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- lunedì | 24 maggio 2021
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Lectio lunedì 24 maggio 2021
Lunedì dell’Ottava Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Maria Madre della Chiesa
Atti degli Apostoli 1, 12 - 14
Giovanni 19, 25 - 34
1) Orazione iniziale
Dio Padre di misericordia, il tuo unico Figlio, morente sulla croce, ha dato a noi come madre nostra la sua stessa madre, la beata Vergine Maria; fa' che, sorretta dal suo amore, la tua Chiesa, sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli e riunisca tutti i popoli del mondo in un'unica famiglia.
Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980). Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste.
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2) Lettura: Atti degli Apostoli 1, 12 - 14
Dopo che Gesù fu assunto in cielo, gli apostoli] ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato.
Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.
3) Commento su Atti degli Apostoli 1, 12 - 14
Il testo che leggiamo segna una parentesi tra l'Ascensione e la Pentecoste. È il tempo d'attesa che la piccola comunità di Gesù deve vivere con molta fiducia e chiarezza.
Tutti si sentono carichi di ricordi, dello stupore della risurrezione e, quindi, sorpresi e rassicurati dell'Ascensione di Gesù. Ora che lo hanno visto salire, possono affermare davvero che è sceso dal cielo.
Nessuno ne è stato testimone, mentre tutti pretendevano questa discesa come il vero e unico segno messianico. Persino il tentatore lo suggerì (Lc 4,9 ss). Il salire nella gloria di Dio, alla destra del Padre, conclude l'esperienza di Gesù, visibile, nella piccola comunità, ed inizia l'esperienza della Chiesa, ugualmente visibile nelle persone credenti.
L'Ascensione è collocata sul Monte degli ulivi: da qui è iniziata la passione, da qui inizia il trionfo di Gesù, vincitore del peccato e della morte. La preoccupazione di Luca di indicare il cammino di un sabato (secondo il calcolo giudaico è di circa 800 m. dalle mura di Gerusalemme) vuole probabilmente ricordare che i fatti fondamentali della liberazione e della rivelazione di Gesù, dalla morte alla ascensione, avvengono nella città Santa.
Il gruppo si raduna nella sala superiore. Vengono ricordati, molto sinteticamente, i componenti di coloro che attendono il dono dello Spirito. È la prima comunità cristiana su cui Gesù fa affidamento perché portino nel mondo la sua speranza.
Ci sono gli apostoli, in numero di 11 perché manca Giuda Iscariota e l'elenco è quello dei Vangeli. Al primo posto c'è sempre Pietro, seguito da Giovanni, che sarà compagno nelle prime testimonianze a Gerusalemme. C'è poi il gruppo delle donne con Maria, la madre di Gesù, colei che ha generato nel mondo Gesù. Una prima volta è disceso su di lei lo Spirito (Lc 1,35: "lo Spirito Santo scenderà su di te e su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo"). Ora è presente nell'attesa della rigenerazione della prima comunità cristiana nello Spirito. E come in lei ha compiuto fatti nuovi, così lo Spirito scenderà su tutte le persone in attesa e opererà fatti nuovi (At2,1ss). Il terzo gruppo è costituito dai "fratelli", cioè dai parenti di Gesù che, in un primo tempo, non furono molto entusiasti del progetto messianico e che poi, alla luce degli ultimi fatti, si sono convertiti alla presenza di Gesù Messia.
È difficile stabilire se si tratta della stessa sala dove Gesù ha mangiato la cena Pasquale e ha istituito l'Eucaristia (Luca 24,8 ss) oppure è un'altra sala, messa a disposizione da Maria la madre di Marco - Giovanni (At 12,11-12). Il messaggio che Luca vuole darci è prezioso: una comunità, che attende la volontà del Padre, matura nella concordia e della preghiera il suo futuro: essa è in attesa del suo compimento e del suo significato. I presenti hanno in custodia la gioia per i fatti avvenuti, la disponibilità alla preparazione per ciò che questa comunità dovrà compiere, i progetti che il Signore vorrà aprire loro. La preghiera rinsalda le fragilità di cui sono consapevoli e permette loro di ripensare profondamente al messaggio che il Signore Gesù ha loro, passo passo, insegnato.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 19, 25 - 34
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 19, 25 - 34
«Donna, ecco il tuo figlio!».
Gesù è morente sulla croce. Sta vivendo nello strazio del dolore i suoi ultimi momenti di atroce passione. Sta per dire al Padre e proclamare all’intera umanità che «tutto è compiuto». A quel “compiuto” di amore infinito manca un ufficiale e solenne coinvolgimento della Madre sua, che è lì affranta, ai suoi piedi, a condividere lo stesso dolore, a dare, anche Lei, come aveva dichiarato, all’Angelo il pieno compimento alla promessa di adempiere fino alla fine la sua missione di Madre del Verbo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola». Gesù la chiama ancora «donna» perché la identifica con la nostra umanità da salvare, ma sta per dirle «Madre» perché con la sua intima e profonda partecipazione alla sua sofferenza si qualifica come la corredentrice del genere umano. E come tale la «donna» diventa «Madre» a pieno titolo: perché è la perfetta discepola, perché sta esprimendo anche Lei in pienezza la sua maternità nei confronti del Figlio, nei confronti dei figli. In quell’”ecco tuo figlio”, Gesù mostra se stesso alla madre e addita tutti noi a Lei. Sta offrendo al Padre il prezzo del nostro riscatto che egli per primo ha pagato per noi, ma che racchiude anche il dono della Madre per tutti i suoi figli. Così Maria, la Madre entra ufficialmente nella «casa». Non è soltanto la casa del discepolo ad accoglierla, ma la Chiesa tutta diventa la casa di Maria. La sua maternità diventa universale e così Lei entra nel nostro mondo e allo stesso tempo assume il suo ruolo, quello di essere la genitrice di tutti i figli che vogliono conformarsi a Cristo. Oggi Egli, guardando ancora con infinito amore la Madre sua, ripete a tutti noi, alla sua Chiesa, a tutti i sofferenti, alle mamme affrante come lei per le diverse perdite dei propri figli: «Ecco la tua madre!». Pare voglia ripetere a tutti: il dolore offerto per amore ormai è soltanto motivo di redenzione e di salvezza perché non conduce più alla morte, ma al riscatto, alla risurrezione, alla vita nuova in Cristo.
Gv 19,25-29: Maria, la donna forte che comprende il pieno significato di questo evento, ci aiuterà a rivolgere uno sguardo contemplativo al crocifisso. Il quarto Vangelo specifica che questi discepoli “stanno presso la croce” (Gv 19,25-26). Questo dettaglio ha un significato profondo. Solo il quarto Vangelo ci racconta che queste cinque persone stavano presso la croce. Gli altri evangelisti non lo dicono. Luca, per esempio, dice che tutti coloro che avevano conosciuto Gesù seguirono gli eventi a distanza (Lc 23,49). Anche Matteo dice che molte donne seguirono gli eventi da lontano. Queste donne avevano seguito Gesù dalla Galilea e lo avevano servito, ma ora lo seguivano da lontano (Mt 27,55-56). Come Matteo, Marco ci dà i nomi di coloro che osservavano la morte di Gesù da lontano (Mc 15,40-41). Così soltanto il quarto Vangelo dice che la madre di Gesù, altre donne e il discepolo amato “stavano presso la croce”. Stavano lì come servi di fronte al loro re.
Gv 19,30-34: Essi sono lì, coraggiosi, nel momento in cui Gesù ha già dichiarato che “È compiuto” (Gv 19,30). La madre di Gesù è presente in quell’ora, che alla fine “è venuta”. Quell’ora che era stata annunciata alla festa di nozze a Cana (Gv 2,1ss). Il quarto Vangelo sottolinea che alle nozze “c’era la madre di Gesù” (Gv 2,1). Così anche la persona che resta fedele al Signore al momento fatale, è un discepolo amato. L’evangelista non ci dice il nome di questo discepolo, in modo che ognuno di noi può specchiarsi in colui che ha conosciuto i misteri del Signore, che ha posato il capo sul petto di Gesù durante l’ultima cena (Gv 13,25). La madre che sta sotto la croce (cf. Gv 19,25), accetta il testamento di amore di suo Figlio e accoglie tutti nella persona del discepolo amato come figli e figlie da far rinascere alla vita eterna.
Gesù ha una parte attiva nella sua morte, Egli non permette di essere ucciso come i ladri le cui gambe vengono spezzate (Gv 19,31-33), ma consegna il suo spirito (Gv 19,30). I dettagli richiamati dall’evangelista sono molto importanti: vedendo sua madre e accanto a lei il discepolo che lui amava, Gesù dice alla madre, “Donna, ecco tuo figlio”. Poi al discepolo dice: “Ecco tua madre” (Gv 19,26-27). Queste semplici parole di Gesù hanno il peso della rivelazione, sono parole che ci rivelano la sua volontà: “ecco tuo figlio” (v. 26); “ecco tua madre” (v. 27). Queste parole richiamano anche quelle pronunciate da Pilato sul Litostroto: “Ecco l’uomo” (Gv 19,5). Con quelle parole Gesù sulla croce, il suo trono, rivela la sua volontà e il suo amore per noi. È l’agnello di Dio, il pastore che dà la sua vita per il suo gregge. In quel momento, dalla croce, Gesù fa nascere la Chiesa, rappresentata da Maria, Maria di Cleopa e Maria Maddalena, insieme al discepolo amato (Gv 19,25).
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6) Per un confronto personale
• In che modo Maria mi propone un modello di genitorialità, di discepolato e di amore? Quale di questi ho messo in pratica nella mia vita?
• Maria è esempio di umiltà e di obbedienza; eppure anche lei è stata una guida come a Cana. Come guido gli altri, per quali strade, mentre io stesso sono anche davvero umile e obbediente?
7) Preghiera finale: Salmo 86
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
Sui monti santo egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro in essa sono nati
e lui, l'Altissimo, la mantiene salda».
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».