Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 14 febbraio 2021

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  • domenica | 14 febbraio 2021

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Lectio domenica 14 febbraio 2021


Domenica della Sesta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Santi Cirillo e Metodio
 
1 Corinzi 10, 31 - 11, 1
Marco 1, 40 - 45
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora.
 
O Dio, ricco di misericordia, che nella missione apostolica dei santi fratelli Cirillo e Metodio hai donato ai popoli slavi la luce del Vangelo, per la loro comune intercessione fa’ che tutti gli uomini accolgano la tua parola e formino il tuo popolo santo concorde nel testimoniare la vera fede.
 
Il problema per i santi Cirillo e Metodio è stato proprio quello di andare ad altri popoli, malgrado le grandi difficoltà, che non erano solo difficoltà di viaggio (c'erano certamente anche quelle, nel IX secolo), ma difficoltà di rivolgersi a popoli che non erano di cultura greca o latina, i popoli slavi. 
Cirillo e Metodio furono veramente pionieri di quella che oggi si chiama "inculturazione", cioè il tradurre la fede nella cultura del paese invece di imporre la propria. Essi tradussero la Bibbia in slavo e celebrarono la liturgia in lingua slava, una audacia per la quale furono denunciati a Roma da missionari latini. Venuti dal papa per discolparsi, furono capiti, approvati da lui che, dopo la morte di Cirillo avvenuta appunto a Roma, un 14 Febbraio, consacrò Vescovo san Metodio e lo rimandò nei paesi slavi a continuare la sua opera di evangelizzazione. 
Oggi si è preso più coscienza di questo problema che per secoli ha causato incomprensioni, condanne e ritardi nell'evangelizzazione. Ormai ci si rende conto che la fede è separabile da ogni cultura e deve radicarsi in ognuna di esse, come fermento che le impregna del Vangelo. 
È un problema non solo di popoli diversi, ma di generazioni diverse: in ogni generazione la fede domanda di essere espressa in modo nuovo. 
Dobbiamo avere la preoccupazione di andare agli altri e di non obbligarli a uniformarsi alle nostre abitudini, a ciò che noi pensiamo sia il meglio. 
Andare agli altri come Gesù è venuto a noi: facendosi uomo, accettando tutto ciò che è umano per farsi comprendere dagli uomini e poterli introdurre nella sua intimità.
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2) Lettura: 1 Corinzi 10, 31 - 11, 1
Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
 
3) Commento su 1 Corinzi  10, 31 - 11, 1
 L'apostolo Paolo, nella seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Corinzi, invita i fratelli a fare tutto per la gloria di Dio, li esorta a non essere motivo di scandalo verso nessuno, li sprona ad imitarlo; sottolineando infatti che lui vive imitando il Signore, per essere esempio per tutti, affinché giungano alla salvezza.
L'apostolo ci invita a vivere la nostra vita lavorando non solo per il nostro bene ed il nostro interesse, ma per il bene di tutti; ci ricorda che tutti abbiamo bisogno degli altri, ognuno ha potenzialità da donare, ma soprattutto ha tanto da ricevere dagli altri e la condivisione è quella che aiuta l'uomo a camminare sulla strada della serenità e della gioia cristiana. L'altro è una persona amata da Dio e se riusciremo a vedere l'altro in questo modo e agiremo per il bene di tutti, potremmo essere testimoni credibili della fede che professiamo. L'unica legge vera è quella dell'amore!
 Pochi, come Paolo, hanno capito il valore di questa ricerca al punto che, dopo l'incontro, per lui vivere è vivere di Cristo. Per questo, nell'odierna lettura, può dire: "Seguite il mio esempio, come io seguo l'esempio di Cristo". Allora la vita si trasforma. Anche le cose più usuali e banali acquisiscono il senso del sacro: "sia che mangiate, sia che beviate o che facciate qualunque altra cosa, fate tutto a gloria di Dio". Questo è rendere grazie e questo è quello che il Signore vuole da noi.
 
 Sempre Paolo ci ricorda che una sola cosa ci chiede il Cristo: "Non siate provocatori di scandalo". Ci raccomanda di non scandalizzare non solo i miscredenti, siano essi Giudei o Greci, ma anche coloro che fanno parte della "Chiesa di Dio". Occorre essere di edificazione verso tutti. Viene quasi da chiedere cosa sia lo scandalo. L'apostolo ci dà una risposta e, almeno per questo contesto, ci rammenta quello che egli fa per non scandalizzare: non cerco "il mio utile personale, ma quello della moltitudine, affinché ottengano la salvezza". Questo solo è quello che conta.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 1, 40 - 45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 1, 40 - 45
 Prima di commentare il vangelo, dobbiamo vedere brevemente quale era la situazione del malato di lebbra nel popolo d’Israele: il malato era considerato anche impuro e non poteva partecipare al culto; doveva vivere fuori dalla città e dalla comunità. Questa malattia era allora la più grave forma di impurità fisica che potesse capitare. La lettura del Levitico aiuta a capire la condizione dell’uomo guarito da Gesù. Il Signore guarisce il lebbroso toccandolo cioè violando la legge scritta e contraendo l’impurità. Egli supera le prescrizioni legalistiche e mostra il volto di un Dio che infrange ogni barriera che esclude l’uomo. Gesù nel vangelo mostra compassione per l’uomo malato e lo guarisce con la Sua potenza. Oggi non s’incontrano generalmente i lebbrosi, ma ci sono altre persone come loro: si tratta di malati gravi o di altre persone emarginate come i senza fissa dimora. Come ci comportiamo con loro? Teniamo le distanze per non essere coinvolti dalla loro persona e dalla loro condizione? Gesù ha vissuto il rapporto con i malati all’insegna della compassione. E noi come ci comportiamo con loro? Apriamo il cuore alla solidarietà e vediamo in chi sta male il Signore bisognoso? “Tutto quello che avrete fatto a questi miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me”. Anche l’ascolto è già un grande atto di carità perché fa sentire amata la persona. Facciamo un esame di coscienza e interroghiamoci su come ci rapportiamo alle persone malate e emarginate. Come dicevamo la settimana scorsa, Gesù è nemico di ogni forma di male e il male non è una punizione sua per il peccato: Egli è nemico di ciò che ferisce l’uomo e noi dobbiamo fare altrettanto. La tentazione, quando stiamo bene, può essere quella di pensare solo a noi stessi ma non dimentichiamo che prima o poi tocca a tutti. Il miracolo si conclude con la raccomandazione di Gesù di tenere segreta la cosa; questo comando si spiega con il desiderio del Signore di non farsi pubblicità. Dio agisce non per incrementare la Sua gloria ma per mostrare il Suo amore. Il miracolo del lebbroso è un segno dell’amore di Dio: dobbiamo ricordare che Egli ci ama e vuole il nostro bene. Dio ci ama anche quando non lo meritiamo: non dobbiamo dimenticarlo. 

 Lo toccò e disse...
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questa sentenza del Signore ci indica verso chi egli indirizza di preferenza la sua missione e, paragonandosi ad un medico, dice di voler anzitutto soccorrere i malati e non i sani e, volendo mostrare visibilmente al mondo la misericordia del Padre, afferma ancora che i primi destinatari, non sono i giusti, che già hanno accolto quel dono di Dio, ma i peccatori che ne sono privi. Questo ci spiega la natura della missione di Cristo e i motivi che l’inducono a cercare, ovunque si trovino, i malati del corpo e dello spirito. La scena che oggi ci presenta l’evangelista Marco è quanto mai significativa: è un lebbroso che osa venire verso Gesù. Secondo la legge non avrebbe potuto farlo perché il suo male lo rilegava nella schiera degli immondi e doveva di conseguenza vivere segregato dalla società. Sicuramente è mosso da una grande fiducia verso il Signore. Egli infatti non solo si accosta, ma poi si prostra in umile preghiera: “Se vuoi, puoi guarirmi”. Gesù risponde toccandolo, quasi a voler prendere su di sé l’impurità del lebbroso, e dicendo: “Lo voglio, guarisci”. Gesù gli impone il silenzio sull’accaduto, ma non lo dispensa dall’adempimento che avrebbe sancito ufficialmente la sua guarigione: “Va, presentati al sacerdote”. Così il Signore risponde a tutti coloro che, sempre più numerosi, rifiutano la mediazione sacerdotale e pretendono di confessarsi direttamente con Dio. Ci colpisce particolarmente quel tocco di amore da parte di Cristo. Egli davvero non si schifa delle nostre umane miserie anche quando sono ributtanti e sporche. La misericordia del Signore non conosce limiti quando è invocata con umiltà e con fede. Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato. Non ci scandalizza perciò la disobbedienza del lebbroso guarito: egli non può tacere. Deve proclamare e divulgare il fatto. Quando veniamo beneficati dalla gratuita bontà divina, è doveroso rendergli gloria ed esprimere con la migliore intensità la dovuta gratitudine. In un’altra circostanza dieci lebbrosi furono guariti, ma uno solo tornò a ringraziare il Signore ed egli giustamente domandò: “Gli altri nove dove sono?”. Per tutti noi esiste un modo meraviglioso ed efficace per lasciarsi toccare dal Signore; avviene nell’eucaristia, quando egli non solo ci tocca per guarirci, ma si immerge totalmente nella nostra persona per assimilarci a sé.
 
 Dio è guarigione contro ogni nostro male.
Un lebbroso. Il più malato dei malati, di malattia non soltanto fisica, un rifiuto della società: «porterà vesti strappate, velato fino al labbro superiore... è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento» (Lv 13,46). E Gesù invece si avvicina, si oppone alla cultura dello scarto, accoglie e tocca il lebbroso, l'ultimo della fila. Tocca l'intoccabile. Ama l'inamabile: per la legge mosaica quell'uomo era castigato da Dio per i suoi peccati, un rifiutato dal cielo.
Il lebbroso non ha nome né volto, perché è ogni uomo. A nome di ciascuno geme, dalla sua bocca velata, una espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace dice: «Se vuoi».
E intuisco Gesù felice di questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di ogni figlio della terra il lebbroso chiede: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici, una pedagogia di sofferenze per provare la nostra pazienza, o vuole figli guariti?
E Gesù felice di poter rivelare Dio, di poter dire una parola ultima e immensa sul cuore di Dio risponde: «Lo voglio: guarisci!». Ripetiamocelo, con emozione, con pace, con forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti.
A me dice: «Lo voglio: guarisci!». A Lazzaro grida: «Lo voglio: vieni fuori!». Alla figlia di Giairo: «Talità kum. Lo voglio: alzati!». È la buona novella: un Dio che fa grazia, che risana la vita, a cui importa la mia felicità prima e più della mia fedeltà.
A ogni pagina del Vangelo Gesù mostra che Dio è guarigione! Non conosco i modi e i tempi, ma so che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte.
Il lebbroso guarito disobbedendo a Gesù si mise a proclamare e a divulgare il fatto. Ha ricevuto e ora dona, attraverso gesti e parole e carne di primavera, la sua esperienza felice di Dio. L'immondo diviene fonte di stupore, il rifiutato è trasformato dall'accoglienza.
Ciò che è scritto qui non è una fiaba, funziona davvero, funziona così. Persone piene di Gesù oggi riescono a fare le stesse cose di Gesù. Pieni di Gesù fanno miracoli. Sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: barboni, tossici, prostitute, li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.
Prendere il vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo.
E tutti quelli che l'hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo dona una grande felicità.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Annunciare la Buona Notizia, vuol dire rendere testimonianza dell’esperienza concreta che si ha di Gesù. Il lebbroso, cosa annuncia? Racconta agli altri il bene che Gesù gli ha fatto. Solo questo! Null’altro! E questa testimonianza conduce gli altri ad accettare la Buona Novella di Dio che Gesù ci porta. Qual è la testimonianza che tu dai?
• Per portare la Buona Novella alla gente, non bisogna aver paura di trasgredire le norme religiose che sono contrarie al progetto di Dio e che rendono difficile la comunicazione, il dialogo ed il vissuto dell’amore. Anche se questo reca difficoltà alla gente, come le recò a Gesù. Ho questo coraggio?
 
 
7) Preghiera: Salmo 31
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.
 
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.          
 
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
 
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
 
 
8) Orazione Finale
Signore, che hai toccato la mano del lebbroso e l'hai risanato, tocca anche i nostri cuori, liberali dall'egoismo e dall'indifferenza che ci spinge a chiudere gli occhi di fronte al male presente nel mondo.