Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - giovedì 25 febbraio 2021

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  • giovedì | 25 febbraio 2021

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Lectio giovedì 25 febbraio 2021

 
Giovedì  della  Prima Settimana di Quaresima  (Anno B)
 
Libro di Ester 4, 17k - u
Matteo 7, 7 - 12
 
 
1) Orazione iniziale
Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi, e donaci il coraggio di attuarli, e poiché non possiamo esistere senza di te, fa’ che viviamo secondo la tua volontà.
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2) Lettura: Libro di Ester 4, 17 k - u
In quei giorni, la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si prostrò a terra con le sue ancelle da mattina a sera e disse: «Tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, o Signore, perché un grande pericolo mi sovrasta. Io ho sentito dai libri dei miei antenati, Signore, che tu liberi fino all’ultimo tutti coloro che compiono la tua volontà. Ora, Signore, mio Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all’infuori di te. Vieni in soccorso a me, che sono orfana, e poni sulle mie labbra una parola opportuna davanti al leone, e rendimi gradita a lui. Volgi il suo cuore all’odio contro chi ci combatte, a rovina sua e di quanti sono d’accordo con lui. Quanto a noi, liberaci dalla mano dei nostri nemici, volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza».
 
3) Commento su  Libro di Ester  4, 17k - u
 "La regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si prostrò a terra con le sue ancelle da mattina a sera e disse: «Tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all'infuori di te, o Signore." (Est, 4,17) - Come vivere questa Parola?
Il testo mette a fuoco la persona di Ester: una regina che sta vivendo un momento di angoscia il cui paragone è la morte. È in gioco non solo la sua vita ma anche quella del suo popolo.
Attorno a lei è il deserto. Nessuno, assolutamente nessuno è in grado si aiutarla. Davvero la sua esperienza è una delle più terribili che sia dato a cuore umano di provare. Ella la visse in modo tragico perché il re Assuero, nemico del suo popolo e suo, era la personificazione dell'avidità di possesso violenta dispotica e devastante. Ma il dramma più terribile per questa donna regina è la solitudine. Nessuno intorno a lei, è in grado di capirla e aiutarla.
Bisogna pur dire che, oggi come allora, ciò che costituisce il dramma interiore di molte persone è proprio la solitudine. Tutto è come giunco che si piega scompare se vuoi appoggiarti ad esso. Devi reggerti in piedi da solo. 
 
 Quel che ha strappato Ester dalla disperazione è stata la Fede. Ha capito che Dio non è una idea, una provvida astrazione consolatoria. Dio è Qualcuno a cui puoi rivolgerti gridando a Lui te stessa e la tua solitudine. Dio è Uno che ascolta e - nel modo più consono al tuo vero bene - sempre risponde.
Nelle drammatiche pagine della letteratura contemporanea (si pensi, per esempio a Pirandello) il sentirsi soli è un cancro che devasta e uccide.
Come è consolante dunque la figura di Ester, lontana nel tempo e attuale nel cuore e nell'impeto di un ricorso a Dio nutrito di assoluta fiducia nel suo amore onnipotente. 
È a Lui dunque che anch'io mi rivolgo in questo cammino quaresimale che è particolare tempo di grazia e dunque di crescita spirituale.
Gesù sii nostro COMPAGNO DI VITA sempre. In luce di speranza e di amore.
Ecco la voce di una dottore della Chiesa Teresa d’Ávila: La fede in noi è così debole che crediamo più facilmente a quanto ci cade sotto gli occhi, che non alle verità che essa ci insegna.
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4) Lettura: dal Vangelo di   Matteo 7, 7 - 12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!  Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Matteo  7, 7 - 12  
 Chiedete, bussate…
Non è umiliante per noi qualificarci nei confronti di Dio come dei poveri mendicanti. Non possiamo fare a meno infatti di confrontare la sua onnipotenza con la nostra estrema povertà. Guidati dalla fede, lo riconosciamo come nostro creatore e Signore, come la fonte inesauribile di ogni bene e come norma sicura per ogni nostro comportamento. La nostra esperienza di credenti ci convince che egli è Padre e che ci ama di un amore senza limiti, reso visibile dalla persona di Cristo. La sua presenza tra noi, la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione, hanno reso evidente la misericordia divina per noi. È da questi principi che traiamo i motivi della nostra fiducia e della nostra preghiera verso il buon Dio. Siamo certi che egli ci ascolta e si prende cura di ciascuno di noi con amore di Padre. Gesù viene a confermarci in questa nostra fede: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». Vuole inculcarci innanzitutto la perseveranza nella preghiera e non farla diventare soltanto grida isolate in momenti di emergenza e di estremo bisogno. Dobbiamo pregare sempre, senza stancarci mai, nella consapevolezza che tutta la nostra vita può e deve diventare preghiera, sia quando sediamo comodamente nei banchi di chiesa, sia quando siamo intenti a svolgere le nostre diverse mansioni. Alla preghiera delle labbra e del cuore fa seguito quella delle nostre braccia, ancora protese verso Lui. Possiamo e dobbiamo chiedere «qualsiasi cosa» al Signore, ma non dobbiamo mai dimenticarci che egli, sapientemente vuole darci solo «cose buone», proprio come farebbe un buon padre terreno nei confronti dei propri figli. Nella preghiera ci deve perciò accompagnare costantemente un umile fiducia e un legittimo sospetto che forse non siamo sempre in grado di chiedere cose buone secondo la visione di Dio e di conseguenza, può capitare, e capita che la risposta di Dio alle nostre preghiere non coincida con le nostre richieste. Del resto il primo motivo della nostra preghiera è sempre quello che Gesù stesso ci ha suggerito nel Padre Nostro, che si compia cioè in noi la santissima volontà di Dio. Lo stesso Gesù nel dramma della sua agonia nel Getsèmani così invoca il Padre: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Quel «come vuoi tu», riferito a Dio, dovrebbe risuonare fiduciosamente al termine di ogni nostra richiesta, anche la più urgente!
 
 Matteo 7,7-8: Le tre raccomandazioni di Gesù. Tre raccomandazioni: chiedere, cercare e bussare: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto!” Si chiede a una persona. La risposta dipende sia dalla persona sia dall’insistenza con cui si chiede. Cercare lo si fa orientati da qualche criterio. Quanto migliore è il criterio, tanto maggiore sarà la certezza di trovare ciò che si cerca. Bussare alla porta si fa nella speranza che ci sia qualcuno all’altro lato della porta, in casa. Gesù completa la raccomandazione offrendo la certezza della risposta: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Ciò significa che quando chiediamo a Dio, lui ascolta la nostra richiesta. Quando cerchiamo Dio, lui si lascia incontrare (Is 55,6). Quando bussiamo alla porta della casa di Dio, lui ci apre.
 
 Matteo 7,9-11: La domanda di Gesù alla gente. “Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe?”. Qui spunta il modo semplice e diretto che Gesù ha di insegnare le cose di Dio alla gente. Parlando ai genitori, egli si riallaccia all’esperienza giornaliera. Tra le righe delle domande si indovina la risposta gridata dalla gente: “No!” Perché nessuno dà una pietra al figlio quando costui chiede pane. Non c’è nessun padre e nessuna madre che danno un serpente al figlio quando costui chiede loro un pesce. E Gesù ne trae una conclusione: “Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” Gesù ci chiama cattivi per accentuare la certezza di essere ascoltati da Dio quando gli chiediamo qualcosa. Perché se noi, che non siamo santi né sante, sappiamo dare cose buone ai figli, quanto più il Padre del cielo. Questo paragone ha come obiettivo quello di togliere dal nostro cuore qualsiasi dubbio sulla preghiera rivolta a Dio con fiducia. Dio ascolterà! Luca aggiunge che Dio ci darà lo Spirito Santo (Lc 11,13)
 
 Matteo 7,12: La carità. “Fate agli altri tutto ciò che vorreste fosse fatto a voi. In questo consistono la Legge e i Profeti” Questo è il riassunto di tutto l’Antico Testamento, della Legge e dei Profeti. È il riassunto di tutto ciò che Dio vuole dirci, il riassunto di tutto l’insegnamento di Gesù. Questa Regola d’Oro non si trova solo nell’insegnamento di Gesù, ma anche in un modo o nell’altro, in tutte le religioni. Risponde al sentimento più profondo e più universale dell’essere umano. 
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Chiedere, cercare, bussare alla porta: Come preghi e conversi tu con Dio?
• Come vivi la Carità?
 
 
7) Preghiera: Salmo 137
Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
 
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
 
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
 
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.