Giovedì 14 gennaio 2021: Per la preghiera personale e familiare - Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno

Dettagli evento

  • giovedì | 14 gennaio 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio giovedì 14 gennaio 2021

Giovedì della Prima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
 
Lettera agli Ebrei 3, 7 - 14
Marco 1, 40 - 45
 
 
1) Orazione iniziale
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Lettera agli Ebrei 3, 7 - 14
Fratelli, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: hanno sempre il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo».
Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio.
 
3) Commento su  Lettera agli Ebrei 3, 7 - 14
Siamo diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall'inizio. (Eb 3,14) - Come vivere questa Parola?
La grandezza della nostra vocazione umana, convalidata e accresciuta dall'inserimento in Cristo in forza del Battesimo, non è un dono garantito una volta per sempre. Certo, Dio non ritratta i suoi doni, ma la loro realizzazione è affidata alla nostra corrispondenza. La grandezza della chiamata permane, ma attende il libero consenso della creatura per concretizzarsi nel suo vissuto.
Anche i Giudei, ammonisce la lettera agli Ebrei, nonostante fossero il popolo eletto e avessero sperimentato la munificenza del Signore, non poterono entrare "nel riposo di Dio", non perché il Signore non mantenesse la sua parola, ma per il loro ostinato vagare lontano da lui.
Riconoscere la propria grandezza è solo il primo passo, indispensabile, certo, ma guai a fermarsi qui! Ciò che siamo per vocazione è affidato alle nostre mani perché diventi realtà esistenziale: io sono affidato a me stesso, sono responsabile del mio realizzarmi o del mio autodistruggermi, perché fondamentalmente chiamato a collaborare con Dio nell'edificare me stesso e la realtà che mi circonda.
Si tratta di assumere sul serio il mandato genesiaco: "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse" (2,15). E quel giardino innanzitutto sono io e poi tutto il creato.
Chiamati a ricalcare l'immagine di Cristo, inseriti in lui per la vita sacramentale a cui abbiamo liberamente aderito, dobbiamo soltanto perseverare nel corrispondere momento per momento alla grazia, nella consapevolezza che colui che fa crescere il seme fino alla piena maturazione è Dio, ma non senza il concorso attivo del contadino.
Voglio riassumermi responsabilmente il compito di crescere verso la piena statura di Cristo, riconfermando quotidianamente il mio fiducioso affidarmi a lui.
Perché protestarti continuamente la mia fiducia quando conosco la mia volubilità? Con ogni uomo che sperimenta la propria debolezza, mi getto ai tuoi piedi e grido: " Signore, io credo, ma tu aumenta la mia fede, vinci la mia ricorrente incredulità!"
Ecco la voce di un Santo S. Luigi Orione: La preghiera che è necessario fare è questa: "O Signore, accresceteci la fede!"
 
Questo brano contiene un ammonimento che sollecita a non farsi sedurre dalla paura, che impedisce il continuare a credere. La lunga citazione del salmo invitatorio 94 fa memoria dell'infedeltà e paura di Israele che furono punite: dopo i 40 anni nel deserto, molti non entrarono nel ‘riposo di Dio'. Lo stesso Mosè non vedrà la terra promessa!
Anche oggi l'insidia per la fede viene dalla paura di perdere qualcosa ma anche di essere troppo liberi e responsabili. Fiducia in Dio è adesione al suo disegno di salvezza che ci vede attivi prolungatori di questo mistero nella storia. Questa adesione è la modalità effettiva di vivere la partecipazione a Cristo. Partecipare di lui è condividere il suo essere figlio, il suo essere re, profeta e sacerdote.
Signore, mantienici saldi nella fiducia in te. Niente ci distragga da te, ma permettici di prendere parte in modo sempre più intimo, più reale alla tua vita, alla tua santità, nella tua beatitudine che diventa fame e sete di giustizia, povertà di spirito, mitezza, pacificazione e anche persecuzione.
Ecco la voce di un sacerdote Don Giovanni Nicolini: Siamo ‘partecipi’, cioè siamo stati immersi nel mistero del Figlio di Dio. In Gesù, siamo figli di Dio. Questa è la ‘vocazione celeste’, cioè l'elezione divina che proclama Gesù Figlio di Dio, alla quale noi pure siamo chiamati per la potenza del sacrificio d'amore di Gesù che ci ha donato la sua vita facendoci così partecipi di Lui. Questo è il dono della fede che dobbiamo custodire. 
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo di Marco 1, 40 - 45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Marco 1, 40 - 45  
•  Lo toccò e disse...
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questa sentenza del Signore ci indica verso chi egli indirizza di preferenza la sua missione e, paragonandosi ad un medico, dice di voler anzitutto soccorrere i malati e non i sani e, volendo mostrare visibilmente al mondo la misericordia del Padre, afferma ancora che i primi destinatari, non sono i giusti, che già hanno accolto quel dono di Dio, ma i peccatori che ne sono privi. Questo ci spiega la natura della missione di Cristo e i motivi che l’inducono a cercare, ovunque si trovino, i malati del corpo e dello spirito. La scena che oggi ci presenta l’evangelista Marco è quanto mai significativa: è un lebbroso che osa venire verso Gesù. Secondo la legge non avrebbe potuto farlo perché il suo male lo rilegava nella schiera degli immondi e doveva di conseguenza vivere segregato dalla società. Sicuramente è mosso da una grande fiducia verso il Signore. Egli infatti non solo si accosta, ma poi si prostra in umile preghiera: “Se vuoi, puoi guarirmi”. Gesù risponde toccandolo, quasi a voler prendere su di sé l’impurità del lebbroso, e dicendo: “Lo voglio, guarisci”. Gesù gli impone il silenzio sull’accaduto, ma non lo dispensa dall’adempimento che avrebbe sancito ufficialmente la sua guarigione: “Va, presentati al sacerdote”. Così il Signore risponde a tutti coloro che, sempre più numerosi, rifiutano la mediazione sacerdotale e pretendono di confessarsi direttamente con Dio. Ci colpisce particolarmente quel tocco di amore da parte di Cristo. Egli davvero non si schifa delle nostre umane miserie anche quando sono ributtanti e sporche. La misericordia del Signore non conosce limiti quando è invocata con umiltà e con fede. Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato. Non ci scandalizza perciò la disobbedienza del lebbroso guarito: egli non può tacere. Deve proclamare e divulgare il fatto. Quando veniamo beneficati dalla gratuita bontà divina, è doveroso rendergli gloria ed esprimere con la migliore intensità la dovuta gratitudine. In un’altra circostanza dieci lebbrosi furono guariti, ma uno solo tornò a ringraziare il Signore ed egli giustamente domandò: “Gli altri nove dove sono?”. Per tutti noi esiste un modo meraviglioso ed efficace per lasciarsi toccare dal Signore; avviene nell’eucaristia, quando egli non solo ci tocca per guarirci, ma si immerge totalmente nella nostra persona per assimilarci a sé.
 
•  Accogliendo e guarendo il lebbroso, Gesù rivela un nuovo volto di Dio. Un lebbroso arriva vicino a Gesù. Era un escluso, un impuro. Doveva essere allontanato. Chi lo toccava, anche lui/lei diventava impuro/a! Ma quel lebbroso ebbe molto coraggio. Trasgredì le norme della religione per poter arrivare vicino a Gesù. E gridò: Se tu vuoi, puoi guarirmi “Non hai bisogno di toccarmi! Basta che tu lo voglia, ed io sarò guarito
La frase rivela due mali: 
a) il male della lebbra che lo rendeva impuro; 
b) il male della solitudine a cui era condannato dalla società e dalla religione. 
Rivela anche la grande fede dell’uomo nel potere di Gesù. E Gesù profondamente commosso, guarisce i due mali. In primo luogo, per curare la solitudine, tocca il lebbroso. È come se dicesse: “Per me, tu non sei un escluso. Io ti accolgo come un fratello!” E poi cura il lebbroso dicendo: Lo voglio! Sii curato! Il lebbroso, per poter entrare in contatto con Gesù, aveva trasgredito le norme della legge. Anche Gesù, per poter aiutare quell’escluso e quindi rivelare un volto nuovo di Dio, trasgredisce le norme della sua religione e tocca il lebbroso. In quel tempo, chi toccava un lebbroso diventava impuro per le autorità religiose e per la legge dell’epoca.
 
•  Integrare di nuovo gli esclusi nella convivenza fraterna. Gesù, non solamente guarisce, ma vuole anche che la persona curata possa vivere con gli altri. Inserisce di nuovo la persona nella convivenza. In quel tempo, per un lebbroso essere di nuovo accolto in comunità, aveva bisogno di un certificato di guarigione da parte di un sacerdote. È come oggi. Il malato esce dall’ospedale con un documento firmato dal medico del reparto. Gesù obbliga la persona a cercare il documento, in modo che possa vivere normalmente con gli altri. Obbliga le autorità a riconoscere che quest'uomo è stato curato.
 
• Il lebbroso annuncia il bene che Gesù gli ha fatto e Gesù diventa un escluso. Gesù proibisce al lebbroso di parlare della guarigione. Il Vangelo di Marco informa che questa proibizione non servì a nulla. Il lebbroso, allontanatosi, cominciò a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti (Mc 1,45). Perché? Perché Gesù aveva toccato il lebbroso. Per questo, secondo l’opinione della religione di quel tempo, ora lui stesso era un impuro e doveva essere allontanato da tutti. Non poteva più entrare nelle città. E Marco indica che alla gente importavano poco queste norme ufficiali, infatti venivano a lui da ogni parte (Mc 1,45). Sovversione totale!
 
•  Riassumendo, sia nel 70, epoca in cui Marco scrive, come pure oggi, epoca in cui noi viviamo, era e continua ad essere importante avere dinanzi agli occhi modelli di come vivere ed annunciare la Buona Novella di Dio e di come valutare la nostra missione. Nei versi 16 a 45 del primo capitolo del suo vangelo, Marco descrive la missione della comunità e presenta otto criteri affinché le comunità del suo tempo potessero valutare la loro missione.
Ecco lo schema dell’attività di Gesù e dell’obiettivo della missione:
- Marco 1,16-20: Gesù chiama i primi discepoli - Formare comunità
- Marco 1,21-22: la gente resta ammirata del suo insegnamento - Creare una coscienza critica
- Marco 1,23-28: Gesù scaccia un demonio - Combattere la forza del male
- Marco 1,29-31: Gesù guarisce la suocera di Pietro - Ridare la vita per poter servire
- Marco 1,32-34: Gesù guarisce malati ed indemoniati - Accogliere gli emarginati
- Marco 1,35: Gesù si alza presto per pregare - Rimanere uniti al Padre
- Marco 1,36-39: Gesù continua l’annuncio - Non fermarsi ai risultati
- Marco 1,40-45: Gesù guarisce un lebbroso - Integrare di nuovo gli esclusi
______________________________________________________________________________
 
  
6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Annunciare la Buona Notizia, vuol dire rendere testimonianza dell’esperienza concreta che si ha di Gesù. Il lebbroso, cosa annuncia? Racconta agli altri il bene che Gesù gli ha fatto. Solo questo! Null’altro! E questa testimonianza conduce gli altri ad accettare la Buona Novella di Dio che Gesù ci porta. Qual è la testimonianza che tu dai?
• Per portare la Buona Novella alla gente, non bisogna aver paura di trasgredire le norme religiose che sono contrarie al progetto di Dio e che rendono difficile la comunicazione, il dialogo ed il vissuto dell’amore. Anche se questo reca difficoltà alla gente, come le recò a Gesù. Ho questo coraggio?
 
 
7) Preghiera: Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
 
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
 
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
 
Per quarant’anni mi disgustò quella generazione
e dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie”.
Perciò ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel luogo del mio riposo».