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- martedì | 29 dicembre 2020
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Lectio martedì 29 dicembre 2020
Martedì fra l’Ottava di Natale (Anno B)
1 Lettera di Giovanni 2, 3 - 11
Luca 2, 22 - 35
1) Preghiera
Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiarato le nostre tenebre, guarda con bontà questa tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime la nascita gloriosa del tuo unico Figlio.
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2) Lettura: 1 Lettera di Giovanni 2, 3 - 11
Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
3) Commento su 1 Lettera di Giovanni 2, 3 - 11
• "Chi osserva la parola di Gesù, in Lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in Lui" (1 Gv. 2,5) - Come vivere questa Parola?
Se c'è un apostolo la cui parola non possono che avere la prima garanzia d'essere Verità sacrosanta è proprio San Giovanni: il più giovane e caro tra i seguaci di Gesù.
Quanti insegnamenti di Gesù Egli fu in grado di ascoltare fino all'assimilazione profonda nel cuore. Anche per questo motivo possiamo soppesare con gioia quanto qui ci dice: è oro purissimo di verità.
Se ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica è, in sintesi, quel che Lui vuole da noi. E dunque vivere i propri giorni alla Luce della Parola di Dio significa realizzare una Vita di AMORE.
Per chi più, facendo questo, il nostro cuore può rassicurarsi sempre. Se saremo in Cristo Gesù, la vita s'illuminerà nella Sua, troverà non solo senso, ma anche l'energia necessaria per fare del dono di noi stessi (in famiglia, al lavoro e altrove) lo stile nuovo del cristiano autentico: prolungamento di Gesù nel nostro tempo. “Siano diritte le mie vie, nel custodire i tuoi decreti. Allora non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi. Ti loderò con cuore sincero quando avrò appreso le tue giuste sentenze. Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai. (Sl 118)
Ecco la voce della fondatrice dei Focolari Chiara Lubich: «Siamo sempre nei tempi di guerra. Ogniqualvolta suona la sirena dell'allarme aereo, possiamo portare con noi nel rifugio solo un piccolo libro: il Vangelo. Lo apriamo e quelle parole, pur già tanto conosciute, per il nuovo carisma s'illuminano come se sotto s'accendesse una luce, ci infiammano il cuore e siamo spinte a metterle subito in pratica. Tutte ci attirano e cerchiamo di viverle ad una ad una.
• “Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio”. Giovanni non sta tracciando “un nuovo comandamento”, ma “un comandamento antico” già ricevuto nella catechesi battesimale: “Il comandamento antico è la Parola che avete udito”.
“Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera”. Il comandamento antico è “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lv 19,18; Mc 12,31), dove nel prossimo Gesù ha incluso anche i nemici e i persecutori (Mt 5,44s). Eppure tale comandamento antico, antico perché ricevuto nella catechesi, ha la possibilità di arrivare ad essere nuovo. E il “comandamento nuovo” è “vero in lui e in voi”, poiché Gesù l’ha vissuto e lo ha dato ai suoi, e quindi è da vivere perché “è vero”. Inoltre il “comandamento nuovo” ora deve essere vissuto in quanto i credenti hanno già fatto un cammino intravvedendo la Luce, poiché ancora avevano velature di tenebre, ma ora esse si sono diradate in modo tale che già “appare la luce vera". Ciò vuol dire che Cristo, conosciuto per dottrina ricevuta, ora è conosciuto anche per esperienza viva. Il “comandamento nuovo” è già noto per chi conosceva il Vangelo di Giovanni, come, appunto, i lettori della lettera (Gv 15,12). Il termine di riferimento non è più l’amore verso se stessi, che non viene rinnegato, ma è l’amore che Gesù ha avuto per noi; il che vuol dire che l’amore in Cristo non si può fermare all’ascolto del proprio sé, ma sempre crescere.
“Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre”. I falsi cristiani sostenevano di essere nella luce e quindi di non vivere nelle tenebre, ma intanto erano arroganti e disprezzavano i fratelli fino alla durezza dell’odio; perciò le tenebre non si erano dissolte in loro, come pretendevano, ma infittite tanto da non vedere più la Luce. L’odio per “suo fratello” li denunciava come falsi. Si deve notare come Giovanni dica che realmente coloro che hanno ricevuto il Battesimo sono fratelli in Cristo, infatti dice: “suo fratello” e lo ripeterà più volte nella lettera. Tuttavia, Giovanni ha presente tutto il prossimo, tutti gli uomini poiché Cristo è (2,29) “la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”.
“Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo”. Chi ama “suo fratello” rimane nella luce (Gv 6,12) poiché “non vi è in lui occasione di inciampo”. L’inciampo si stabilisce e radica quando cade l’amore per il fratello, e ciò perché non si vive in Cristo, disprezzando l’obbedienza alla verità. Gesù vuole tutti salvi e non cessa di operare per questo (Gv 6,39) e chi si perde lo è per colpa sua.
“Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi”. Chi odia “suo fratello” è nelle tenebre, accecato dalle tenebre e “non sa dove va”, non solo perché ha lasciato la via, che è Cristo, ma perché non sa dove sta andando, non pensa all’orrore eterno verso il quale liberamente si sta dirigendo (Cf. At 1,25).
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 2, 22 - 35
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
5) Commento sul Vangelo secondo Luca 2, 22 - 35
• Nel vangelo di oggi incontriamo Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Si riconosce comunque che il suo nome deriva, in ebraico, dal verbo “sentire”: un dettaglio rivelatore poiché egli “sentiva” spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non si accontentava di parlare a Simeone: “era su di lui” e ne faceva una persona retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e devozione. Era, a quanto pare, un uomo di età matura, che si definiva servo del Signore. Aveva passato la sua vita ad aspettare il “conforto d’Israele”, cioè il Consolatore, il Messia. Non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù, seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore si chiarì e la pace del suo animo fu scossa.
Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio aveva di salvare l’umanità; eppure da alcuni fu respinto.
Le nostre azioni rivelano i nostri pensieri. Simeone prese tra le braccia Gesù, mostrando così che era pronto a condividere e a compiere la volontà divina.
Facciamo anche noi così e compiamo nella nostra vita con fede la volontà di Dio.
• Ora lascia, o Signore.
Siamo alla conclusione dell'anno. Ma sembra quanto mai opportuna la riflessione sul cantico evangelico del vecchio Simeone che finalmente può stringere fra le sue braccia il Messia tanto atteso. Lo Spirito del Signore lo conduce al Tempio proprio mentre i genitori di Gesù, Giuseppe e Maria, vi portano il bambino per la circoncisione. È il primo sangue che Gesù sparge per l'umanità senza che nessuno se ne accorga. Solo il vecchio Simeone, insieme con genitori, conosce il segreto di quel bambino, simile all'aspetto a tanti altri. Lo attendeva con ansia. Lo ha tenuto sulle braccia, ora può lasciare questo mondo perché ha contemplato il salvatore presente. Nel suo spirito profetico però, in mezzo alla gioia e all'esultanza, annunzia situazioni pesanti per il redentore, per gli uomini e per la madre. Diverrà segno di contraddizione per quanti chiudono il cuore al suo annunzio, si rifiuteranno di seguirlo nella via della salvezza, e in questo drammatico rifiuto non può non essere coinvolta nel dolore anche la madre, alla quale viene annunziato che una spada le trapasserà l'anima. Noi del XXI secolo, sappiamo bene come si siano avverate le sue parole. Il pericolo di rifiutare la salvezza incombe anche su di noi. Potremo evitare questo rischio, sempre presente, se sapremo accettare il progetto di Dio con umiltà e fede, come ci chiede San Giovanni nella prima lettura: Amare Dio non a parole ma colle opere e nella verità, illuminati dalla Parola di Dio. Sappiamo che segno del vero amore di Dio è l'amore verso il fratello. L'odio del fratello fa vivere nelle tenebre. Come è vera questa espressione! L'odio unito allo spirito di vendetta genera tristezza e amarezza fino a far perdere anche la luce non solo dell'anima, ma anche del corpo, che cade nelle tenebre mentali e fisiche. L'amore con il perdono è garanzia di pace e di tranquillità con se stessi, con Dio e con il prossimo e ci fa entrare nel piano di salvezza proclamata del vecchio Simeone.
• I primi due capitoli del Vangelo di Luca non sono storia secondo il significato che noi diamo oggi alla storia. Servono più che altro da specchio in cui i cristiani convertiti dal paganesimo, scoprirono che Gesù era venuto a compiere le profezie dell’Antico Testamento ed a rispondere alle aspirazioni più profonde del cuore umano. Sono, quindi, simbolo e specchio di ciò che stava succedendo tra i cristiani del tempo di Luca. Le comunità giunte dal paganesimo erano nate dalle comunità di giudei convertiti, ma erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico immaginava ed aspettava. Era "segno di contraddizione" (Lc 2,34), causava tensioni ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, immagine del Popolo di Dio, Luca rappresenta un modello di come perseverare nel Nuovo, senza essere infedeli all’Antico.
• In questi due primi capitoli del Vangelo di Luca, tutto gira attorno alla nascita di due bambini: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del vangelo di Luca. In essi, l’ambiente è di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta, perché, finalmente, la misericordia di Dio si è rivelata in Gesù; lui compì le promesse fatte ai padri. E Dio le compì a favore dei poveri, degli anawim, quali Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe, Anna e Simeone, i pastori. Tutti loro seppero aspettare la sua venuta.
• L’insistenza di Luca nel dire che Maria e Giuseppe adempirono tutto quello che la Legge prescrive, evoca ciò che Paolo scrisse nella lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).
• La storia del vecchio Simeone insegna che la speranza, anche se non subito, un giorno si realizza. Non si frustra, viene realizzata. Ma la forma non sempre corrisponde a ciò che noi immaginiamo. Simeone aspettava il Messia glorioso di Israele. Giungendo al tempio, in mezzo a tante coppie che portano i loro figli, lui vede una coppia giovane di Nazaret. Ed in questa coppia povera, con il loro bambino, vede la realizzazione della sua speranza e della speranza del popolo: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele."
• Nel testo del vangelo di oggi, appaiono i temi preferiti di Luca, cioè, una forte insistenza sull’azione dello Spirito Santo, sulla preghiera e sull’ambiente di preghiera, un’attenzione continua all’azione e partecipazione delle donne ed una preoccupazione costante verso i poveri e del messaggio per i poveri.
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6) Per un confronto personale
• Saresti capace di percepire in un bambino povero la luce per illuminare le nazioni?
• Saresti capace di sopportare tutta la vita nell’attesa della realizzazione della tua speranza?
7) Preghiera finale: Salmo 95
Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.