Lunedì 4 gennaio 2021: Per la preghiera personale e familiare - Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno

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  • lunedì | 4 gennaio 2021

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Lectio lunedì 4 gennaio 2021

Lunedì della Feria dopo Natale (Anno B)
 
1 Lettera di Giovanni 3, 7 - 10
Giovanni 1, 35 - 42
 
 
1) Orazione iniziale 
Dio onnipotente, il Salvatore che tu hai mandato, luce nuova all’orizzonte del mondo, sorga ancora e risplenda su tutta la nostra vita.
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2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 3, 7 - 10
Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli [Gesù] è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.
 
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni 3, 7 - 10
* Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. (1Gv 3,10) - Come vivere questa Parola?
In due sole righe il testo sacro ci presenta i cardini di una vita pienamente umana e cristiana: la giustizia e la carità intese come un prendersi cura del prossimo. È confortante che la Parola di Dio, in questi giorni di inizio d'anno, ci ponga davanti al nostro sguardo interiore queste due virtù. Sono infatti fondamentali, perché l'ordito della nostra vita sia all'insegna della giustizia e dell'amore. Sono due virtù umano - cristiane che se ne vanno, per così dire, a braccetto. La giustizia infatti, senza la carità, può distruggere la vita di una persona; la carità senza giustizia è qualcosa di inautentico che ‘buggera’ tanto il soggetto (l'uomo giusto) quanto l'oggetto (la persona da amare)
Signore, aiutaci a coniugare sempre giustizia e carità con cuore semplice, illuminato dalla tua grazia.
Ecco la voce di uno storico e giornalista francese Federico Ozanam: La giustizia senza la carità s'impietrifica; e la carità senza la giustizia s'imputridisce.
 
* Figlioli, nessuno vi seduca. Chi fa la giustizia è giusto, proprio come lui è giusto (1 Gv 3, 7). Sentendo dire che noi siamo giusti come lui, ci riterremo forse uguali a Dio? Dovete capire bene il significato di quel come. Giovanni aveva detto poco prima: chi crede in lui, si rende puro, così come egli è puro. La nostra purezza viene messa alla pari con la purezza di Dio, la nostra giustizia con la giustizia di Dio? Chi potrebbe asserire ciò? In realtà non sempre il come implica una eguaglianza. Poniamo il caso che qualcuno, dopo aver ammirato questa grande basilica, volesse costruirne una più piccola e tuttavia proporzionata alle misure di questa, in modo che se la lunghezza di questa è doppia della larghezza, anche l'altra rispetti le medesime proporzioni: noi possiamo dire che egli ha inteso innalzare la seconda basilica come la prima. La prima tuttavia misura cento cubiti mentre la seconda soltanto trenta; questa, nei confronti dell'altra, è dunque uguale e disuguale ad un tempo. Vedete allora che un come non sempre implica parità ed uguaglianza. Eccovi un altro esempio. Notate anche voi quanta differenza passa tra la faccia di un uomo e la sua immagine vista nello specchio: una faccia rappresentata in immagine ed una che appartiene al corpo reale, l'immagine che è una realtà di imitazione e il corpo che è una vera sostanza. Che dire dunque? Qui come lì gli occhi, qui come lì gli orecchi. Eppure siamo di fronte a due realtà diverse e il come viene usato per indicare una similitudine. Anche noi dunque portiamo l'immagine di Dio; non è quella che possiede il Figlio, uguale al Padre, e tuttavia in nessun modo potremmo essere dichiarati a lui simili, se in qualche modo a noi proprio non gli fossimo simili. Egli ci rende puri, come lui è puro; ma egli è puro fin dall'eternità, noi lo siamo per mezzo della fede. Siamo giusti come è giusto lui: ma egli lo è nella immutabilità e perpetuità della sua natura, noi lo siamo attraverso la fede in lui che non vediamo, affinché un giorno possiamo vederlo. Quando sarà perfetta la nostra giustizia, allorché saremo diventati simili agli angeli, neppure allora questa giustizia sarà uguale alla sua. Quanto dunque sarà ora lontana dalla sua perfezione, se neppure allora potrà equipararla?
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 1, 35 - 42
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». 
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 1, 35 - 42
* Erano le quattro del pomeriggio…!
Sembra proprio che San Giovanni Evangelista avesse al polso l'orologio... Gli è proprio rimasto impresso il momento preciso quando ha incontrato Gesù nella sua vita! È l'ora X dell'appuntamento personale con Cristo Dio: "Erano le quattro del pomeriggio!". Il Battista l'aveva indicato a lui e ad Andrea: Eccolo, è Lui!... "Ecco l'Agnello di Dio!". Questo incontro di Gesù è proprio un incontro di fuoco... del fuoco dello Spirito Santo perché dà una carica unica, sovrumana: Andrea non riesce a stare fermo, a stare inattivo, ma deve darla a tutti la Bella Notizia che ha appena scoperto... e corre, corre da suo fratello Simone e gli dà la Bella Notizia: "Abbiamo trovato il Messia!", e lo condusse da Gesù. Gesù si ferma, posa il suo sguardo d'amore su di lui, lo fissa intensamente con amore e gli dice: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni. Sarai chiamato Cefi", che significa pietra, pietra sulla quale Egli fonderà la sua Chiesa e che è già iniziata là, sule rive del mare e nel Cuore mite ed umile di Gesù. E Pietro è il primo Papa. E tu, quando hai incontrato Gesù nella tua vita...? Conosci, ad esempio, la data del tuo battesimo? Ne fai memoria? Vai dal parroco e chiediglielo. Te lo dirà. Quella è l'ora che siamo diventati 'cristiani' e figli di Dio. È l'ora della prima chiamata di Dio... un'ora da ricordare sempre, e da vivere, con l'entusiasmo di Giovanni, Andrea e Simon Pietro, della Chiesa di Dio.
 
* Nel primo capitolo del suo Vangelo, Giovanni ci conduce attraverso una specie di viaggio temporale, lungo una settimana, scandito dal ripetersi, per tre volte, dell’espressione “il giorno dopo” (vv. 29, 35 e 43). Il nostro brano ci pone nel secondo di questi momenti, quello centrale e quindi quello più importante, caratterizzato dal passaggio fisico e spirituale dei primi discepoli da Giovanni a Gesù. È il “giorno dopo” dell’incontro, della scelta, della sequela. 
 
* La nostra scena è attraversata e resa viva da uno scambio molto intenso di sguardi: da Giovanni a Gesù (v. 35); da Gesù ai due discepoli (v. 38); dai discepoli a Gesù (vv. 38-39); e infine è di nuovo Gesù che rivolge a noi il suo sguardo, nella persona di Pietro (v. 42).
 
* L’evangelista utilizza verbi diversi tra loro, ma tutti carichi di sfumature, di intensità; non si tratta di sguardi superficiali, distratti, fuggevoli, ma piuttosto di contatti profondi, intensi, che partono dal cuore, dall’anima. È così che Gesù, il Signore, guarda ai suoi discepoli e a noi; è così che, a nostra volta, dovremmo imparare a guardare Lui. In particolare è bello il verbo che apre e chiude il brano, “fissare lo sguardo”, che significa, alla lettera “guardare dentro”. 
* Gesù sta camminando lungo il mare, lungo le rive della nostra vita; è così che Giovanni lo fotografa, lo fissa, usando il verbo al participio per dirci che, in fondo, Gesù, ancora oggi sta passando accanto a noi, come in quel giorno. Anche la nostra vita può essere visitata e attraversata da Lui; la nostra terra può accogliere le impronte dei suoi passi. 
 
* Forse il centro del brano sta precisamente nel movimento di Gesù; dapprima Egli cammina, poi si volta e si ferma, con lo sguardo, col cuore, sulla vita dei due discepoli. Gesù “si volta”, cioè cambia, si adatta, lascia la sua condizione di prima e ne assume un’altra. Gesù qui ci viene rivelato come Dio incarnato, Dio sceso in mezzo a noi, fatto uomo. Si è voltato dal seno del Padre e si è rivolto verso di noi. 
 
* È bello vedere come il Signore ci coinvolga nei suoi movimenti, nella sua stessa vita; Egli, infatti, invita i due discepoli a “venire e vedere”. Non si può stare fermi, quando si è incontrato il Signore; la sua presenza ci mette in movimento, ci fa alzare dalle nostre vecchie posizioni e ci fa correre. Proviamo a raccogliere tutti i verbi riferiti ai discepoli in questo brano: “seguirono” (v. 37); “lo seguivano” (v. 38); “andarono… videro… rimasero con Lui” (v. 39). 
 
* La prima parte del brano si chiude con l’esperienza bellissima dei primi due discepoli che rimangono con Gesù; l’hanno seguito, sono entrati in casa sua e si sono fermati presso di Lui. È il percorso di salvezza, di felicità vera, che viene offerto anche a noi. Basta solo accettare di rimanere, di stare fermi, saldi, decisi, innamorati, senza più volgersi di qua e di là, verso l’uno o l’altro maestro del momento, l’uno o l’altro amore nuovo della vita. Perché quando c’è Gesù, il Signore, quando si è stati invitati da Lui, davvero non manca più nulla.
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6) Per un confronto personale
* La scansione temporale di questa parte del Vangelo, con i suoi “il giorno dopo” ci fa capire che il Signore non è una realtà astratta e distante, ma Lui entra nei nostri giorni, nei nostri anni che passano, nella nostra esistenza concreta. Mi sento disposto ad aprire a Lui il mio tempo, a condividere con Lui la mia vita? Sono pronto a consegnare nelle sue mani il mio presente, il mio futuro, perché sia Lui a guidare ogni mio “giorno dopo”?
 
* I discepoli compiono un bellissimo cammino spirituale, evidenziato dai verbi “udirono, seguirono, videro, rimasero”. Non voglio, anch’io, iniziare questa bella avventura con Gesù? Ho le orecchie aperte per udire, per ascoltare in profondità e così poter dare anch’io la mia risposta positiva all’Amore del Padre che vuole raggiungermi? Sento nascere in me la gioia di poter cominciare un cammino nuovo, camminando dietro a Gesù? E poi, ho gli occhi del cuore spalancati per iniziare a vedere veramente ciò che mi accade dentro e attorno e per riconoscere in ogni avvenimento la presenza del Signore?
 
* Pietro riceve un nome nuovo da Gesù; la sua vita viene completamente trasformata. Me la sento, oggi, di consegnare al Padre il mio nome, la mia vita, la mia persona tutta, così com’è, perché Lui possa di nuovo generarmi come figlio, come figlia, chiamandomi col nome che Lui, nel suo Amore infinito, ha pensato per me?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 97
Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.
 
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.
 
Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne.
Davanti al Signore che viene a giudicare la terra: giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.