Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 21 marzo 2021

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  • domenica | 21 marzo 2021

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Lectio domenica 21 marzo 2021

 
Domenica della Quinta Settimana di Quaresima (Anno B)
 
Lettera agli Ebrei 5, 7 - 9
Giovanni 12, 20 - 33
 
 
1) Orazione iniziale 
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, 
che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 5, 7 - 9
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. 
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
 
3) Commento su Lettera agli Ebrei  5, 7 - 9
 Nella seconda lettura troviamo un Dio vicino, che una volta di più è amore. Il credente è chiamato a muoversi nella stessa logica del Figlio: fedele fino alla fine, nella certezza che Dio non è assente nella croce, ma in essa si rivela in modo diverso dalle attese umane. Qui ci immergiamo nella passione di Gesù: la sua disponibilità, le sue lacrime e la sua obbedienza diventano strumenti di salvezza e di preghiera.
 
 Cristo, 7nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. 
Nei giorni della sua vita terrena, traduce un'espressione più forte e cioè: nei giorni della sua carne. In questi versetti si pone l'accento sull'umanità del sacerdote. Per rappresentare gli uomini deve essere uno di loro: per compatire le loro miserie, deve averle condivise. L'umanità di carne è attestata in Gesù da tutta la sua vita terrena, dalla sua debolezza, soprattutto dalla sua agonia e dalla sua morte. Le sue preghiere (ricordiamo l'agonia del Getsemani, narrata da tutti gli evangelisti) vennero esaudite per il suo pieno abbandono, cioè per la sua obbedienza totale alla volontà del Padre. È stato esaudito non nell'essere sottratto alla morte fisica, ma per essere stato sottratto al suo potere. Dio ha trasformato questa morte in un'esaltazione di gloria. C'è quasi un gioco di parole nei termini greci ascoltare dal basso (obbedire) e ascoltare dall'alto (esaudire).
 
 e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono
Gesù è stato reso perfetto dal Padre, attraverso questa sofferenza e questa obbedienza. Così è causa di salvezza per tutti coloro che come Lui si sottomettono nell'obbedienza a Lui e a Dio. Ecco perché può realizzare degnamente il compito del sommo sacerdote. Ha provato la condizione umana, è passato attraverso la sofferenza e la morte, nell'obbedienza a Lui tutti possono ottenere la salvezza.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 12, 20 - 33
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni  12, 20 - 33
 L’ora di cui parla Gesù nel vangelo è quella della Sua croce e della glorificazione; è l’ora della morte del chicco di grano che attraverso questa fase porterà frutto. Gesù afferma che deve perdere la vita per portare frutto e formula il principio generale: chi ama la propria vita la perde! Egli ci chiede di seguire il cammino che ha fatto Lui. Traspare dal brano anche il come si sente Gesù: Egli è turbato ma non cerca di evitare la croce, perché ha di mira la glorificazione del Padre e non il Suo star bene. Può stupirci conoscere i sentimenti di Cristo, vedere che non era un blocco di ghiaccio: era veramente uomo ed è evidente come cercasse anzitutto la volontà di Dio. La voce dal cielo diventa una conferma della Sua missione e del suo comportamento. L’ora di Gesù è anche quella della fine del male: esso è giunto al capolinea perché quella che era la sua vittoria più grande cioè la morte di Gesù, divenne la sua rovina. È immenso quanto operato da Dio: la croce è strumento di salvezza. Nel brano che abbiamo ascoltato si parla di essa come innalzamento e quindi come glorificazione: sostiamo su questi misteri della fede che ci danno salvezza e ringraziamo. 

 Vogliamo vedere Gesù.
L'evangelista nota che tra l'immensa folla che era convenuta per la festa, vi erano alcuni greci che volevano vedere Gesù. La loro comparsa non è un dato di cronaca. Sta a indicare che l'opera di Gesù ormai si aprirà a tutti gli uomini. Ecco la prova. Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo". Gesù non risponde ai greci, eppure glieli avevano presentati, ma ai discepoli, che dovranno continuare la sua missione. Nella sua risposta mostra "dove" - sia loro che gli altri - possono vedere il Signore: sulla croce. "Voi che un tempo eravate lontani, ora siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo. Egli è la nostra pace, avendo distrutto l'inimicizia che era fra noi". La necessità di questa sua morte la raffigura nella seguente immagine. "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto frutto". Se il Figlio unico non comunicasse la propria vita ai fratelli, rimarrebbe solo. In questo caso non sarebbe più Figlio di Dio, perché non vivrebbe nell'amore che il Padre ha verso tutti i suoi figli. L'egoismo è sterile, è morte. Il seme che non muore, non si riproduce. Una vita che non si dona è morta. La glorificazione del Figlio sulla croce è la stessa immagine del seme che muore. Gesù dando la vita, si rivela uguale al Padre, principio di vita per tutti. I greci che vogliono vedere Gesù, sono la primizia di questa fecondità. Siamo stati generati, per generare nello Spirito. Siamo coinvolti in un medesimo destino di morte e di gloria: "Chi ama la sua vita, la perde. Chi odia la sua vita, la dona. Chi mi serve, mi segue. Dove sono io, là sarà anche il mio servo." Conferma e risposta per essere solidali con Cristo. E Gesù, giunto ormai alla sua "ora", esclama: "l'anima mia è turbata... ma per questo sono giunto a quest'ora". Si sente, rassicurante, la voce del Padre, non per lui, ma per noi, affinché lo riconosciamo Figlio. Come sempre, il Vangelo, anche quando ci racconta la storia di un chicco, ci parla della nostra vita, raggiunta dall'amore. A loro volta quei chicchi cadranno in terra, ma non morranno inutilmente.
 
 Il chicco di grano, icona di una vita che si fa feconda.
Alcuni stranieri chiedono agli apostoli: Vogliamo vedere Gesù. Una richiesta dell'anima eterna dell'uomo che cerca, che arriva fino a noi, sulla bocca di molti, spesso senza parole, e ci chiede: Mostrami il tuo Dio, fammi vedere in chi credi davvero. Perché Dio non si dimostra, con alte catechesi o ragionamenti, si mostra. Mostrando mani d'amore e occhi limpidi, una vita abitata da lui.
Gesù risponde portando gli interlocutori su di un altro piano, oltre il suo volto, proponendo una immagine indimenticabile: Volete capire qualcosa di me? Guardate un chicco di grano. Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Il vero volto, la verità del chicco consiste nella sua storia breve e splendida.
È bellissimo che Gesù adoperi il paragone del seme di frumento: non si tratta di un'allegoria esterna, lontana, separata, ma significa che ciò che Gesù sta dicendo, ciò che con la sua vita sta mostrando è inscritto nelle leggi più profonde della vita. La vita delle creature più semplici risponde alle stesse leggi della nostra vita spirituale: Vangelo e vita sono la stessa cosa, reale e spirituale coincidono. E come il chicco di grano è profezia di pane, così Gesù afferma: anch'io sono un pane per la fame del mondo.
Se cerchiamo il centro della piccola parabola del seme, la nostra attenzione è subito attratta dal forte verbo «morire»: Se il chicco non muore, se invece muore... Ma l'accento logico e grammaticale della frase cade invece su due altri verbi, sono loro quelli principali: Rimanere solo o produrre molto frutto. Il senso della vita di Cristo, e quindi di ogni uomo, si gioca sul frutto, sulla fecondità, sulla vita abbondante che lui è venuto a portare (Gv 10,10). Non è il morire che dà gloria a Dio, ma la vita in pienezza.
Fiorire non è un sacrificio. Il germe che spunta dal chicco altro non è che la parte più intima e vitale del seme; non uno che si sacrifica per l'altro, ma l'uno che si trasforma nell'altro; non perdita ma incremento. Seme e germe non sono due entità diverse, ma la stessa cosa: muore una forma ma per rinascere in una forma più piena ed evoluta. In una logica pasquale.
La seconda immagine che Gesù offre di sé, oltre al chicco, è la croce: Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me. Io sono cristiano per attrazione, sedotto dalla bellezza dell'amore di Cristo. La suprema bellezza del mondo è quella accaduta sulla collina fuori Gerusalemme, quando l'infinito amore si lascia inchiodare in quel niente di legno e di terra che basta per morire. E poi risorgere, germe di vita immortale. Perché ciò che si oppone alla morte non è la vita, è l'amore.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Mi è mai capitato di chiedere un aiuto al Signore con preghiere e suppliche, grida e lacrime? Sono stato esaudito? 
- In quali situazioni ho capito che l'unico atteggiamento possibile era l'obbedienza? È stato un atteggiamento fecondo? 
- Mi sento partecipe della salvezza che Gesù mi ha meritato con la sua morte?
 
 
7) Preghiera: Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
 
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.           
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
 
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
 
 
8) Orazione Finale
Signore onnipotente, da te attendiamo il dono della piena risurrezione. Ascolta le preghiere che ti rivolgiamo in questa Pasqua ormai vicina e guidaci, nella speranza, verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno.