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- sabato | 10 luglio 2021
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Lectio sabato 10 luglio 2021
Sabato della Quattordicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Genesi 49, 29-33; 50, 15-26
Matteo 10, 24 - 33
1) Preghiera
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna.
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2) Lettura: Genesi 49, 29-33; 50, 15-26
In quei giorni, Giacobbe diede quest’ordine ai suoi figli: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l’Ittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l’Ittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti». Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati.
Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: “Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!”. Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così. E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore.
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; egli visse centodieci anni. Così Giuseppe vide i figli di Èfraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare ai figli d’Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa». Giuseppe morì all’età di centodieci anni.
3) Riflessione su Genesi 49, 29-33; 50, 15-26
La conclusione della storia di Giuseppe ci illumina sul modo di porsi di fronte al male. Tanta gente si scandalizza e si chiede come mai Dio permetta tanti avvenimenti tragici, apportatori di sofferenze e di male.
La storia di Giuseppe dà una duplice risposta: Dio rispetta la libertà delle sue creature; Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Sono risposte che vanno approfondite. Dio ha permesso che i fratelli di Giuseppe agissero malvagiamente nei suoi confronti, e non li ha costretti ad agire bene perché ci ha creati liberi, rispetta la nostra libertà e vuole il nostro bene.
Costringere qualcuno a fare il bene, infatti, non è mai efficace. Chi fa il bene perché vi è costretto non compie veramente il bene, ma subisce una dura oppressione e nel suo cuore continuerà a desiderare di compiere il male. Perciò Dio, volendo la nostra felicità, rispetta la libertà che ci ha dato perché possiamo agire bene liberamente, con amore e non per costrizione.
Dall'altro lato Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Afferma Giuseppe: "Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene".
È una riflessione profonda: Dio è in grado di capovolgere il senso delle azioni umane, ha questa misteriosa potenza che viene dalla sua infinita generosità.
Però occorre fare un'osservazione: Dio cerca persone che accolgano questa sua azione. Giuseppe ha accolto il pensiero di Dio: invece di rispondere al male con il male, conoscendo la bontà e la misericordia di Dio ha agito come lui: ha rinunciato alla vendetta e ha perdonato.
Quando ci poniamo il problema del male, dobbiamo farci sempre questa domanda: "Accetto le intenzioni che Dio ha su di me?". Esse richiedono infatti una conversione che ci fa rispondere al male con il bene.
Nella storia di Giuseppe possiamo vedere anticipato il mistero della croce. La croce di Gesù è l'esempio più straordinario del capovolgimento del male in bene, un capovolgimento che si è potuto realizzare perché Gesù ha aperto totalmente il suo cuore all'intenzione positiva di Dio di far servire al massimo bene il male tramato dagli uomini. il segreto della redenzione sta proprio nella generosa apertura di Gesù ad accogliere la volontà salvifica del Padre e a farla propria.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 10, 24 - 33
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebù il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 10, 24 - 33
Non abbiate paura!
La violenza ingiustificata genera timori e paure in coloro che la subiscono, è normale per noi esseri umani. Le predizioni e le promesse rassicuranti di Gesù, per quanto indispensabili a sorreggere la fede dei suoi e generare in loro la fiducia, se non vissute in pienezza, non scansano la paura nei deboli. Il primo effetto della paura potrebbe essere quello di cedere alla tentazione di desistere dal proclamare e vivere il vangelo e dare la dovuta testimonianza. Tacere e nascondersi significherebbe però tradire il mandato ricevuto e venir meno alle promesse di fedeltà al Signore. Quindi Gesù ripete con forza la sua esortazione: "Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti". La verità, quella che Dio ci ha donato nella rivelazione, non può essere taciuta e mai può diventare oggetto di compromesso. Riguardo poi alle violenze, egli con divina sapienza, ci invita innanzi tutto a discernere tra coloro che ci possono uccidere nel corpo, ma non hanno potere di uccidere la nostra anima e colui che ha il potere di uccidere l'anima e il corpo. Quello Spirito che è l'anima stessa della chiesa e la forza dei suoi ministri e testimoni, ci guida nella fede verso una valutazione sapienziale dei valori della vita: siamo sollecitati a saper distinguere tra tempo ed eternità, tra anima e corpo, tra la forza. la potenza e le trame degli uomini e l'onnipotenza e la protezione di Dio. Con questa sagge valutazioni leggiamo e viviamo la storia, in questa prospettiva di salvezza siamo capaci di credere senza esitazioni che dobbiamo deporre ogni timore o paura perché "Perfino i capelli del nostro capo sono tutti contati!". È stata poi la storia ad illuminarci ulteriormente, facendoci comprendere nella realtà dei fatti che i veri vittoriosi non sono mai stai i carnefici e i persecutori, ma i santi e martiri, che la chiesa venera e il mondo ammira.
? Il vangelo di oggi ci presenta diverse istruzioni di Gesù sul comportamento che i discepoli devono adottare nell’esercizio della loro missione. Ciò che maggiormente colpisce in queste istruzioni sono due avvertenze:
(a) la frequenza con cui Gesù allude alle persecuzioni e alle sofferenze che dovranno sopportare; (b) l’insistenza tre volte ripetuta al discepolo di non avere paura.
Matteo 10,24-25: Persecuzioni e sofferenze che marcano la vita dei discepoli. Questi due versetti costituiscono la parte finale di una avvertenza di Gesù ai discepoli riguardo alle persecuzioni. I discepoli devono sapere che, per il fatto di essere discepoli di Gesù, saranno perseguitati. (Mt 10,17-23). Ma ciò non deve essere per loro motivo di preoccupazione, poiché un discepolo deve imitare la vita del maestro e condividere con lui le prove. Questo fa parte del discepolato. “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone”. Se hanno chiamato Belzebù a Gesù, quanto più insulteranno i suoi discepoli! Con altre parole, il discepolo di Gesù dovrà preoccuparsi seriamente se nella sua vita non spuntano persecuzioni.
Matteo 10,26-27: Non abbiate timore di dire la verità. I discepoli non devono aver paura di essere perseguitati. Coloro che li perseguitano, riescono a sovvertire il senso dei fatti e spargono calunnie che cambiano la verità in menzogna, e la menzogna in verità. Ma per grande che sia la menzogna, la verità alla fine trionferà e farà crollare la menzogna. Per questo, non dobbiamo aver paura di proclamare la verità, le cose che Gesù ha insegnato. Oggigiorno, i mezzi di comunicazione riescono a sovvertire il significato delle cose e le persone che proclamano la verità sono considerate criminali; fanno apparire giusto il sistema neoliberale che sovverte il senso della vita umana.
Matteo 10,28: Non aver paura di coloro che possono uccidere il corpo. I discepoli non devono aver paura di coloro che uccidono il corpo, che torturano, che colpiscono e fanno soffrire. I torturatori possono uccidere il corpo, ma non riescono ad uccidere la libertà e lo spirito nel corpo. Devono aver paura, questo sì, del fatto che il timore di soffrire li porti a nascondere o a negare la verità, e ciò li spinga ad offendere Dio. Perché chi si allontana da Dio si perde per sempre.
Matteo 10,29-31: Non aver paura, ma avere fiducia nella Provvidenza Divina. I discepoli non devono temere nulla, perché stanno nella mano di Dio. Gesù ordina di guardare gli uccelli. Due passeri si vendono per un soldo, ma nessuno di essi cadrà a terra senza che il Padre lo voglia. Tutti i nostri capelli sono contati. Luca dice che nessun capello cade senza che il Padre lo voglia (Lc 21,18). E sono tanti i capelli che cadono! Per questo, “non abbiate timore. Voi valete più di molti passeri”. È la lezione che Gesù trae dalla contemplazione della natura.
Matteo 10,32-33: Non aver paura di essere testimone di Gesù. Alla fine, Gesù riassume tutto nella frase: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Sapendo che stiamo nelle mani di Dio e che Dio è con noi, in ogni momento, abbiamo il coraggio e la pace necessari per rendere testimonianza ed essere discepoli e discepole di Gesù.
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6) Per un confronto personale
• Tu hai paura? Paura di cosa? Perché?
• A volte, sei stato/a perseguitato/a a causa del tuo impegno con l’annuncio della Buona Notizia di Dio che Gesù ci ha annunziato?
7) Preghiera finale: Salmo 104
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.