Venerdì 8 gennaio 2021: Per la preghiera personale e familiare - Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno

Dettagli evento

  • venerdì | 8 gennaio 2021

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio venerdì 8 gennaio 2021

Venerdì della Feria dopo Natale (Anno B)
 
1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 10
Marco 6, 34 - 44
 
 
1) Preghiera 
O Padre, il cui unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 10
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
 
3) Riflessione su  1 Lettera di Giovanni 4, 7 - 10
Dio, attraverso la 1 lettera di Giovanni, ci comunica che non cita atti perché riamassimo solo lui, ma perché, imitandolo nell'amore, ci amiamo gli uni gli altri con la stessa intensità, cioè fino alla morte: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti un solo corpo: tutti infatti partecipi all'unico pane”, unico pane che fa in modo che noi amiamo i nostri fratelli come ci ama Lui, e cosi amando “Dio rimane con noi”.
 
• Lo stile di questo brano ha accenti di prosa ritmica e per questo, nonostante il tono esortativo, ci appare un canto all’amore vissuto tra fratelli e sorelle, reso possibile e anzi fatto comandamento perché «Dio è amore». Questa affermazione, che sta all’inizio e al centro della pericope, è attorniata da continue riprese che declinano sempre l’amore come agápe. Sì, «Dio è amore» è affermazione solenne, rivelazione chiara, ultima e definitiva su Dio, oltre la quale non si può andare! E si ricordi che non sta scritto che «l’amore è Dio»; anzi, Giovanni inizia affermando che «l’amore è da Dio» (1Gv 4,7): l’amore non va dunque divinizzato e innalzato a idolo, come sovente accade tra gli umani.
 
«Dio è amore» non vuole essere innanzitutto una definizione, bensì l’affermazione che noi possiamo fare esperienza di lui come amore, sempre! «Dio è amore» significa inoltre molto di più che non una semplice asserzione del fatto che in Dio c’è amore: è un’espressione lapidaria che tenta di raccontarci chi è Dio, la sua natura, per quanto noi siamo capaci di comprenderlo.
Dio, infatti, è amore in se stesso e ha reso visibile questo suo essere amore attraverso suo Figlio Gesù, che lo ha narrato (Gv 1,18) attraverso l’amore da lui vissuto fino all’estremo (Gv 13,1). Un amore che ci chiede di fare lo stesso, perché «chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). 
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: Vangelo secondo Marco 6, 34 - 44
In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. 
Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 6, 34 - 44
La fame è una delle esigenze primordiali dell'uomo e nel linguaggio biblico non significa solo il bisogno urgente del cibo quotidiano, ma di tutto ciò che occorre all'essere umano per vivere dignitosamente. Per questo i nostri progenitori erano stati posti nel giardino dell'Eden, dove trovavano tutto il necessario: la famigliarità con Dio e il cibo per nutrirsi senza fatica. Nel deserto lo stesso Dio interviene miracolosamente con la manna per sfamare il suo popolo. Gesù guarda la folla e si commuove per loro perché erano come pecore senza pastore. E sospirava in commozione: quella gente è affamata di verità, vuole e cerca un pastore, una guida sicura. La fame che attanaglia lo spirito è quella che crea maggiore sofferenza quando non è soddisfatta. Per questo il Signore si mise ad insegnare loro molte cose. Egli sa bene che la sazietà dell'anima è più importante di quella del corpo e a questa provvede per primo. Quando poi si tratta di sfamare l'appetito di tutta quella gente Gesù dà un mandato ai suoi: "Voi stessi date loro da mangiare": egli detta così una qualificata missione per la sua Chiesa. La vuole operosa nella carità, attenta a tutti i bisogni dell'uomo, sempre pronta a soccorrere in tutti i modi possibili specie nelle periferie del mondo. Possiamo dire oggi che tutti coloro che si riconoscono in Cristo, dovrebbero sentire urgente questo mandato e questa missione da compiere. La dottrina sociale della Chiesa è diventata ma dovrebbe diventare sempre di più un chiaro punto di riferimento per molti, anche per coloro che spendono le loro energie nel politico. La Chiesa per conto suo non smette di mostrarsi madre e maestra anche nel settore della carità e della giustizia, nella ferma convinzione di vedere sotto le spoglie del povero e dell'indigente la persona stessa del Cristo. C'è poi una sfida aperta per i suoi ministri prediletti, i successori degli apostoli. Gesù, prima di diventare egli stesso pane spezzato, sollecita i suoi a diventarlo. Dice loro: voi, dovete diventare pane per gli affamati. Dovrete dare "voi stessi" da mangiare! in tutti e due i significati della frase.
 
• È sempre bene guardare il contesto in cui si trova il testo del vangelo, poiché ci illumina per scoprire meglio il senso. Poco prima (Mc 6,17-29), Marco narra il banchetto della morte, promosso da Erode con i grandi della Galilea, nel palazzo della Capitale, durante il quale fu ucciso Giovanni Battista. Nel testo di oggi descrive il banchetto della vita, promosso da Gesù con la moltitudine affamata della Galilea lì nel deserto. Il contrasto di questo contesto è grande ed illumina il testo.
 
Nel vangelo di Marco, la moltiplicazione dei pani è molto importante. Appare due volte: qui ed in Mc 8,1-9. E Gesù stesso interroga i discepoli sulla moltiplicazione dei pani (Mc 8,14-21). Per questo vale la pena osservare e riflettere fino a scoprire in cosa consiste esattamente questa importanza della moltiplicazione dei pani.
 
Gesù aveva invitato i discepoli per riposare un poco in un luogo del deserto (Mc 6,31). La moltitudine percepisce che Gesù era andato sull’altra riva del lago, va dietro di lui ed arriva prima (Mc 6,33). Quando Gesù, scendendo dalla barca, vede quella moltitudine che l’aspetta, si rattristaperché erano come pecore senza pastore”. Questa frase evoca il salmo del buon pastore (Sal 23). Davanti alla gente senza pastore, Gesù dimentica il riposo e comincia ad insegnare, comincia ad essere pastore. Con le sue parole orienta e guida la moltitudine nel deserto della vita, e così la moltitudine poteva cantare: “Il Signore è il mio pastore! Non manco di nulla!” (Sal 23,1).
 
Il tempo passava e comincia a farsi notte. I discepoli erano preoccupati e chiedono a Gesù di lasciar andare la gente. Affermano che lì nel deserto non è possibile trovare da mangiare per tanta gente. Gesù dice: “Dategli voi da mangiare!” Ma loro si spaventano: “Vuoi che andiamo a comprare pane per 200 denari?” (cioè, il salario di 200 giorni!). I discepoli cercano la soluzione fuori della moltitudine e per la moltitudine. Gesù non cerca la soluzione fuori, bensì all’interno della moltitudine e per la moltitudine, e domanda: “Quanti pani avete? Andate a vedere.” La risposta è: “Cinque pani e due pesci!” È poco per tanta gente! Gesù ordina alla moltitudine di sedersi in gruppi e chiede ai discepoli di distribuire i pani ed i pesci. Tutti ne mangiarono a volontà!
 
È importante notare come descrive il fatto Marco. Dice: “Gesù prese i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero”. Questo modo di parlare fa pensare le comunità a cosa? Senza dubbio, faceva pensare all’Eucaristia. Poiché queste stesse parole saranno usate (finora) nella celebrazione della Cena del Signore. Così Marco suggerisce che l’Eucaristia deve portare alla condivisione. È il pane di vita che dà coraggio e porta ad affrontare i problemi della gente in modo diverso, non dal di fuori, ma dal di dentro.
 
• Nel modo di descrivere i fatti, Marco evoca la Bibbia per illuminare il senso dei fatti. Dare da mangiare alla moltitudine affamata nel deserto, fu Mosè che lo fece per primo (cf. Es 16,1-36). Ed il chiedere alla gente di organizzarsi in gruppi di 50 o 100 ricorda il censimento del popolo nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto (cf. Nm 1-4). Marco suggerisce così che Gesù è il nuovo Messia. La gente delle comunità conosceva l’Antico Testamento, ed a buon intenditore bastavano poche parole. Così scoprivano il mistero che circondava la persona di Gesù.
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• In base a cosa cerco di amare i miei fratelli, le persone che mi stanno accanto? 
• Da quali elementi posso riconoscere chi ha conosciuto Dio e cerca di amare gli altri?
• Gesù dimentica il riposo per poter servire la gente. Qual’è il messaggio che scopro per me?
• Se oggi condividessimo ciò che abbiamo, non ci sarebbe fame nel mondo. Cosa posso fare io?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 71
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
 
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
 
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
Ai poveri del popolo renda giustizia,
salvi i figli del misero.
 
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.