Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 24 marzo 2021

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  • mercoledì | 24 marzo 2021

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Lectio mercoledì 24 marzo 2021


 
Mercoledì della Quinta Settimana di Quaresima (Anno B)

Libro del Profeta Daniele 3, 14-20. 46-50. 91-92. 95  
Giovanni 8, 31 - 42  
 
 
1) Preghiera 
Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l’opera da te iniziata.
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2) Lettura: Libro del Profeta Daniele 3, 14-20. 46-50. 91-92. 95  
In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?». Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». 
Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».
 
3) Commento su  Libro del Profeta Daniele  3, 14-20. 46-50. 91-92. 95  
 "Il nostro Dio che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo i tuoi dei" (Dan 3,17-18) - Come vivere questa Parola?
"Quale Dio potrà liberarvi dalle mie mani?". Una sarcastica sfida che viene a provocare i tre coraggiosi giovani che si trovano a dover scegliere tra la fedeltà a Dio e la vita. Una sfida che, in termini diversi, viene a riproporsi in ogni tempo.
Cambiano gli idoli, ma la sollecitazione a inginocchiarsi dinanzi ad essi continua a insinuarsi suadente.
Chi in un modo, chi in un altro, tutti ci si deve confrontare con essi e prendere posizione. Sono i momenti in cui la fede viene sottoposta a verifica e ne può uscire purificata e rafforzata.
La certezza che Dio può intervenire e liberare dalle strettoie in cui ci incastrano le situazioni, può dare la forza di andare avanti, ancorandoci alla fede. Ed è già un punto di arrivo. Ma i tre giovani lasciano intravedere qualcosa di più: in loro non c'è solo fiducia piena nel provvido e onnipotente amore di Dio che può sottrarli alla morte, ma adesione totale a Lui, posto al di sopra della loro stessa vita. La loro fede non ha bisogno di miracoli per sostenersi: Dio non è per loro un rassicurante rifugio. Anche in assenza di interventi prodigiosi, essi restano saldi nella loro adesione a Lui.
È la maturità della fede, di cui, oggi più che mai, si avverte il bisogno. È la testimonianza di chi alle insinuazioni sarcastiche di chi sfodera spavaldamente il proprio agnosticismo, oppone la saldezza della propria fede.
In questo tempo di quaresima, porrò anch'io la mia fede a verifica chiedendomi se essa è ricerca di un rassicurante rifugio o adesione incondizionata a Dio.
Donami, Signore, una fede autentica, capace di affrontare le vicissitudini della vita nel segno di una certezza di fondo: il cantiere della storia, in cui sono ingaggiato a lavorare, è nelle mani di Uno che sa il fatto suo e tutto guida verso la realizzazione di uno stupendo progetto di amore.
Ecco la voce di un testimone dei nostri tempi Hèlder Camara: Gli uomini, si perdono tanto in parole che non possono comprendere il silenzio di Dio. Non lasciarti lacerare dai dubbi dell'oggi e del domani. Vivi sempre e appena l'oggi di Dio".
 
 Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro Dio che il loro Dio. (Dn 3,95) -  Come vivere questa Parola?
La tematica della liturgia odierna focalizza il tema schiavitù-libertà. La prima lettura, attraverso la vicenda di tre giovani ebrei gettati nella fornace a Babilonia, presenta il significato della vera libertà. In mezzo ad un ambiente ostile, pagano, nonostante gli ordini e le minacce della corte del re, al servizio della quale sono stati assunti, i tre giovani danno prova di fortezza, sanno essere fedeli alla loro identità di credenti e costituiscono un esempio di vera libertà. Essi sono più liberi del re che li ha fatti gettare nel fuoco. Dio aiuta i suoi fedeli e concede la grazia di cui hanno bisogno nella loro lotta contro il male. La libertà è dono di Dio. Il profeta Daniele pone sulle labbra di questi giovani, oltre la preghiera penitenziale, letta qualche giorno fa nella liturgia del martedì della terza settimana, un cantico di lode a Dio che proclamiamo oggi nel salmo responsoriale. La lode sgorga da cuori liberi, completamente consegnati a Dio. Molti uomini e donne nel corso della storia hanno trasgredito, come i tre giovani ebrei, agli ordini di regimi totalitari che negavano la possibilità di professare la fede. Ancora oggi molti credenti sono uccisi e torturati a causa della loro fede in Dio. Chi ha provato il carcere, come il cardinale vietnamita François Xavier Nguyen van Thu'n a motivo della fede in Gesù, afferma di aver sperimentato la libertà nonostante le privazioni della prigionia.
Solo accogliendo la verità annunciata da Gesù si fa esperienza di libertà. Egli è la verità. Essere liberi significa essere figli, non schiavi, nella famiglia di Dio.
E noi siamo liberi interiormente? Permettiamo a Gesù di comunicarci la sua libertà? Ci sentiamo figli e figlie nella famiglia di Dio?
Nella pausa contemplativa di oggi invocherò lo Spirito Santo pregando:
Spirito di libertà, amore, gioia vieni e donaci di comprendere e sperimentare la vera libertà. È il tuo perdono che dissolve le nostre colpe come la nebbia del mattino. Ecco la libertà cristiana, ecco lo stupore di un amore. Spirito Santo, in una semplice preghiera, ci permetti di raggiungere il cuore stesso di Cristo. Presso di lui, noi ascoltiamo il suo appello a vivere ogni giorno nell'amore di Dio.
Ecco la voce di un testimone di oggi François Xavier Nguyen van Thu’n: Nel mondo moderno, ci sentiamo perdenti. Ma l'avventura della speranza ci porta oltre. Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole: «Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova». Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c'è un'infinita sete d'amore e noi, con quell'amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 8, 31 - 42  
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». 
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 8, 31 - 42
 Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
Mentre ci avviciniamo alla settimana di passione anche la liturgia ci presenta l’inasprimento del confronto tra i farisei e i dottori della legge e Gesù. Inasprimento che lo porterà alla morte cruenta sulla croce. Ma il brano di oggi ci può essere utile anche per noi, dal punto di vista spirituale. Giovanni sottolinea che il peccato ci rende schiavi. Dice che chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. E finché siamo nel peccato rimaniamo schiavi, nonostante tutte le apparenze che possiamo mostrare di libertà. La libertà vera proviene da Gesù, che è la verità. Perciò egli promette la verità ai suoi discepoli e dichiara che la verità li avrebbe resi liberi. La verità è la realtà di Dio resa accessibile agli uomini nel suo Figlio. La verità è il Verbo fatto uomo, e si oppone a tutto ciò che vi è di irreale e di illusorio nella carne. La tirannia da cui si deve essere liberati è quella del peccato. Gesù rimprovera l’orgogliosa affermazione dei giudei che si vantano di essere discendenza di Abramo. Essi non accettano le parole di Gesù, e cercano la propria morte e con ciò sono in opposizione con Abramo, che fu uomo tutto di fede. La libertà vera proviene dalla nostra comunione con Cristo, che è la verità. Chiediamo oggi di poter rimanere sempre fedeli perché «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi», dice il Signore.
 
 Nel vangelo di oggi, continua la riflessione sul capitolo 8 di Giovanni. In forma di circoli concentrici, Giovanni approfondisce il mistero di Dio che avvolge la persona di Gesù. Sembra una ripetizione, perché sempre ritorna a parlare dello stesso punto. In realtà, è lo stesso punto, ma ogni volta a un livello più profondo. Il vangelo di oggi affronta il tema della relazione di Gesù con Abramo, il Padre del popolo di Dio. Giovanni cerca di aiutare le comunità a capire come Gesù si colloca all’interno dell’insieme della storia del Popolo di Dio. Le aiuta a percepire la differenza che c’è tra Gesù ed i giudei, ed anche tra i giudei e gli altri: tutti noi siamo figli e figlie di Abramo.
 
 Giovanni 8,31-32: La libertà che nasce dalla fedeltà alla parola di Gesù. Gesù afferma ai giudei: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Essere discepolo di Gesù è lo stesso che aprirsi a Dio. Le parole di Gesù sono in realtà parole di Dio. Comunicano la verità, perché fanno conoscere le cose come sono agli occhi di Dio e non agli occhi dei farisei. Più tardi, durante l’ultima Cena, Gesù insegnerà la stessa cosa ai discepoli.

 Giovanni 8,33-38: Cos’è essere figlio e figlia di Abramo? La reazione dei giudei è immediata: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?” Gesù ribadisce facendo una distinzione tra figlio e schiavo e dice: "Chi commette il peccato è schiavo del peccato. Lo schiavo non rimane per sempre in casa, ma il figlio rimane per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Gesù è il figlio e vive nella casa del Padre. Lo schiavo non vive nella casa del Padre. Vivere fuori dalla casa, fuori di Dio vuol dire vivere nel peccato. Se loro accettassero la parola di Gesù potrebbero diventare figli e raggiungere la libertà. Non sarebbero più schiavi. E Gesù continua: “Io so che voi siete discendenza di Abramo, ma state cercando di uccidermi, perché la mia parola non entra nella vostra testa”. Subito appare ben chiara la distinzione: “Io parlo delle cose che ho visto quando ero con il Padre, anche voi dovete fare ciò che avete udito dal padre vostro”. Gesù nega loro il diritto di dire che sono figli di Abramo, perché le loro opere affermano il contrario.
 
 Giovanni 8,39-41a: Un figlio di Abramo compie le opere di Abramo. Loro insistono in affermare: “Il nostro Padre è Abramo!” come se volessero presentare a Gesù un documento della loro identità. Gesù ribadisce: “Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro”. Tra le linee, suggerisce che il loro padre è satana (Gv 8,44). Suggerisce che sono figli della prostituzione.
 
 Giovanni 8,41b-42: “Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato”. Usando parole diverse, Gesù ripete la stessa verità: “Chi appartiene a Dio ascolta le parole di Dio”. L’origine di questa affermazione viene da Geremia che dice: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger 31,33-34). Ma loro non si apriranno a questa nuova esperienza di Dio, e per questo non riconosceranno Gesù come inviato del Padre.
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6) Per un confronto personale
• Libertà che si sottomette totalmente al Padre. Esiste qualcosa di questo tipo in te? Conosci persone così?
• Qual è l’esperienza più profonda in me che mi spinge a riconoscere Gesù come mandato da Dio?
 
 
7) Preghiera finale: Daniele 3, 52 - 56
A te la lode e la gloria nei secoli.
 
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
 
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
 
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi 
e siedi sui cherubini,
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.