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- domenica | 17 gennaio 2021
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Lectio domenica 17 gennaio 2021
Domenica della Seconda Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Sant’Antonio
1 Lettera ai Corinzi 6, 13 - 15. 17 - 20
Luca 16, 1 - 13
1) Orazione iniziale
O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno.
O Dio, che hai ispirato a sant’Antonio abate di ritirarsi nel deserto, per servirti in un nuovo modello di vita cristiana, concedi anche a noi per sua intercessione di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa.
È stato Sant'Atanasio a scrivere la vita di Sant'Antonio. Egli ci racconta che, morti i suoi genitori, Antonio, che era allora assai giovane, andando a messa, come usava fare sempre da vero cristiano, un giorno riflettete molto sul vangelo che era stato letto in chiesa: "Se vuoi essere perfetto và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel Cielo; poi vieni e seguimi". E così egli fece, e senza tanti ripensamenti!... I genitori gli avevano lasciato una grande eredità: possedeva 300 campi molto fertili e ameni. Li diede tutti in dono agli abitanti del paese. Vendette anche tutti i suoi beni e il ricavato lo distribuì ai poveri: una forte somma di denaro, riservandone solo una piccola parte per la sorella più piccola. Egli iniziò a vivere in povertà, nel digiuno, nel silenzio e nella preghiera: una vita aspra e senza nulla concedere a se stesso. Egli lavorava con le proprie mani per comprarsi il pane che mangiava e il resto lo dava sempre ai poveri. E trascorreva molto tempo nella preghiera, perché aveva capito che era necessario pregare sempre, continuamente; e anche per questo si ritirò poi nel deserto e visse in una grotta, che ancora esiste là ad Oriente. Lo seguirono poi tanti giovani e divennero monaci... così è nato il primo monachesimo cristiano, che poi si impianterà anche da noi in Occidente, grazie al nostro San Benedetto Abate. ...E perché Sant'Antonio è stato messo, dalla tradizione popolare, come patrono delle bestiole? Forse perché là, nel deserto, i diavoli andavano a disturbare la sua preghiera, presentandosi a lui sotto forma di bestie strane: serpenti, caproni, porci... Che Sant'Antonio Abate ci aiuti e ci difenda contro gli assalti del maligno; e interceda sempre per tutti noi!
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 6, 13 - 15. 17 - 20
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 6, 13 - 15. 17 - 20
• 1a lettera di san Paolo ai corinzi, è rivolta ai cristiani di Corinto, in cui c'è una comunità cristiana da lui fondata. Ai tempi in cui l'apostolo delle genti scrisse le sue tre lettere, la capitale dell'Acaia era la seconda città dell'impero dopo Roma, con una popolazione di circa mezzo milione di abitanti. In quanto posta sull'istmo che la collegava al Peloponneso aveva due porti (oggi, forse, si direbbe container) a cui arrivavano le merci provenienti da tutto il mediterraneo. Accanto a questo commercio fiorente, che rendeva la città ricca, c'era una dubbia reputazione. Strabone, lo storico greco, parla di più di un migliaio di prostitute sacre che esercitavano la loro professione al tempio di Afrodite. Ai tempi di Paolo c'erano anche due termine verbali che ne stigmatizzavano la condotta morale: ‘Corinteggiare’ si riferiva alla professione mentre la malattia venerea si chiamava ‘mal di Corinto’. In questa lettera Paolo reagisce contro la libertà dei costumi ammessa a Corinto invita i cristiani a considerare la sessualità non come un bisogno da soddisfare senza riguardo; ma, poiché esprime tutto l'essere è da considerare come un rapporto interpersonale condiviso da amore vicendevole. C'è un'altra considerazione: il corpo è stato santificato dalla morte e dalla resurrezione di Cristo. Pertanto sia il corpo che la nostra sessualità appartengono a lui, all'uomo perfetto che in lui siamo. L'eucaristia che ci rende tempio dello Spirito Santo, conferisce al nostro corpo il significato di strumento di Dio, da lui creato per la crescita e l'edificazione della Chiesa nell'amore.
• Paolo era arrivato a Corinto dopo il fallimento avuto ad Atene (Atti 17,22-34). Vi si fermò per un anno e mezzo circa e diede vita a una comunità molto attiva. Dopo la sua partenza, i Corinti, gli chiesero la soluzione ad alcuni problemi pratici che incontravano nel confronto tra il Vangelo e le loro usanze precedenti. Nel brano di oggi Paolo affronta il tema della sessualità e del modo in cui essa va vissuta all'interno della vita di fede. Un nutrito gruppo di cristiani di Corinto pensava di essere completamente liberi dalle condizioni relative alla condizione umana e quindi anche dalla sessualità e dalle forme che la regolamentavano. Alcuni di loro ostentavano una rigorosa astinenza dal sesso, altri si dedicavano a un sesso sfrenato frequentando le prostitute. Paolo indica loro la giusta condotta da tenere nei confronti del proprio corpo e di Dio.
• Paolo, nella lettura odierna, ci spiega anche che bisogna essere sempre vigilanti perché, facendo parte del Corpo mistico non possiamo inquinare con il nostro comportamento la Santa Chiesa e allontanare quelli che ci guardano e attendono da noi la testimonianza. Se siamo uniti con il Signore dobbiamo formare con lui ‘un solo spirito’. Se abbiamo questa convinzione, possiamo vivere allontanandoci dalle richieste del Salvatore?
Paolo è davvero esplicito in questa lettura. ‘Oserò, allora, prendere le membra di Cristo per farne membra di una prostituta?’. E ricordando la Scrittura ricorda che chi si unisce a una donna, fosse anche una prostituta, forma ‘con essa un solo corpo. Al contrario, chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito’. Ma sapete che, se siete tempio dello Spirito Santo, ‘non appartenete più a voi stessi? Foste infatti comperati a un alto prezzo!’, ecco perché ‘il dissoluto pecca contro il proprio corpo’.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 1, 35 - 42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 1, 35 - 42
• Nel brano del vangelo, Giovanni Battista addita Gesù come l’inviato di Dio e due suoi discepoli lo seguono. Egli fa da tramite tra le persone e il Signore proprio come deve fare il vero educatore. E noi: indirizziamo le persone a Gesù o le attiriamo a noi?
Gesù nel proseguo del brano tira fuori dai discepoli che lo seguono la ricerca che si portano dentro: Che cercate? Egli aiuta a esplicitare la richiesta: Rabbì, dove abiti? E Lui dà risposta alla domanda invitando a stare con Lui. Quel pomeriggio i discepoli lo passano in compagnia del Signore ed è un aspetto importante del discepolato: stare con Gesù. Noi passiamo ogni giorno del tempo col Signore, nell’ascolto della Sua parola, nella eucaristia? Dobbiamo recuperare il primato di Dio nella nostra vita! Dalla preghiera, dallo stare con il Signore, viene un altro modo di vivere, una profondità nuova.
Un aspetto della sequela di Gesù è anche come ci si rapporta con il corpo: lo sottolinea Paolo scrivendo ai Corinzi. Egli afferma chiaramente che il corpo è del Signore e per il Signore, e quindi non si deve peccare di impudicizia. Non apparteniamo a noi stessi, dice l’Apostolo “siamo stati comprati a caro prezzo” e quindi non possiamo vivere il corpo staccandolo da Cristo. Nella lettera ai Romani San Paolo scriverà: Vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente santo e gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Per la Scrittura peccare nel proprio corpo è tradire Dio... e noi come viviamo questo aspetto? Raccogliamo i suggerimenti delle letture e riflettiamo sulla nostra fede!
• Erano le quattro del pomeriggio…!
Sembra proprio che San Giovanni Evangelista avesse al polso l'orologio... Gli è proprio rimasto impresso il momento preciso quando ha incontrato Gesù nella sua vita! È l'ora X dell'appuntamento personale con Cristo Dio: "Erano le quattro del pomeriggio!". Il Battista l'aveva indicato a lui e ad Andrea: Eccolo, è Lui!... "Ecco l'Agnello di Dio!". Questo incontro di Gesù è proprio un incontro di fuoco... del fuoco dello Spirito Santo perché dà una carica unica, sovrumana: Andrea non riesce a stare fermo, a stare inattivo, ma deve darla a tutti la Bella Notizia che ha appena scoperto... e corre, corre da suo fratello Simone e gli dà la Bella Notizia: "Abbiamo trovato il Messia!", e lo condusse da Gesù. Gesù si ferma, posa il suo sguardo d'amore su di lui, lo fissa intensamente con amore e gli dice: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni. Sarai chiamato Cefa", che significa pietra, pietra sulla quale Egli fonderà la sua Chiesa e che è già iniziata là, sulle rive del mare e nel Cuore mite ed umile di Gesù. E Pietro è il primo Papa. E tu, quando hai incontrato Gesù nella tua vita...? Conosci, ad esempio, la data del tuo battesimo? Ne fai memoria? Vai dal parroco e chiediglielo. Te lo dirà. Quella è l'ora che siamo diventati 'cristiani' e figli di Dio. È l'ora della prima chiamata di Dio... un'ora da ricordare sempre, e da vivere, con l'entusiasmo di Giovanni, Andrea e Simon Pietro, della Chiesa di Dio.
• La chiave del cuore, che apre anche la porta del Regno.
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Le prime parole di Gesù che il Vangelo di Giovanni registra sono sotto forma di domanda. È la pedagogia di quel giovane rabbi, che sembra quasi dimenticare se stesso per mettere in primo piano quei due giovani, quasi dicesse loro: prima venite voi. Amore vero mette sempre il tu prima dell'io.
Anche all'alba di Pasqua, nel giardino appena fuori Gerusalemme, Gesù si rivolgerà a Maria di Magdala con le stese parole: Donna, chi cerchi? Le prime parole del Gesù storico e le prime del Cristo risorto, due domande uguali, rivelano che il Maestro dell'esistenza non vuole imporsi, non gli interessa stupire o abbagliare o indottrinare, ma la sua passione è farsi vicino, porsi a fianco, rallentare il passo per farsi compagno di strada di ogni cuore che cerca.
Che cosa cercate? Con questa domanda Gesù non si rivolge all'intelligenza, alla cultura o alle competenze dei due discepoli che lasciano Giovanni, non interroga la teologia di Maddalena, ma la sua umanità. Si tratta di un interrogativo al quale tutti sono in grado di rispondere, i colti e gli ignoranti, i laici e i religiosi, i giusti e i peccatori. Perché lui, il maestro del cuore, fa le domande vere, quelle che fanno vivere: si rivolge innanzitutto al desiderio profondo, al tessuto segreto dell'essere. Che cosa cercate? significa: qual è il vostro desiderio più forte? Che cosa desiderate più di tutto dalla vita? Gesù, che è il vero maestro ed esegeta del desiderio, ci insegna a non accontentarci, insegna fame di cielo, «il morso del più» (L. Ciotti), salva la grandezza del desiderio, lo salva dalla depressione, dal rimpicciolimento, dalla banalizzazione.
Con questa semplice domanda: che cosa cercate? Gesù fa capire che la nostra identità più umana è di essere creature di ricerca e di desiderio. Perché a tutti manca qualcosa: infatti la ricerca nasce da una assenza, da un vuoto che chiede di essere colmato. Che cosa mi manca? Di che cosa mi sento povero?
Gesù non chiede per prima cosa rinunce o penitenze, non impone sacrifici sull'altare del dovere o dello sforzo, chiede prima di tutto di rientrare nel tuo cuore, di comprenderlo, di conoscere che cosa desideri di più, che cosa ti fa felice, che cosa accade nel tuo intimo. Di ascoltare il cuore. E poi di abbracciarlo, «di accostare le labbra alla sorgente del cuore e bere» (San Bernardo). I padri antichi definiscono questo movimento: il ritorno al cuore: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno» (San Giovanni Crisostomo). Che cosa cercate? Per chi camminate? Io lo so: cammino per uno che fa felice il cuore.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Come vivo la mia corporeità?
- Ho provato la gioia del vero incontro disinteressato ma profondo con le altre persone?
- Come valuto la libertà corporea della nostra società?
7) Preghiera: Salmo 39
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
8) Orazione Finale
Signore, che hai detto ai primi discepoli “Venite e vedrete”, ascolta la nostra preghiera unanime. Libera la nostra mente e il nostro cuore da ogni sordità ed egoismo, e dona alla tua Chiesa pace ed unità, per poter offrire al Padre il sacrificio della lode con animo puro e riconoscente.