Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 26 maggio 2021

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  • mercoledì | 26 maggio 2021

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Lectio mercoledì 26 maggio 2021

 
Mercoledì dell’Ottava Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Filippo Neri

 
Libro del Siracide 36, 1 - 2. 5 - 6. 13 - 19
Marco 10, 32 – 45
 
 
1) Preghiera 
O Padre, che glorifichi i tuoi santi e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri.
 
Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.
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2) Lettura: Libro del Siracide 36, 1 - 2. 5 - 6. 13 - 19
Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell’universo, e guarda, mostraci la luce della tua misericordia, infondi il tuo timore su tutte le nazioni. Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto che non c’è Dio al di fuori di te, o Signore. Rinnova i segni e ripeti i prodigi. Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro l’eredità come era al principio. Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, d’Israele che hai reso simile a un primogenito. Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme, luogo del tuo riposo. Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese e il tuo popolo della tua gloria. Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, risveglia le profezie fatte nel tuo nome. Ricompensa coloro che perseverano in te, i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benevolenza che hai verso il tuo popolo, e guidaci sulla via della giustizia, e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.
 
3) Commento su Libro del Siracide 36, 1 - 2. 5 - 6. 13 - 19
 Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere.
1. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benevolenza che hai verso il tuo popolo (sirac 36) e Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. «Le mie parole sono spirito e vita» (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore.
E dissi: «Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore ed egli non sia desolato su questa terra» (Sal 93,12s).
Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi, muti e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio.
Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure lo si serve con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torpido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo e ai suoi padroni? «Arrossisci, o Sidone, così dice il mare» (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta.
Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma, per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede.
Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.
 2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia nella vanità di quanta non ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi nella loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me.
Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote.
Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te.
Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti: la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi; l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù.
Colui che, avendo ricevuto «le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica» nell'ultimo giorno (Gv 12,48).
 
 Preghiera per chiedere la grazia della devozione.
3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla valgo e nulla ho.
Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote.
Ricordati della tua misericordia, o Signore (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera.
Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la tua grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6).
Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 10, 32 - 45
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
 
 
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 10, 32 - 45
 Farsi servi per essere primi.
La scrittura oggi, è desunta ancora dal libro del Siracide, mette sulle nostre labbra una splendida preghiera da leggere, da meditare, da recitare con fervore. Viene proposta nell'ufficiatura divina e anche nella liturgia. Benché proveniente dall'Antico Testamento, è un bel modello di preghiera, una intensissima invocazione personale e collettiva alla divina misericordia. Il vangelo ci offre la prosecuzione di quanto abbiamo sentito ieri nella risposta che Gesù da a Pietro. Ha garantito cento volte tanto di quanto i suoi lasciano per seguirlo, precisando però "insieme a persecuzioni". Su questa scia leggiamo la sconvolgente dichiarazione odierna: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte, lo flagelleranno e lo uccideranno, ma dopo tre giorni risusciterà". È la via della croce, quella che Gesù sta prospettando. È la "persecuzione" che dovrà soffrire il figlio dell'uomo, è l'approssimarsi della passione. Un discorso duro che gli apostoli stentano a capire. Diversi fra loro, ma è un pensiero che serpeggia ancora nella chiesa e nel mondo, hanno le mente rivolta in ben altra direzione: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Sedere nella gloria senza passare per la passione, senza bere il calice amaro del martirio: ecco la presunzione di Giacomo e Giovanni e non soltanto loro. Non hanno capito che il primato per i seguaci di Cristo Gesù si attua per una via completamente diversa da quella del mondo: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Gesù darà loro l'esempio facendosi più che servo, schiavo, schiavo che volontariamente si lascia immolare sulla croce. È guardando il crocifisso che tutti i nostri pensieri di superbia e le nostre velleità, lì s'infrangono e si dissolvono!
 
 Il vangelo di oggi narra il terzo annuncio della passione e, di nuovo, come nelle volte precedenti, ci mostra l’incoerenza dei discepoli (cf. Mc 8,31-33 e Mc 9,30-37). Gesù insiste nel servizio e nel dono della propria vita, e loro continuano a discutere sui primi posti nel Regno, uno a destra e l’altro a sinistra del trono. Tutto indica, quindi, che i discepoli continuano ad essere ciechi. Segno che l’ideologia dominante dell’epoca era penetrata profondamente nella loro mentalità. Malgrado il fatto di aver vissuto diversi anni con Gesù, loro non avevano cambiato il loro modo di vedere le cose. Guardavano Gesù con lo sguardo di prima. Volevano essere retribuiti per il fatto di seguire Gesù.
 
 Marco 10,32-34: Il terzo annuncio della passione. Erano in cammino verso Gerusalemme. Gesù li precedeva. Aveva fretta. Sapeva che l’avrebbero ucciso. Il profeta Isaia l’aveva annunciato (Is 50,4-6; 53,1-10). La sua morte non era il frutto di un destino cieco o di un piano prestabilito, ma la conseguenza dell’impegno assunto con la missione che ricevette dal Padre insieme agli esclusi del suo tempo. Per questo Gesù avverte i discepoli sulla tortura e la morte che affronterà a Gerusalemme. Il discepolo deve seguire il maestro, anche se se si tratta di soffrire con lui. I discepoli erano spaventati, e coloro che stavano dietro avevano paura. Non capivano cosa stava succedendo. La sofferenza non andava d’accordo con l’idea che avevano del messia.
 
 Marco 10,35-37: La richiesta del primo posto. I discepoli non solo non capiscono, ma continuano con le loro ambizioni personali. Giacomo e Giovanni chiedono un posto nella gloria del Regno, uno alla destra e l’altro alla sinistra di Gesù. Vogliono passare davanti a Pietro! Non capiscono la proposta di Gesù. Sono preoccupati solo dei propri interessi. Ciò rispecchia le tensioni ed il poco intendimento esistenti nelle comunità, al tempo di Marco, e che esistono fino ad oggi nelle nostre comunità. Nel vangelo di Matteo è la madre di Giacomo e di Giovanni che rivolge questa richiesta per i figli (Mt 20,20). Probabilmente, dinanzi alla situazione difficile di povertà e mancanza di lavoro crescente di quell’epoca, la madre intercede per i figli e cerca di garantire un impiego per loro nella venuta del Regno di cui Gesù parlava tanto.
 
 Marco 10,38-40: La risposta di Gesù. Gesù reagisce con fermezza: “Voi non sapete ciò che state chiedendo!E chiede se sono capaci di bere il calice che lui, Gesù, berrà e se sono disposti a ricevere il battesimo che lui riceverà. È il calice della sofferenza, il battesimo di sangue! Gesù vuole sapere se loro, invece di un posto d’onore, accettano di dare la vita fino alla morte. I due rispondono: “Lo possiamo!” Sembra una risposta non pensata, perché, pochi giorni dopo, abbandoneranno Gesù e lo lasceranno solo nell’ora della sofferenza (Mc 14,50). Loro non hanno molta coscienza critica, né percepiscono la loro realtà personale. Quanto al posto di onore nel Regno accanto a Gesù, quello lo concede il Padre. Ciò che lui, Gesù, può offrire, è il calice e il battesimo, la sofferenza e la croce.
 
 Marco 10,41-44: Tra di voi, non sia così. Alla fine della sua istruzione sulla Croce, Gesù parla di nuovo, sull’esercizio del potere (Mc 9,33-35). In quel tempo, coloro che ostentavano il potere nell’Impero Romano non si occupavano della gente. Agivano secondo i propri interessi (Mc 6,17-29). L’Impero Romano controllava il mondo e lo manteneva sottomesso con la forza delle armi e, così, attraverso i tributi, le tasse e le imposte, riusciva a concentrare la ricchezza della gente nelle mani di pochi a Roma. La società era caratterizzata dall’esercizio repressivo ed abusivo del potere. Gesù ha un’altra proposta. Dice: “Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”. Insegna contro i privilegi e contro la rivalità. Rovescia il sistema ed insiste nel servizio, quale rimedio contro l’ambizione personale. La comunità deve presentare un’alternativa per la convivenza umana.
 
 Marco 10,45: Il riassunto della vita di Gesù. Gesù definisce la sua missione e la sua vita: “Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la propria vita in riscatto di molti”. Gesù è il Messia Servo, annunciato dal profeta Isaia (cf. Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12). Imparò da sua madre che disse all’angelo: “Ecco l’ancella del Signore!” (Lc 1,38). Proposta totalmente nuova per la società di quel tempo. In questa frase in cui lui definisce la sua vita, appaiono i tre titoli più antichi, usati dai primi cristiani per esprimere e comunicare agli altri ciò che significava per loro: Figlio dell’Uomo, Servo di Yavé, colui che riscatta gli esclusi (colui che libera, che salva). Umanizzare la vita, servire i fratelli e le sorelle, accogliere gli esclusi.
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6) Per un confronto personale
• Giacomo e Giovanni chiedono il primo posto nel Regno. Oggi molte persone pregano per chiedere denaro, promozioni, guarigioni, successo. Cosa cerco io nella mia relazione con Dio e cosa chiedo a Dio nella preghiera?
• Umanizzare la vita, servire i fratelli e le sorelle. Accogliere gli esclusi. È il programma di Gesù, è il nostro programma. Come le metto in pratica?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 78
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
 
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
 
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome.
 
Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio salva i condannati a morte.
 
E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.