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- giovedì | 24 giugno 2021
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Lectio giovedì 24 giugno 2021
Giovedì della Dodicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Natività di San Giovanni Battista
Atti degli Apostoli 13, 22 - 26
Luca 1, 57 - 66. 80
1) Orazione iniziale
Dio onnipotente, concedi alla tua famiglia di camminare sulla via della salvezza sotto la guida di san Giovanni il precursore, per andare con serena fiducia incontro al Messia da lui predetto, Gesù Cristo nostro Signore,
Giovanni Battista è l’unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita secondo la carne. Fu il più grande fra i profeti (Lc 7, 26-28), perché poté additare l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29.36). La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che prepararono la nascita di Gesù (cfr Lc 1, 14.58). Giovanni è il Precursore del Cristo con la parola e con la vita (Mc 6, 17-29). Il battesimo di penitenza che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo Spirito (Mt 3,11). La data della festa, tre mesi dopo l’annunciazione e sei mesi prima del Natale, risponde alle indicazioni di Luca (1,39.56-57).
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 13, 22 - 26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».
3) Commento su Atti degli Apostoli 13, 22 - 26
Siamo a metà del racconto degli Atti. Continua il primo dei viaggi apostolici di Paolo, che occuperanno tutta la seconda parte del libro. Il c. 13 contiene in sintesi l’annuncio di Paolo ai Giudei di Antiochia di Pisidia, di lingua greca ed ellenizzanti. Pur con differenze dovute a tempo, luogo e persone diverse, è analogo a quello di Pietro a Pentecoste e di Stefano davanti al Sinedrio. Mostra infatti Gesù come compimento della promessa ad Israele.
«In quei giorni Paolo diceva: "[...] Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali"». (At 13, 24-25) - Come vivere questa Parola?
Oggi la liturgia celebra la solennità della natività di san Giovanni Battista. Egli è l'unico - fatta eccezione per Gesù Cristo e per la Madre del Signore - del quale si celebra, e in forma solenne, la nascita secondo la carne (e non solo la nascita al cielo, come avviene per tutti gli altri santi). Questa festa, che nei nostri paesi segna l'inizio dell'estate, ha dato origine, lungo lo scorrere del tempo, al sorgere di varie manifestazioni folcloristiche, talvolta di sapore più profano che cristiano. Si deve perciò essere attenti a ricuperare la dimensione biblica e spirituale della figura e della festa di San Giovanni Battista.
In questa breve riflessione prendo lo spunto dalla seconda lettura del giorno (At 13,22-26). Nel suo discorso ad Antiochia di Pisidia, san Paolo riporta un'affermazione rivelatrice della grande personalità del Precursore: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali" (v. 25). Il Battista afferma in modo perentorio la superiorità assoluta del Messia: egli ne è solo il testimone e di fronte a lui si sente meno di uno ‘schiavò. Giovanni non rivendica nulla per se stesso e dichiara di essere solo "una voce che grida" al servizio del Messia. Il Precursore è stato soltanto un dito puntato verso il Messia, lo ha indicato presente e poi si è ritirato e si è eclissato. Giovanni, quindi, affrettandosi a «diminuire» perché «Egli cresca», si immerge nella solitudine e scompare nell'estrema testimonianza del martirio, che evidenzia la sua fede e permette di conformare il ‘servo al suo Signore.
Amare la figura di Giovanni Battista costituisce un'educazione permanente ad essere docili e attenti alla venuta di Cristo nella nostra vita.
"O Padre, che hai mandato san Giovanni Battista a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto, allieta la tua Chiesa con l'abbondanza dei doni dello Spirito, e guidalo sulla via della salvezza e della pace. Amen (Dall'orazione-colletta del giorno).
Ecco la voce di un Vescovo e Dottore della Chiesa antica San Pier Damiani (omelia 24): "La nascita di Giovanni Battista richiama immediatamente quella di Gesù: la nascita miracolosa del Precursore, generato da un padre anziano e da una madre sterile, non aveva infatti altro scopo che quello di preparare la venuta imminente del Salvatore. L'amico doveva nascere prima dello sposo, il servo prima del suo Signore, la voce prima del Verbo, la fiaccola prima del Sole, il messaggero prima del Giudice, il riscattato prima del Redentore"
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4) Lettura: dal Vangelo di Luca 1, 57 - 66. 80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
5) Riflessione sul Vangelo di Luca 1, 57 - 66. 80
Oggi celebriamo la solennità della nascita di S. Giovanni Battista, il precursore di Gesù.
L’evangelista Luca narra la vicenda di questo santo in parallelo con quella di Gesù: ci sono infatti due annunciazioni, una a Zaccaria ed una a Maria, due concepimenti, quello di Giovanni da una coppia sterile e quello di Gesù da una vergine, due nascite e due cantici di lode, quello di Zaccaria e quello di Maria. I due bambini però non sono sullo stesso piano: Giovanni è “relativo” a Gesù, la sua nascita è preannunzio della nascita del Salvatore e la sua missione è di preparare la via al Figlio di Dio incarnato.
Giovanni è considerato un profeta, sia che lo si veda come l’ultimo dell’Antico Testamento che come il primo del Nuovo: egli parla a nome di Dio e invita la gente a riconoscere e ad accogliere l’opera di Dio nella storia, che, nello specifico, è la venuta del Messia. Il Battista è dunque in linea con gli altri profeti, che non annunciano il futuro ma danno un’interpretazione ispirata delle vicende della storia. Con la predicazione e il battesimo di penitenza Giovanni risveglia le coscienze per prepararle ad accogliere Gesù. Senza la sua opera di risveglio spirituale del popolo ebraico, Gesù non avrebbe trovato un popolo ben disposto.
La missione di Giovanni ci istruisce circa il fatto che anche noi dobbiamo preparare il cuore ad accogliere il Signore e se vogliamo conoscerlo e seguirlo più da vicino dobbiamo dissodare il terreno della nostra interiorità. La penitenza predicata da Giovanni può essere, senza esagerazioni, una modalità utile anche oggi: vivere con sobrietà e praticare una certa ascesi ci rendono più disponibili e svegli a riconoscere ed accogliere il Signore nella nostra vita. Si tratta solo di strumenti, che non vanno assolutizzati, ma rinunciare a qualche bene, in una società in cui si vorrebbe soddisfare ogni voglia, potrebbe essere una strategia efficace.
La Chiesa festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna avanzata in età e già sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta vergine. Il padre non presta fede all'annunzio sulla nascita futura di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da lei e lo concepisce nella fede.
Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: "La Legge e i Profeti fino a Giovanni" (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà.
Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola. Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: "Chi sei tu?" (Gv 1, 19). E rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto" (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: "In principio era il Verbo" (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è l Verbo eterno fin dal principio. (Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328).
Giovanni, il Battista, dono di Dio.
Per Elisabetta si compì il tempo e diede alla luce un figlio. I figli vengono alla luce come compimento di un progetto, vengono da Dio. Caduti da una stella nelle braccia della madre, portano con sé scintille d'infinito: gioia (e i vicini si rallegravano con la madre) e parola di Dio. Non nascono per caso, ma per profezia. Nel loro vecchio cuore i genitori sentono che il piccolo appartiene ad una storia più grande, che i figli non sono nostri: appartengono a Dio, a se stessi, alla loro vocazione, al mondo. Il genitore è solo l'arco che scocca la freccia, per farla volare lontano. Il passaggio tra i due testamenti è un tempo di silenzio: la parola, tolta al tempio e al sacerdozio, si sta intessendo nel ventre di due madri. Dio traccia la sua storia sul calendario della vita, e non nel confine stretto delle istituzioni.
Un rivoluzionario rovesciamento delle parti, il sacerdote tace ed è la donna a prendere la parola: si
chiamerà Giovanni, che in ebraico significa: dono di Dio. Elisabetta ha capito che la vita, l'amore che sente fremere dentro di sé, sono un pezzetto di Dio. Che l'identità del suo bambino è di essere dono. E questa è anche l'identità profonda di noi tutti: il nome di ogni bambino è «dono perfetto». Stava la parola murata dentro, fino a quando la donna fu madre e la casa, casa di profeti.
Zaccaria era rimasto muto perché non aveva creduto all'annuncio dell'angelo. Ha chiuso l'orecchio del cuore e da allora ha perso la parola. Non ha ascoltato, e ora non ha più niente da dire. Indicazione che ci fa pensosi: quando noi credenti, noi preti, smarriamo il riferimento alla Parola di Dio e alla vita, diventiamo afoni, insignificanti, non mandiamo più nessun messaggio a nessuno. Eppure il dubitare del vecchio sacerdote non ferma l'azione di Dio. Qualcosa di grande e di consolante: i nostri difetti, la nostra poca fede non arrestano il fiume di Dio.
Zaccaria incide il nome del figlio: «Dono-di-Dio», e subito riprende a fiorire la parola e benediceva Dio. Benedire subito, dire bene come il Creatore all'origine ( crescete e moltiplicatevi): la benedizione è una energia di vita, una forza di crescita e di nascita che scende dall'alto, ci raggiunge, ci avvolge, e ci fa vivere la vita come un debito d'amore che si estingue solo ridonando vita.
Che sarà mai questo bambino? Grande domanda da ripetere, con venerazione, davanti al mistero di ogni culla. Cosa sarà, oltre ad essere dono che viene dall'alto? Cosa porterà al mondo? Un dono unico e irriducibile: lo spazio della sua gioia; e la profezia di una parola unica che Dio ha pronunciato e che non ripeterà mai più (Vannucci). Sarà «voce», proprio come il Battista, la Parola sarà un Altro.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Ad ogni uomo, fin dalla nascita, viene assegnato un compito. Come riusciamo a capire il compito che ci è stato affidato, per vivere la pienezza della nostra umanità?
- Quanto siamo consapevoli dei nostri limiti e abbiamo il coraggio di ‘fare un passo indietro’, specie in Comunità o famiglia, per far emergere i talenti degli altri componenti?
- Nell'ottica della vocazione profetica riusciamo a leggere i ‘segni dei tempi’, cioè il senso degli avvenimenti? Come questa lettura ci rende capaci di individuare gli orientamenti più efficaci per costruire un futuro più umano partendo dalla nostra Comunità o famiglia?
- Mi fermo mai a considerare la storia della mia salvezza, quali sono state le persone che più mi hanno aiutato nel mio cammino di fede?
- Che importanza ha Giovanni Battista nella mia storia?
- In quale misura la Parola di Dio è stata per me parola di salvezza?
7) Preghiera: Salmo 138
Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.