Domenica 10 gennaio 2021: Per la preghiera personale e familiare - Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno

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  • domenica | 10 gennaio 2021

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Lectio domenica 10 gennaio 2021

Domenica della Prima Settimana del Tempo Ordinario (Anno B)
Battesimo di Gesù
 
1 Lettera di Giovanni 5, 1 - 9
Marco 1, 7 - 11
 
 
1) Orazione iniziale 
Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore.
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2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 5, 1 - 9
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.
 
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni  5, 1 - 9
• “Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio”. Lo scritto vuole dare conoscenza ai destinatari della lettera che posseggono “la vita eterna”, in quanto credenti “nel nome del Figlio di Dio”. Non ci sia dunque incertezza sull’evento di Cristo salvatore ed elevante, quali figli, al Padre. 
Giova ripetere che i falsi maestri, a declinazione gnostica, ponevano in dubbio la realtà salvifica di Gesù, poiché per essi Gesù Cristo non era venuto nella carne e neppure era Figlio di Dio, ma era solo un eone platonico, una emanazione della divinità, apparsa con un corpo fittizio. 
“Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”. Credere che “Gesù è il Cristo” significa credere nelle attese dei patriarchi e dei profeti, e con ciò rifiutare le negazioni del giudaismo, confluite nelle dottrine dei falsi maestri. 
 
• “In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti”. L’amore autentico verso i fratelli vuole l’amore a Dio e l’obbedienza ai suoi comandamenti. Evidentemente, si argomentava che si aveva amore per i fratelli, anche se si professavano errori radicali. 
In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”. L’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo (Rm 5,5), conduce all’osservanza dei comandamenti, ed essi “non sono gravosi” (Mt 11,29). 
 
• “Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. La fede in Cristo è tanto potente da vincere tutte le insidie e violenze del mondo, poiché colui al quale si crede è Gesù il Figlio di Dio, sempre operante per mezzo della grazia. 
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto”. Le parole “non con l’acqua soltanto” vanno ben valutate, poiché non c’è un’azione di Cristo “con acqua”, bensì con acqua è quella di Giovanni che testimoniava nel Giordano la presenza di Cristo, Figlio di Dio; così come si udì dalla voce proveniente dal Cielo. In tal modo viene sottolineato che Gesù non è venuto solo con un battesimo di acqua come quello di Giovanni, ma con un nuovo Battesimo, dove non c’è solo l’acqua, quale segno di lavacro, ma il Sangue, quale realtà operante la remissione dei peccati. Il Sangue è testimone dell’amore immisurabile di Cristo, Figlio di Dio, perché solo il Figlio di Dio poteva ricondurre, mediante l’espiazione della croce, gli uomini ad essere nuovamente figli di Dio. “L’uomo non può riscattare se stesso”, (Ps 48/49,8; Ps 39/40,7-8; Eb 10,6). La croce testimonia la divinità di Cristo, poiché solo il sacrificio di Cristo, vero Dio e vero uomo, poteva espiare le innumerevoli colpe del genere umano. 
 
• Il Battesimo di Gesù non si può ridurre in alcun modo alle abluzioni giudaiche o anche pagane, poiché esso agisce per la vita nuova in virtù del Sangue. La croce di Cristo, non è il segno del fallimento della sua opera, ma il segno glorioso della sua divinità. I falsi maestri riducevano il Battesimo a un lavacro (1Pt 3,20), e la croce a un fallimento. 
“Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi”. Lo Spirito “dà testimonianza” perché conduce a Gesù, illumina la persona di Gesù, fa comprendere con sempre più profondità le sue parole (Gv 14,17.26; 16,13-14). L’acqua è la testimonianza di Giovanni Battista (Gv 1,8.15.19.32.36; 3,25s). Il sangue testimonia che il Padre ha inviato il Figlio affinché fosse Salvatore del genere umano, mediante il sacrificio della croce. 
“Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio”. La testimonianza dell’amore del Padre è quella di avere inviato (4,14) e dato (Gv 3,16) il Figlio per la salvezza del mondo.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 1, 7 - 11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 1, 7 - 11
L’evangelista Marco racconta il battesimo di Gesù con la sua abituale sobrietà. Non ha parlato (e non parlerà) della nascita di Gesù, e nemmeno della sua infanzia. Per lui, tutto ha inizio col battesimo di Gesù. I pochi versetti dedicati alla missione di Giovanni richiamano e riassumono in breve la lunga attesa, da parte dell’umanità, della venuta del Salvatore. La missione del Salvatore comincia con il far passare in secondo piano il precursore, il quale, potendo proporre soltanto un battesimo d’acqua, lascia il posto a colui che battezzerà nello Spirito Santo. 
Comincia una nuova era, una creazione assolutamente nuova. Il Creatore prende il posto della creatura. Il Salvatore scende nel Giordano come un peccatore, il giudice di questo mondo fa la parte di un nuovo Adamo. Gesù esce dall’acqua e intraprende la propria missione, come all’inizio l’uomo fu plasmato dal fango, mentre un flutto risaliva dalla terra e bagnava la superficie del suolo (Gen 2,6). Gesù riceve lo Spirito Santo come già un tempo: “Dio... soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gen 2,7). E Gesù, secondo Marco, diviene l’uomo nuovo, proprio come di Adamo si dice: “E l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’umanità ricomincia allora, col battesimo di Gesù, su basi nuove. Dovrà ancora passare attraverso l’esperienza della morte ed entrare quindi nella gloria della risurrezione. Dovrà ancora, e deve tuttora, trasformarsi lentamente in ogni uomo, aspettando il giorno in cui “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi... Ed egli... riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Allora non ci sarà più battesimo (At 21,23-27).
Tu sei mio Figlio
In questo giorno ci piace fermare lo sguardo, come in una splendida icona, su Gesù, immerso nelle acque del Giordano, mentre riceve il Battesimo da Giovanni. Gesù è all'inizio della sua missione, probabilmente prima di trascorrere i quaranta giorni di digiuno nel deserto, prima di essere stato additato come l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo; ha bisogno quindi di un mandato ufficiale, come diremmo noi; un mandato ed una consacrazione, che dovranno essere scanditi con solennità e potenza dallo stesso Iddio. Il battesimo è l'occasione propizia per operare il misterioso incontro tra la debole umanità di Cristo, tra il flebile segnale che poteva emanare dal rito sacramentale di Giovanni e la grandezza di Dio, il mistero di una incarnazione del Verbo finalizzata alla salvezza del mondo. Cristo, immerso nelle acque, prelude con quel gesto di profonda umiltà, la sua morte e la sua sepoltura; s'immerge non per sé, egli non ha colpa alcuna da cui essere lavato, ma per tutti noi, che carichi di colpe e di peccati abbiamo urgente bisogno di un lavaggio totale e di una salutare e definitiva purificazione: è la prima volta che Gesù sperimenta su di sé il peccato del mondo; è il momento in cui assume ufficialmente il suo ruolo di Salvatore e di Redentore dell'umanità. A questo punto, dopo aver fissato lo sguardo, porgiamo l'orecchio per ascoltare la Voce dal cielo: "Tu sei il figlio mio prediletto: in te mi sono compiaciuto". Non abbiamo dubbi, è Dio che parla, anzi è il Padre che si rivolge al suo Figlio prediletto; viene quindi affermata la divinità del Cristo, tutto il mistero della Trinità palpita in quelle parole. La predilezione del Padre verso il Figlio è scandita dall'Amore. L'amato è indubbiamente il Figlio, ma non possiamo dimenticare che Egli è amato perché calandosi nelle acque sta dando il proprio assenso a tutta l'opera della redenzione, anzi viene da dire che già sta operando la redenzione, autorizzandoci così a fare nostre le parole che il Padre rivolge a Gesù. Oggi, poi, che tutto è compiuto, che il Battesimo di "fuoco" ci ha rigenerati a vita nuova, possiamo legittimamente credere che su ognuno di noi il nostro Padre celeste ripeta: "Tu sei mio figlio". Questa è per noi la grande epifania, la grande rivelazione, il grande dono! 
 
Battesimo, nascere di nuovo e con un Dna divino.
Il racconto di Gesù al Giordano ci riporta alla Genesi, al principio, alle prime immagini della Bibbia, quando lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Genesi 1,2) di un mare gonfio di vita inespressa. L'origine del creato, come quella di ognuno di noi, è scritta sull'acqua, nelle acque di un grembo materno.
Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti. Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l'amato».
La voce dice le parole proprie di una nascita
Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana. Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. E i generati, io e tu, tutti abbiamo una sorgente nel cielo, il cromosoma del Padre nelle cellule, il Dna divino seminato in noi.
La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo contiene l'idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere. La Voce grida dall'alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi!
Io che non l'ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l'ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio, rivelativa del suo cuore segreto. Per sempre.
Gesù fu battezzato e uscendo dall'acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. Noto la bellezza e l'irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l'urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell'amata per l'amato. Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te, ti avvolge, entra in te, a poco a poco ti modella, ti trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore.
Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo.
Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l'intera tua storia.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Il Battesimo, dono di Dio, è oggi la sorgente delle nostre risposte a Dio?
- Il nostro Battesimo è ancora per noi la fonte da cui attingiamo l'imitazione di Cristo?!
- Siamo cristiani di nome o lo siamo anche di fatto perché come tali viviamo?
 
 
7) Preghiera: da Isaia 12
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
 
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
 
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
 
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
 
 
8) Orazione Finale
O Padre, che a tutti offri la tua grazia, concedi a noi tutti il dono dello Spirito Santo, per essere segno della tua presenza e del tuo amore nella vita di ogni giorno.