Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 4 giugno 2021

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  • venerdì | 4 giugno 2021

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Lectio venerdì 4 giugno 2021

 
Venerdì della Nona Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Libro di Tobia 11, 5 - 17
Marco 12, 35 - 37
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene.
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2) Lettura: Libro di Tobia 11, 5 - 17
In quei giorni, Anna sedeva scrutando la strada per la quale era partito il figlio. Quando si accorse che stava arrivando, disse al padre di lui: «Ecco, sta tornando tuo figlio con l’uomo che l’accompagnava». Raffaele disse a Tobìa, prima che si avvicinasse al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Anna corse avanti e si gettò al collo di suo figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E si mise a piangere. Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobìa gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Gli applicò il farmaco e lo lasciò agire, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobìa». Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con tutta la voce che aveva. Poi Tobìa informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva riportato, di Sara, figlia di Raguèle, che aveva preso in moglie e che stava venendo e si trovava ormai vicina alla porta di Nìnive. Allora Tobi uscì verso la porta di Nìnive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo Dio. La gente di Nìnive, vedendolo passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse per mano, fu presa da meraviglia. Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobìa, e la benedisse dicendole: «Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, che ti ha condotto da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobìa e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa, che è tua, sana e salva, nella benedizione e nella gioia; entra, o figlia!».
 
3) Riflessione su Libro di Tobia 11, 5 - 17
 Tobi, il personaggio che apre il libro, è un anziano ebreo deportato a Ninive, in Assiria, assieme a sua moglie Anna e a suo figlio Tobia (Tobia deriva da tob, che in ebraico significa proprio “bontà-bellezza”; Tobi è un uomo molto religioso e caritatevole, colpito da disgrazie fino a diventare cieco, proprio mentre si reca a seppellire il cadavere di un connazionale assassinato per strada e là abbandonato, diventa cieco perché gli escrementi caldi di alcuni uccelli gli cadono sugli occhi (Tb 2). La cecità durerà quattro anni, per cui sua moglie Anna è costretta a lavorare per mantenere la famiglia.

  Il vecchio Tobi, recuperando la vista, ha ritrovato anche il suo ruolo di padre e scopre come tutta la sua vicenda, compreso il suo dolore, ha avuto un senso. Il vecchio Tobi non è più un vivo tra i morti: è di nuovo un essere umano capace di amore e di speranza.
Il capitolo insiste di nuovo sull’importanza dei legami familiari, celebrati all’arrivo della sposa novella nella sua nuova casa e sottolineati dal particolare apparentemente irrilevante della riconciliazione tra Nadab e Achikar. Ma ciò che appare più importante, in questo capitolo, è la doppia benedizione pronunciata da Tobi: dopo aver recuperato la vista, e poi all’arrivo di Sara. 
 
 La festa in casa di Tobi.
Nella famiglia di Tobi con il ritorno del figlio Tobia e della moglie Sara torna a brillare il sole della gioia. Anna corre per prima incontro al figlio, poi anche il padre, incespicando... Dopo giorni di ansia comprensibile, a causa del viaggio sempre rischioso... finalmente ritorna il figlio già unito in matrimonio con Sara. Ha recuperato il danaro depositato, ma anche la medicina, il fiele del pesce, che, spalmato sugli occhi di Tobi, gli ridona la vista. Egli esclama commosso: Ti vedo, figlio mio, luce dei miei occhi": Sgorga dal cuore e dalle sue labbra un inno di benedizione al Signore... In quel giorno fu una grande festa per tutti i Giudei di Ninive. Forse anche Anna avrà capito il proprio errore quando rinfacciava al marito le sue opere buone... Il bene fatto per amor del Signore non va mai perduto...
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 12, 35 - 37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 12, 35 - 37
 E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
È stupenda questa verità: Gesù parla bene di Gesù. Si conosce. Sa chi è. Parla sempre con pienezza di verità, santità, saggezza, intelligenza, sapienza divina ed umana. Parla dal profondo del suo mistero e lo rivela con semplicità inaudita.
Non così si può dire del cristiano. Il cristiano non parla bene del cristiano. Non sa chi egli è. Non si conosce. Quando parla di sé come cristiano, ne parla quasi sempre male. Le falsità che dice non si contano. Le menzogne che proferisce sono senza numero. Le bugie sulla sua identità sono una vera falsa testimonianza.
Gesù parla bene di Gesù perché conosce Dio, la sua volontà, il suo mistero, il suo disegno di salvezza e di redenzione. Gesù conosce Dio perché in Dio abita, in Lui dimora, nel suo seno risiede. Il cuore del Padre è la sua casa.
Il cristiano non parla bene del cristiano perché non conosce Cristo Gesù. Non abita nella sua verità. Non dimora nella sua grazia. Non osserva la sua Parola. Non vive secondo i suoi insegnamenti. Non pratica la sua giustizia. Non cammina nel suo Vangelo. Avendo la sua casa spirituale fuori di Cristo, di Cristo non conosce quasi niente. Del suo Maestro e Signore ignora quasi tutto.
Insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
La folla ascolta volentieri Gesù perché la sua sapienza è piacevole, la sua saggezza attraente, la sua conoscenza perfetta, la sua esposizione chiara, la sua rivelazione sempre vera, la sua argomentazione lineare, i suoi dialoghi costruttori della verità.
La folla oggi non ascolta più il cristiano, qualsiasi ministero lui eserciti o viva. Non lo ascolta perché avverte e sente la non verità dei suoi discorsi, la falsità della sua sapienza, la pochezza della sua intelligenza, l'inutilità della sua saggezza, la stoltezza dei suoi ragionamenti, la confusione nelle sue argomentazioni, l'errore in ciò che dice, le molteplici contraddizioni in ciò che afferma. Soprattutto vede lui staccato completamente dal mistero di cui è portatore. Il mistero è per lui un sacco da portare sulle spalle. Esso non è divenuto la sua stessa vita, il suo corpo e il suo sangue.
Gesù oggi ci spiega la sua duplice nascita: da Dio e da Davide. Da Dio per generazione eterna. Lui è dal seno del Padre dall'eternità, da sempre e per sempre Lui è il Figlio Unigenito. Dalla Vergine Maria per generazione verginale, operata in Lei dallo Spirito Santo. Gesù così è insieme il Figlio eterno del Padre e il figlio di Davide. L'unica e sola Persona divina possiede due vere nascite: Da Dio e dalla Vergine Maria, dal Padre celeste e da Davide. Gesù è vero Dio e vero uomo.
È questo mistero della duplice nascita che fa la vera differenza tra Gesù ed ogni altra persona umana che è venuta, che viene, che verrà sulla nostra terra. Solo Lui è il Verbo Eterno del Padre che si è fatto carne. Tutti gli altri sono carne e basta. Sono solo carne e sangue bisognosi di redenzione, di salvezza, di verità, di grazia, di Spirito Santo. Sono persone nate nel peccato e che hanno la loro casa nel peccato.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Madre di Gesù, fa' che noi possiamo parlare sempre bene del mistero che ci avvolge e che è il mistero di Cristo Signore in noi.
Angeli e Santi del Cielo, fateci con Cristo un solo mistero di verità e di grazia.
 
 Nel vangelo di oggi, Gesù critica l’insegnamento dei dottori della legge. E questa volta la sua critica non è diretta all’incoerenza della loro vita, ma all’insegnamento che loro trasmettono alla gente. In un’altra occasione, Gesù aveva criticato la loro incoerenza e aveva detto alla gente: “I dottori della Legge e i farisei hanno autorità per interpretare la Legge di Mosè. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23.2-3). Ora, lui si mostra riservato riguardo a coloro che insegnavano la speranza messianica, e basa la sua critica su argomenti tratti dalla Bibbia.
 
 Marco 12,35-36: L’insegnamento dei dottori della Legge sul Messia. La propaganda ufficiale del governo, come pure quella dei dottori della Legge diceva che il messia sarebbe venuto in qualità di Figlio di Davide. Era il modo per insegnare che il messia sarebbe un re glorioso, forte e dominatore. Così gridò la gente la Domenica delle Palme: "Benedetto il Regno che viene del nostro padre Davide!" (Mc 11,10). Anche così gridò il cieco di Gerico: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!" (Mc 10,47).
 
 Marco 12,37: Gesù questiona l’insegnamento dei dottori sul Messia. Gesù questiona questo insegnamento dei dottori. Cita un salmo di Davide: “Il Signore disse al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi!” (Sal 110,1) E Gesù aggiunge: “Se Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?” Ciò significa che Gesù non era completamente d’accordo con l’idea di un messia Signore Glorioso, che sarebbe venuto quale re potente per dominare ed imporsi su tutti i suoi nemici. Marco aggiunge che alla gente piacque la critica di Gesù. Infatti la storia informa che i “poveri di Yavé “ (anawim) erano in attesa del messia non dominatore, ma servo di Dio per l’umanità.
 
 Le diverse forme di speranza messianica. Lungo i secoli, la speranza messianica crebbe, assumendo forme diverse. Quasi tutti i gruppi e i movimenti dell’epoca di Gesù erano in attesa della venuta del Regno, ma ognuno a modo suo; farisei, scribi, esseni, zelati, erodiani, sadducei, i profeti popolari, i discepoli di Giovanni Battista, i poveri di Yavè. Potevano distinguersi tre tendenze nella speranza messianica della gente, al tempo di Gesù.
a) Messia inviato personale di Dio: Per alcuni, il Regno futuro doveva arrivare mediante un inviato di Dio, chiamato Messia o Cristo. Sarebbe stato unto per poter svolgere questa missione (Is 61,1). Alcuni speravano che lui fosse un profeta; altri che fosse un re, un discepolo o un sacerdote. Malachia, per esempio, aspetta il profeta Elia (Mal 3,23-24). Il Salmo 72 aspetta un re ideale, un nuovo Davide. Isaia aspetta ora un discepolo (Is 50,4), ora un profeta (Is 61,1). Lo spirito impuro gridava: "Io so chi sei tu: il santo di Dio! (Mc 1, 24). Segno che c’era gente che aspettava un messia che fosse sacerdote (Santo o Santificato). I poveri di Yavé (anawim) aspettavano il Messia “Servo di Dio”, annunciato da Isaia.
b) Messianismo senza messia. Per altri, il futuro sarebbe arrivato all’ improvviso, senza mediazione, né aiuto da parte di nessuno. Dio stesso sarebbe venuto in persona per realizzare le profezie. Non ci sarebbe stato un messia propriamente detto. Sarebbe stato un messianismo, senza messia. Di ciò ci si rende conto nel libro di Isaia, dove Dio stesso arriva con la vittoria in mano (Is 40,9-10; 52,7-8).
c) Il Messia è già giunto. C’erano anche gruppi che non aspettavano il messia. Per loro la situazione attuale doveva continuare com’era, poiché pensavano che il futuro era già giunto. Questi gruppi non erano popolari. Per esempio, i sadducei non aspettavano il messia. Gli erodiani pensavano che Erode fosse un re messianico.
 La luce della risurrezione. La risurrezione di Gesù è la luce che illumina all’ improvviso tutto il passato. Alla luce della risurrezione i cristiani cominceranno a leggere l’Antico Testamento e scopriranno in esso nuovi significati che prima non potevano essere scoperti, perché mancava la luce (cf 2Cor 3,15-16). Loro cercavano nell’AT le parole per esprimere la nuova vita che stavano vivendo in Cristo. Lì trovavano la maggior parte dei titoli di Gesù: Messia (Sal 2,2), Figlio dell’Uomo (Dn 7,13; Ez 2,1), Figlio di Dio (Sal 2,7; 2 Sm 7,13), Servo di Yavè (Is 42,1; 41,8), Redentore (Is 41,14; Sal 19,15; Rt 4,15), Signore (LXX) (quasi 6000 volte!). Tutti i grandi temi dell’AT sfociano in Gesù e trovano in Lui la loro piena realizzazione. Nella risurrezione di Gesù sboccia il seme e secondo quanto detto dai Padri della Chiesa, tutto l’Antico Testamento diventa Nuovo Testamento.
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6) Per un confronto personale
• Qual è la speranza per il futuro del mondo di oggi in cui viviamo?
• La fede nella Risurrezione, influisce nel modo di vivere la tua vita?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
 
Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.
 
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.   
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.