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- domenica | 7 marzo 2021
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Lectio domenica 7 marzo 2021
Domenica della Terza Settimana di Quaresima (Anno B)
1 Lettera ai Corinzi 1, 22 - 25
Giovanni 2, 13 - 25
1) Orazione iniziale
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 1, 22 - 25
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 1, 22 - 25
Questo brano di Paolo segue i suoi rimproveri verso la comunità di Corinto che si era divisa in fazioni e il brano che contrappone la sapienza del mondo e la sapienza di Dio. La sapienza di Dio davanti al mondo sembra stoltezza perché il modo con cui ha scelto di salvare il mondo, cioè la croce, va contro le logiche del pensare umano. In questo cammino di quaresima la lettura di Paolo ci ricorda che le vie del Signore non sono le nostre e che è bene che anche noi cerchiamo di cambiare non solo il nostro modo di operare ma anche il nostro modo di pensare.
Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo crocifisso potenza di Dio e sapienza di Dio. - Come vivere questa Parola?
Questa parola di Paolo agli abitanti di Corinto di venti secoli fa è attualissima.
Anche oggi infatti la tentazione è quella di rincorrere il miracolismo oppure di sostituire la fede con dei ragionamenti ed elaborate disquisizioni, più attinenti alle scienze umane che al mistero di Dio.
Invece no! Non si banalizza la fede col voler "gettonare Dio" chiedendo solo miracoli, né la si riduce agli elaborati dell'intelletto umano. La fede va ben oltre!
Oggi il mio esercizio spirituale è quello di ritagliarmi un tempo per ravvivare il mio rapporto interiore con la persona di Cristo: con tutto il suo mistero di crocifisso e risorto. Specialmente sostando sulla "gloria" del suo essere crocifisso per un amore senza limiti, io sconfesso lo scandalizzarsi di tanti per l'apparente silenzio di Dio nel dolore del mondo, e sconfesso pure il dare ad intendere che la croce di Cristo è roba da medioevo.
Accettare dunque con Gesù le fatiche, le difficoltà: accettare la sfida del dolore insieme con Lui, senza incolpare nessuno, ma giocando la sua carta vincente che è il più puro amore, questo risulta "potenza e sapienza di Dio" nella mia vita. Ed è tutt'altro che debolezza e non senso!
Chiedo questa accettazione umile e fiduciosa verbalizzando: "Per la tua croce, Gesù, tu hai vinto il mondo".
Ecco la voce di un Padre Apostolico vescovo e martire S. Ignazio di Antiochia: Il mio amore è crocifisso, e non vi è più in me un fuoco terreno, ma un'acqua viva che mormora e mi sussurra in cuore: vieni al Padre!
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 2, 13 - 25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 2, 13 - 25
Il vangelo ci presenta la cacciata da parte di Gesù dei mercanti dal tempio. Egli è divorato dall’amore per la casa del Padre: in questo avvenimento vediamo un aspetto del carattere di Gesù che non era debole e sempre accondiscendente come a volte pensiamo. Egli inoltre propone ora il suo corpo, anche se non capito, come il vero luogo in cui adorare Dio. I discepoli non lo capiscono subito, ma lo capiranno dopo la resurrezione. Dio è presente in maniera nuova e perfetta nella carne di Cristo e anche noi dobbiamo adorarlo lì. Oggi non abbiamo Gesù in carne e ossa ma ce l’abbiamo nel Santissimo sacramento dell’Eucarestia: cerchiamo di adorarlo di stare alla Sua presenza un po’. Diceva un prete anziano: In nessun altro luogo stiamo bene come davanti al Santissimo. Allora cosa aspettiamo? Indubbiamente talvolta sembra di succhiare un chiodo ma stare davanti a Lui è un atto d’amore e, come davanti al sole, ci “abbronziamo”.
C’è un altro spunto che possiamo trarre dal Vangelo: Gesù non dà altri segni a coloro che glieli chiedono se non la Sua resurrezione; Dio non dà dei segni che obblighino a credere, a volte non dà i segni che chiediamo, vuole che noi ci affidiamo: del resto Egli si preoccupa del nostro bene e ha un disegno di bene su ciascuno. Abbiamo questa fiducia, fratelli, anche se non vediamo!
Il vero culto è l'offerta di sé a Dio.
Nel racconto di Giovanni, Gesù, entrato nel tempio, scaccia non solo i commercianti, come viene narrato dagli altri evangelisti, ma anche buoi e agnelli. Il tempio esige dignità, è la casa di Dio, e dall'altro lato ormai sarà lui l'unica e vera vittima. A chi gli chiedeva: "Quale segno mostrasse per fare queste cose?" Gesù rispose: "Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere", e l'evangelista Giovanni aggiunge: "Egli parlava del tempio del suo corpo". La profezia era però talmente misteriosa che neppure i discepoli la capirono. Gesù parla del tempio del suo corpo glorioso dopo la risurrezione. Gli apostoli lo capiranno solo a evento compiuto. Ora si comprende perché la cacciata dei mercanti, pur così estranea al comportamento mansueto di Gesù, fosse così violenta. Il rapporto infatti tra il tempio di Gerusalemme profanato dai mercanti e il tempio, cioè il corpo di Gesù, straziato sulla croce e risuscitato, è il rapporto che passa tra il segno e la cosa significata. Il Dio vivente non può essere presente come luogo esclusivo d'incontro in un tempio materiale, per di più anche profanato. Dio è presente in maniera nuova nella tenda di carne dell'umanità del Figlio. Siamo di fronte alla grande sostituzione. Gesù dice alla donna samaritana che è giunto il momento in cui: "Né su questo monte, né in Gerusalemme, i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità". Tutto il complesso tema rituale, sacrificale, costitutivo dell'alleanza antica, che era legato al tempio di Gerusalemme, ha ora un altro centro d'interesse e si sposta su Gesù. Egli sarà il vero tempio di Dio, nel quale può avvenire l'incontro fra Dio e l'uomo in qualsiasi circostanza vitale possibile. Il tempio cristiano è quindi Gesù. Si legge nell'apocalisse che, quando tutto sarà distrutto alla fine dei tempi e la storia umana sarà riepilogata in Dio, l'unico Tempio che sussisterà sarà quello di Dio e dell'Agnello. Incorporati a Cristo, partecipiamo di questa comunione santa. Dice Paolo: "noi siamo il tempio del Dio vivente". La pulizia pasquale è quella revisione di vita alla quale la Chiesa ci sollecita durante il tempo quaresimale. Il gesto di Gesù parla da sé. Non mancano mai buoi e cambiavalute nel nostro spirito. Cacciarli dalla nostra coscienza, significa liberarci da tutta quella zavorra che sfigura la santità del tempio in cui Dio sarà tutto in tutti.
Sei casa del Padre, non fare mercato del tuo cuore.
E io, come vorrei il mondo, cosa sogno per la nostra casa grande che è la terra? Che sia Casa del Padre, dove tutti sono fratelli, o casa del mercato (Gv2,16), dove tutti sono rivali?
È questa l'alternativa davanti alla quale oggi mi mette Gesù. E la sua scelta è così chiara e convinta da farlo agire con grande forza e decisione: si prepara una frusta e attraversa l'atrio del tempio come un torrente impetuoso, travolgendo uomini, animali, tavoli e monete.
Commuove in Gesù questa combattiva tenerezza: in lui convivono la dolcezza di una donna innamorata e la determinazione, la forza, il coraggio di un eroe sul campo di battaglia (C. Biscontin).
Un gesto infiammato, carico di profezia: Non fate della casa del Padre mio una casa di mercato! Non fare del mercato la tua religione, non fare mercato della fede. Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita, la logica grezza del baratto dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un'offerta, una rinuncia...) perché lui dia qualcosa a te. Dio non si compra e non si vende ed è di tutti.
La casa del Padre, che Gesù difende con forza, non è solo l'edificio del tempio, ma ancor più è l'uomo, la donna, l'intero creato, che non devono, non possono essere sottomessi alle regole del mercato, secondo le quali il denaro vale più della vita. Questo è il rischio più grande: profanare l'uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se povero, se bambino, se debole, i principi del regno. «Casa di Dio siete voi, se conservate libertà e speranza» (Eb 3,6). Casa, tempio, tenda grembo di Dio sono uomini e donne che custodiscono nel mondo il fuoco della speranza e della libertà, la logica del dono, l'atto materno del dare. Tempio di Dio è l'uomo: non facciamone mercato! Non umiliarlo sotto le leggi dell'economia. Non fare mercato del cuore! Sacrificando i tuoi affetti sull'altare del denaro. Non fare mercato di te stesso, vendendo la tua dignità e la tua onestà per briciole di potere, per un po' di profitto o di carriera.
Ma l'esistenza non è questione di affari: è, e non può che essere, una ricerca di felicità. Che le cose promettono e non mantengono. È solo nel dare e nel ricevere amore che si pesa la felicità della vita. I Giudei allora: quale segno ci mostri per fare così? Gesù risponde portandoli su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. Non per una sfida a colpi di miracolo e di pietre, ma perché vera casa di Dio è il suo corpo. E ogni corpo d'uomo è divino tempio: fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché con un bacio Dio le ha trasmesso il suo respiro eterno.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Abbiamo attraversato anche noi momenti di difficoltà, di crisi; ci siamo sentiti offesi dallo sfarzo dei ricchi, mentre forse facevamo fatica ad arrivare alla fine del mese?
- Come abbiamo affrontato questi momenti? Abbiamo trovato persone che ci hanno accompagnato nel cammino?
- Abbiamo trovato una comunità ecclesiale accogliente, o abbiamo vissuto, oltre alla nostra, anche la fatica dell'emarginazione?
7) Preghiera: Salmo 18
Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
8) Orazione Finale
Ascolta, o Padre, le nostre preghiere. Lo Spirito, che abita nel nostro cuore, le ha suscitate e portate alla nostra bocca: accoglile nella tua bontà e adempile secondo la tua volontà.