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- venerdì | 25 dicembre 2020
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Lectio venerdì 25 dicembre 2020
Natale del Signore (Anno B)
Messa del Giorno
Lettera agli Ebrei 1, 1 - 6
Giovanni 1, 1 - 18
1) Preghiera
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana.
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2) Lettura: Lettera agli Ebrei 1, 1 - 6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
3) Riflessione su Lettera agli Ebrei 1, 1 - 6
• S. Paolo, scrivendo a Tito: "È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini", centra il contenuto del Natale, perché "ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere…nell'attesa... della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo". Paolo ricorda, a Tito e a noi, che Dio esige l'eliminazione di certe strutture nella nostra condotta e non un tocco religioso, un pizzico di bontà, ma di essere disponibili al dono, lasciando quello che è nostalgia. Il Natale, pertanto, è risposta alla grazia di Dio che deve manifestarsi 365 giorni all'anno. È l'occasione straordinaria che a noi viene offerta per cominciare a vivere da cristiani.
• «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1, 1) - Come vivere questa Parola?
Ricominciamo il tempo ordinario della liturgia con la lettera agli Ebrei. I primissimi versetti ci ricordano il compimento definitivo della rivelazione di Dio in Gesù Cristo. La storia della rivelazione di Dio agli uomini inizia con il popolo eletto, si intreccia con il dispiegamento della promessa e si compie in Gesù Cristo, parola di Dio che si è fatta carne. La promessa si incarna nel Messia anticipato da secoli che realizza la liberazione, costruisce la salvezza e la dona a tutti gli uomini. In lui il dono promesso si manifesta universale, dedicato a tutta l'umanità e capace di destare il desiderio di dono, di risposta di ogni uomo, in ogni tempo.
Signore, la buona notizia di Gesù è andata oltre ogni confine e oggi sta incontrando testimoni e martiri ad ogni latitudine. Sostieni i cristiani perseguitati e dona a chi è in pace la grazia di non vivere nella banalità la tua grazia a caro prezzo.
Ecco la voce del Concilio Vaticano II (Dei Verbum 4) : Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv 14,9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna.
• Egli è irradiazione della sua gloria (Eb 1,3) - Come vivere questa Parola?
Ieri siamo stati sollecitati a soffermarci sulla nostra realtà filiale. Ma Dio continua provocarci mettendo sotto i nostri occhi lo splendore del Figlio, di cui siamo chiamati a raggiungere la piena statura, come ricorda Paolo nelle sue lettere.
Di lui, la lettera agli Ebrei dice che è "irradiazione della sua gloria". Un'espressione che va letta in tutto il suo spessore biblico, cioè nel suo significato di manifestazione della magnificenza di Dio. In altre parole: Cristo nella sua realtà umana è rivelazione della straordinaria magnanimità divina. Nel suo volto è il volto di un Dio essenzialmente amante e perciò benefico e straordinariamente prodigo.
Ma Cristo non è venuto a rivelarci soltanto il volto del Padre, ma anche quello dell'uomo, chiamato ad essere figlio nel Figlio, e quindi a ricalcarne le orme.
Allora anche di me si deve poter dire che sono "irradiazione della sua gloria"!
Nella nostra falsa umiltà ci verrebbe da dire: Ma no! È troppo!
E invece è soltanto la misura di quella statura che ci definisce nella pienezza del nostro essere e verso la quale dobbiamo tendere con tutto noi stessi.
"Irradiazione della gloria del Padre", come a dire: quanti ci incontrano, ci contattano devono allontanarsi da noi con la percezione di aver sperimentato qualcosa di Dio, del suo essere amore che previene, comprende, perdona, rilancia...
L'altezza della meta non ci deve spaventare ma incitare ad andare sempre avanti, a protenderci verso un oltre che è la misura di quello che siamo. Su questo vogliamo riflettere nella nostra pausa contemplativa.
Trasfigura, Signore, il nostro essere con la presenza del tuo Spirito, perché in noi tutto parli di te: nostro unico, nostro bene, nostro tutto.
Ecco la voce del Papa Emerito Benedetto XVI: La Chiesa non è la luce, ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale.
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4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 18
• Il vangelo di questa Messa – sia quella dell’Aurora e quella del Giorno - è la continuazione di quello di questa notte: l’evangelista si sofferma sulla terza fase del racconto, cioè l’incontro dei pastori con Gesù nella grotta di Betlemme. La decisione dei pastori di accogliere l’invito degli angeli si traduce subito in gesti concreti: “andarono senz’indugio”; poi c’è la scoperta e l’esperienza umana e spirituale: “trovarono il bambino”; e infine la testimonianza di vita: “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Dalla testimonianza nasce la fede di coloro che hanno ascoltato il racconto e così la fede si propaga. La decisione dei pastori “andiamo fino a Betlemme” deve oggi ispirare anche noi affinché possiamo contemplare Maria, Giuseppe e il Bambino. Gesù non è nato in un palazzo, nella gloria: ha voluto nascere poveramente, per condividere la nostra condizione umana, anche quella delle persone più umili; questo ci dice del Suo amore che si è manifestato nella solidarietà con noi.
Dobbiamo sostare nella contemplazione del Bambino di Betlemme per imparare ad abbandonare le nostre ambizioni e i nostri progetti di grandezza, per diventare a nostra volta solidali verso i fratelli, verso le altre persone, in particolare quelle più bisognose.
Non c’è un altro modo di cambiare il mondo: se cerchiamo di affermare noi stessi a scapito degli altri aumentiamo l’ingiustizia e collaboriamo all’oppressione del prossimo; se invece accogliamo la salvezza di Gesù e lasciamo che Egli entri nella nostra vita e la trasformi, diventiamo solidali con gli altri e diffondiamo nel mondo l’amore.
Il vangelo ci dice anche che “Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Ella ha accettato il disegno di Dio e le sue modalità di attuazione: ha partorito il suo figlio in una situazione poco dignitosa, senza avanzare sue pretese. Maria ha meditato su quello che accadeva per capire sempre meglio il piano di Dio.
Per salvare il mondo Dio ha bisogno di persone che aderiscano alla Sua volontà di amore in ogni circostanza sull’esempio di Maria; Gesù ci ha salvati accettando la più completa solidarietà con la nostra esistenza umana e la nostra sorte. Noi siamo invitati ad accogliere questo amore, che è la luce più importante in questo nostro mondo, non in modo passivo, ma lasciandoci assimilare ad esso, perché la sua forza ci spinga alla solidarietà, affinché ogni situazione della vita divenga occasione di bene e di vittoria sulle forze del male.
• Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo - Noi, luce del mondo.
La fede cristiana è soprattutto l'accoglienza del mistero dell'Incarnazione, cioè della nascita umana del Figlio di Dio Salvatore di tutto l'universo. L'evangelista Giovanni nel suo Prologo ci presenta proprio questo mistero: "Il Verbo si fece carne": questo è il contenuto del Natale. L'apostolo vuole dire che il Figlio di Dio, che esiste dall'eternità, che è Dio e Creatore, che è fonte della Vita e della Luce, è veramente uomo e non solo in apparenza. Cristo è la luce che non si spegne mai. Noi siamo lo specchio di quella luce. La luce bella, che rischiara le tenebre del mondo. Infatti laddove ci sono i cristiani c'è la luce di Cristo, la luce del bene, la luce della pace, la luce dell'amore. Cerchiamo di diventare sempre più la vera luce di Cristo per riscaldare il modo con i raggi di Cristo.
Affinché, anche grazie a noi, questo nuovo anno domini 2021 sia migliore da quello che si sta spegnendo...
• In ogni uomo un frammento di Dio.
In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. Giovanni inizia il suo Vangelo con una poesia, con un canto, con un volo d'aquila che proietta subito Gesù di Nazaret verso l'in principio e verso il divino. Nessun altro canto, nessun'altra storia può risalire più indietro, volare più in alto di questa che contiene l'inizio di tutte le cose: tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Nulla di nulla senza di lui.
In principio, tutto, nulla, sono parole che ci mettono in rapporto con l'assoluto e con l'eterno. La mano di Dio su tutte le creature del cosmo e «il divino traspare dal fondo di ogni essere» (Tehilard de Chardin). Non solo degli esseri umani ma perfino della pietra. «Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra si riveste» (Vannucci).
Un racconto grandioso che ci dà un senso di vertigine, ma che poi si acquieta dentro una parola semplice e bella: accogliere. Ma i suoi non l'hanno accolto, a quanti invece l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli.
Accogliere: parola bella che sa di porte che si aprono, di mani che accettano doni, di cuori che fanno spazio alla vita. Parola semplice come la nostra libertà, parola vertice di ogni agire di donna, di ogni maternità. Dio non si merita, si accoglie.
«Accogliere» verbo che genera vita, perché l'uomo diventa ciò che accoglie in sé. Se accogli vanità diventerai vuoto; se accogli disordine creerai disordine attorno a te, se accogli luce darai luce.
Dopo il suo Natale è ora il tempo del nostro Natale: Cristo è venuto ed è in noi come una forza di nascite. Cristo nasce perché io nasca. Nasca nuovo e diverso: nasca figlio! Il Verbo di Dio è come un seme che genera secondo la propria specie, Dio non può che generare figli di Dio. Perché Dio si è fatto uomo? Perché Dio nasca nell'anima, perché l'anima nasca in Dio (M. Eckart).
E il Verbo si è fatto carne.
Non solo si è fatto Gesù, non solo uomo, ma di più: carne, esistenza umana, mortale, fragile ma solidale.
Bambino a Betlemme e carne universale. Dio non plasma più l'uomo con polvere del suolo, come fu in principio, ma si fa lui stesso polvere plasmata. Il vasaio si fa argilla di un piccolo vaso. E se tu devi piangere, anche lui imparerà a piangere. E se tu devi morire anche lui conoscerà la morte.
Da allora c'è un frammento di Logos in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uomo. C'è santità e luce in ogni vita. Il Verbo entra nel mondo e porta la vita di Dio in noi. Ecco la vertigine: la vita stessa di Dio in noi. La profondità ultima del Natale: Dio nella nostra carne. E destino di ogni creatura è diventare carne intrisa di cielo.
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6) Per un confronto personale
- Come pensiamo di trascorrere il nostro Natale? Accettando l'invito suadente dei miti consumistici? Mettendo in prima fila il pranzo? Oppure come un'occasione per rientrare in noi stessi, per ri-centrarci, per cogliere l'appello che ci viene dai poveri e dagli sfruttati della terra e per trovare, insieme con loro e grazie a loro, un nuovo senso per la nostra esistenza?
- Sappiamo leggere negli avvenimenti quotidiani, anche i più banali, il piccolo frammento di una storia universale di salvezza? Quale spazio diamo alla nostra speranza?
- Quale impegno concreto siamo disposti ad assumere per diventare noi stessi uditori e annunciatori della Parola di misericordia e di salvezza?
- Doni di Dio vengono sempre riconosciuti come tali anche da noi?
- L'annuncio di pace viene comunicato ai pastori nel bel mezzo della notte e subito videro una grande luce. Abbiamo noi gli occhi aperti per poterla contemplare?
7) Preghiera finale: Salmo 97
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!
Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore.
8) Orazione Finale
Insegnaci, Signore, ad apprezzare i fratelli, anche quelli che secondo i nostri criteri valgono poco. Insegnaci a riconoscere in ciascuno di loro una persona speciale, che tu ami in modo unico, singolare.