domenica 4 luglio 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

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  • domenica | 4 luglio 2021

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Lectio domenica 4 luglio 2021

 
Domenica della Quattordicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
2 Lettera ai Corinzi 12, 7 - 10
Marco 6, 1 - 6
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna.
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2) Lettura: 2 Lettera ai Corinzi 12, 7 - 10
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
 
3) Commento su 2 Lettera ai Corinzi 12, 7 - 10
 Nella seconda lettura l'apostolo Paolo, il profeta delle genti, si rivolge alla sua comunità di Corinto, lamentandosi per le difficoltà incontrate nella sua missione, che chiama ‘spina nella carne’ (la cui natura non è chiara). È nelle difficoltà che Paolo trova l'aiuto a non montare in superbia e sente che il Signore non gli ha fatto mancare la sua grazia, la sua vicinanza, il suo conforto. Alla sua richiesta d'essere sollevato dalle tribolazioni Dio risponde "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" e quindi l'apostolo conclude dicendo ‘quando sono debole, è allora che sono forte.’ 
 
 Sicuramente questa affermazione non può che lasciarci senza parole: quante volte abbiamo rinunciato a portare avanti le cose in cui crediamo, fondate sulla Parola, in famiglia, sul lavoro, nella comunità in cui viviamo, perché ci siamo trovati di fronte a difficoltà, a reazioni negative? Come allora sentirsi forti nei momenti di debolezza, se non siamo coscienti che, come disse il Signore a Paolo, sono proprio quei momenti in cui si manifesta la sua potenza?
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 6, 1 - 6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 6, 1 - 6
 Nella pagina di Marco abbiamo sentito della reazione nei confronti di Gesù dei suoi concittadini: essi sono fissi nei loro pregiudizi, pensano di conoscerlo di sapere tutto di Lui; non si aprono ai segni che compie e non si convincono di fronte alle Sue parole. Essi credono di conoscerlo, di sapere tutto di Lui. Noi crediamo in Gesù e certo il nostro comportamento nei suoi confronti è diverso, ma forse può capitare, a volte, di ascoltare il Vangelo pensando che lo conosciamo già e quindi chiudendoci a ciò che il Signore ci vuole dire, in quel momento, attraverso quella pagina.
Dobbiamo anche vigilare sulla durezza di cuore, per la quale ci chiudiamo ad accogliere le novità che gli altri o il Signore ci mettono davanti: non è impossibile che ci capiti, basta a volte che ci chiudiamo nel risentimento, nel rancore, nel giudizio… Il Signore chiede di convertirsi, di accogliere il Suo messaggio e di accogliere gli altri. Possiamo chiederci: Siamo pronti a cambiare le nostre vedute e a cogliere ciò che di nuovo il Signore ci dice, soprattutto se è in contrasto con il nostro sentire? Sappiamo vedere i cambiamenti degli altri?
Le letture di oggi concentrano l’attenzione sulla debolezza: quella di Ezechiele uomo chiamato da Dio, quella di Paolo e di Gesù: il Salvatore è nato da una ragazza di uno sperduto villaggio e, come abbiamo detto, non è stato riconosciuto Messia dai concittadini perché apparentemente normale. La debolezza nel disegno di Dio ha un significato particolare: se accolta può diventare forza ma serve fede. La massima debolezza è la Croce di Cristo che ci ha salvati. Chiediamo la grazia della fede, non solo per accogliere questo Mistero, ma per riconoscerlo e accettarlo soprattutto nei momenti bui della nostra vita.
 
 Si scandalizzarono di lui.
Gesù annunciando il suo insegnamento nella sua città suscita contraddizioni; alcuni si stupiscono della sua sapienza, altri la rifiutano. Il suo ministero in Galilea, con questo insegnamento di sabato nella sinagoga, subisce un fallimento totale. Non per nulla nella finale del racconto, Marco annota che Gesù "si meravigliava della loro incredulità". Ora qual è il motivo di questa chiusura nei suoi riguardi? La si intuisce molto bene dalle reazioni riferite dall'evangelista. "Donde gli vengono queste cose? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo?". Come può insegnare tutto questo? Cosa presume di essere? È nato da povera gente, niente formazione particolare da un grande rabbi, ha imparato un mestiere nella bottega artigianale di Giuseppe. Tutti l'hanno visto crescere. La conoscenza diretta del suo ambiente familiare impedisce loro di riconoscere in lui un inviato di Dio. Egli rimane sempre per loro soltanto "il falegname". A tutto questo fa eco la famosa dichiarazione di Natanaele: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?" Anche se gli stessi nazaretani a mostrano stupore per la sapienza che esce dalla sua bocca. La situazione poi precipita, quando Gesù notando questo forte rifiuto nei suoi confronti, solennemente afferma: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, fra i suoi". Gesù non fa nulla per accattivarsi la loro simpatia. È troppo importante la scelta di Dio per farne una merce di scambio al fine di ottenere popolarità e consenso. Vale sempre l'agire del Signore: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti". Gesù si mette davanti ad ogni uomo con la sua debolezza e con la sua proposta di salvezza: tocca ad ognuno decidere se accoglierlo o rifiutarlo.
 
 Lo 'scandalo' di un Dio che entra nella mia casa.
Il Vangelo di oggi è chiuso tra due parentesi di stupore: inizia con la sorpresa della gente di Nazaret: Da dove gli viene tutta questa sapienza e questi prodigi? E termina con la meraviglia di Gesù: E si meravigliava della loro incredulità. Né la sapienza né i miracoli fanno nascere la fede; è vero il contrario, è la fede che fa fiorire miracoli.
La gente passa in fretta dalla fascinazione alla diffidenza e al rifiuto. Da dove gli vengono queste cose? Non da Nazaret. Non da qui. In questa domanda «Da dove?» è nascosto il punto da cui ha origine l'Incarnazione: con il Verbo entra nel mondo un amore da altrove, "alieno", qualcosa che la terra da sola non può darsi, viene uno che profuma di cielo. Quel mix di sapienza e potenza che Gesù trasmette, non basta alla gente di Nazaret per aprirsi allo spirito di profezia, quasi che il principio di realtà («Lo conosco, conosco la sua famiglia, so come lavora») lo avesse oscurato.
Ma l'uomo non è il suo lavoro, nessuno coincide con i problemi della sua famiglia: il nostro segreto è oltre noi, abbiamo radici di cielo. Gesù cresce nella bottega di un artigiano, le sue mani diventano forti a forza di stringere manici, il suo naso fiuta le colle, la resina, sa riconoscere il tipo di legno. Ma, noi pensiamo, Dio per rivelarsi dovrebbe scegliere altri mezzi, più alti.
Invece lo Spirito di profezia viene nel quotidiano, scende nella mia casa e nella casa del mio vicino, entra là dove la vita celebra la sua mite e solenne liturgia, la trasfigura da dentro. Fede vera è vedere l'istante che si apre sull'eterno e l'eterno che si insinua nell'istante.
Dice il Vangelo: Ed era per loro motivo di scandalo. Scandalizza l'umanità di Gesù, la prossimità di Dio. Eppure è proprio questa la buona notizia del Vangelo, stupore della fede e scandalo di Nazaret: Dio ha un volto d'uomo, il Logos la forma di un corpo. Non lo cercherai nelle altezze del cielo, ma lo vedrai inginocchiato a terra, ai tuoi piedi, una brocca in mano e un asciugamano ai fianchi.
La reazione di Gesù al rifiuto dei compaesani non si esprime con una reazione dura, con recriminazioni o condanne; come non si esalta per i successi, così Gesù non si deprime mai per un fallimento, «ma si meravigliava» con lo stupore di un cuore fanciullo. A conclusione del brano, Marco annota: Non vi poté operare nessun prodigio; ma subito si corregge: Solo impose le mani a pochi malati e li guarì. Il Dio rifiutato si fa ancora guarigione, anche di pochi, anche di uno solo. L'amante respinto continua ad amare anche pochi, anche uno solo. L'amore non è stanco: è solo stupito. Così è il nostro Dio: non nutre mai rancori, lui profuma di vita.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Quali sono le nostre reazioni di fronte al vangelo, cosa ci spettiamo?
- Abbiamo avuto la possibilità di collegare il fatto che nei sacramenti siamo anche profeti, con quali esperienze?
- Cosa vuol dire accogliere Gesù, avere la fede e superare lo scontro tra mentalità umana e mentalità di fede?
 
 
7) Preghiera: Salmo 122
I nostri occhi sono rivolti al Signore.
 
A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni.
 
Come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
 
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.
 
 
8) Orazione Finale
Padre Santo, che hai donato al mondo il tuo Figlio Gesù, che ha subito il rifiuto e l'umiliazione, aiutaci a camminare come suoi discepoli, anche nel momento dell'incomprensione e della fatica della testimonianza.