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- domenica | 31 gennaio 2021
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Lectio domenica 31 gennaio 2021
Domenica della Quarta Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Giovanni Bosco
1 Lettera ai Corinzi 7, 32 - 35
Marco 1, 21 - 28
1) Orazione iniziale
O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano.
O Dio, che in san Giovanni Bosco hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani, suscita anche in noi la stessa fiamma di carità a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli.
La festa di san Giovanni Bosco è un soffio di aria pura e di slancio apostolico perché egli ispirava e comunicava la gioia. Già da ragazzo aveva fondato una "società" con il motto "Guerra al peccato": la gioia viene dalla vittoria sul peccato.
"Rallegratevi nel Signore sempre...". Dio è grande, e noi siamo come bambini bisognosi di tutto davanti a un Padre onnipotente che si occupa amorevolmente di noi.
E la fiducia in lui che genera la gioia: fiducia e riconoscenza perché da Dio riceviamo tutto.
Come possono dei bambini essere tristi quando sono colmati di doni?
Fiducia e riconoscenza ci conducono alla conversione che Gesù chiede come condizione per entrare nel regno dei cieli: diventare come i bambini.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 7, 32 - 35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 7, 32 - 35
? La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi, ci ricorda che la fedeltà è sempre un dono e deve essere chiesta con costanza al Signore.
Paolo annuncia che si può servire il Signore in qualsiasi situazione di vita, purché ci si abbandoni completamente a lui. Chi si dedica completamente al Signore resta fedele, perché si occupa delle cose di Dio, mentre chi è sposato si occupa delle cose del mondo, cioè come possa piacere al marito e alla moglie, ma in entrambi i casi si può servire il Signore, purché si resti fedeli a lui senza deviazioni.
La verginità è uno stato voluto e scelto come donazione totale a Dio, utile anche per la salvezza del mondo. Nel vangelo Cristo dice che il celibato è riservato solo a qualcuno, perché solo quelli a cui è riservato ne possono capire il valore, non a tutti infatti è dato comprendere queste scelte. La fedeltà può essere anche molto faticosa, ma è l'unica via attraverso cui possiamo servire il Signore nelle vocazioni che ognuno ha realizzato.
? ll matrimonio è unione di natura morale e corporale: unione di anima e di corpo. La stima e l'amore reciproco devono quindi esserne il fondamento: la pace, la pazienza, ne devono essere i compagni; mentre, dal lato corporale, la coabitazione e la temperata unione dei sessi ne sono la condizione normale. Per quanto non sia di sua natura una unione spirituale, il matrimonio per la intimità che stabilisce tra gli sposi non può non esercitare una profonda influenza sulla vita dello spirito. Perciò, allo scopo di assicurare vi è meglio l'armonia delle anime, allo scopo di trovare nel consorte non un pericolo, ma un aiuto spirituale, allo scopo di render possibile e proficua l'educazione religiosa della prole, il cristiano deve contrarre quel vincolo «nel Signore», rifuggendo dall'unirsi con chi non è credente. Quando la sopravvenuta conversione di uno degli sposi rende il matrimonio misto, l'unione passa di solito per una grave crisi. Però, anche in quel caso, la vita spirituale con la sua potenza benefica, può diventare nella casa un focolare di luce e di calore, e comunicare, in qualche modo, un carattere sacro anche ai membri della famiglia ancora estranei alla fede.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 1, 21 - 28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 1, 21 - 28
? Anche questa domenica c’è un tema che congiunge la prima lettura e il vangelo: si tratta dell’identità del profeta che si delinea nell’Antico Testamento e del profeta per eccellenza che è Gesù. Il profeta per eccellenza è stato Gesù che ha detto le parole di Dio. Nel vangelo si dice che parlava alla gente come uno che ha autorità e non come gli scribi: Egli annunciava un nuovo patto tra Dio e l’uomo e ha parlato non in forza di citazioni bibliche ma appoggiandosi a se stesso, Verbo eterno di Dio e verità. La Sua dottrina era nuova e originale e non ripetizione del passato: Egli suscitava il desiderio di Dio e non insegnava solo precetti; il suo era il lieto annunzio della salvezza. Cogliamo anche noi che la parola dei Vangeli non è solo norma ma prima di tutto gioia di un fatto nuovo, la venuta del Figlio di Dio tra noi?
Rimanendo sul vangelo, si dice che l’indemoniato si rivolse a Gesù dicendo: Che vuoi da noi Gesù nazareno? Egli non contestò il Signore in astratto ma gli chiese di non entrare nella sua vita.
Forse capita anche a noi, pur non essendo posseduti, di non volere che Gesù e il suo insegnamento entrino in alcuni settori della nostra vita? Non è una domanda superflua e se è così dobbiamo convertirci!
L’esistenza di tutti i cristiani deve diventare un dono a Dio e agli altri perché siamo chiamati ad amare come Gesù, Colui che ha offerto tutta la vita al Padre e agli uomini. Dobbiamo ricordare le parole del Signore: “chi vorrà salvare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita per me e per il vangelo la troverà”. Si tratta di una parola esigente ma che, se vissuta, è la via alla felicità. Chiediamo la grazia di percorrere questa strada!
? La giornata di Gesù.
San Marco, all’inizio del suo Vangelo riunisce alcuni episodi della vita di Gesù nell’arco di una sola giornata. Vi è un motivo preciso in questa scelta narrativa. L’intento di San Marco è mostrarci l’opera di Gesù in tutti i suoi aspetti: dalla predicazione nel tempio, dalla cura agli ammalati, nel dire parole di conforto ai sofferenti, dal cacciare i demoni, come nel vangelo di oggi. Per tutti riesce a riservare parte del suo tempo e a tutti dedica uno sguardo, una parola o un’attenzione qualsiasi. Non trascura neanche la sua crescita spirituale trovando anche il tempo per la preghiera, senza la quale tutte le opere hanno un valore solo umano. Dovremmo imparare qualcosa! Sembra sempre che il tempo ci sommerga, ci travolga con le tante cose da fare - forse manca l’equilibrio per poterle affrontare tutte nel modo adeguato. A questa ricerca interiore, spirituale ci spinge la lettura della cosiddetta “giornata di Cafarnao”. Viene oggi da pensare intensamente all’uso del tempo: alle nostre frenesie e per contrasto alla noia che attanaglia tante giovani vite. Il tempo è come un prezioso contenitore che il buon Dio ci ha donato e che dobbiamo riempire ogni giorno con le nostre buone azioni; quando il contenitore rimane vuoto o si riempie di cattiverie, è la vita che resta vuota o diventa malvagia. I saggi hanno detto che l’ozio è il padre dei vizi. Per il cristiano significa anche disprezzo di un dono, disprezzo della vita, lasciarsi consumare dal tempo senza imparare a viverlo fruttuosamente. La giornata di Gesù è piena e feconda di bene e la tua com’è? Ritengo che ogni cristiano si debba così interrogare, ma particolarmente i pastori di anime, i sacerdoti, i consacrati...
? Quel Dio che s'immerge nelle nostre ferite.
Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, quella esperienza felice che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci saturava: rumori, parole, schemi mentali, abitudini, che ci fa entrare nella dimensione della passione, quella che smuove anche le montagne.
Salviamo lo stupore, la capacità di incantarci ogni volta che incontriamo qualcuno che ha parole che trasmettono la sapienza del vivere, che toccano il centro della vita perché nate dal silenzio, dal dolore, dal profondo, dalla vicinanza al Roveto di fuoco.
La nostra capacità di provare gioia è direttamente proporzionale alla nostra capacità di meravigliarci.
Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole che nutrono la vita e la fanno fiorire; Gesù ha autorità perché non è mai contro l'uomo ma sempre in favore dell'uomo, e qualcosa dentro chi lo ascolta lo sa.
Autorevoli e vere sono soltanto le parole diventate carne e sangue, come in Gesù: la sua persona è il messaggio, l'intera sua persona.
Come emerge dal seguito del brano: C'era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. Il primo sguardo di Gesù si posa sempre sulle fragilità dell'uomo e la prima di tutte le povertà è l'assenza di libertà, come per un uomo «posseduto», prigioniero di uno più forte di lui.
E vediamo come Gesù interviene: non fa discorsi su Dio, non cerca spiegazioni sul male, Gesù mostra Dio che si immerge nelle ferite dell'uomo; è Lui stesso il Dio che si immerge, come guarigione, nella vita ferita, e mostra che «il Vangelo non è un sistema di pensiero, non è una morale, ma una sconvolgente liberazione» (G. Vannucci).
Lui è il Dio il cui nome è libertà e che si oppone a tutto ciò che imprigiona l'uomo. I demoni se ne accorgono: che c'è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l'uomo, a demolire prigioni; a portare spada e fuoco per tagliare e bruciare tutto ciò che non è amore. A rovinare il regno dei desideri sbagliati che si impossessano e divorano l'uomo: denaro, successo, potere, egoismi.
A essi, padroni del cuore, Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui.
Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla. Perla della creazione è l'uomo libero e amorevole. Posso diventarlo anch'io, se il Vangelo diventa per me passione e incanto. Patimento e parto. Allora scopro «Cristo, mia dolce rovina» (Turoldo), che rovina in me tutto ciò che non è amore, che libera le mie braccia da tutte le cose vuote, e che dilata gli orizzonti che respiro.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- La figura del Cristo Gesù è sconvolgente e tenerissima allo stesso tempo: seguiamo la sua Parola nel nostro quotidiano?
- Crediamo veramente che il Profeta "Gesù" ha annunziato al popolo la Parola del Padre? Se no, perché?
- La vocazione degli sposi cristiani è quella che si realizza con il matrimonio sacramento. Siamo consapevoli che anche in questo stato possiamo servire il Signore accudendo ogni giorno con pazienza e amore i nostri cari e tutti coloro che incontriamo?
- Si serve il Signore in tanti modi, soprattutto con le piccole cose di ogni giorno: siamo capaci di donare sempre un sorriso e la speranza?
7) Preghiera: Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».
8) Orazione Finale
Padre, Dio potente e misericordioso, metti a tacere le potenze del male che si agitano nel mondo e donaci un cuore attento e pronto ad ascoltare la voce di Gesù, tuo Figlio e nostro fratello e Signore.