Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 18 aprile 2021

Dettagli evento

  • domenica | 18 aprile 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio domenica 18 aprile 2021

 
Domenica della Terza Settimana di Pasqua (Anno B)
 
1 Lettera di Giovanni 2, 1 - 5
Luca 24, 35 - 48
 
 
1) Orazione iniziale 
O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa’ di noi i testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 2, 1 - 5
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
 
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni  2, 1 - 5
 “Da questo sappiamo di averlo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti…” (v. 3).
Affrontata la questione del peccato, Giovanni si sofferma sui criteri dell’autentica esperienza di Dio, evocata mediante il lessico del “conoscere”. Egli annuncia la tesi generale riallacciandosi al Deuteronomio, dove la pratica dei comandamenti è la condizione base per vivere nell’alleanza, e presenta tre esempi (uno negativo e due positivi) in cui è applicato questo criterio di verifica all’esperienza cristiana.
 
 “Chi dice: Lo conosco e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo…”. 
Pretendere di conoscere Dio senza custodire i suoi comandamenti è falso e contraddittorio, perché la comunione con Dio è inseparabile dall’accogliere e attuare la sua volontà.
 
 “Ma chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto…” 
Con questo primo esempio positivo viene sottolineato come l’amore verso Dio arriva alla sua pienezza in coloro che custodiscono la sua parola.
 
 Il secondo esempio positivo: “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” presenta il passaggio da Dio a Cristo e lascia intravedere la netta differenza tra la visione etica di Giovanni e quella degli “eretici”. Questi pensavano di conoscere Dio e di raggiungerlo “saltando” il Gesù terreno. Giovanni, al contrario, sostiene che solo nella sequela di Gesù, nella concreta imitazione della sua prassi storica, si può conoscere Dio e dimorare in Lui. I comandamenti e la parola da osservare sono di Dio, ma la volontà di Dio si è resa visibile, storica, imitabile, nel cammino di Gesù. Il cristiano perciò non ha davanti agli occhi una legge, ma un esempio vivo, una persona. “Comportarsi come Cristo si è comportato” è la vera condizione per conoscere Dio.
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 24, 35 - 48
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 24, 35 - 48
 Il brano del vangelo racconta ciò che è avvenuto nel cenacolo il giorno di Pasqua. Mentre i discepoli di Emmaus raccontavano l’incontro con il Risorto, Egli è apparso in mezzo a loro e si è reso presente come Colui che porta la pace, il dono messianico per eccellenza. I discepoli erano increduli e spaventati: allora Gesù li ha invitati a guardare le Sue mani e i Suoi piedi, che portavano le ferite della crocifissione: Egli ha mostrato così di essere il Crocifisso Risorto. Ma poiché essi ancora stentavano a credere, Gesù ha mangiato qualcosa, per mostrare di non essere un fantasma. Questa è la cronaca dell’episodio, poi l’evangelista ne coglie il significato alla luce della Parola di Dio: il mistero pasquale è il compimento delle Scritture, che annunziavano che il Messia “doveva” patire, morire e risuscitare il terzo giorno. In forza dell’apparizione e della comprensione del mistero pasquale, i discepoli sono stati inviati in missione: essi sono diventati testimoni diretti, capaci di rendere ragione della propria fede, predicando nel “nome di Gesù”, cioè con la Sua autorità, la conversione e il perdono dei peccati. Cosa dice a noi oggi questo vangelo? Noi facciamo esperienza di Gesù risorto specialmente nella Eucaristia domenicale: essa non è solo memoria di ciò che Gesù ha detto e fatto, ma incontro con Lui nello Spirito Santo; da questo incontro scaturisce il mandato di essere testimoni del Risorto nel mondo. Chiediamo allora la grazia di vivere la Messa domenicale non nell’abitudinarietà bensì nella scoperta sempre nuova del volto di Cristo, per testimoniarlo con entusiasmo nel mondo.
 
 Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Improvvisamente il "risorto" appare tra gli apostoli e i discepoli. L'apparizione desta sorpresa e timore. Un uomo in carne e ossa non può passare attraverso le porte chiuse. Essi credono di vedere uno spirito, un fantasma. Ma colui che appare non è un fantasma, è proprio Gesù. Il Signore rimprovera quegli uomini dubbiosi e sgomenti e li invita a convincersi della realtà. È veramente lui, con un corpo di carne e ossa, che porta ancora le cicatrici nelle mani e nei piedi, anche se nel nuovo stato di vita non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Sopraffatti dalla gioia, essi non possono ancora credere. Una seconda dimostrazione deve finalmente convincerli: il risorto chiede qualcosa da mangiare; solo un corpo vero può mangiare. Con questa duplice prova il Signore stesso dimostra la realtà della sua risurrezione corporale. Anche noi, credenti manifestiamo talvolta questo atteggiamento dubbioso. Però, quando uno ha fatto l'esperienza della risurrezione, la Scrittura lo aiuta a capire in una luce nuova la vita di Gesù e anche lo scandalo della morte in croce. Gesù risorto è il compimento e la chiave di interpretazione della Scrittura. Egli ci mostra la vittoria dell'amore di Dio ed è il fondamento della speranza cristiana.
 
 È pace la prima parola pronunciata da Cristo Risorto.
Lo conoscevano bene, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono.
Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro. Perché la Risurrezione non è semplicemente un ritornare alla vita di prima: è andare avanti, è trasfigurazione, è acquisire un di più. Energia in movimento che Gesù non tiene per sé, ma che estende all'intera creazione, tutta presa, e da noi compresa, dentro il suo risorgere e trascinata in alto verso più luminose forme.
Pace, è la prima parola del Risorto. E la ripete ad ogni incontro: entro in chiesa, apro il Vangelo, scendo nel silenzio del cuore, spezzo il pane con l'affamato. Sono molte le strade che l'Incamminato percorre, ma ogni volta, sempre, ad ogni incontro ci accoglie come un amico sorridente, a braccia aperte, con parole che offrono benessere, pace, pienezza, armonia. Credere in lui fa bene alla vita. Vuole contagiarci di luce e contaminarci di pace.
Lui sa bene che sono gli incontri che cambiano la vita degli esseri umani. Infatti viene dai suoi, maestro di incontri, con la sua pedagogia regale che non prevede richieste o ingiunzioni, ma comunione. Viene e condivide pane, sguardi, amicizia, parola, pace.
Il ruolo dei discepoli è non difendersi, non vergognarsi, ma ridestare dal sonno dell'abitudine mani, occhi, orecchie, bocca: toccate, guardate, mangiamo insieme. Aprirsi con tutti «i sensi divine tastiere» (Turoldo), strumenti di una musica suonata da Dio.
«Toccatemi, guardate». Ma come toccarlo oggi, dove vederlo? Lui è nel grido vittorioso del bambino che nasce e nell'ultimo respiro del morente, che raccoglie con un bacio. È nella gioia improvvisa dentro una preghiera fatta di abitudini, nello stupore davanti all'alleluja pasquale del primo ciliegio in fiore. Quando in me riprende a scorrere amore; quando tocco, con emozione e venerazione, le piaghe della terra: «ecco io carezzo la vita perché profuma di Te» (Rumi)...
«Non sono un fantasma» è il lamento di Gesù, e vi risuona il desiderio di essere abbracciato forte come un amico che torna da lontano, di essere stretto con lo slancio di chi ti vuole bene. Non si ama un fantasma.
«Mangiamo insieme». Questo piccolo segno del pesce arrostito, gli apostoli lo daranno come prova decisiva: abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione (At 10,41). Perché mangiare è il segno della vita; mangiare insieme è il segno più eloquente di una comunione ritrovata, il gesto che lega, custodisce e accresce le vite. Il cibo è una realtà santa. Santa perché fa vivere. E che l'uomo viva è la prima di tutte le leggi, della legge di Dio e delle leggi umane.
______________________________________________________________________________
 
 
6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Io, come persona, so ogni giorno guardarmi e comprendere quanto di coerente ho in me come cristiano credente?
- Io, come Comunità o famiglia, so essere esempio per l'altro condividendo il mio credo nella relazione e nell'amore?
- Io, come comunità, vivo il Cristo nato, vissuto, morto e risorto, come un mistero spirituale-emozionale o mi impegno a incarnarlo ogni giorno con gesti di attenzione, di impegno, di vera carità verso il prossimo?
 
 
7) Preghiera: Salmo 4
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
 
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
 
Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
 
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
 
In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.
 
 
8) Orazione Finale
Apri il nostro cuore, Signore, alla comprensione della tua Parola e trasforma 
la nostra tristezza nella speranza certa della tua presenza in mezzo a noi.