l’angoscia della madre di Mosè, quando scoprì di essere incinta. Che terrore, aspettare la nascita del proprio figlio, sapendo che se fosse nato un maschio, sarebbero venuti i soldati Egiziani per ucciderlo. Ci fa pensare alle parole di Gesù in Luca 23: Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato”. (Luca 23:29 NRV)
Tante donne avrebbero preferito non avere figli, anziché passare tutta la gravidanza per poi vedere il proprio bimbo ucciso davanti agli occhi. Il peccato dell’uomo lo spinge a una così profonda malvagità.
Tramite il faraone, Satana stava cercando di distruggere il popolo di Dio, facendo morire tutti i bimbi maschi. Però, proprio in quel tempo, Dio fece nascere colui che sarebbe stato il liberatore d’Israele.
Vediamo un chiaro Tipo di Cristo in questo. Quando nacque Gesù, Erode volevo farlo morire, e mandò i soldati ad uccidere tutti i bimbi maschi. Dio lo salvò, ed è stato Cristo a salvare il suo popolo dal loro peccato. Quindi, gli avvenimenti della vita di Mosè sono un Tipo di Cristo Gesù.
La bellezza di Mosè era tale agli occhi di Dio. I suoi genitori non temevano gli uomini, perché avevano fede in Dio, e quindi, lo tennero nascosto. Dopo tre mesi, sapevano che non potevano più tenerlo nascosto, e sempre per fede in Dio, confidarono in Dio per trovare un modo per salvare la sua vita. La madre prese un canestro di giunchi, lo rese impermeabile, e vi mise dentro il bimbo. Poi, mise questo canestro nel canneto sulla riva del Fiume. Misero la sorella, Miriam, a sorvegliarlo a distanza, per vedere come Dio avrebbe provveduto per proteggere Mosè.
Umanamente, potrebbe sembrare che Dio non si stava curando di Mosè e dei suoi genitori. Non avrebbe potuto il Dio di tutto l’Universo proteggere questa famiglia in modo che non sarebbe stato necessario abbandonare Mosè in quel modo? Per un genitore, questa potrebbe sembrare una mancanza di protezione da parte di Dio. Però, nel piano perfetto di Dio, era necessario che Mosè crescesse in una casa diversa da quella dei suoi genitori. Le vie del Signore non sono le nostre vie, e i suoi pensieri non sono i nostri pensieri.
Quindi, per fede, i suoi genitori lo misero in quel canestro galleggiante in mezzo al canneto, osservato da sua sorella, forse di 7 o 8 anni, ad una certa distanza per vedere i risultati.
Quanto potente è la mano di Dio. La mamma e il padre di Mosè furono forzati ad abbandonare Mosè, però egli fu accolto dal SIGNORE.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 11, 20 - 24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
5) Commento sul Vangelo secondo Matteo 11, 20 - 24
I "guai" del rifiuto.
Oggi Gesù lancia i suoi rimproveri e preannuncia guai a quelle città dove "nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli". La sua predicazione, accompagnata da segni e miracoli, avrebbe dovuto indurre a conversione gli abitanti di quelle città, invece, non solo non si erano convertiti, ma avevano rifiutato la stessa persona di Cristo. Il Signore tracciava così la triste storia di tutti i rifiuti umani perpetrati nel corso dei secoli dagli amati e prediletti del Signore. A nulle erano valse le reiterate promesse di salvezza, erano cadute nel vuoto o in terreno arido le parole dei profeti, più volte avevano infranto i reiterati patti di alleanza, avevano volto lo sguardo a dei stranieri e, al posto del Dio altissimo che voleva regnare nel suo popolo, si erano costruito un idolo d'oro. Emerge dalle parole di Cristo l'angoscia e la tristezza infinita per un amore gratuito, colpevolmente rifiutato. Viene tracciata così, in modo emblematico, la storia ininterrotta di tutti coloro che infrangono un patto di amore, rifiutano gli interventi salvifici di Dio, chiudono gli occhi alle sue testimonianze, non accolgono le grazie e i favori divini. È la storia dell'assurda presunzione umana, che prima ci induce al peccato e poi ci fa rinnegare la salvezza. Solo Dio conosce il dolore che da tale rinnegamento deriva; noi sperimentiamo talvolta l'amara delusione di veder rifiutato un soccorso, che ritenevamo urgente e salutare per il nostro prossimo, non riusciamo però a comprendere quanta amarezza ingenera in Colui che ci esprime un amore infinito e gratuito. Il santi esprimevano un sacro timore al solo pensiero che il Signore passasse bussando alla porta della loro anima e non trovasse ascolto e accoglienza: "Ho paura del Signore che passa". È loro convinzione che egli sta alla porta della nostra anima e bussa per chiedere di entrare e prendervi dimora. È determinante accorgersi di lui, farlo entrare come si addice al nostro re e signore. Dovremmo tremare di spavento al solo pensiero di poter scandire un diniego, di far sentire il nostro "no" al Signore. È la presunzione a guidarci nei nostri percorsi assordanti, sono le cose del mondo a distoglierci dai valori de cielo, gli abbagli delle false chimere ci oscurano la visione di Dio e non ci consentono di "vedere". Occorre recuperare, con l'aiuto di Dio, i sensi dell'anima; occorre elevare mente e cuore verso le cose di Dio per accorgerci di lui e non lasciarlo passare invano.
Questo modo di descrivere l’azione missionaria di Gesù era un’avvertenza chiara per i discepoli e le discepole che con Gesù percorrevano la Galilea. Non potevano aspettarsi ricompense o elogi per il fatto di essere missionari/e di Gesù. L’avvertenza vale anche per noi che oggi leggiamo e meditiamo questo Discorso della Missione, poiché i vangeli sono scritti per tutti i tempi. Ci invitano a confrontare l’atteggiamento che abbiamo con Gesù con l’atteggiamento dei personaggi che appaiono nel vangelo e a chiederci se siamo come Giovanni Battista (Mt 11,1-15), come la gente interessata (Mt 11,16-19), come le città incredule (Mt 11,20-24), come i dottori che pensavano di sapere tutto e non capivano nulla (Mt 11,25), come i farisei che sapevano solo criticare (Mt 12,1-45) o come la gente piccola che andava alla ricerca di Gesù (Mt 12,15) e che, con la sua saggezza, sapeva capire ed accettare il messaggio del Regno (Mt 11,25-30).
Matteo 11,20: La parola contro le città che non lo riceveranno. Lo spazio in cui Gesù si mosse durante quei tre anni della sua vita missionaria era piccolo. Solo pochi chilometri quadrati lungo il Mare di Galilea attorno alle città di Cafarnao, Betzaida e Corazin. Solamente! Orbene, fu in questo spazio così ridotto dove Gesù fece la maggior parte dei suoi discorsi e miracoli. Venne a salvare tutta l’umanità, e quasi non uscì dallo spazio limitato della sua terra. Tragicamente, Gesù dovette constatare che la gente di quelle città non volle accettare il messaggio del Regno e non si convertì. Le città si irrigidirono nelle loro credenze, tradizioni e costumi e non accettarono l’invito di Gesù a cambiare vita.
Matteo 11,21-24: Corazin, Betzaida e Cafarnao sono peggiori di Tiro e Sidone. Nel passato, Tiro e Sidone, nemici ferrei di Israele, maltrattarono il popolo di Dio. Per questo furono maledette dai profeti (Is 23,1; Jr 25,22; 47,4; Ez 26,3; 27,2; 28,2; Jl 4,4; Am 1,10). Ed ora Gesù dice che queste città, simboli di tutta la malvagità, si sarebbero già convertite se in esse si fossero realizzati tutti i miracoli avvenuti a Corazin ed a Betzaida. La città di Sodomia, simbolo della peggiore perversione, fu distrutta dall’ira di Dio (Gen 18,16 a 19,29). Ed ora, Gesù dice che Sodomia esisterebbe fino ad oggi, poiché si sarebbe convertita se avesse visto i miracoli che Gesù fece a Cafarnao. Oggi ancora viviamo questo stesso paradosso. Molti di noi, che siamo cattolici fin da bambini, abbiamo molte solide convinzioni, tanto che nessuno è capaci di convertirci. E in alcuni luoghi, il cristianesimo, invece di essere fonte di cambiamento e di conversione, diventa il rifugio delle forze più reazionarie della politica del paese.
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6) Per un confronto personale
• Come mi pongo dinanzi alla Buona Novella di Gesù: come Giovanni Battista, come la gente interessata, come i dottori, come i farisei o come la gente piccola e povera?
• La mia città, il mio paese meritano l’avvertenza di Gesù contro Cafarnao, Corazin e Betzaida?
7) Preghiera finale: Salmo 68
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
Affondo in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.