Dettagli evento
- domenica | 27 giugno 2021
___________________________________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________________________________
Lectio domenica 27 giugno 2021
Domenica della Tredicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
2 Lettera ai Corinzi 8, 7. 9. 13 - 15
Marco 5, 21 - 43
1) Orazione iniziale
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità.
______________________________________________________________________________
2) Lettura: 2 Lettera ai Corinzi 8, 7. 9. 13 - 15
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
3) Commento su 2 Lettera ai Corinzi 8, 7. 9. 13 - 15
Solidarietà significa, per un cristiano, andare "oltre", cioè oltre il criterio del "prima i nostri, poi gli altri"; oltre il criterio dell'"oggi non posso, ho altre priorità"; oltre il criterio dell'"applichiamo la legge".
A questo atteggiamento ci invita san Paolo nella sua lettera ai Corinzi e ci ricorda una cosa essenziale: ‘Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà»? L'invito dell'apostolo alla sua comunità è quello di condividere (essere solidali) le loro ricchezze con chi si trovava in situazione di povertà ed emergenza, in particolare con i cristiani della Chiesa di Gerusalemme.
Paolo ci ricorda che la carità non è una questione di calcoli, è farsi carico di chi ha bisogno, né è una questione di quando farla, perché le povertà, soprattutto le emergenze, ci si presentano senza preavviso. Ma tutti conosciamo quanto sia difficile essere vicini a chi ci chiede, a chi ha bisogno, a mettersi nei panni di chi è carico di problemi e spesso non è in grado di trovare una via d'uscita. Per fortuna oggi nelle nostre comunità sono presenti i Centri d'Ascolto che si fanno carico di incontrare chi ha bisogno e operano per aiutare a superare le prime difficoltà di chi si presenta ai nostri centri. Ma questo non deve portarci a dire: ‘c'è qualcuno che ci pensa’, forse occorre fare nostra le parole di san Paolo: ‘Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza’ perché «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
La struttura sociale di oggi non è quella di S. Paolo, né quella di 50 fa, nella storia si è sempre operato per i poveri, ma oggi bisogna trovare strade nuove. Molte cose esistono, ma non sempre si conoscono; al tempo di S. Paolo si identificavano con la comunità, ma oggi la società è multiforme, c'è il problema dei diritti che sembrano sopravanzare i doveri, rischiamo di essere concentrati più sulla struttura che non sulla sostanza; manca la formazione alla cittadinanza, ci vuole la solidarietà, non solo quella materiale ma anche quella morale.
______________________________________________________________________________
4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 5, 21 - 43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 5, 21 - 43
Due gesti decisivi di Gesù di fronte all'estrema miseria umana, si intrecciano in questo racconto: una donna malata e una giovinetta ormai morta. La donna che soffriva d'una perdita di sangue da dodici anni, aveva un'altra più grave menomazione sociale, quella dell'impurità secondo la legge. Era, quindi severamente vietato ogni contatto umano con lei. Ma ecco, è proprio da un contatto, quello del mantello di Gesù, che rinasce in lei la salute e la speranza di una vita normale. "Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò verso la folla", non voleva che tutto si esaurisse in un atto miracoloso. Allora egli cerca la donna, la quale tremante si gettò ai suoi piedi, dicendogli "tutta la verità". Ed è proprio a questo punto che Gesù le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
Passiamo al secondo episodio. La notizia della morte della giovinetta sembra mettere fine alla speranza della guarigione. Ma Gesù, rivolgendosi al padre addolorato, gli chiede di "continuare ad aver fede". Attraverso Gesù, Dio vuole dare una risposta alle vere e tante attese degli uomini. Ma lo fa in modo semplice, attraverso un rapporto che nasce dall'amore, dalla compassione, e attende, da noi, una risposta che esprima una fiducia a tutta prova. Gesù prende la fanciulla per mano, e le dice semplicemente: "Alzati!”
Questi due racconti ci richiamano verso una fede pura e totale, fiduciosa solo nel Dio della vita. Da imperfetta come quella della donna, persino disperata come quella di Giairo, la fede può crescere e suscitare eventi di vita. Questi nascono sempre dall'incontro tra la forza risanatrice che viene da Dio e la fiducia di chi gli si affida.
Talità kum…
Gesù sta insegnando, sta parlando del Regno di Dio, sta spiegando il compiersi dell’Antica alleanza e quella Nuova da lui rappresentata. C’è molta gente ad ascoltarlo. Sono al lago. Qualcuno si domanda: ma farà anche oggi dei miracoli? Gesù, pero, non è interessato a quelle domande. Lui parla del Padre che è nei cieli. Il Padre Suo, il Padre nostro... Gli viene incontro un uomo - Giairo. Non è una persona qualunque - è uno dei capi della sinagoga. Lo conoscono tutti, lo hanno sentito parlare anche lui... Forse farà qualche domanda, chiederà qualche spiegazione di un versetto della Scrittura...’Ma egli si prostra ai piedi del Signore e chiede con insistenza un aiuto: mia figlioletta è molto malata. Vieni a guarirla. Giairo con il suo gesto mostra la sua fede. È molto malata, ma per Dio non esistono le cose impossibili e lui ci crede. Gesù accetta. Si avviano verso la casa sua, ma ecco arrivare un servo: “tua figlia è morta”. Che tristezza per un padre sentire questa affermazione. Ma Giairo è con Cristo. E Gesù lo consola. Hai creduto? Continua ad avere la fede. Ecco quello che può fare la fede. La fede in Cristo può perfino far risuscitare dai morti. Gesù ha riscattato dalla morte tutti, egli è il Dio con noi. Egli ha le parole di vita, e di vita eterna. E la nostra fede? Quanto è forte? Diciamo di credere ma poi? La nostra fede è viva o morta? L’abbiamo ricevuta, ma l’abbiamo anche conservata? La fede è un dono. Dobbiamo chiedere il Signore, ogni giorno: Signore, aumenta la mia fede. Possa io credere in te, possa io fidarmi di te, con tutto il cuore; possa io chiudere gli occhi ed abbandonarmi nelle tue braccia aperte. Tu mi aspetti, Signore, sono io che ritardo. Dammi la mano ed alzami dal sonno. Comandami come hai comandato alla ragazza morta: “a te dico, alzati”. Fa’ che io possa sentire la tua voce e seguirti sempre, dove vuoi tu.
Gesù ci prende per mano e ci dice 'alzati'.
Gesù cammina verso una casa dove una bambina di 12 anni è morta, cammina accanto al dolore del padre. Ed ecco una donna che aveva molto sofferto, ma così tenace che non vuole saperne di arrendersi, si avvicina a Gesù e sceglie come strumento di guarigione un gesto commovente: un tocco della mano. L'emorroissa, la donna impura, condannata a non essere toccata da nessuno - mai una carezza, mai un abbraccio - decide di toccare; scardina la regola con il gesto più tenero e umano: un tocco, una carezza, un dire: ci sono anch'io! L'esclusa scavalca la legge perché crede in una forza più grande della legge.
Gesù approva il gesto trasgressivo della donna e le rivolge parole bellissime, parole per ognuno di noi, dolce terapia del vivere: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". Le dona non solo guarigione fisica, ma anche salvezza e pace e la tenerezza di sentirsi figlia amata, lei, l'esclusa.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga e c'era gente che piangeva e gridava forte. Entrato, disse loro: "Perché piangete? Non è morta questa bambina, ma dorme” ... Dorme. Verbo entrato nella fede e nel linguaggio comune: infatti la parola cimitero deriva dal verbo greco che designa il dormire. Cimitero è la casa dei dormienti, è la casa di Giairo, dove i figli e le figlie di Dio non sono morti, ma dormono, in attesa della mano che li rialzerà.
Lo deridono, allora, con la stessa derisione con cui dicono anche a noi: tu credi nella vita dopo la morte? Sei un illuso: "finito io, finito tutto". E Gesù a ripetere: "tu abbi fede", lascia che la Parola della fede riprenda a mormorare in cuore, che salga alle labbra con un'ostinazione da innamorati: Dio è il Dio dei vivi e non dei morti.
Gesù cacciati fuori tutti, prende con sé il padre e la madre, ricompone il cerchio vitale degli affetti, il cerchio dell'amore che dà la vita. Poi prende per mano la piccola bambina, perché bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare.
Chi è Gesù? una mano che ti prende per mano. Bellissima immagine: la sua mano nella mia mano, concretamente, dolcemente, si intreccia con la mia vita, il suo respiro nel mio, le sue forze con le mie forze.
E le disse: "Talità kum. Bambina alzati". Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può risollevarsi: alzati. E lei si alza e si mette a camminare.
Su ciascuno di noi qualunque sia la porzione di dolore che portiamo dentro, qualunque sia la nostra porzione di morte, su ciascuno il Signore fa scendere la benedizione di quelle antiche parole: Talità kum. Giovane vita alzati, risorgi, riprendi la fede, la lotta, la scoperta, la vita, torna a ricevere e a restituire amore.
______________________________________________________________________________
6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
a) Qual è il punto di questo testo che ti piace di più o che ti ha maggiormente colpito? Perché?
b) Qual è l’atteggiamento della donna che ha toccato Gesù? E cos’è che le da forza per avere il coraggio di toccarlo?
c) Perché i suoi discepoli non capivano ciò che succedeva tra Gesù e la folla?
d) Chi era Giàiro? Qual è l’atteggiamento di Gesù con lui e con sua moglie e sua figlia?
e) Una donna è curata ed integrata di nuovo nella convivenza della comunità. Una fanciulla viene alzata dal suo letto di morte. Cosa ci insegnano oggi queste due azioni di Gesù, per la nostra vita di famiglia ed in comunità?
7) Preghiera: Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
8) Orazione Finale
O Padre, che ci hai resi ricchi con il dono della vita del tuo Figlio Gesù, donaci la grazia di vivere per sempre con te, nella gioia del Paradiso, dove la vita non avrà mai fine.