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- giovedì | 28 gennaio 2021
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Lectio giovedì 28 gennaio 2021
Giovedì della Terza Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
San Tommaso d’Aquino
Lettera agli Ebrei 10, 19 - 25
Marco 4, 21 - 25
1) Orazione iniziale
O Dio, che in san Tommaso d’Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi.
Tommaso d'Aquino è stato un santo contemplativo: il suo ideale era trasmettere agli altri le cose che egli stesso aveva contemplato, cioè capite nella preghiera, capite nel rapporto con Dio. L'intelligenza da sola può certamente fare molte cose, costruire sistemi di idee, ma sono sistemi che non corrispondono alla sapienza, hanno un effetto devastatore. Qualcuno ha detto che il mondo moderno è completamente disorientato perché gli sono state date idee cristiane impazzite. L'aspirazione alla verità, alla libertà, alla fraternità sono idee cristiane sono aspirazioni evangeliche ma se si cerca di soddisfarle prescindendo dal legame vivo con Dio il risultato è quello di mettere negli uomini una specie di febbre che impedisce di trovare il giusto equilibrio e spinge a tutti gli eccessi: ecco le rivoluzioni violente, i turbamenti continui...
Invece san Tommaso d'Aquino è sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell'intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane. Non ha avuto paura di studiare Aristotele e di cercare nelle sue opere luce per capire meglio il mondo creato da Dio. Lungi dall'essere propagatore di idee cristiane impazzite egli è anzi riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 10, 19 - 25
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.
3) Commento su Lettera agli Ebrei 10, 19 - 25
• La prima lettura ci fa intravedere come il mistero di Gesù ha trasformato la situazione dell'uomo. È il brano che nella lettera agli Ebrei viene subito dopo la grande esposizione del mistero di Cristo, il sacrificio che ha ottenuto la salvezza del mondo, sacrificio gradito a Dio e che ha fatto di Cristo il nostro capo. In una lunga frase solenne l'autore esprime la sua meraviglia per la trasformazione che esso ha operato. Implicitamente egli paragona la situazione attuale a quella dell'Antico Testamento, quando i rapporti con Dio erano soggetti a limitazioni, a intralci di ogni specie. Un popolo non aveva il diritto di entrare nel santuario: era la speciale prerogativa del Sommo Sacerdote e soltanto una volta all'anno. Il popolo non aveva strade per arrivare a Dio e in verità non aveva neppure sacerdoti perfetti, perché anche i Sommi Sacerdoti erano peccatori che avevano bisogno di offrire per se stessi il sacrificio di espiazione, un'espiazione che d'altronde era inefficace e non li rendeva degni di avvicinarsi a Dio.
• Noi invece dice l'autore della lettera abbiamo piena libertà di entrare nel santuario "per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne". Attraverso l'umanità di Cristo noi possiamo veramente giungere a Dio, e nel cammino verso Dio abbiamo una guida, "un sacerdote grande sopra la casa di Dio".
Questo testo si addice in modo meraviglioso all'Eucaristia. Noi siamo il popolo che desidera penetrare nel santuario, e per penetrarvi dobbiamo camminare per mezzo del sangue di Cristo, attraverso il velo, in questa via nuova e vivente che egli stesso ha inaugurato. E non possiamo avanzare se non con lui. Per lui, con lui, in lui noi camminiamo verso Dio, e possiamo farlo in piena fiducia, perché Cristo è gradito a Dio.
• Le disposizioni che dobbiamo avere per camminare verso Dio come figli che liberamente si avvicinano al Padre sono dice l'autore la fede, la speranza, la carità. "Accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede", una fede totale che ci ottiene il perdono di tutti i peccati nel Battesimo: "il cuore purificato da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura" è un'allusione al Battesimo. Per mezzo della fede, cioè dell'adesione a Cristo che si è offerto in sacrificio, siamo purificati da ogni colpa e diventiamo degni di avvicinarci a Dio. Ma nello stesso tempo abbiamo in noi la speranza, dono teologale: "Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso": sappiamo che la strada, che già ora ci guida a Dio nel sacramento, ci porterà definitivamente a lui al di là della morte. E questa strada infine, non la percorriamo da soli, ma insieme. Dopo la fede, la speranza, ecco la carità a definire la nostra situazione. Dobbiamo essere insieme per celebrare l'Eucaristia: "Non disertiamo le nostre riunioni, ma invece esortiamoci a vicenda, tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina". Questa è la nostra bellissima condizione attuale, per la quale dobbiamo sempre ringraziare il Signore.
• Nello scrivere questo passo l'autore si è ispirato a un testo di Ezechiele, dove Dio faceva tutte queste promesse: "Vi purificherò con acqua pura, metterò il mio Spirito dentro di voi, vi radunerò da tutti i luoghi dove siete stati dispersi". Dio ha mantenuto le sue promesse: ci ha lavati nel Battesimo, ci ha dato il suo Spirito, ci raduna continuamente. E tutto questo lo viviamo nella Messa e dobbiamo viverlo sempre, perché la Messa è il momento in cui ciò che noi siamo si manifesta ed è rafforzato dalla grazia di Cristo.
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4) Lettura: dal Vangelo di Marco 4, 21 - 25
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
5) Riflessione sul Vangelo di Marco 4, 21 - 25
• La lampada che risplende.
Quando gratuitamente e solo per amore, siamo illuminati dalla parola di Dio e dalla luce dello Spirito Santo, al punto di diventare, con la nostra vita luminosi come lampade, non possiamo e non dobbiamo trattenere solo per noi quella luce che ci è stata donata. Ciò che risplende, di sua natura si diffonde, se non viene nascosto. Cristo Gesù, luce del mondo, come si è autodefinito, sta irraggiando, con la sua venuta tra noi, con la sua dottrina e con le sue opere, l'umanità intera. Vuole che i suoi diretti collaboratori nella diffusione del Regno, s'impegnino a fare altrettanto; per questo darà loro il mandato di andare in tutto il mondo a predicare e testimoniare il suo Vangelo. Dirà loro più esplicitamente: «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli». Per questo la lampada che arde non deve essere posta sotto il moggio o sotto il letto, ma sul lucerniere. Ciò richiede una limpidezza e trasparenza di vita, che ci rende veri, sinceri, coerenti e credibili. Ogni forma di inganno o di sotterfugio deve essere bandito dall'esistenza degli evangelizzatori e dai fedeli di Cristo perché «non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce». L'essenza del messaggio cristiano poi è incentrato nella misericordia, nel perdono e nella fratellanza fra gli uomini. Un'altra dote deve perciò adornare la vita dei seguaci di Cristo e si tratta di una «misura», di un parametro, che non dà più spazio a giudizi e condanne, ma apre sempre alla benevolenza e alla comprensione nell'amore fraterno. Solo così potremmo garantirci a nostra volta, l'afflato della bontà divina.
• La lampada che illumina. In quel tempo, non c’era luce elettrica. Immagina quanto segue. La famiglia è in casa. Inizia a farsi buio. Il padre alza la piccola lampada, la accende e la mette sotto il moggio o sotto il letto. Cosa diranno gli altri? Cominceranno a urlare: “Papà, mettila sul tavolo!” Questa è la storia che racconta Gesù. Non spiega. Solo dice: Chi ha orecchi per intendere, intenda! La Parola di Dio è la lampada che deve essere accesa nell’oscurità della notte. Se rimane nel libro chiuso della Bibbia, è come una piccola lampada sotto il moggio. Quando è unita alla vita in comunità, la si colloca sul tavolo ed illumina!
• Fare attenzione ai preconcetti. Gesù chiede ai discepoli di rendersi conto dei preconcetti con cui ascoltano l’insegnamento che lui offre. Dobbiamo fare attenzione alle idee con cui guardiamo Gesù! Se il colore degli occhi è verde, tutto sembra verde. Se fosse azzurro, tutto sarebbe azzurro! Se l’idea con cui si guarda Gesù fosse sbagliata, tutto ciò che penso su Gesù sarebbe minacciato di errore. Se penso che il Messia deve essere un re glorioso, non capirò nulla di ciò che il Signore insegna e vedrò tutto sbagliato.
• Parabole: un nuovo modo di insegnare e di parlare di Gesù. Gesù si serviva soprattutto di parabole per insegnare: era il suo modo. Lui aveva un’enorme capacità di trovare immagini ben semplici per paragonare le cose di Dio alle cose della vita che la gente conosceva e sperimentava nella lotta quotidiana per sopravvivere. Questo suppone due cose: essere dentro le cose della vita, e stare dentro le cose del Regno di Dio.
• L’insegnamento di Gesù era diverso dall’insegnamento degli scribi. Era una Buona Notizia per i poveri, perché Gesù rivelava un nuovo volto di Dio, in cui la gente si riconosceva e gioiva. “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e Della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! (Mt 11,25-28)”.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Parola di Dio, lampada che illumina. Che posto ha la Bibbia nella mia vita? Quale luce ne ricevo?
• Qual è l’immagine di Gesù che ho dentro di me? Chi è Gesù per me e chi sono io per Gesù?
7) Preghiera: Salmo 23
Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.