Dettagli evento
- lunedì | 18 gennaio 2021
___________________________________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________________________________
Lectio lunedì 18 gennaio 2021
Lunedì della Seconda Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Lettera agli Ebrei 5, 1 - 10
Marco 2, 18 - 22
1) Orazione iniziale
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace.
______________________________________________________________________________
2) Lettura: Lettera agli Ebrei 5, 1 - 10
Fratelli, ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek». Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.
3) Commento su Lettera agli Ebrei 5, 1 - 10
• Gesù perseguitato e messo a morte ha offerto un sacrificio a Dio in espiazione dei peccati del mondo. Egli pregò Dio Padre con forti grida e lacrime che poteva salvarlo dalla morte, ma poi si abbandonò alla volontà del Padre. Con la risurrezione si esaudì il volere di Dio. Gesù fu morto in croce, così attraverso la sofferenza, fu proclamato salvatore. Il messaggio che possiamo cogliere è un forte messaggio indirizzato alla comunità, perché impari a nutrirsi della fede in Dio ed a distinguere il bene dal male.
• Il versetto 7 rappresenta una delle testimonianze bibliche più belle sull’umanità di Cristo. Cristo è pienamente Dio—su questo, non ci sono dubbi nella Bibbia. Ma Cristo è anche pienamente uomo. E quando egli si trovava sulla terra, non viveva un’esistenza protetta, isolata dalle difficoltà e dalle tentazioni. No, no: lungi da ciò, Cristo ha bevuto fino in fondo l’angoscia dell’esperienza umana. Ecco le parole straordinarie del versetto 7: “con alte grida e con lacrime [Cristo] offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte”.
Gesù, pur essendo il Figlio di Dio, “imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì.” A nessuno di noi piace soffrire. Ma abbiamo visto che nemmeno all’uomo-Gesù piacevano le sofferenze. Se no, non avrebbe implorato il Padre con alte grida e lacrime. Ma quelle sofferenze facevano parte del piano del Padre per il Figlio. Il versetto 9 dice che tramite quelle sofferenze, l’uomo Gesù è stato reso completamente idoneo ad essere il nostro sommo sacerdote.
______________________________________________________________________________
4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 2, 18 - 22
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 2, 18 - 22
• Un vino nuovo in otri nuovi.
Gesù, nel rispondere a chi gli domanda perché i suoi discepoli non digiunano come i discepoli di Giovanni, usa l'immagine dello sposo. In poche battute, riportate dall'evangelista San Marco, Egli tratteggia la sua missione terrena preannunciando, in qualche modo, la sua Passione e Resurrezione. Per comprendere però in fondo la portata di questo primo annuncio, anche se velato, dobbiamo riferirci a come si propone Gesù. Ecco allora che prende consistenza la figura dello sposo con le immagini del vino e del vestito. In Gesù, si realizza e si compie quella promessa che è simboleggiata dalla pienezza dei doni messianici e della proclamazione del suo essere divino. Ricordiamo che le stesse figure di sposo, otri e vino compaiono nell'episodio giovanneo dello sposalizio a Cana. Gesù, anche qui, si manifesta nel suo Mistero e in ciò deve essere letto anche la differenza di comportamento dei suoi discepoli con quelli di Giovanni. Dal comportamento dei discepoli si passa a considerare la diversità delle figure di Gesù e Giovanni: è questa l'esortazione iscritta nella sua risposta! Possiamo anche meglio comprendere, allora nel riferimento al vino nuovo, quelle immagini che sembrano paradossali usate dallo stesso Gesù. Il vino che spacca gli otri implica che, proprio per il compimento della sua missione, Gesù richiama ad un discepolato nuovo e sicuramente più esigente di quello giovanneo, un discepolato, nel suo nome, che è partecipazione al mistero di amore.
• I cinque conflitti tra Gesù e le autorità religiose. In Mc 2,1-12 abbiamo visto il primo conflitto. Era attorno al perdono dei peccati. In Mc 2,13-17, il secondo conflitto è sulla comunione attorno al tavolo, con i peccatori. Il vangelo di oggi presenta il terzo conflitto sul digiuno. Domani abbiamo il quarto conflitto, attorno all’osservanza del sabato (Mc 2,13-28). Dopo domani, l’ultimo dei cinque conflitti sarà attorno alla guarigione nella giornata del sabato (Mc 3,1-6). Il conflitto sul digiuno occupa un luogo centrale. Per questo, le parole sul rammendo nuovo sul vestito vecchio e sul vino nuovo in otri nuovi (Mc 2,21-22) devono essere capite sotto una luce che irradia la sua chiarezza anche sugli altri conflitti, due prima e due dopo.
• Gesù non insiste nella pratica del digiuno. Il digiuno è una pratica assai antica, praticata in quasi tutte le religioni. Gesù stesso la praticò durante quaranta giorni (Mt 4,2). Ma lui non insiste con i suoi discepoli affinché facessero la stessa cosa. Li lascia liberi. Per questo, i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei, che erano obbligati a digiunare, vogliono sapere perché Gesù non insiste sul digiuno.
• Quando lo sposo sta con loro non hanno bisogno di digiunare. Gesù risponde con un paragone. Quando lo sposo sta con gli amici dello sposo, cioè durante la festa di nozze, non hanno bisogno di digiunare. Gesù si considera lo sposo. I discepoli sono gli amici dello sposo. Durante il tempo in cui lui, Gesù, sta con i discepoli, c’è la festa di nozze. Arriverà un giorno in cui lo sposo sarà assente. E allora, se vogliono, possono digiunare. Gesù allude alla sua morte. Sa e sente che se vuole continuare per questo cammino di libertà, le autorità religiose vorranno ucciderlo.
• Rammendo nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otri nuovi. Queste due affermazioni di Gesù, che Marco colloca qui, chiariscono l’atteggiamento critico di Gesù dinanzi alle autorità religiose. Non si mette una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio. Quando il vestito si lava, il rattoppo nuovo squarcia il vestito e si forma uno strappo peggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, perché altrimenti la fermentazione del vino nuovo spaccherà gli otri vecchi. Vino nuovo in otri nuovi! La religione difesa dalle autorità era come un vestito vecchio, come un otre vecchio. Non bisogna voler combinare ciò che è nuovo e portato da Gesù, con vecchi costumi. Non si può ridurre la novità di Gesù alla misura del giudaismo. O l’uno, o l’altro! Il vino che Gesù porta fa spaccare l’otre vecchio. Bisogna saper separare le cose. Gesù non è contro ciò che è “vecchio”. Ciò che vuole evitare è che il vecchio si imponga al nuovo e, così comincia a manifestarlo. Sarebbe lo stesso che ridurre il messaggio del Concilio Vaticano II al catechismo anteriore al Concilio, come vogliono alcuni.
______________________________________________________________________________
6) Per un confronto personale
• A partire dall’esperienza profonda di Dio che lo incoraggiava dal di dentro, Gesù aveva molta libertà in relazione alle norme e pratiche religiose. Ed oggi, abbiamo questa stessa libertà o ci manca la libertà dei mistici?
• Rattoppo nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otre vecchio. Esiste questo nella mia vita?
7) Preghiera finale: Salmo 109
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!
A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».