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- domenica | 20 giugno 2021
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Lectio domenica 20 giugno 2021
Domenica della Dodicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
2 Lettera ai Corinzi 5, 14 - 17
Marco 4, 35 - 41
1) Orazione iniziale
Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia.
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2) Lettura: 2 Lettera ai Corinzi 5, 14 - 17
Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
3) Commento su 2 Lettera ai Corinzi 5, 14 - 17
Capitolo imperniato sull'amore di Cristo, L'amore verso di Lui spinge la nostra fede nell'amore per gli uomini. Con la morte di Cristo in croce, Egli è morto per tutti e al posto di tutti, così tutti sono morti in Cristo. Gesù rappresenta tutta l'umanità ed essendo tutti peccatori, la morte di Cristo è una sentenza eseguita per tutti, e tutti devono donare la loro vita al servizio di Gesù. Da questa morte tutti possono trarre una nuova vita. E questa nuova vita è un uomo nuovo rigenerato nel battesimo. Questa nuova creatura con Cristo avrà una nuova era di fronte a se, e tutto questo deve la sua esistenza a Dio, con la riconciliazione.
"Se uno è in Cristo è una nuova creatura. Le cose vecchie sono passate ecco, ne sono nate di nuove" (2 Cor. 5,17) - Come vivere questa Parola?
Significativo che il provvido Amore di Dio ci affida questa "PAROLA" di vita nuova alla vigilia del periodo estivo includente, più o meno, le vacanze sempre nuove e bene accolte.
È parola di novità perché vuol renderci più che mai consapevoli che la bellezza la forza il valore infinitamente grande della nostra vita è "appartenere" a Cristo, anzi - come dice San Paolo - "ESSERE IN CRISTO". Tu benedici il giorno in cui hai capito qualcosa di questa particella "IN". Essere IN cordata (scalando un monte) essere IN cielo (volando sull'aereo) essere IN mare (nuotando felice) essere IN campagna, essere IN colloquio d'amicizia, essere IN adorante silenzio. Ecco soppeso il molteplice ricco senso di questo "IN" e aggiungo: SE UNO È IN CRISTO. Il salto di qualità e di forza è grande. Così mi spiego quell'affermazione che dice: "SE SEI IN CRISTO SEI UNA NUOVA CREATURA". È novità di bello, di buono l'essere in Cristo! L'essere in Lui è certezza di vita che non muore.
O Gesù che hai detto di essere la VITA: quella che non finisce, fa' che il mio esistere sia talmente radicato in Te che io non possa cedere a quella che è bruttura - decrepitezza di tutto l'essere: il peccato. A vent'anni come a novanta, dammi un cuore NUOVO ogni mattina, perché ogni giorno tu mi consegni la Tua Parola che salva: AMA! Esercitati nel voler bene a tutti, beneficando ognuno con quella NOVITÀ di simpatia di affetto di sorriso di comprensione di aiuto che fa nuovo il mondo e, in esso, il mio sempre nuovo IN Te che mi abilita ad amare.
Ecco la voce di Papa Francesco (25 gennaio 2017): Se uno è in Cristo e creatura nuova. È la rivoluzione che Paolo ha vissuto, ma è la rivoluzione cristiana di sempre: non vivere più per noi stessi, per i nostri interessi e ritorni di immagine, ma ad immagine di Cristo, per Lui e secondo Lui, col suo amore e nel suo amore. È un invito anche ad uscire da ogni isolamento, a superare la tentazione dell'autoreferenzialità.
Da che esiste il mondo, l'uomo che vi abita si sente attratto da ciò che è nuovo.
Proprio nella misura in cui la sua vita si radica sempre più negli insegnamenti del Signore, cioè nel suo Vangelo, la novità che attrae l'uomo è quella che è al centro del suo insegnamento: il pressante invito a vivere l'amore di Dio e del prossimo.
È bello costatare che chi entra in questa via dell'amore non è più soggetto a scoraggiamenti, delusioni e depressioni. Decidersi di immergere nell'amore quello che siamo desideriamo e operiamo, fa davvero nuova la vita.
Dammi, Signore di vivere i miei impegni dentro la continua novità che viene dalla Tua Parola e io stessa ogni giorno sarò nuova nella luce e nella forza della Tua Parola.
Ecco la voce di una imprenditrice italiana Federica Picchi Roncali: Credo che la forza di qualsiasi cristiano sia la Santa Messa quotidiana e la meditazione della Parola di Dio.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 4, 35 - 41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 4, 35 - 41
È venuta la sera: la notte della paura e del dubbio; la fine del giorno e delle sue effimere certezze. Gesù invita a prendere il largo e a “passare” all’altra riva. Si tratta di un invito ad un “passaggio”: passaggio del mar Rosso per il popolo eletto, liberato dalla schiavitù e condotto alla libertà; passaggio dalla morte per il Figlio dell’uomo liberato dal peccato e condotto alla gloria. L’altra riva è la riva di Dio, la riva che non si vede e di cui Gesù rivela il cammino (Gv 14,4). Ma scoppia una tempesta. Le forze del male si scatenano contro la barca. La barca si riempie d’acqua e Gesù dorme. L’assenza di Gesù pesa enormemente sul cuore degli Apostoli: non vedendo Gesù, hanno paura e giungono persino a pensare che non sarebbero mai riusciti a compiere la traversata e che non avrebbero mai dovuto prendere il largo su quella barca. Ma la preghiera insistente degli Apostoli, che lo chiamano, viene sentita da Gesù. Si sveglia. Egli è là, come ha promesso (Mt 28,20). Gesù ci salva da tutte le tempeste che minacciano di farci affondare. Gesù non rimprovera il fatto che non lo si sia svegliato subito, ma biasima invece la mancanza di fede. Bisogna pregarlo, e pregarlo con fede. La paura di morire viene allora sostituita dal timore di Dio, che è l’obbedienza dei fedeli al loro Salvatore. Questa è la nostra situazione: la debolezza della nostra imbarcazione trae forza dalla presenza di Cristo: egli ci fa passare.
Taci, calmati!
È una tentazione ricorrente quella di sentirsi abbandonati da Dio nei momenti in cui infuriano le tempeste più furibonde nella nostra vita personale e nella storia del mondo. Gli apostoli si limitano a dire a Gesù, placidamente addormentato a poppa: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Molti in simili circostanze muovono ben altre accuse al buon Dio. Accuse che talvolta sfociano nella bestemmia e nell’ateismo. È difficile per l’essere umano ammettere che non è Dio ad essere incurante della nostra sorte, ma noi a non esprimere a dovere la nostra fede. Lo stesso Gesù rimprovera i suoi dicendo loro: “Non avete ancora fede?”. Da questa mancanza sgorgano tante paure, spesso anche ingiustificate. Un Dio prima misconosciuto, rinnegato e talvolta perfino offeso, dovrebbe poi al primo richiamo destarsi per noi e calmare la furia dei venti e delle onde. Dinanzi a tanti eventi dovremmo piuttosto riflettere seriamente sulle conseguenze delle nostre assurde avventure di navigatori solitari nei mari tempestosi della vita. Se nella nostra barca Cristo non c’è, se l’abbiamo emarginato, radiato e tenuto colpevolmente lontano, non possiamo poi pretendere che ci possa e debba soccorrere dinanzi alle nostre improvvise paure e alla caduta delle nostre assurde presunzioni. Per nostra colpa periamo nelle nostre tempeste! Sarebbe falsa e dannosa una religione che intervenisse a confermare le nostre scelte peccaminose riparando gratuitamente e con la massima urgenza tutti i danni che ci procuriamo e servisse a guarirci istantaneamente e gratuitamente da tutti i nostri mali. Gesù ha respinto la sfida e la tentazione di usare la sua divina potenza per scendere dalla croce ed evitare la morte. Occorre rivestirsi di sentimenti di umiltà nei confronti del Signore, riconoscere sempre la nostra dipendenza da Lui, prendere atto, come fa Giobbe, dei nostri limiti e della sua infinita sapienza e convincersi che solo con la fede possiamo vedere il suo Volto. Un salmista ripete: “Anche se camminassi in una valle oscura, non temo alcun male perché tu sei con me, Signore”. Nella umile e devota conoscenza del Signore, nella certezza di vivere in comunione di amore con Lui, abbiamo la garanzia della sua divina costante protezione.
Dio non interviene al posto mio ma con me.
Una notte di tempesta e di paura sul lago, e Gesù dorme. Anche il nostro mondo è in piena tempesta, geme di dolore con le vene aperte, e Dio sembra dormire.
Nessuna esistenza sfugge all'assurdo e alla sofferenza, e Dio non parla, rimane muto.
È nella notte che nascono le grandi domande: Non ti importa niente di noi? Perché dormi? Destati e vieni in aiuto! I Salmi traboccano di questo grido, riempie la bocca di Giobbe, lo ripetono profeti e apostoli. Poche cose sono bibliche come questo grido a contestare il silenzio di Dio, poche esperienze sono umane come questa paura di morire o di vivere nell'abbandono.
Perché avete così tanta paura? Dio non è altrove e non dorme. È già qui, sta nelle braccia degli uomini, forti sui remi; sta nella presa sicura del timoniere; è nelle mani che svuotano l'acqua che allaga la barca; negli occhi che scrutano la riva, nell'ansia che anticipa la luce dell'aurora.
Dio è presente, ma a modo suo; vuole salvarci, ma lo fa' chiedendoci di mettere in campo tutte le nostre capacità, tutta la forza del cuore e dell'intelligenza. Non interviene al posto mio, ma insieme a me; non mi esenta dalla traversata, ma mi accompagna nell'oscurità. Non mi custodisce dalla paura, ma nella paura. Così come non ha salvato Gesù dalla croce, ma nella croce.
L'intera nostra esistenza può essere descritta come una traversata pericolosa, un passare all'altra riva, quella della vita adulta, responsabile, buona. Una traversata è iniziare un matrimonio; una traversata è il futuro che si apre davanti al bambino; una traversata burrascosa è tentare di ricomporre lacerazioni, ritrovare persone, vincere paure, accogliere poveri e stranieri. C'è tanta paura lungo la traversata, paura anche legittima. Ma le barche non sono state costruite per restare ormeggiate al sicuro nei porti.
Vorrei che il Signore gridasse subito all'uragano: Taci; e alle onde: Calmatevi; e alla mia angoscia ripetesse: è finita. Vorrei essere esentato dalla lotta, invece Dio risponde chiamandomi alla perseveranza, moltiplicandomi le energie; la sua risposta è tanta forza quanta ne serve per il primo colpo di remo. E ad ogni colpo lui la rinnoverà.
Non ti importa che moriamo? La risposta, senza parole, è raccontata dai gesti:
Mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante.
Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri, mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro.
Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore. E sono qui. A farmi argine e confine alla tua paura. Sono qui nel riflesso più profondo delle tue lacrime, come mano forte sulla tua, inizio d'approdo sicuro.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Dio mandò Gesù 2000 anni fa, in un momento ritenuto ideale per la Sua venuta. E se Dio lo mandasse adesso nel 2015?
- La Bibbia, libro più letto al mondo. Ma secondo voi quali sono i punti più salienti che lo distinguono da altri libri religiosi?
7) Preghiera: Salmo 106
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.