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- sabato | 9 gennaio 2021
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Lectio sabato 9 gennaio 2021
Sabato della Feria dopo Natale (Anno B)
1 Lettera di Giovanni 4, 11 - 18
Marco 6, 45 - 52
1) Preghiera
O Dio, luce del mondo, concedi a tutte le genti il bene di una pace sicura e fa’ risplendere nei nostri cuori quella luce radiosa che illuminò la mente dei nostri padri.
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2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 4, 11 - 18
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.
In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.
3) Riflessione su 1 Lettera di Giovanni 4, 11 - 18
• Siate dunque misericordiosi, abbiate sentimenti di pietà perché amando i nemici, amate i fratelli. Non pensate che Giovanni nulla abbia detto sull'amore dei nemici, dal momento che non ha taciuto sulla carità fraterna. Voi amate i fratelli: in che modo - domanderai - io amo i fratelli? Ti chiedo perché ami un nemico: perché lo ami? Perché abbia la salute in questa vita? Che vale, se non gli serve? Perché sia ricco? Che vale, se da queste stesse ricchezze sarà accecato? Perché si sposi? Che vale, se poi soffrirà una vita di pena? Perché abbia figli? Che vale, se saranno cattivi? Tutti questi beni che, per il fatto che lo ami, ti pare di dover desiderare per il nemico sono beni incerti. Desidera invece che egli ottenga insieme con te la vita eterna; desidera che egli sia tuo fratello. Se dunque questo desideri amando il nemico, che cioè sia tuo fratello, quando lo ami, ami tuo fratello. Non ami in lui ciò che è, ma quel che desideri che divenga. Se non sbaglio, ho già ripetuto alla vostra Carità questo esempio: c'è qui davanti agli occhi legna di quercia; un buon falegname vede questo legno non ancora livellato, appena tagliato dal bosco, e se ne interessa; non so che cosa voglia farne. Certo non s'è preso interesse a quel legno perché esso rimanga sempre lo stesso. È la sua arte che gli mostra ciò che il legno sarà, non l'interesse per il quale vede ciò che è ora; e lo ha amato per quel che ne avrebbe fatto, non per quello che è. Così Dio ci ha amato, pur essendo noi peccatori. Diciamo che Dio ha amato i peccatori. Disse infatti: Non i sani hanno bisogno del medico ma gli ammalati (Mt 9, 12). Dio ha forse amato noi peccatori perché restassimo tali? Egli ha guardato a noi come quel falegname al legno tagliato nel bosco, e pensò a ciò che avrebbe fatto e non già al legno informe che era. Così tu vedi il nemico che ti avversa, ti aggredisce e ti morde colle sue parole, ti esaspera coi suoi insulti, non ti dà pace col suo odio. Ma in lui tu vedi un uomo. Tu vedi tutte queste cose, che ti contrastano, fatte da un uomo; ma vedi in lui ciò che è stato fatto da Dio. Il fatto che egli è creatura umana, proviene da Dio. Il fatto che ti odia e ti invidia proviene da lui. Che cosa dici nel tuo animo? "Signore, sii a lui propizio, perdona i suoi peccati, incutigli terrore, cambialo". Non ami in lui ciò che è, ma ciò che vuoi che divenga. Perciò quando ami il nemico, ami il fratello. Di conseguenza il perfetto amore è l'amore del nemico: e questo perfetto amore è incluso nell'amore fraterno. Nessuno dica che l'apostolo Giovanni ci ha ammonito un po' meno su questo punto, mentre Cristo nostro Signore ci ha ammonito di più: Giovanni ci ha ammonito di amare i fratelli, Cristo ci ha ammonito di amare anche i nemici (cf. Mt 5, 44). Fa' attenzione al perché Cristo ci ha ammonito di amare i nemici. Forse perché restino sempre nemici? Se egli ti ha dato questo comando perché i tuoi nemici rimanessero nemici, tu li odi, non li ami. Guarda come egli ha amato i suoi nemici e come non volle che restassero suoi persecutori; disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Quelli a cui volle perdonare, volle che mutassero animo: quelli che volle mutare, si è degnato di cambiarli da nemici in fratelli, e così veramente fece. Egli fu ucciso, fu sepolto, risorse, ascese al cielo, mandò sui discepoli lo Spirito Santo; essi incominciarono a predicare fiduciosi il suo nome, fecero dei miracoli in nome di lui crocifisso e ucciso; quegli uccisori del Signore videro tutto ed essi che infierendo contro di lui avevano versato il suo sangue, convertendosi alla fede lo bevvero.
• Vi ho detto queste cose, o fratelli, tirando le cose un poco per il lungo: tuttavia poiché era necessario con insistenza raccomandare alla vostra Carità la stessa carità, così abbiamo fatto. Se in realtà la carità non è in voi, nulla noi abbiamo detto. Se essa è in voi, abbiamo per così dire aggiunto olio alla fiamma e forse, con queste parole, l'abbiamo accesa anche in chi non l'aveva. In uno s'accrebbe ciò che vi era; in un altro iniziò ad esserci ciò che non c'era. Abbiamo detto queste cose affinché non siate pigri nell'amare i nemici. C'è qualcuno che ti perseguita? Egli ti perseguita e tu prega, egli odia e tu abbi pietà. È la febbre della sua anima che ti odia: ma diventerà sano e ti ringrazierà. I medici come amano i malati? Amano forse le persone perché ammalate? Se le amano così, vogliono che sempre restino ammalate. Essi amano i malati affinché da malati diventino sani, non perché restino ammalati. Quanti fastidi devono sopportare dalle persone frenetiche! Quanti insulti! Spesse volte vengono anche percossi. Il medico colpisce la febbre, ma perdona alle persone. E che dirò, o fratelli? Il medico ama il suo nemico? Odia anzi il suo nemico ch'è la malattia: odia la malattia ed ama la persona che lo percuote; egli odia la febbre. Da che infatti è colpito? Dalla malattia, dall'infermità, dalla febbre. Toglie di mezzo ciò che porta danno alla persona, perché rimanga ciò per cui la persona possa congratularsi con lui. Fa' così anche tu: se il nemico ti odia e ti odia ingiustamente, sappi che regna in lui la bramosia del mondo e per questo ti odia. Se anche tu lo odii, rendi male per male. Che cosa produce rendere male per male? Io compiangevo un solo malato, colpito dalla malattia dell'odio; ora ne devo compiangere due, se anche tu rispondi con l'odio. Ma quell'uomo invade il tuo patrimonio; ti sottrae non so quale tuo bene, che hai quaggiù. Per questo lo odii, appunto perché ti angustia in terra. Non soffrirne angustia, portati su in alto, nel cielo: il tuo cuore sarà dove c'è ampiezza di spazi, tanto che non soffrirai più angustie nella speranza della vita eterna. Esamina ciò che il nemico ti ha tolto; egli non potrebbe toglierti neppure questi beni, se non lo permettesse colui che colpisce chiunque accoglie nel numero dei suoi figli (Eb 12, 6). Proprio quel nemico è in certo modo il ferro che Dio adopera per sanarti. Se Dio vede utile che il nemico ti spogli, lo lascia fare; se conosce essere utile che il nemico ti colpisca, gli permette di colpirti; per mezzo di lui Dio ti cura; tu desidera che anche lui sia risanato.
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 6, 45 - 52
[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 6, 45 - 52
• Coraggio, sono io, non temete!
È continuo per l’uomo il pericolo di incorrere in tentazioni e rischi di ogni genere, che potrebbero sommergerlo. Sono numerosi i naufragi spirituali che affogano vittime. Idiscepoli, e non solo loro, stanno facendo una difficile traversata nel cuore della notte. Come assomiglia tutto questo alla faticosa traversata della vita! Non siamo in grado di affrontare da soli tutti i pericoli e le minacce che incombono sul nostro cammino. Ancora una volta c’è però l’intervento salvifico di Cristo. Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani egli è salito sul monte a pregare. Ha lasciato soli i discepoli sulla barca. Il vento comincia a soffiare minaccioso. Non mancano mai a nessuno i momenti della prova. Gesù cammina sulle acque per dimostrare che egli è in grado di dominare le leggi e le forze della natura, ma viene confuso dagli apostoli con un fantasma a causa del buio della notte e ancor più della foschia della loro fede. Solo quando sono certi della sua presenza, deposta la paura, il vento cessa di spirare e di minacciare. Dovremmo concludere senza esitazione che non ci conviene avventurarci nei meandri della vita, nelle difficili traversate in stolta e pericolosa solitudine. Il primo a salire sulla nostra barca dovrebbe essere sempre Lui, il Signore. È una garanzia di cui non possiamo e non dobbiamo privarci. I solitari, i temerari, coloro che ritengono di non aver bisogno né di guida né di protezione, rischiano di perdersi, di restare sommersi dalle onde e di naufragare la vita.
• Dopo la moltiplicazione dei pani (vangelo di ieri), Gesù ordinò i discepoli a salire sulla barca. Perché? Marco non lo spiega. Il vangelo di Giovanni dice quanto segue. D’accordo con la speranza dell’epoca, il Messia ripeterà il gesto di Mosè di alimentare la moltitudine nel deserto. Per questo, dinanzi alla moltiplicazione dei pani, la gente conclude che Gesù doveva essere il messia atteso, annunciato da Mosè (cf. Dt 18,15-18) e voleva fare di lui un re (cf. Gv 6,14-15). Questa decisione della gente era una tentazione sia per Gesù che per i discepoli. Per questo, Gesù li obbliga ad imbarcare. Voleva evitare che si contaminassero con l’ideologia dominante, poiché il “fermento di Erode e dei farisei”, era molto forte (Mc 8,15). Gesù stesso, affronta la tentazione per mezzo della preghiera.
• Marco descrive con arte gli eventi. Da un lato, Gesù sale su un monte a pregare. Dall’altro, i discepoli vanno verso il mare e salgono sulla barca. Sembra quasi un quadro simbolico che prefigura il futuro: è come se Gesù salisse al cielo, lasciando i discepoli soli in mezzo alle contraddizioni della vita, nella fragile barca della comunità. Era di notte. Loro erano in alto mare, tutti insieme nella piccola barca, volendo avanzare remando, ma il vento era contrario. Erano stanchi. Era di notte, tra le 3 e le 6 del mattino. Le comunità del tempo di Marco erano come i discepoli. Di notte! Vento contrario! Non pescavano nulla, nonostante lo sforzo compiuto! Gesù sembrava assente! Ma lui era presente e si avvicinò a loro, ma loro, come i discepoli di Emmaus, non lo riconobbero (Lc 24,16).
• Al tempo di Marco, attorno all’anno 70, la barchetta delle comunità doveva affrontare il vento contrario sia di alcuni giudei convertiti che volevano ridurre il mistero di Gesù alle profezie e figure dell’Antico Testamento, sia di alcuni pagani convertiti che pensavano che fosse possibile una certa alleanza della fede in Gesù con l’impero. Marco cerca di aiutare i cristiani a rispettare il mistero di Gesù e non voler ridurre Gesù ai propri desideri ed idee.
• Gesù arriva camminando sulle acque del mare della vita. Loro gridano presi dalla paura, perché pensano che si tratta di un fantasma. Come avviene nel brano dei discepoli di Emmaus, Gesù fa un gesto che indica che vuole continuare a camminare (Lc 24,28). Ma il loro grido lo spinge a cambiare rotta, si avvicina e dice: “Coraggio, sono io, non temete!” Qui, di nuovo, chi conosce la storia dell’Antico Testamento, ricorda alcuni fatti molto importanti:
(a) Ricorda che la gente, protetta da Dio, attraversò senza paura il Mar Rosso;
(b) Ricorda che Dio, chiamando Mosè, dichiarò varie volte il suo nome, dicendo: “Sono io!” (cf. Es 3,15);
(c) Ricorda ancheil libro di Isaia che rappresenta il ritorno dall’esilio come un nuovo Esodo, dove Dio appare ripetendo numerose volte: “Sono io!” (cf. Is 42,8; 43,5.11-13; 44,6.25; 45,5-7). Questo modo di evocare l’Antico Testamento, di usare la Bibbia, aiutava le comunità a percepire meglio la presenza di Dio in Gesù e nei fatti della vita. Non temete!
• Gesù sale sulla barca ed il vento cessò. Ma la paura dei discepoli, invece di terminare, aumenta. L’evangelista Marco fa un commento critico e dice: “Non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.” (6,52). L’affermazione cuore indurito evoca il cuore indurito del faraone (Es 7,3.13.22) e della gente nel deserto (Sal 95,8) che non voleva ascoltare Mosè e pensava solo a ritornare in Egitto (Num 20,2-10), dove c’era pane e carne a sazietà (Es 16,3).
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6) Per un confronto personale
• Notte, mare agitato, vento contrario! Ti sei sentito qualche volta così? Cosa hai fatto per vincerlo?
• Ti sei spaventato/a tante volte perché non hai saputo riconoscere Gesù presente ed attuante nella tua vita?
7) Preghiera finale: Salmo 71
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.