mercoledì 23 giugno 2021: per la preghiera personale e familiare "Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno"

Dettagli evento

  • mercoledì | 23 giugno 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio mercoledì 23 giugno 2021

 
Mercoledì della Dodicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)

 
Lectio: Genesi 15, 1 - 12. 17 - 18
Matteo 7, 15 - 20 
 
 
1) Preghiera 
Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Genesi 15, 1 - 12. 17 - 18 
In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». 
Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo». Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. 
In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate».
 
3) Commento su Genesi 15, 1 - 12. 17 - 18 
 Abramo nella prima lettura ci è presentato proprio come esempio di fede: "Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia". In questa pagina profondissima, che ha suscitato tante riflessioni di san Paolo e che lascia già intravedere tutto il mistero di Cristo e tutta la vita cristiana, vediamo insieme la speranza di Abramo, la sua fede e anche la sua adesione al mistero della carità di Dio. Abramo ascolta il Signore: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". Così Dio ravviva la sua speranza, che deve superare le circostanze immediate che non lasciano spiragli verso un futuro: "Ecco, a me non hai dato una discendenza e un mio domestico sarà mio erede". Ma il Signore promette: "Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te". Poi fa uscire Abramo, gli fa contemplare il cielo: "Conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza". Abramo crede e la sua fede lo rende giusto.
Queste parole di Dio, che immediatamente riguardano Isacco, più profondamente si riferiscono a Cristo: l'erede di Abramo è Cristo, la moltitudine dei figli di Abramo sono coloro che credono in Cristo, che saranno una cosa sola in lui, come dice san Paolo nella lettera ai Galati: "Tale sarà la tua discendenza". Le vere parole profetiche riguardano sempre Cristo.
Abramo ebbe fede nel Signore. Noi dobbiamo la parola di Cristo, che viene dai veri profeti, credere e trovare in essa la pienezza della vita. In questo testo però non è evocata soltanto la parola del Signore, ma anche la sua azione, che conclude l'alleanza. Il sacrificio misterioso, accompagnato da una manifestazione di terrore e di speranza insieme, è il segno profetico del sacrificio di Cristo, che stabilirà la nuova ed eterna alleanza. Così Abramo è già misteriosamente introdotto nel mistero di Cristo e lo sarà più profondamente ancora nel momento del sacrificio di Isacco. Abramo ascolta Dio e per la sua obbediente fede vede il giorno di Cristo e ne gioisce, come dirà Gesù nel Vangelo di Giovanni.
L'esempio di Abramo ci guida nella giusta direzione, quella della fede nella parola del Signore e del frutto dello Spirito, che trasforma la vita in modo conseguente alla fede. 
 
 «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Gen 15, 5 – 6) - Come vivere questa Parola?
La prima lettura ci presenta la figura di Abramo, modello di fede, capace di ascoltare l'invito di Dio. Abramo è chiamato ad uscire dalla propria terra per guardare il cielo e riconoscere in esso il segno di una promessa carica di fecondità.
Il segno che gli viene dato però è paradossale, sconvolgente; è molto semplice, povero: un cielo trapuntato di stelle.
In quel cielo venato di luce Abramo intravede la potenza del creatore che vince la morte. Il segno esige la fede.
I fatti, gli eventi della vita sono segni che interpellano. Di fronte ad essi ognuno/a è chiamato/a a discernere, a credere, a decentrasi per scoprire una Presenza che manifesta una propria disponibilità e che chiede a sua volta apertura, fiducia e rinuncia ai propri criteri nel vedere e giudicare.
Dio non smette di cercare persone che si volgano a lui e facciano la sua volontà per purificare, guarire e pacificare il mondo nel suo nome e cambiare il corso della storia.
Abramo piantando il piolo della sua tenda nelle terra di Dio ha cambiato il corso della storia, la vera alternativa ad una vita insignificante e priva di senso è il paradosso della fede.
Nella pausa contemplativa di oggi mi domanderò se il "piolo della mia tenda", della mia vita è saldamente affondato in Dio. Pregherò e non mi stancherò di chiedere in questa giornata:
Signore aumenta la mia fede.
Ecco la voce di un mistico San Giovanni della Croce (Cantico spirituale): Chi cerca Dio volendo rimanere nei propri gusti e nelle proprie comodità, lo cerca di notte e quindi non lo trova. Colui invece che lo cerca mediante le buone opere e l'esercizio delle virtù, lasciando il letto dei suoi gusti e dei suoi piaceri, lo cerca di giorno e quindi lo trova, perché ciò che è introvabile di notte, si scopre di giorno.
_____________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 7, 15 - 20 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. 
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 7, 15 - 20 
 Dai loro frutti li riconoscerete.
Gesù ci dice: "Guardatevi dai falsi profeti". È evidente che il discorso si riferiva ai veri profeti, a quelli che erano i suoi discepoli e che, mandati da lui, sarebbero andati per il mondo a portare la verità di Dio. Il discorso di Gesù, dunque, è un discorso non soltanto morale, ma profondamente naturale. È nel cuore dell'uomo affermare un'idea, fosse anche la più insignificante di tutte. Perciò l'uomo è potenzialmente un profeta. Il problema è appunto questo: se egli, accettando Dio e il suo Vangelo, diventi un vero profeta o se, seguendo le sue proprie idee, rimanga un falso profeta. A questo punto Gesù ci fornisce anche il criterio di valutazione più sicuro: "Dai loro frutti li riconoscerete". E quali sono i frutti che fanno riconoscere il discepolo di Gesù? Quelli indicati dal discorso della montagna: la pratica delle beatitudini, il perdono e l'amore per tutti, compresi i nemici, il dare senza chiedere, la preghiera, il non giudicare. Il vero discepolo di Gesù, colui che è profeta di verità, che sa di essere incorporato a Cristo con il battesimo non smetterà di produrre frutti, perché non potrà parlare e agire se non come Gesù. Molte cose che non resistono al tempo e alla storia, non resisteranno neppure al giudizio di Dio. L'albero bacato che produce frutti cattivi, non serve a nulla. Il contadino lo taglia e lo butta nel fuoco. Anche Giovanni Battista aveva usato questa immagine. Così Gesù: l'albero infruttuoso verrà consegnato al fuoco. Ciò è detto per i falsi profeti, ma vale anche per gli altri profeti. Soltanto una vita totalmente vissuta nella fede e nella carità, potrà resistere al fuoco del giudizio. Confrontiamoci dunque sul criterio della vera o falsa profezia, sia come ascoltatori dei profeti, sia come profeti noi stessi, e ciò che troveremo da correggere, correggiamolo senza esitazione.
 
 Matteo 7,15-16ª: Attenzione con i falsi profeti. Al tempo di Gesù, c’erano profeti di ogni tipo, persone che annunciavano messaggi apocalittici per coinvolgere la gente nei diversi movimenti di quell’epoca: Esseni, farisei, zeloti ed altri (cf. At 5,36-37). Quando Matteo scrive c’erano anche allora profeti che annunciavano messaggi diversi dal messaggio proclamato dalle comunità. Le lettere di Paolo menzionano questi movimenti e tendenze (cf 1Cor 12,3; Gal 1,7-9; 2,11-14;6,12). Non deve essere stato facile alle comunità fare il discernimento degli spiriti. Da qui l’importanza delle parole di Gesù sui falsi profeti. L’avvertenza di Gesù è molto forte: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”. L’immagine stessa viene usata quando Gesù manda i discepoli e le discepole in missione: “Vi mando come agnelli tra i lupi” (Mt 10,16 e Lc 10,3). 
 
 L’opposizione tra il lupo rapace e il mite agnello è irreconciliabile, a meno che il lupo si converta e perda la sua aggressività come suggerisce il profeta Isaia (Is 11,6; 65,25). Ciò che importa qui nel nostro testo è il dono del discernimento. Non è facile discernere gli spiriti. A volte succede che interessi personali o di gruppo portino le persone a proclamare falsi quei profeti che annunciano la verità che scomoda. Ciò è avvenuto con Gesù stesso. Lui fu eliminato e messo a morte, considerato un falso profeta dalle autorità religiose del tempo. Ogni tanto, la stessa cosa è successa e continua a succedere nella nostra chiesa.
 
 Matteo 7,16b-20: Il paragone dell’albero e dei suoi frutti. Per aiutare a discernere gli spiriti, Gesù usa il paragone del frutto: “Dai loro frutti li potete riconoscere”. Un criterio simile era già stato suggerito dal libro del Deuteronomio (Dt 18,21-22). E Gesù aggiunge: “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco." Nel vangelo di Giovanni, Gesù completa il paragone: “Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia. I tralci che danno frutto li pota perché portino più frutto. Il ramo che non rimane unito alla vite non può dare frutto. Questi rami sono raccolti, gettati nel fuoco e bruciati” (Gv 15,2.4.6).
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• Falsi profeti! Conosci qualche caso in cui una persona buona e onesta che proclamava una verità scomoda è stata condannata come un falso profeta?
• A giudicare dai frutti dell’albero della tua vita personale, come ti definisci: falso/a o vero/a?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 104
Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.
 
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
 
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
 
 
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
 
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.