Mercoledì 27 gennaio 2021: Per la preghiera personale e familiare - Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno

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  • mercoledì | 27 gennaio 2021

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Lectio mercoledì 27 gennaio 2021

Mercoledì della Terza Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Lettera agli Ebrei 10, 11 - 18
Marco 4, 1 - 20  
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 10, 11 - 18  
Fratelli, ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: «Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente», dice: «e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.
 
3) Commento su  Lettera agli Ebrei 10, 11 - 18  
In questa Lettera l'apostolo Paolo invita i cristiani a non lasciarsi ossessionare dai complessi di colpa che, ci impegna senza tregua a negoziare il nostro perdono. Questo è l'atteggiamento che la comunità dei credenti aveva nei riguardi di Dio prima della venuta di Cristo, il quale ha ottenuto, per tutti noi il perdono, una volta per tutte, e per tutti i peccati, offrendosi al Padre sulla croce. 
Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva: Perciò possiamo dire che nostro Signore ci introduce in una religione altamente spirituale, fondata sull'amore filiale e non sul timore.
 
Io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente". (Eb. 10, 16) - Come vivere questa Parola?
Questo versetto è preso dal brano di oggi della lettera agli Ebrei, che a sua volta si rifà alla promessa dell'alleanza eterna fatta da Dio al suo popolo attraverso il profeta Geremia e il profeta Ezechiele. Non tavole di pietra, non sacrifici che sanciscono nel sangue di animali le promesse di Dio, ma una parola scritta nel cuore, impressa nella mente. Una parola cara, una parola memorabile!!
Continuiamo con le caratteristiche di Dio, in questa settimana del tempo ordinario: oggi la lettera agli Ebrei, la memoria delle profezie di Geremia e di Ezechiele ci dicono che Dio è parola (il verbo si è fatto carne); quella parola impressa in noi, diventa regola, diventa il valore per cui discriminiamo il bene e il male e decidiamo come scegliere. Una parola che accompagna le ore, i minuti di ogni giornata e porta al compimento della promessa.
Signore, che bello poter dire che la tua legge è una promessa... un dono di salvezza e non una sterile imposizione!
Ecco la voce di un cristiano Alfred Vaucher: "La grazia ci fa passare dalla teoria all'azione, essa imprime la legge nei nostri cuori". 
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 4, 1 - 20  
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 4, 1 - 20  
Ecco, il seminatore uscì a seminare...
Oggi l'evangelista San Marco ci riporta lungo la riva del mare; e ci sembra di camminare con Gesù, proprio in un giorno pieno di sole. Subito "si riunì attorno a Lui una folla enorme, tanto che Egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole, e diceva loro nel suo insegnamento: Ascoltate!... "ecco, il seminatore uscì a seminare...". Il seminatore è Lui, è Gesù che semina nei nostri cuori la sua Parola, che è Parola di Dio. E noi che facciamo?... Gesù semina la sua Parola benedetta sempre con generosità e sono anni che questo avviene ogni domenica, magari anche ogni giorno. Ma abbiamo migliorato almeno un poco?... Il nostro cuore è recettivo? Sono sicuro che tutti facciamo ogni sforzo perché sia morbido il nostro cuore come terreno di giardino, ben lavorato... un terreno buono per accogliere la buona semina. Perché la Parola di Dio germogli dentro di noi e cresca, portando frutti, è necessario che il cuore, dove essa viene seminata, sia un cuore docile, umile, accogliente. Questo voleva dire Giovanni Paolo II quando dalla loggia di San Pietro ci invitava tutti, dicendo: "Aprite le porte a Cristo!". Ma se questo nostro cuore è tutto immerso nelle dissipazioni mondane... ecco che arriva satana con la sua tentazione e si porta sùbito via la Parola preziosissima seminata in noi dalla misericordia di Dio. Altri, sì, l'accolgono la Parola, l'ascoltano, ma sono duri di cuore, duri come sassi e non hanno radici in se stessi e sono anche incostanti, e alla prima prova spirituale e di fronte ad una qualunque tribolazione o persecuzione, vengono meno, si scoraggiano e non camminano più e si fermano. Altri ascoltano la Parola di Dio in chiesa, ma poi tornano a casa e non riescono a viverla, perché si lasciano prendere totalmente dalle tante preoccupazioni della vita e dalla preoccupazione: la Parola resta soffocata, anche perché non viene ossigenata dalla preghiera personale, e rimane senza frutto. Infine, finalmente: la Parola cade un terreno buono, in un cuore buono, umile, paziente, in un cuore orante e misericordioso: lì la Parola porta frutto: il trenta, il sessanta e, addirittura, il cento per uno! Diamoci da fare per portare frutto, ancora di più di sforzo... e con la nostra perseveranza sposteremo le montagne...
 
Seduto su una barca, Gesù insegna alla folla. In questi versi, Marco descrive il modo in cui Gesù insegna alla folla: sulla spiaggia, seduto in una barca, molta gente attorno per ascoltarlo. Gesù non era una persona colta (Gv 7,15). Non aveva frequentato la scuola superiore di Gerusalemme. Veniva dall’interno, dalla campagna, da Nazaret. Era uno sconosciuto, artigiano in parte, in parte contadino. Senza chiedere permesso alle autorità, cominciò ad insegnare alla gente. Parlava in modo molto diverso. Alla gente piaceva ascoltarlo.
 
Per mezzo delle parabole, Gesù aiutava la gente a percepire la presenza misteriosa del Regno nelle cose della vita. Una parabola è un paragone. Lui usa le cose conosciute e visive della vita per spiegare le cose invisibili e sconosciute del Regno di Dio. Per esempio, la gente della Galilea capiva quando si parlava di semi, di terreno, di pioggia, di sole, di sale, di fiori, di pesci, di raccolto, etc. E Gesù usa proprio queste cose conosciute dalla gente, nelle sue parabole, per spiegare il mistero del Regno.
 
La parabola del seminatore è un ritratto della vita dei contadini. In quel tempo, non era facile vivere dell’agricoltura. I terreni erano pieni di pietre. Molti arbusti. Poca pioggia, molto sole. Inoltre, molte volte, la gente per abbreviare le distanze passava attraverso i campi e calpestava le piante (Mc 2,23). Ma malgrado ciò, ogni anno, l’agricoltore seminava e piantava, fiducioso nella forza del seme, nella generosità della natura.
 
Chi ha orecchi per intendere, intenda! Gesù comincia la parabola dicendo: “Ascoltate! (Mc 4,3). Ora, alla fine, termina dicendo: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” Il cammino per giungere all’intendimento della parabola è la ricerca: “Cercate di capire!” La parabola non dà tutto fatto, ma induce a pensare e fa scoprire a partire dalla propria esperienza che gli udenti hanno del seme. Induce alla creatività ed alla partecipazione. Non è una dottrina che arriva pronta per essere insegnata e decorata. La Parabola non dà acqua imbottigliata, bensì conduce alla fonte. L’agricoltore che ascolta, dice: “Seme nella terra, io so cos’è! Ma Gesù dice che questo ha a che fare con il Regno di Dio. Che sarà?" E già è possibile immaginare le lunghe conversazioni della folla. La parabola si muove con la gente e la spinge ad ascoltare la natura ed a pensare alla vita.
 
Gesù spiega la parabola ai suoi discepoli. In casa, soli con Gesù, i discepoli vogliono sapere il significato della parabola. Loro non lo capiscono. Gesù rimane attonito dinanzi alla loro ignoranza (Mc 4,13) e risponde con una frase difficile e misteriosa. Dice ai suoi discepoli: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato!” Questa frase spinge la gente a chiedersi: Ma allora a cosa serve la parabola? Per chiarire o per nascondere? Forse Gesù si serve di parabole affinché la gente continui a vivere nell’ignoranza e non arrivi a convertirsi? Certamente no! Poiché in un altro punto Marco dice che Gesù usava parabole “secondo quello che potevano intendere” (Mc 4,33)
 
La parabola rivela e nasconde allo stesso tempo! Rivela a coloro che sono dentro, che accettano Gesù, Messia Servo. Nasconde a coloro che insistono nel considerarlo il Messia, il Re grandioso. Costoro capiscono le immagini della parabola, ma non riescono a coglierne il significato.
 
La spiegazione della parabola, nelle sue diverse parti. Una ad una, Gesù spiega le parti della parabola, il seme, il terreno, fino al raccolto. Alcuni studiosi ritengono che questa spiegazione fu aggiunta dopo, e sarebbe stata fatta da qualche comunità. È ben possibile! Poiché nel bocciolo della parabola c’è già il fiore della spiegazione. Bocciolo e fiore, ambedue hanno la stessa origine che è Gesù. Per questo, anche noi possiamo continuare a riflettere e scoprire altre cose belle nella parabola. Una volta, una persona ha chiesto in comunità: “Gesù ha detto che dobbiamo essere sale. A cosa serve il sale?” Si è discusso ed alla fine sono state scoperti più di dieci diversi scopi che il sale può avere! Poi questi significati vennero applicati alla vita della comunità e si scoprì che essere sale è difficile ed esigente. La parabola funzionò! Lo stesso per quanto riguarda il seme. Tutti hanno qualche esperienza dei semi.
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6) Per un confronto personale
• Che esperienza hai tu del seme? Come ti aiuta a capire meglio la Buona Novella?
• Che tipo di terreno sei tu?
 
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 109
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
 
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».      
 
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!
 
A te il principato
nel giorno della tua potenza 
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, 
come rugiada, io ti ho generato.
 
Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».